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13 - Vadis


Evan Morgan Vento


-10 giorni al Middle Ground


Il pilota che mi hanno assegnato si chiama Oram 12, è un tipo smilzo come un fuscello e ha una voce sottile e acuta come quella di un ragazzino, pur avendo trentuno inverni. È ligio alle regole e piuttosto petulante ma assolutamente innocuo, e persino comico, a volte. Il problema è la pazienza che mi manca.

Mentre guida la nave da trasporto evasori, rallenta, e si rivolge a me con voce allarmata: «Mister, non possiamo atterrare.»

Osservo oltre il vetro della navetta, e un treno fermo sui binari si snoda sotto di noi. «Che significa? Siamo qui per un recupero, Oram.»

«La barriera è attiva, Mister. Non posso effettuare la discesa, verremmo elettrizzati e abbattuti.»

«Cosa aspetti? Contatta quei modelli di tipo zero che controllano la tratta, e spiega loro che devono disattivare la dannata protezione elettromagnetica.»

Il pilota scosta dall'orecchio l'auricolare con cui è in contatto col convoglio, e dichiara: «È in corso una sommossa. Decine di deportati hanno assaltato il convoglio e sono evasi. È una misura di sicurezza. Non disattiveranno la...»

«Segui le tracce biometriche, andiamo verso gli evasori.»

Inconcepibile che un intero reggimento di IA, per quanto di livello zero, si sia fatto sfuggire decine di Operanti. Qualcosa non quadra.

«Non possiamo inseguirli, Mister. Questa è una navetta di recupero programmato, non è attrezzata per un'attività di caccia.»

«Oram, sai dire solo cosa non è, cosa non abbiamo e cosa non si può fare, o hai anche una testa pensante per trovare soluzioni?»

Il pilota ammutolisce.

Il mio tablet s'illumina e la faccia candida e scaltra di Sirio Uno appare nello schermo. «Cosa ti fa credere che Selina 16 sia tra gli evasi?» chiede con una calma insopportabile.

Detesto che osservi ogni mio movimento e che registri ogni parola in tempo reale. Soprattutto detesto spiegare le mie mosse mentre le metto in atto, è una perdita di tempo.

Sbuffo. «E dove vuoi che sia? Quelle persone avranno approfittato della fermata fuori programma per evadere, e lei si sarà unita a loro per mimetizzarsi.»

«Dammi un minuto» dice Sirio, «chiedo conferma ai controllori del convoglio.»

Trattengo un ringhio.

Restiamo in sospensione e in sorvolo sull'area elettrificata che protegge il treno per almeno due minuti e mezzo, tempo sufficiente ai disertori per sparire. Tutto questo è inconcepibile.

Finalmente Sirio si degna di tornare online e dice serafico, senza tradire alcuna emozione: «Confermato. Selina 16 non è più sul convoglio.»

«Ma che sorpresa» sibilo esasperato. «Chiedo l'autorizzazione per setacciare i cieli di Vadis. E, se necessario, entrare in città per la caccia.»

«Autorizzazione concessa. Ma fai attenzione, Morgan, non dovrai in alcun modo entrare in contatto con i residenti. Non sei autorizzato.»

«Non preoccuparti, non sono qui per fare amicizia con dei Reminiscenti. Voglio solo recuperare Selina. Ma ti avverto, lo farò a qualunque costo, anche se dovrò neutralizzare i disertori che sono con lei.»

Sirio se la ride scuotendo la testa dorata. «Sono tutti destinati, dopo questa diserzione, puoi affrettare la loro esecuzione senza problemi.»

Mi sorge un dubbio atroce. Cerco di dosare la rabbia mentre puntualizzo: «Ti ricordo che noi due abbiamo un patto e, se avrò ragione io, Selina dovrà essere graziata».

«E se dovessi avere ragione io» replica piccato, «e la ragazza si rivelasse non incinta, sarà sottoposta a giudizio del consiglio supremo, per questa diserzione. Nessun Crescente ha mai tentato di evadere da Pangea, prima d'ora. Ma cercherò di mediare per un reset e la clemenza dal destinamento.»

Non mi sfugge la sua esitazione latente. Non è stato del tutto sincero.

«Non sei preoccupato che le sentinelle robotiche la cui unica missione è di controllare dieci vagoni di un treno si siano fatte sfuggire tutta quella gente, Sirio? Forse dovresti dare un'occhiata ai protocolli di difesa, magari le lattine scricchiolano» lo schernisco volontariamente.

Nel monitor Sirio non sembra intenzionato a ribattere, anzi appare perplesso. Possibile che nemmeno lui se lo spieghi?

Non posso fare a meno di ripensare alle immagini terribili che la sua mente mi ha trasmesso involontariamente quando ha aperto un varco per leggermi l'anima. Incendi, fughe, sommosse. So che tutto questo è più grande di quello che sembra ma sono costretto a stare al gioco. E questa fuga di Selina 16, l'ultima che avrebbe infranto le regole, una genetista impeccabile e sempre al suo posto, che a un tratto appare come una ribelle incinta che si unisce a un gruppo di evasori, mi pare così assurda, che non riesco proprio ad accettare l'idea che sia reale e che io non sia vittima di allucinazioni. Devo capire cosa sta succedendo, prima che gli eventi ci travolgano.

«Ora devo andare» gli comunico.

«Se non la riporterai indietro entro tre giorni» dice serafico Sirio Uno, «e infrangerai il protocollo in qualunque modo fantasioso ti verrà in mente, condurrò davanti al consiglio supremo anche te, Morgan Vento. E stavolta né io e né Urano interverremo in tua difesa.»

Lo ignoro e spengo con un gesto secco il monitor.

Tre giorni. Strano calcolo, il suo. Considerando che ne mancano nove al Middle Ground, ho come la sensazione che Sirio quest'anno non vorrà risparmiare nessuno, e si stia organizzando per tempo, nel caso nuovi condannati dovessero essere imbarcati e previsti sulla lista delle esecuzioni. Preferisco non pensarla così, non vorrei affogare nell'ira funesta che tutto disfa.

«Segui la linea biometrica, vediamo dove sono diretti» ordino al pilota.

La navetta si alza fino a mille piedi e si proietta verso la prima delle entrate di Vadis. Sulla mappa digitale osservo tracce che vanno verso Roma.

«Entra a Roma, e abbassati, siamo troppo in alto, devo farmi un'idea della zona.»

Il pilota esegue e lentamente perdiamo quota.

«Che cos'è questo luogo, Mister?» mi domanda spaesato.

Osservo intorno, e sospiro snervato. «È la simulazione della capitale di una penisola occidentale del vecchio mondo.»

«La simulazione di cosa?»

Inizio a essere nervoso. Sto seriamente pensando di neutralizzare l'ignaro pilota e proseguire da solo.

Mentre osservo gli agglomerati urbani sfilare lentamente sotto di noi, rifletto sulle parole di Sirio. Farò in modo che Selina non venga resettata. Ma voglio portarla indietro, posso accettarne la ricollocazione ma non il suo destinamento. Non l'ho presa in sposa perché volevo che vivesse libera la sua vita. Adesso non posso lasciarla morire. Non so perché sia diretta a Ingranaggio, cosa si sia messa in testa, ma farò di tutto per farla reinserire. E mi preoccupa che adesso lei sia sola, tra persone sconosciute e adulte. Non conosce il mondo degli adulti, non saprà gestirlo. Spero non approfitteranno della sua ingenuità. Selina è colta e geniale, ma del tutto impreparata alla vita. Se penso che aveva ancora vent'anni davanti. Mi fremono i nervi difronte all'oscurità che mi attanaglia, navigare a vista nel buio liquido dell'ignoranza è una cosa a cui non sono abituato. Io so sempre cosa accade. Stavolta invece brancolo impotente.

«Cosa succede, Mister?» chiede allarmato il pilota.

Torno in me e mi accorgo di aver sferrato un gancio destro contro la parete metallica del velivolo e di averla piegata. Ritraggo le nocche arrossate e le stringo nel palmo.

Il tracciamento si ferma nella zona brulla attorno all'arena.

«Atterriamo» ordino. «Aggira le mura del Colosseo, e fermati sullo sterrato esterno. Meglio non entrare nell'arena, potrebbe essere piantonata.»

«Mi perdoni, Mister, dove si trova questa direzione colosso?»

Non posso lavorare così!

«Il Colosseo è questo enorme cerchio fatto di pietre che troneggia sotto di noi, Oram, muoviti! Inizia la discesa.»

«Subito, Mister.»

Se dovrò dargli una spiegazione per ognuna delle pietre romane che incontreremo, farò prima a sparargli.

«Contatta i controllori di questa zona, sono IA di tipo 4» ordino a Oram, «meglio comunicare il nostro arrivo, voglio evitare uno scontro a fuoco.»

Il pilota mi lancia un'occhiata di sbieco e appare terrorizzato. «Di tipo 4, Mister?»

Sbuffo annoiato: «Sono soldati, Oram, smetti di tremare. Sento la tua paura da qui, e mi sta innervosendo. Abbiamo l'autorizzazione del primo Gran Maestro, non ci siamo persi.»

«Sono soldati e noi siamo in missione, certo, ma... lei ha mai avuto a che dire con un umanoide di tipo 4, Mister?»

«Se fargli saltare la testa è avere a che dire, sì, Oram, mi è capitato. Più di una volta.»

La smette di tediarmi e atterra, finalmente. E gli ho mentito per tranquillizzarlo, la sua adrenalina mi toglie la concentrazione. Ma, in effetti, non sono mai arrivato allo scontro con uno di questi robot di livello superiore, un buon predatore sa sempre chi o cosa evitare per tenersi addosso la propria pellaccia.

Sto per smontare, quando mi avvedo che il pilota rimane in plancia arpionato alla sua cintura e non accenna a muoversi.

Mi osserva spaurito. «Vuole che la segua nel colosso, Mister? Sa, io non sono addestrato alla caccia, diventerei un peso per lei...»

«Vorrei mollarti qui, Oram, lo farei molto volentieri. Ma i controllori potrebbero interpretarla come un'azione sovversiva, devi scendere e mostrarti pacifico.»

Oram slaccia la cintura e sfila le cuffie con movimenti incerti, mentre il suo cuore sbatte nelle mie orecchie come un maledetto tamburo. Spalanco il portello e balzo a terra con un salto, ma non faccio in tempo a inquadrare la zona, che il mirino di un fucile laser mi arriva davanti agli occhi.

«Alt!» dice il robot 4, mentre carica l'arma sulla mia faccia.

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