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10 - Potenza della mente


Evan Morgan Vento


-10 giorni al Middle Ground


È giorno fatto, quando il robot apre la mia cella e mi invita a seguirlo. Mi hanno trattato come un animale, solo una ciotola d'acqua per bere e per lavarmi. Non capisco cosa sia preso a Sirio Uno, questa sua brama di recuperare Selina 16 lo ha indotto ad avere nei miei confronti un comportamento intimidatorio che non accetto.

Con le mani infilate nelle tasche dell'impermeabile stringo a morte la boccetta con l'antidoto Rosa, intenzionato a frantumarlo nel pugno, nell'eventualità che decidano di perquisirmi. Il soldato di guardia bussa due volte e restiamo in attesa. In silenzio. Pochi istanti e il gran maestro Sirio 1 sbuca fuori in abito da viaggio, avvolto nella pesante tunica azzurra d'ordinanza, e dichiara solenne: «La mia navetta è pronta, possiamo andare. Seguimi.»

Dove vuole portarmi? Cos'è questa storia?

Lo seguo in marcia e senza obiettare al mirino che il soldato ha puntato contro le mie scapole. Osservo le onde prodotte dalla veste di Sirio durante questo incedere muto, e mi ipnotizzo a fissarle per ritrovare la giusta concentrazione e annullare la rabbia.

«Smetti di lottare» dice Sirio senza voltarsi. «Avverto ogni tua sensazione, e più di ognuna sento prevalere il moto di ribellione che ti attanaglia. Vorresti farmi del male.»

Credevo che solo Urano avesse poteri di veggenza, a quanto pare ogni Gran Maestro ne è dotato. Dovrò contenere i pensieri. Continuo a cercare l'autoipnosi per immunizzarmi alla sua pineale. Voglio sparire. Diventare invisibile.

Arresta la marcia e si volta repentino per arrivare con la bocca a un soffio dalla mia. Dice pianissimo: «Inutile cercare il discernimento, Morgan. La tua aura mi è cara e non la lascerò fuggire.»

«Mi hai fatto dormire in una cella.»

«Smetti di lamentarti.»

Sgombro la mente. Silenzio e oscurità. Cuore all'àncora, respiro immobile. Occhi nei suoi. Senza vita.

Sorride incredulo soffiando fiato sul mio viso. «Sei bravo a spegnerti. Sei un segugio soprannaturale nell'individuazione di reazioni chimiche prodotte dai neurotrasmettitori umani. Ma io ho poteri mentali superiori ai tuoi, Evan Morgan Vento. Io quelle reazioni chimiche posso assorbirle.»

La sua mano arriva sulla mia fronte e la preme senza sforzo, ma è come un magnete a cui non posso sottrarmi. Mi sta risucchiando. Sento ogni mio pensiero sfilare via e un vortice di emozioni affiorare dalle viscere e avvolgermi i sensi. Amore, passione, dolore, rabbia, desiderio mi stanno facendo ansimare disperato e le mie ginocchia si piegano e finisco a terra con la sua mano ancora premuta sulla testa che spinge e mi annega di emozioni talmente sovrapposte che perdo l'equilibrio e una vertigine mi schianta sconfitto sul pavimento. Prima di perdere i sensi, l'ultima immagine che la mente proietta in me è il volto di una strega.

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Il ronzio pacato insieme a un lento moto ondulatorio mi cullano per alcuni attimi, prima che la mia coscienza torni vigile e i miei occhi si spalanchino. Con un ringhio di rabbia mi tiro su a sedere e poi grido: «Smettete di giocare con i miei sensi prima che decida di ammazzarvi tutti!»

Davanti ai miei occhi ondeggia la boccetta di antidoto rosa che avevo in tasca, e la voce di Sirio ridacchia: «Ti riferisci a questa? Cosa ha fatto, quella strega, ti ha immobilizzato provocandoti un orgasmo?» Sospira abbandonandosi contro lo schienale imbottito del sedile. «Io ti avrei preso sul serio. Vederti godere senza unirmi al piacere è uno spreco di testosterone.»

L'ha chiamata strega, solo io la chiamo così. Significa che mi ha letto nella mente fino all'ultimo pensiero. Non so se riuscirò a contenere la rabbia che sta implodendo lungo ogni mia terminazione nervosa. Poi, improvviso come un lampo che squarcia la notte, si affaccia nella mia mente l'immagine del fuoco, di una rivolta, di un complotto che sta ferendo Pangea nel suo ventre. Non riesco a spiegarmi queste immagini che mi echeggiano nella mente ma qualcosa mi dice che, senza volerlo, me le abbia trasmesse Sirio quando ha aperto il varco per leggermi l'anima. Non faccio parola con lui di quello che provo, ma, lo ammetto, sono confuso.

Forzo un movimento, ma le fascette che mi hanno allacciato ai polsi e alle caviglie mi impediscono di scagliarmi contro di lui.

«Dove vuoi andare, mio cacciatore? Siamo a mille piedi di altezza» indica il cielo oltre il vetro della navetta. Sotto di noi la radura si perde a vista d'occhio, lungo la ferrovia che taglia la macchia monotona di verde. Stiamo seguendo il percorso dei treni diretti a Ingranaggio.

«Che ci faccio qui? Dove mi portate?» dico in allerta, fissando fuori.

Sirio ridacchia. «Non voglio deportarti, stai tranquillo, non è ancora la tua ora, hai solo ventotto inverni. E non sono ancora stufo di te» mi guarda con desiderio. Poi sospira. «In realtà ti sto dando un aiuto. Vedo che non sai dove cercarla, e l'ho trovata io per te. Devi solo scendere a prenderla.»

Sussulto. Ma sta parlando di Selina? Se così fosse, non potrò risparmiarle il destinamento o il reset, ormai non avrà scampo. Sento ribollirmi nel sangue una furia che sono costretto a contenere.

Sirio, indifferente al mio sgomento, con fare annoiato afferra da un tavolino alla sua destra un plico, e lo sfoglia. «Due anni fa ti abbiamo ordinato di riprodurti con Selina 16. L'abbiamo scelta con cura, lei era fertile e bella d'aspetto con un QI notevole, e tu sei forte e mentalmente evoluto. La vostra riproduzione avrebbe generato un ottimo elemento. Ma tu hai declinato l'ordine adducendo queste esatte parole...» legge sardonico, «... non voglio accoppiarmi con la forza. Devo essere scelto.» Chiude il plico e lo sigilla col palmo, si china verso di me e avvicina il mento al mio viso per sussurrare tagliente: «Infrangendo le regole». Torna ad abbandonarsi contro lo schienale e accavalla una gamba. «Abbiamo destinato Selina alla Ricerca, e abbiamo tolto a te i gradi per diventare un Gran Maestro. Per via dei tuoi poteri mentali abbiamo sorvolato sull'insubordinazione e ti abbiamo insignito a Cacciatore di vite col grado di Mister.» Apre le mani e sorride. «Vedi? Siamo stati buoni. Comprensivi. Ingenui, perfino. Invece di destinarti, ti abbiamo lasciato vivere con dignità» volta lo sguardo al panorama proiettato oltre il vetro e la sua espressione si indurisce. Diventa cupa. Severa. Sibila: «Lo ammetto, sono innamorato di te, e sono l'unico del Consiglio, insieme a quel tossico di Urano, a difenderti ogni volta che la Delegazione propone il tuo destinamento.» Indirizza uno sguardo contrito su di me, e alza la voce a un passo dal gridare: «In cambio, tu hai continuato a infrangere le regole. L'anno scorso recuperavi i fuggitivi sotto l'effetto dell'alcol, eri costantemente ubriaco...»

«Li ho recuperati, no?» lo schernisco.

«Organizzavi risse e bische clandestine agli alloggi...»

«La sera è infinitamente lunga per chi soffre d'insonnia...»

«Ti è servito un intero giorno per catturare una studentessa di chimica...»

«Ci ho messo meno di un giorno...»

«E invece di recuperarla l'hai corrotta!»

«Le ho solo chiesto un piccolo favore...»

«L'hai corrotta perché ti procurasse un siero illegale! Come non bastasse la tua mente, che ho scandagliato per bene, aveva deciso di neutralizzare le mie spie e di trovare Selina 16 in autonomia per indurla a mentire all'Esecutivo...»

«Quelle spie sono lente e prevedibili, e io ero stufo di farmi pedinare...»

«Ma non è finita qui, sei andato oltre...»

Direi che ho fatto tutte queste cose, e direi che la sua reazione sia davvero esagerata. Dovrebbe essere abituato a questi miei colpi di testa e al mio modo indolente di agire. Sono stato indottrinato tra i privilegiati, ho avuto accesso alle sue stesse conoscenze, e oggi sarei al suo posto se mi fossi accoppiato con Selina due anni fa e, secondo me, ancora gli brucia che l'unica ragione per cui ha ottenuto un grado superiore al mio si trovi in una riproduzione disattesa. Sono proprio curioso di capire cosa si sta inventando, cos'altro avrei combinato in meno di un giorno? Starà per dirmi che ha visto la mia intenzione di scassinare l'alloggio? Volevo solo farmi una maledetta doccia!

«... hai messo incinta Selina 16.»

Un improvviso blackout mi annebbia il cervello.

«Saremo costretti a farla partorire, prima di resettarla, perdendo così una tra le risorse più preziose che avessimo nel campo della ricerca genetica. Per causa tua ha tentato la fuga! Non voleva confessare il suo stato interessante al Consiglio Supremo, sapendo che ti sarebbe costato la vita e a lei la cancellazione della mente.» Si mette le mani in faccia. «Si è resa una disertrice» scopre il volto a un'espressione nemica e ruggisce, «avresti dovuto riprodurti con lei due anni fa. Non avevi l'autorità di ritenerla ancora roba tua!»

Questa recita è durata anche troppo. Sento che la metà di ciò che dice non è reale. Non capisco perché stia cercando di manipolarmi, ma non resterò qui a farmi prendere in giro. Dimentico la regola che m'impone di dargli del lei e lo tratto come un mio pari, dato che in effetti è ciò che è.

«Basta, Sirio, ho ascoltato abbastanza e ho deciso che hai parlato anche troppo» con la forza della mente spezzo le fascette che imprigionano i miei polsi e le mie caviglie, provocando in lui un moto di paura e uno scatto indietro. Mi metto in piedi e lo sovrasto con la mia stazza due volte la sua, mi chino su di lui e sussurro torvo: «Affidami la missione e smettila di fare il geloso, non lo sopporto. Sappiamo entrambi che non l'ho mai toccata, o non mi avrebbe messo fuori gioco con un dannato siero di simulazione, e io non mi sarei procurato un antidoto per impedirle di ripetere lo show». Lo afferro alla gola senza stringere e affondo un ginocchio nel suo sterno premendo per affossarlo nel sedile. «Dammi le coordinate della sua fuga, una navetta attrezzata e un'arma, e se hai informazioni utili al suo recupero sbrigati a condividerle!»

Col dito indice che trema mostra il tablet poggiato sul tavolino. In un grugnito spazientito mollo la stretta e torno dritto, con le braccia intrecciate.

Sirio si sporge e afferra il tablet, fa partire una registrazione avvenuta sul treno numero dieci circa un'ora fa.

Voci metalliche di robot controllori e rilevazioni sensoriali si accavallano. L'impulso arrivato dalle emozioni di Selina 16 riproduce l'immagine del mio volto mentre l'algoritmo trasmette questo messaggio codificato nella voce del robot: Selina 16 è in attività riproduttiva. L'ordine di sedazione e repressione è annullato. Procedo con l'inserimento in serra.

Mi sento sconvolto. Non la smetto di fissare il monitor, anche adesso che si è oscurato.

Il mio volto nella sua mente.

«Vorresti negare l'evidenza?» mi provoca stizzito. «Hai visto con i tuoi occhi!»

«Non è incinta» dico lapidario e senza sfumature.

Il mio volto nella sua mente.

Insorge: «Stai mettendo in dubbio il risultato di un algoritmo basato sulla risposta sensoriale?».

Lo ripeto ringhiando basso: «Selina 16 non è incinta. Prima di stordirmi col siero si è avvicinata a me, la sua bocca ha sfiorato la mia, il suo corpo era attaccato al mio...»

«E con questo?»

Grido elevandomi al punto da sembrare un gigante che si alza fino al cielo: «Non c'è bisogno che ti ricordi di cosa sono capace, Sirio. Sai bene che ho capacità sensoriali acuite e che mi basta sfiorare un corpo per stabilire l'esatta quantità di endorfina e di dopamina che produce in qualsiasi situazione, o per stabilire da quante ore la pelle non è detersa, quali sostanze chimiche ha fumato o bevuto, se si nutre di cibo sintetico o vegetale, e credi che non avrei percepito un aumento anomalo di progesterone quando lei era accanto a me?»

L'eco del mio sfogo sta ancora rimbalzando tra le pareti della navetta.

«Peccato, allora» ribatte compunto Sirio, «perché se non è in attività riproduttiva saremo costretti a resettarla e toccherà al Consiglio Supremo decidere se destinarla per grave ammutinamento.»

Mi ha fregato di nuovo. Sa che non posso confermare le mie dichiarazioni perché condannerebbero Selina al destinamento; e sa anche che non posso rettificare perché sarebbe come ammettere che lo sto raggirando, e condannerei me stesso. Direi che ha vinto.

Sirio emette un respiro profondo e cerca di contenere la soddisfazione di vedermi sconfitto, mentre improvvisa un tono autoritario: «Ma come ti ho spiegato, io tengo a te. Perciò ti concedo un'ultima chance, e propongo di riprendere la ragazza per scoprire chi di noi due ha ragione. I controllori robotici sono programmati per condurre a Ingranaggio i deportati, non hanno l'autorità per modificare il protocollo e non possono lasciare il binario. Vai tu a prenderla e conducila alle Serre, lì scopriremo la verità sul suo stato fisico. Si trova sul sesto vagone del treno dieci che farà una sosta fuori programma a Vadis tra mezz'ora.»

Informazione che mi manda fuori di testa: «A Vadis? È una follia farla scendere laggiù! Se qualcosa andrà storto, finiremo...»

«Era l'unico possibile luogo di sosta, la bolla elettromagnetica impedisce qualsiasi interruzione della tratta, ma a Vadis esiste uno Stop and Go imposto dall'autorità di controllo in caso di emergenza. Naturalmente puoi prendere tutto quello che hai chiesto.»

Inutile insistere. Emetto un sospiro spazientito e allungo una mano verso di lui: «La boccetta di antidoto. Rivoglio anche quella.»

Si fruga nella veste e tira fuori l'antidoto rosa. Nel passarmelo sibila: «Ricordati che ti sto testando, che è la tua ultima chance e che Selina 16 dovrà essere incinta oppure non potrò salvarla».

Non ricorderò solo questo, ricorderò anche le immagini terribili che la sua coscienza mi ha trasmesso quando mi ha letto la mente aprendo un varco tra noi, perché temo che la fuga di Selina non sia che la punta di un iceberg.

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