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R - Pulcini, mezzi e adolescenti

16/04/2024

XIV

Come posto sulla lunga panca del refettorio, scelsi il sedile che era stato mangiucchiato da generazioni di mezzosangue che avevano messo su i canini su quel legno. Quel posto era sempre vuoto.

Ad ogni pasto apparecchiavano un'enorme tavolata per dieci - compresa me, undici. Carmelita e Mary Jane insegnavano a Francesco e Carlos a mangiare in autonomia, aiutandoli a usare un cucchiaio morbido o la forchetta oppure sorreggendo il biberon. Tenevano anche d'occhio i mezzi, spronandoli a stare correttamente a tavola e, sotto supervisione, a usare il coltello. I cuccioli mangiavano tanto e voracemente.

Maddalena si dedicava quasi esclusivamente ai pulcini anche perché masticando i loro versi era l'unica in grado di capire le loro esigenze.

Mi stavano osservando e neanche me ne ero resa conto. Balthazar mi passò di fianco, inclinò il capo e bisbigliò « In nome del padre, mano destra alla fronte; poi al petto quando dice: e del Figlio. E dello Spirito, spalla sinistra; Santo, spalla destra. Poi diciamo Amen. »

Suor Mary Jane gli arruffò i capelli e divertita rispose, « La fede non è obbligatoria per mangiare. »

« Ma lei non lo fa mai e noi lo facciamo sempre. » sbuffò e incrociò le braccia.

« Perché noi crediamo. La Dottoressa è abbastanza grande da decidere a cosa credere. » e mi fece l'occhiolino per fronteggiare un altro capriccio. Abbey si era aggrappata all'orlo della gonna di Carmelita e, pur di non lasciarla, stava strisciando per terra come un bruco.

Nel suo testamento, Sebastian li aveva chiamati cherubini, Leonard cuccioli e io bambini. Erano vivaci e giocosi e non avevano nulla di diverso rispetto ai cuccioli di umani eccetto l'appetito. Se i cuccioli di umani facevano storie per mangiare, quelli di mezzosangue avevano una fame continua. Infatti, c'era così tanto cibo che le suore potevano competere con la cucina di Emily per una decina di mutaforma per il Ringraziamento.

La tavola era imbandita e piena di pietanze provenienti da vari paesi stranieri. Si poteva fare il giro del mondo mangiando. Dall'english all'american breakfast: black pudding, fagioli, salsiccia, bacon, uova strapazzate, pollo fritto, semolino di mais, funghi e toast; alla colazione prettamente canadese con pancake e sciroppo d'acero; fino a croissant e pain au chocolat europei. Caraffe di tè dolce freddo alla menta, teiere con quello caldo, caffettiere e galloni di latte. Insomma, quella mattina come tutte le altre, non mancava nulla tranne Maddalena che era in ritardo. Aspettare il suo arrivo per la preghiera del mattino rendeva i mezzi irrequieti e i neonati incompresi. Questo voleva dire caos, schiamazzi, piccoli disastri e sgridate.

« Nunny Lita, anch'io! Anch'io! Mi prendi in braccio? »

« Darling, Sorella Carmelita ha le braccia impegnate. Guarda anche tu, Francesco e Carlos sono affamati. Non possono nutrirsi da soli. »

Dopo un pianto disperato e la corruzione avviata in gran segreto da Carmelita - le aveva dato di nascosto un Freezies pur di farla smettere di frignare - Yuma era tornato al suo posto con Abbey sulle sue gambe.

« Il Maestro ha ancora la faccia verde? » mi chiese leccando il ghiacciolo come se non avesse ancora gli occhi rossi per essersi appena pianta addosso.

« La sua faccia è normale. » replicai.

Carmelita e Mary Jane avevano appena terminato di sistemare piatti e bambini. Ma nessuno osava toccare cibo in assenza del capo. Nel momento in cui uno dei mezzi provava a sgranocchiare qualcosa veniva rimproverato: una tirata d'orecchio, un colpetto sulla nuca o un buffetto sulle mani leste.

Finalmente Maddalena spalancò la porta del refettorio e disse « Vi raggiungerò a breve. Iniziate pure. » e si congedò, lasciando tutti di stucco. Carmelita ci chiese di alzarci e recitò la preghiera del giorno e senza ulteriore indugio i bambini iniziarono riempirsi la pancia.

« Che succede? » domandai a Yuma, il cui alito odorava sempre di matcha latte. Mi versai del caffè americano e spalmai il burro di mele d'acero in un waffle.

« Brutto segno. Tante visite uguale niente soldi. » commentò Yuma intingendo una brioche nella bevanda.

« Niente soldi? » ripetei in cerca di una spiegazione un tantino più chiara.

« Niente soldi uguale cattive notizie. Cattive notizie uguale... » ed Abbey continuò « Ospiti! », alzando la voce tanto da attirare l'attenzione delle due consorelle.

In mezzo al baccano di piagnucolii, vagiti e lamentele di Bjorn e Inay ch si rubavano delle fette di torta l'uno dal piatto dell'altro, il rimprovero di Carmelita fece zittire tutti: « Si mangia in silenzio. Per quel che si può... ¿Pueden dejar de hacer ruido? »

Per qualche secondo ci fu silenzio, Paula si spaventò di una smorfia di Balthazar e prima singhiozzò poi si disperò utilizzando tutta l'aria che aveva nei polmoni. Mei arrivò in ritardo, prese posto davanti a Yuma e soffiandogli una tazzina, bisbigliò sottovoce guardandosi attorno, « Ho fatto un giro. Non c'è traccia dello storpio o della maman. »

« Louis è fortunato. Sta sempre in braccio anche se è grande. » sospirò Inay.

Mei roteò gli occhi verso l'alto, fece camminare indice e medio sul tavolo con un andatura zoppicante e poi fece sparire un dito, « Wow. Che fortuna... un vampiro ti ha mangiato una gamba! » e Suor Carmelita la fulminò con lo sguardo.

« Noi abitiamo il convento. Ma a volte abbiamo degli ospiti. » precisò Yuma.

« Benefattori o aborti mancati. » ribadì Mei e stavolta la rimproverò MJ, ghermendo l'aria con un cucchiaio di legno e schizzando gocce di pappa per neonati sulla tovaglia: « Mei, bada a quello che dici. »

« Ops. Volevo dire cuccioli o rosse che seducono il Maestro, cani eschimesi, vagabondi, genitori immortali che scaricano i loro figli deformi... »

Yuma la guardò stanco, smise di sorseggiare il suo latte e borbottò tra sè e sè « Non cominciare. Non oggi che non ho dormito... »

« Hai attaccato di nuovo le caccole sul cuscino di Mei? » farfugliò Balthazar a Bjorn che negò « Non ho fatto niente! »

« Dottoressa, ti dico una cosa che il Maestro non ti ha detto. Nasciamo senza volerlo, siamo senza famiglia. Arriviamo qui senza nome. Poi tre suore credono che mettere nomi stranieri in base al colore della nostra pelle o alla forma dei nostri occhi sia un modo per restare legati alla nostra terra e non un modo razzista per colmare il vuoto della nostra esistenza... del nostro essere figli di umane morte e di sanguisughe. Come se cucinare tanti piatti diversi, come se festeggiare il Natale possa renderci qualcosa di più che schifosi bastardi. » sbottò Mei mandando in frantumi il piatto e rovesciando dei bignè per terra.

Carmelita le indicò la porta, « Fuori. » e lei prese una scodella e ripetè il gesto lanciandola via. Sorella Carmelita alzò la voce, « Ahora. » e a quel punto si trovarono una difronte l'altra. Suor Mary Jane le tenne il gomito e le fece cenno di seguirla. Come se niente fosse, Suor Carmelita ordinò di proseguire il pasto e tutti eseguirono.

« Mei è cinese, è arrivata qui a due anni, ha qualche ricordo di suo padre e quello è il suo vero nome. Io avevo tre anni quando sono arrivato. Vivevo con mia nonna nell'Isola di Sado... » fece ondeggiare il contenuto della tazza e mandò giù, « Gli altri non hanno avuto questa fortuna, sono arrivati in fasce e sono cresciuti qui. »

Suor Carmelita mi spiegò meglio, « La scelta del nome è legata alla loro terra d'origine. In questo modo, se un giorno dovessero andare alla ricerca delle loro radici, c'è qualcosa che li lega a un posto. Tutto ciò che hanno, nella maggior parte dei casi, è il posto dove sono stati ritrovati. Non conosciamo il luogo di nascita, la data del loro compleanno o la loro storia familiare. »

Quando riprese il vociare di sottofondo, Yuma cambiò discorso e soprappensiero mi domandò « È così facile innamorarsi? È solo un umano di città. Oppure sono le femmine ad avere il colpo di fulmine facile? »

Mi ricordai delle parole di Suor Maddalena, così dissi: « Mei è immatura. Non è facile innamorarsi. »

« Yuma! Yuma! Devo dirti un segreto. » e la bambina si arrampicò sulla sua spalla per sputacchiargli qualcosa all'orecchio.

« Tu, invece? Com'è iniziata la tua storia? » si ripulì la labbra sottili dalla schiuma verde e sorrise.

Com'è iniziata la nostra storia? Forse con un colpo di tosse. Fumava troppo.

« Non è ancora iniziata. » mi diede una pacca sulla spalla e rispose « O'waka sensei, il vento di domani soffierà domani. Non oggi, ma domani. » farfugliò una specie di consolazione con la bocca piena. Yuma era un biscotto della fortuna ambulante, croccante fuori e saggio dentro. Aveva sempre un aforisma o un messaggio di buon auspicio da dire. E non era per niente male come adolescente.

Suor Mary Jane aprì il portone e la nostra colazione venne interrotta per la seconda volta: « Mei è scappata. Di nuovo. »

Nessuno dei bambini si stupì, tutti erano abituati alle fughe croniche di Mei e ai suoi continui sbalzi di umore. Suor Carmelita stropicciò gli occhi esausta, si ripulì le mani sporche di rimasugli di cibo sul grembiule e forse imprecò anche qualcosa in spagnolo seccata dall'ennesima scocciatura. Francesco acchiappò un ciuffo castano che le sfuggì dal velo e lo tirò a sè come una corda, intanto che lei cercava di liberarsi.

Mi proposi alla svelta, « Ci penso io. Me la cavo come segugio. » e mi precipitai nel corridoio. Non poteva essere andata lontano, c'era ancora odore di Mei tra i corridoi e le stanze. Non impiegai molto a trovarla, si era nascosta dentro il pozzo del giardino adiacente al chiostro maggiore. Mi affacciai e il fondo era buio ma riuscii a sentire l'eco del suo pianto.

« Mei, tutto bene? » domandai al buco nero. Mi sedetti sul bordo e valutai se calarmi giù o meno. Dopo aver fatto rotolare qualche sassolino per una trentina di metri, optai per la persuasione.

« Ho chiesto a Suor Maddalena di farti incontrare Xavier. Non credo di aver ottenuto l'effetto sperato. », il lamento cessò di colpo e avvertii dei primi rumori dal sottosuolo.

« Non molto tempo fa, anch'io ho avuto la tua età e volevo solo una cosa: stare con Jake. Ma se avessi seguito i consigli dei miei genitori... se avessi dato retta a quel musone di mio padre, non avrei mai mandato tutto al diavolo. A volte le persone che ci amano ci impongono dei limiti precisi proprio perché ci amano. Proprio perché vogliono che scopriamo la realtà pian piano. Loro sono stati umani, hanno avuto tutto il tempo necessario per crescere e sperimentare... noi cambiamo troppo velocemente, così velocemente che... »

Ad un tratto Mei mi abbracciò facendomi quasi cadere dentro e sussurrò, « Grazie. », si svincolò dall'abbraccio e indicò l'ampia finestra dello studio, che si affacciava proprio su quel giardino. C'erano due persone all'interno e si intravedeva la chioma di una donna di schiena.

« Quando le tende dell'archivio sono aperte, ci sono ospiti. A volte Suor Maddalena si sporge e fissa il panorama. » si tolse alcuni rami secchi dai jeans.

« Quando lo fa è inquietante. Sembra un corvo. » mormorò come se potesse sentirci.

« Come hai fatto a risalire in superficie? »

« Il pozzo è collegato a dei tunnel sotterranei. Servono per scappare in caso di assalto. »

La aiutai ad alzarsi e la accompagnai in bagno per ripulirsi dal fango secco. Approfittai della privacy che avevamo ottenuto per chiederle di Leonard. La mia ossessione era scoprire la verità riguardo la sera in cui era stato al Bloody Mary, chi lo aveva picchiato e cosa era successo con le suore. In uno di quei tre momenti sarà accaduto qualcosa che lo avrà turbato tanto da da fargli perdere la testa.

« Tu hai visto o sentito qualcosa la sera in cui Leonard ha distrutto le scorte? » negò, spazzolandosi i capelli corvini fini e sottili con una grande spazzola ovale in legno.

« Se ne sono occupate le suore. »

Si lavò il viso macchiato di terra, « Io guardavo i mocciosi. Ma Yuma ha fatto un giro di ricognizione. Chiedi a lui, è sempre informato su tutto. » e sputò un sorso d'acqua nel lavabo.

Sollevò le maniche del maglione viola a righe e grattò via con la spazzola una porzione di pelle dai gomiti. Provai a frenarla, ma sfuggì rapidamente dalla mia presa: « Tranquilla, è il mio lasciapassare per non avere un colloquio con Maddalena e stare lontana dai cuccioli. La vecchia è disgustata dal sangue e i cuccioli sono sempre affamati. Mi metteranno in isolamento, uguale libertà assoluta. »

« Posso dirti che sono stati Yuma ed Abbey a trovarvi nel bosco. » estrasse un coltello da cucina dalla tasca e affilò le setole della spazzola.

« Avrei anche un'altra informazione. » affermò decisa, riprese fiato e giocherellò con la lama.

« Ma vuoi qualcosa in cambio. » le suggerii aspettando la sua proposta.

« Fammi incontrare Xavier. È un ottimo incoraggiamento per essere la tua fedele spia. » disse bucandosi le ginocchia e strappandosi i jeans.

« Voglio solo capire con chi è stato Leonard e cosa ha fatto la sera di Natale. »

« E per farlo, chi meglio di Geezis? », aggrottò le sopracciglia, « Sembrano veri? » disse indicando delle finte escoriazioni, la aiutai imprimendo una leggera pressione sulla sua pelle provocando dei lividi verdognoli.

« Geezis e Leonard sono molto amici. È al piano di sopra con Suor Maddalena, adesso. »

« Se ti faccio incontrare Xavier, evita di lanciare oggetti o arrabbiarti con le suore o i cuccioli. »

« Regola numero uno: avere sempre un alibi. Se smettessi di farlo, non sarei credibile. » rise felice. Si specchiò, volteggiando nelle sue ferite superficiali e disse entusiasta: « Mrs. Winslear dovresti ripassare le regole di tuo marito. Sei pessima anche a nascondino. »

Note:

¿Pueden dejar de hacer ruido?: per favore, fate piano/fate meno rumore

Algo de silencio, ahora mismo, sería maravilloso: Del silenzio ora come ora sarebbe meraviglioso.

O'waka sensei: "Giovane maestro"

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