CAPITOLO 6
Conseguenze
Jennifer
«Che cosa ti è saltato per testa?» chiedo alterata a Andrew seduto davanti a me. È ora di pranzo, tutto il piano è libero e mi posso prendere il tempo d'incazzarmi con lui.
«Dal primo giorno ti ho chiesto di non usare armi, e tu cosa fai? Punti una pistola contro Mattew Dallas?».
Riesco a notare la sua smorfia sul viso prima che si passi una mano fra i capelli.
«O tuo marito come hai voluto specificare...» sussurra e il suo tono offeso raggiunge le mie orecchie come delle unghie contro una lavagna.
«Non so se tu capisci la gravità della situazione» sibilo alzandomi e raggiungendolo mettendomi davanti a lui, appoggiandomi con il sedere contro il bordo della scrivania.
«No tu non la capisci la gravità!» ribatte alzandosi in modo da raggiungere la mia faccia senza alcun dislivello tra di noi.
«Io sono il responsabile del tua sicurezza Jennifer, tu mi hai assunto per questo e tu non mi hai né ascoltato né aspettato! Poteva essere chiunque e tu hai ignorato un mio ordine».
Dei lampi di luce e rabbia mi accecano per qualche istante.
Gli metto le mani sul petto per farlo indietreggiare, ma lui non si muove neanche di un millimetro.
«Un tuo ordine? Non farmi ridere! Io non ho nessun obbligo verso di te, men che meno ho il dovere di ascoltarti».
Vedo le mie parole fare breccia in lui come una freccia avvelenata, conficcata nel petto.
«Sì invece sei sotto la mia responsabilità! Se ti fosse successo qualcosa? Sarebbe stata una mia fottuta responsabilità. Se io ti dico di aspettarmi tu lo fai!».
Sento l'aria cambiare tra di noi e l'elettricità circondare i nostri corpi già così tesi e arrabbiati.
«Scordatelo...».
I suoi occhi si socchiudono e i fulmini che li attraversano mi colpiscono, immobilizzandomi sul posto
Si china su di me e mi prende il viso fra le mani, costringendomi a guardarlo, imprimendo i suoi polpastrelli sulle mie guance.
«Jennifer, tu prova ancora a fare una cosa del genere...».
L'interrompo scostandomi dal suo tocco e prendendomi il mio spazio già invaso.
«O cosa fai? Sentiamo sono molto curiosa...un dipendente che minaccia il suo capo, sei coraggioso».
Vedo un'ombra di un sorriso sul suo volto mentre si china ancora su di me, sfiorandomi con il suo respiro.
«Tu fallo ancora e giuro che d'inventerò la tua fottuta ombra, potrei persino mettermi in quest'ufficio, per controllarti meglio», minaccia, mentre le sue mani s'infilano tra i miei capelli inclinandomi il viso.
«Tu prova a portare ancora un'arma qui dentro e il mio viso sarà l'ultima cosa che vedrai».
Passano attimi dove il silenzio ci avvolge come una seconda pelle troppo stretta, che quasi non ti fa respirare.
Prima che le sue labbra si fiondino sulle mie in un bacio affamato, pieno di rabbia e di una passione che non mi aspettavo.
Quando si stacca appoggia la fronte contro alla mia, mentre i nostri respiri agitati iniziano a calmarsi uno contro l'altro.
«Prepotente», farfuglia e un sorriso che non dovrei mostrare, si distende a fatica sulla mia faccia.
«Arrogante», ribatto e sento la sua risata sulla pelle, mentre si abbassa per lasciarmi un bacio sul collo.
«Pace?» sussurra e io trattengo un sospiro, mentre con la lingua traccia una strada invisibile fino alla mandibola.
«Se dico di no mi starai attaccato finché non cambio idea vero?» gli domando e un'altra risata scalda la mai pelle fredda.
«Esattamente», biascica per poi tornare sulla mia bocca facendomi mancare il respiro.
«Okay, ma non fare più una cosa del genere».
Lui annuisce e si allontana da me con un sorriso sornione sul volto. Notando i suoi capelli castano scompigliati, senza rendermene conto mi ritrovo ad allungare le mani per sistemarli, perdendomi in quella setosità.
Lui mi guarda sorpreso e nei suoi occhi scatta qualcosa che mi fa tremare per qualche istante di troppo.
Non devo. Non posso. Non ora.
Come colta da una scarica di corrente, indietreggio di un passo e ritorno dietro alla scrivania, al sicuro e con una buona distanza di sicurezza.
«Comunque se vuoi chiedo a Rose se ti fa un fascicolo con le foto di tutte le persone importanti a cui non devi puntare un'arma contro, tipo il nipote del fondatore».
La scintilla che si era illuminata scompare via in una nuvola di fumo mentre anche il suo sguardo cambia completamente, diventando affilato come una lama.
«Molto simpatica davvero...ci vediamo stasera», dice prima di uscire dalla stanza facendomi finalmente respirare.
Mi lascio cadere sulla poltrona, abbandonando la testa contro il poggiatesta e chiudendo gli occhi.
Analizziamo la disastrosa mattina: mio marito o dovrei già dire il mio ex marito, è tornato. Pretendendo persino un posto che ormai non è più suo di diritto.
Il mio amante gli ha puntato una pistola contro e qualcosa si è acceso nel mio petto, qualcosa a cui non so dare un nome, ma che era addormentato da molto tempo. E questo non dovrebbe accadere, non è nei miei piani, e non posso cedere a quello stupido cuore che vuole scegliere per me.
E ora dopo una discussione accesa, ho visto per l'ennesima volta quella luce negli occhi di Andrew. Quella luce che non ricambio, ma di cui mi nutro senza alcun diritto.
Matthew
«Fammi indovinare, ti ha sbattuto la porta in faccia?» chiede Gale dall'altra parte del telefono mentre entro dentro la villa, o dovrei chiamarla casa?
Anche se non lo è più dopo che lei se ne è andata, dopo che l'ho cacciata via.
Una stretta al cuore mi fa sussultare e mi ritrovo ad appoggiarmi contro al muro freddo, appoggiando la testa contro alla superficie, cercando di schiarire i pensieri.
Quando oggi l'ho vista, quando ho visto cosa le ho causato, ho dovuto usare ogni briciolo del mio autocontrollo per non attirarla tra le mie braccia e stringerla. Per non raccontarle la verità. Per non dirle che lasciarla è stata la cosa più difficile e dolorosa che ho dovuto fare.
Per sussurrargli che ho dovuto farlo, perché avevo così paura che le accadesse ancora qualcosa per colpa mia, e per implorarla di perdonarmi.
Vederla così magra e spenta ha creato una voragine nel petto, che come un buco nero ha mangiato ogni grammo della speranza che mi faceva andare avanti, lasciando solo un gelo insanabile.
«Diciamo più una pistola puntata contro», rispondo per poi massaggiarmi la base del naso estendendomi sopra alla palpebre, dove gli occhi doloranti non riescono nemmeno a farmi pensare.
«Cosa?!».
Chiede lui sorpreso e iniziando a fare domande senza una fine.
Ma io non lo ascolto mentre l'incontro di poco fa continua a ripetersi nella mia mente.
Soprattutto quando è entrato quel tipo, Andrew.
Ho notato la sguardo di Jennifer e quello di lui mentre si guardavano. E il suo tono cambiare mentre gli ordinava di lasciare giù l'arma e poi di uscire dalla stanza.
C'è qualcosa sotto e io ho l'intenzione di scoprirlo.
«Poi ti spiego meglio, ma ora devi trovarmi ogni informazione possibile su un certo Andrew, credo sia un nuovo addetto alla sicurezza» anche se da come si parlavano, c'era sotto una relazione più personale, cosa che mi fa stringere ancora di più il petto.
«Tu mi dici che ti ha puntato una pistola contro e non mi vuoi spiegare nulla, chiedendomi solo di fare una ricerca, non si fa così amico», borbotta lui e io sorrido, per poi incamminarmi verso il cuore della casa, e sebbene si vede che Joyce se ne è presa cura in questo anno, sembra spenta e vuota.
Come se la sua anima abbia abbandonato queste quattro mura, lasciandola dietro di sé solo vuoto e freddo.
Romeo sentendo i miei passi salta fuori da dietro il divano e si siede sulla poltrona, posando il suo sguardo curioso su di me.
Da quanto anche lui la sta aspettando?
Mi chino e gli lascio una dolce carezza sulla testolina morbida e pelosa, sentendo le sue fusa di apprezzamento.
Ha cambiato anche te non è vero? Da gattaccio che riduceva la mia mano in uno scolapasta a un gattone che fa le fusa e si fa accarezzare.
«Va bene ci vediamo stasera visto che sei di poche parole, inizierò a cercare qualcosa, ma sappi che non finisce qui... a proposito gli hai detto che domani ti avrà come co-comandante, oppure avevi troppa paura?».
Mi mordo il labbro per non sorridere, mentre la mia immaginazione riesce già ad immaginare la sua espressione dopo che lo scoprirà.
Ho parlato con alcuni del consiglio che mi sono sempre rimasti fedeli per tutti gli anni, anche con mio zio, e mi hanno detto che ci sono buone possibilità di convincere anche gli altri a farmi tornare, in tal caso i loro voti sono abbastanza.
«Non ancora, sarà una sorpresa».
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