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PROLOGO

Jennifer

8 anni prima

«Matt, ti prego non raccontare nulla a Chad altrimenti domani mi ammazza», mi lamento, per poi sbuffare sonoramente.

Lui mi osserva sorridendomi a trentadue denti, mentre instabile entro in casa sua. Mi appoggio alla parete, cercando una stabilità che l'alcool annebbia, ma i polpastrelli scivolano via dal muro.

«Cosa non dovrei dirgli? Che sei andata ad una festa? Che ti sei ubriacata? O che hai limonato tutto il tempo con Jason Steley?» mi chiede lui, impedendomi di inciampare sui miei stessi piedi. «Immagino che non riesci a salire le scale», commenta parlando più con sé stesso, che con me. In poche mosse mi fa stendere sul divano, mentre io non smetto di annuire. Mi sistema il cuscino dietro alla testa e mi tira su le gambe.

«Non devi dirgli nulla, ti prego fallo per me», gli chiedo, imbronciandomi. Incrocio le braccia davanti al petto e sbuffo, notando il suo sguardo divertito. La testa mi gira, ma non capisco se si tratta della sbronza o del suo sorriso. Probabilmente una combinazione di entrambe le cose, che a quanto pare è letale per il mio cervello. «Matthew, ti scongiuro!» lui sorride di nuovo. Cazzo amo il suo sorriso, le sue labbra...dio quanto amo le sue labbra.

Il ricordo di quando mi ha baciata un mese fa, mi ritorna in mente come un uragano, feroce e letale, insieme al fatto che poi mi ha rifiutato, scappando via. Lasciando solo le macerie del mio orgoglio.

Lui sempre in rigoroso silenzio si siede affianco a me, mi toglie i tacchi, per poi mettere le mie gambe sulle sue, accarezzandomi dolcemente i polpacci nudi. Mugugno di piacere, sentendo la tensione dei muscoli ammorbidirsi sotto al suo tocco. Ha le mani magiche? Sarà per forza così, per riuscire a farmi godere così tanto, solo per un massaggio. Abbandono la testa contro al cuscino e chiudo gli occhi, godendomi la sensazione che mi provoca. Il suo tocco mi provoca delle vibrazioni sulla pelle di piacere, che vanno in contrasto con le sue mani rudi. Forse sono davvero ubriaca, se mi sto facendo accarezzare da lui.

«Va bene per te lo farò, domani ci inventiamo una scusa plausibile per la tua assenza di stanotte», mi risponde con voce fin troppo smielata. Senza riuscire a controllarmi, un sorriso ebete mi scappa, mentre lui ci copre con un plaid,  continuando a toccarmi.

«Ora dormi», sussurra, lasciandomi una dolce carezza sul viso. Chiudo gli occhi stanchi, incapace però di rilassarmi. Come posso farlo se le sue mani sono su di me? Credo che sia praticamente impossibile, mi sento come se il suo tocco mi desse una continua e stabile scossa elettrica.

Passano alcuni minuti imbarazzanti nel silenzio più assordante, ma poi la sua voce rompe quella barriera invisibile, che ci aveva diviso. «Perché Jason Steley? Davvero Jenny, perché? Ti potevi trovare qualcuno di meglio!».

Incapace di rispondere, e ancora stordita dai cocktail bevuti, scoppio a ridere e mi poso un braccio davanti agli occhi, per nascondere in malo modo il mio imbarazzo. «Forse, perché lui non mi ha rifiutato» ammetto senza pensarci. Oh dannazione, l'ho detto veramente? Scossa dalla mia indiretta accusa, poso una mano davanti alla bocca, sperando che non capisca che mi stavo riferendo a lui.

Senza aver il coraggio di aprire gli occhi aspetto il mio verdetto, nel silenzio caduto, che viene interrotto dalle sue mani, che dolcemente mi afferrano il viso. Scossa dal tocco apro gli occhi, e nel buio trovo i suoi, sebbene l'unica ad illuminarci, sia la tenue luce della luna che attraversa le finestre.

«Davvero pensi questo? Che io ti abbia rifiutata?» chiede come se all'improvviso, fossi io in torto e non lui. Come colta da una doccia ghiacciata, mi sembra di tornare lucida e mi sollevo dal divano, fronteggiandolo. «No, te ne sei solo andato via, e non mi hai rivolto la parola fino ad oggi», sentenzio fredda. I suoi occhi rispondono alla mia sfida e brillano nell'oscurità e la sua presa si ammorbidisce, accarezzandomi dolcemente la guancia, con il suo solito sorriso lascivo sul volto. «Tu sai benissimo, che tuo fratello mi taglierebbe le palle, se solo ci provassi con te». L'ha davvero detto?!

Senza parole mi alzo dal divano, cercando di ignorare il giramento di testa e mi infilo le scarpe in modo maldestro, ondeggiando sui tacchi. «Ho sbagliato a chiamarti e a pensare che mi avresti aiutato», commento indignata, pronta a scappare via da questa situazione. Ma lui mi afferra per i fianchi e mi fa cadere sulle sue gambe, facendomi sussultare.

Mi scosta i capelli dal viso e mi abbraccia dolcemente, facendomi appoggiare la testa sulla sua spalla, mentre mi mordo il labbro inferiore nervosamente, per trattenere le lacrime.

«Non te ne andare, per favore», sussurra dolcemente al mio orecchio «stai qui con me». Mi scosto dal suo petto e i nostri occhi s'incontrano, insieme alle nostre mani.

Le scintille vorticano attorno a noi, accendendo quel fuoco che tanto avevo provato a sopprimere. Forse sarà l'alcool ancora in circolo o le parole che mi ha appena detto, sta di fatto che mi ritrovo a baciarlo, spostando le gambe dietro alla sua schiena. Lui non esita e ricambia ferocemente, infilando le mani fra i miei capelli, per stringermi di più a sé.

«Jenny...» sussurra, ma io lo ignoro e approfondisco il bacio, mordendo le sue labbra carnose e assaporando il suo dolce sapore. Non mi interessa cosa penserò domani, ora lo voglio, voglio Matthew Dallas, il mio succoso frutto proibito.

Le sue mani iniziano con l'accarezzarmi il corpo, mentre la sua bocca abile ricambia la mia, e in pochi secondi mi ritrovo sdraiata, con lui sopra di me. «Jenny, se continuiamo, non torneremo più indietro», mi avvisa senza allontanarsi troppo. Per un attimo mi fermo, i nostri fiati si scontrano, accarezzando l'una la pelle dell'altro. Cerco di ritrovare la ragione, ma la mia mente è offuscata dalla lussuria e dal suo profumo. Nessun pensiero negativo mi passa per il cervello, e in fondo cosa potrebbe mai succedere, a parte l'essere felice? Forse ci penserò domani ai lati negativi, come aver perso la verginità con il ragazzo più Don Giovanni della scuola, nonché il migliore amico di mio fratello.

Ma soprattutto di averlo fatto non totalmente lucida. Ma ora queste cose mi sembrano così stupide e di poca importanza, di fronte alla mia felicità. Osservo i suoi occhi dolci, che aspettano una mia risposta e sollevando la testa lo bacio, rispondendogli.

Aprendo gli occhi mi accorgo di essere sul divano, coperta solo da un plaid grigio, completamente sola. I ricordi della sera precedente mi ritornano in mente come un'inondazione, annegando la mia mente. Ho perso la verginità, con Matthew Dallas. Sono anche quasi certa di avergli detto che lo amo in un attimo di debolezza. Questa non ci voleva, che figuraccia. Afferro il vestito buttato a terra, infilandolo velocemente, per poi cercare la mia borsa, che dopo aver disfatto completamente il divano, la trovo sulla sedia della cucina. Prendo il telefono e noto con dispiacere che ormai ho perso tre ore di scuola, ma soprattutto nessun messaggio da Matt. Forse è meglio così, meglio non affrontare la cosa, e lasciare che tutto questo, non sia mai successo. Codarda.

Ma purtroppo, mi conosco abbastanza bene da sapere che non riuscirei a nascondere a me stessa che tutto questo non sia mai successo.

Come potrei d'altronde. Riuscivo a sentire ieri la strana energia che ci legava, come se riuscissimo a sentire l'emozione dell'altro. I miei movimenti erano stati goffi, ma lui sembrava che non lo avesse nemmeno notato. No, invece mi aveva guardato come se fossi una dea scesa in terra, o almeno questo avevo immaginato annebbiata dall'alcool. I suoi occhi scintillavano nel buio e io mi aggrappavo a loro, nel modo in cui un marinaio si fida della stella polare per le sue rotte.

E poi mi aveva baciato, assaggiato e preso ogni gemito e respiro. Come se fossi la sua unica fonte di vita, il suo ossigeno, la sua linfa. Dannazione cosa mi ha fatto?

Ignoro l'orribile sensazione al petto, mentre con passo lento raggiungo la porta d'ingresso, trovando attaccato al legno un post-it giallo, con dietro appiccicata una banconota da dieci dollari.

Mi dispiace.

Usa i soldi per l'autobus.

Due frasi. Ecco cosa merito, per aver creduto in lui, per essermi fidata...un MI DISPIACE.

Arrotolo il post-it, buttandolo a terra e appoggio i soldi sul tavolo del salone, l'ultima cosa che mi serve è il suo denaro. Trattengo la voglia di lasciargli anch'io un messaggio, ed esco dalla casa, sbattendo la porta.

I baci, le sue parole sussurrate, i nostri gemiti, ruotano nella testa, provocandomi quasi un giramento. Ho solo bisogno di farmi una doccia e di dormire, poi analizzerò tutta questa assurdità, con calma e senza che lo stomaco si rivolti, per ricordarmi come l'ho maltrattato ieri sera con l'alcool.

Accedo al cellulare, pronta a chiamare mio padre, e a trovare una scusa abbastanza plausibile per ieri sera, quando una notifica attira la mia attenzione.

Un nuovo post, dal profilo social della scuola. Quello creato dal giornaletto, che pubblica tutto, tranne le informazioni della scuola. "Nuova Coppia?" chiede la didascalia. Il mio dito curioso, cade sulla notifica mentre mi incammino fuori dalla casa residenziale dello zio di Matthew. Questa villa è gigantesca.

Quando la foto si carica, sbatto diverse volte le palpebre, prima di accorgermi che ritrae Matthew insieme ad una ragazza. La sta spingendo contro al muro, dietro agli armadietti degli spogliatoi, baciandola, con le stesse labbra che poche ore fa baciavano me. Qualcosa dentro di me si rompe, non che mi immaginavo una insulsa storia d'amore, ma questa, è proprio una mancanza di rispetto che non tollero.

Non ho mai fatto nulla di stupido nella mia vita, sono sempre stata una figlia modello, una studentessa abbastanza decente e una brava sorella. Ma ora sono andata a letto con un ragazzo che mi ha già tradito dopo nemmeno dieci ore. Ho dato una delle cose più importanti che avevo, a qualcuno che l'ha presa per poi buttarla via. Con il cuore sgocciolante dalla rottura inizio a correre, senza voltarmi indietro.

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