CAPITOLO 99
Il ritorno a New-York
Jennifer
É passato un mese e io mi sono innamorata di Roma, Monaco, Parigi e Londra.
Ci siamo persi nella cultura, nei colori delle strade, nei profumi dei mercati e nelle storie che ogni angolo raccontava. Abbiamo camminato senza una meta precisa, lasciandoci guidare dalla bellezza imprevista di piazze nascoste. Lasciandoci ammaliare da tramonti riflessi sul Tamigi, notti stellate davanti al Colosseo illuminato e mattine perse ad osservare la Torre Eiffel dal balcone dell'hotel.
Ogni città ci ha regalato un'emozione diversa, nelle luci che illuminavano le città di notte, nei sapori che raccontano tradizioni secolari, nelle voci delle persone che abbiamo incontrato lungo il cammino. Ogni angolo ha sussurrato storie di artisti, sognatori e viaggiatori come noi, e ogni istante ha aggiunto un nuovo capitolo al nostro viaggio, fatto di meraviglia, scoperta e nostalgia per i luoghi che ormai, ci appartengono un po'.
Ma ora la vacanza sta per finire e sto preparando le valige per tornare a casa, mentre giro per la suite alle ricerca dei nostri effetti personali, cosa che avrei dovuto fare ieri, ma qualcuno mi ha distratto. Tra poche ore dobbiamo essere in aeroporto e ancora la camera è letteralmente sottosopra e le valigie completamente vuote.
«Jenny?» alzo lo sguardo, trovandomi dall'altra parte della stanza Matt con la pelle umida che luccica sotto alla luce del primo mattino, mentre delle gocce solitarie e intrepide rigano il suo addome, per poi essere assorbite dall'asciugamano legato alla vita.
«Va tutto bene?» chiede notando probabilmente la mia espressione rassegnata, soprattutto dopo aver trovato un paio di miei mutandine sopra alla lampada del soggiorno, anche se ho qualche idea di come ci siano finite.
«Matt siamo in ritardo, e questa è tutta colpa tua» mi lamento chiudendo la prima valigia e posandola a terra. Lo sento sorridere mentre si passa una tovaglietta tra i capelli ancora bagnati, sparpagliando gocce per tutto il pavimento.
Fa per avvicinarsi, quando io lo fermo con un urlo e puntandogli un dito contro, mantenendo la larghezza del letto tra di noi.
«Non ti avvicinare Matthew!» sibilo tra i denti, notando però solo divertimento nel suo volto, stronzo.
«Hai paura che possa distrarti piccola?», sussurra usando quel suo tono, che mi ha fatto cedere diverse volte, ma non ora.
Fa qualche altro passo verso di me, ma io salgo sul letto ricreando quella distanza. Lui si morde il labbro, ma non riesce a trattenere quel ghigno malizioso che gli oscura lo sguardo. Mi guarda come un predatore osserva la sua preda, pronta a mangiarsela e a gustarsi il suo spuntino.
Cerco di mantenere l'equilibrio sul morbido materasso, mentre il cuore mi batte nel petto talmente forte da farmi girare la testa, già compromessa da questo folle mese passato con lui.
Non posso non dire che ci sono stati giorni in cui non siamo nemmeno riusciti ad uscire dalla stanza da quanto eravamo presi l'uno dall'altro. Ci facevamo mandare cibo in camere, ci nutrivamo, per poi perderci di nuovo in quell'oblio fatto di piacere, baci e risate. Dove arrivavamo in momenti in cui non sapevo nemmeno dove finivo io o iniziava lui.
«Vai a vestirti! E stai lontano da me!» lo incito indicandogli l'armadio con ancora i suoi vestiti appesi. Non ce ne andremo mai da qui.
Lui non sembra nemmeno ascoltarmi e si avvicina a me, se solo allungasse il braccio riuscirebbe a sfiorarmi.
«È meglio che tu inizi a correre...» mi avverte prima allungarsi per afferrarmi, con la lussuria che fa luccicare i suoi occhi.
Faccio in tempo a spostarmi, prima di sentire il suo calore attraverso il tessuto, mentre un urlo esce dalla mia bocca saltando giù dal letto e atterrando sul pavimento con un rumore sordo.
Inizio a correre verso il salotto rifugiandomi dietro al divano, mentre lui alle mie spalle non smettere di ridacchiare.
«Siamo in ritardo Matt...ti prego».
«Amo quando inizi a pregarmi...».
Ed eccole le mie mura che iniziano a cedere, disintegrandosi a terra e sollevando una nuvola di polvere.
«Matthew Dallas, no!»
«Amo anche quando inizi ad urlare il mio nome».
Lui inizia ad avanzare verso di me, sorpassando il divano, mentre io faccio i suoi stessi movimenti paralleli nel lato opposto.
«Matt...smettila subito o giuro che renderò il viaggio un vero inferno», sibilo, allontanandomi sempre di più.
«Amo anche quando cerchi di minacciarmi...» sussurra e poi fa ancora uno scatto in avanti, pronto a prendermi, ma io scappo ancora, questa volta verso la camera del letto, ma una volta arrivata sento le sue mani che mi afferrano per i fianchi e poi il mio corpo che si schianta contro al materasso con lui sopra di me.
«Sei mia piccola».
Inutile dire che siamo arrivati con due ore di ritardo.
Stiamo quasi per decollare quando il mio telefono squilla, mentre stavo per spegnerlo.
Il nome di mia madre appare sullo schermo e non esito a rispondere.
«Jen... Jen m-mi senti?» chiede, anche se un rumore fastidioso disturba la chiamata così tanto da non farmi comprendere tutte le parole.
«No mamma, va tutto bene? È successo qualcosa?» chiedo preoccupata. Ci siamo sentite ieri sera e ci eravamo ripromesse di sentirci l'indomani al nostro arrivo, se mi ha chiamato deve essere successo qualcosa.
Lei prova a dire qualcosa, ma ancora non riesco a capire e poi capto un: «...m-mi hai deluso», la chiamata termina, mentre i motori dell'aereo si accendono.
Cosa voleva dire? Cos'ho fatto per deluderla?
Matt mi guarda confuso e preoccupato per la mia espressione corrucciata.
«È successo qualcosa?» chiede per poi spostarmi una ciocca di capelli che mi stuzzicava il naso, dietro all'orecchio.
«La chiamata era disturbata, ma ha detto che l'ho delusa, e non so perché», sussurro scoraggiata e con un brivido che mi percorre la spina dorsale. Lui mi abbraccia accarezzandomi la schiena e affondando il naso tra i miei capelli, come se volesse prendere il mio profumo.
«Di sicuro hai capito male», sussurra cercando di consolarmi. Può essere, d'altronde la linea era talmente disturbata. E poi cosa potrei aver fatto per deluderla? Sì devo aver capito male.
Una figura copre i nostri visi, e quando alzo lo sguardo, vedo una ragazza nella divisa da hostess. Non è la stessa dell'altra volta, è bionda e sembra molto più giovane. Il suo sorriso ci saluta prima della sua voce, mentre ci passa i cuscini e il solito set di sopravvivenza per dodici ore di aereo.
«Posso farle una domanda?» mi chiede imbarazzata e con il viso pallido che diventa di un rosso porpora.
«Non vorrei passare per invadente, ma dopo la scoperta della vostra relazione...insomma è già in dolce attesa?».
Cosa?
Spalanco gli occhi e per poco non soffoco con la mia stessa saliva. Davvero questa è una domanda da fare? So che quando senti di una coppia sposata e che sembra molto affiatata ti viene da domandarti quando faranno una famiglia. Ma da qui a chiederlo ad alta voce ad una sconosciuta.
«Cosa? Perché mi fai questa domanda?».
Lei sembra aprire la bocca, ma imbarazzata la richiude e senza dare spiegazioni e con la faccia ancora più rossa, sparisce nel corridoio vuoto.
Mi volto verso Matthew completamente sconvolta, ma trovandolo pallido in viso.
Ma che gli prende anche a lui? Davvero si è spaventato per una domanda, ovviamente invadente ma banale?
Ovvio che non siamo a quel livello, e non lo voglio essere per un bel po', dopotutto la nostra storia è iniziata da pochi mesi, sebbene quello che credono tutti gli altri, e voglio vivere la nostra storia. Voglio amarlo, voglio svegliarmi con lui ogni mattina, voglio fare altri centinaia di viaggi come questo, voglio urlare il suo nome notte e giorno e voglio capire chi sono realmente io con lui. Cosa voglio fare nella mia vita, le scelte che voglio intraprendere, prima di poter anche solo ipotizzare una famiglia con lui.
«Certo che certa gente è proprio strana» commenta per poi prendermi la mano intrecciando le dita e lasciandomi un bacio sul palmo.
«Stai tranquilla, cercava solo gossip», commenta lui riacquistato il suo colorito.
Annuisco e cerco di eliminare la conversazione dalla mia mente durante il lungo viaggio. Ma la verità è che ho una brutta sensazione, che inizia a fare radici dentro di me, entrando dentro ogni mio muscolo, ogni osso e ogni nervo. E sono sicura che presto capirò cos'è.
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