CAPITOLO 98
L'angelo e lo stalker
Jennifer
È ancora notte quando lasciamo la villa per andare in aeroporto, ma non ho nemmeno sonno, perché ho l'adrenalina che mi percorre tutto il corpo.
Anche se ieri abbiamo passato una giornata intensa e pesante.
Passare il Natale senza mio padre è stato come aver perso la luce calda che illuminava ogni nostro cuore. Ogni volta che guardavo il suo posto vuoto a tavola o nella sua poltrona sgualcita aspettandomi di vederlo con il suo sorriso, qualcosa dentro di me s'incrinava e gli occhi diventavano lucidi, appena mi rendevo conto che non l'avrei più rivisto.
Ma non ho ceduto a quell'emozione potente che mi sconquassava il corpo e ho cercato di godermi il pranzo con mia madre e Aria.
E tutte e tre ci siamo riuscite. Poi abbiamo sentito Chad al telefono che non ha potuto rivelarci la sua posizione e ci ha salutato velocemente per poi metterci giù.
La preoccupazione che stava in agguato dentro di me da quando è partito, in quel momento era talmente infestante nel mio corpo che per qualche istante stavo per cedere. Cedere alle lacrime, al panico, a quel vuoto nel petto, quando Matt mi ha stretto in un abbraccio, facendomi affondare la testa sul suo petto.
Come se riuscisse a sentire tutto quel dolore che esternavo, come se il mio corpo stesse urlando dal dolore, in quel mio silenzio assordante.
Mi ha sussurrato parole dolci, mentre le sue carezze lambivano la schiena e il suo respiro che guidava il mio.
Poi dopo aver salutato mia madre e Aria calorosamente, promettendo di chiamarle appena atterreremo alla nostra prima meta, che Matt mi ha tenuto nascosta abbiamo passato tutto il pomeriggio e la sera con Elisabeth.
Da quando ha saputo quello che mi è successo ogni volta che mi vede per prima cosa mi abbraccia forte, poi mi chiede come sto, mentre come una mamma mi accarezza i capelli.
Poi fa lo stesso con suo figlio che anche se fa finta di sbuffare, nei suoi occhi vedo quel velo di lacrime, pieni di emozioni. Quel affetto che ha sempre voluto da piccolo e non ha mai ricevuto. L'abbiamo portata fuori e ci siamo divertiti anche se ogni volta che lei aveva un cedimento degli arti o si fermava mentre parlava, dimenticandosi quello che stava per dire, io sentivo tutta l'apprensione e il dolore di Matthew, che senza farlo notare era sempre pronto ad aiutarla. Come con una seconda pelle troppo stretta che non mi lasciava respirare.
Quando siamo tornati a casa distrutti ci siamo messi a letto abbracciati, stringendoci forte. Come se potessimo curare le ferite dell'altro solo con la presenza. E devo dire che il mio cuore si è addormentato più leggero.
Sono sicura che questo viaggio ci aiuterà. Stacceremo la spina, alleggeriremo le nostre preoccupazioni e il dolore sarà meno onnipresente nel petto. O almeno è quello che spero.
Finalmente vado in Europa, la meta che ho sempre voluto visitare, ma che mai ho avuto il coraggio. Ma con lui, con mio marito , non avrò paura.
Lui si volta verso di me chiedendomi silenziosamente se va tutto va bene, o se si deve aspettare una mia fuga dell'ultimo momento, mentre l'auto parcheggia davanti al nostro jet nero, con una D bianca vicino alla coda.
Gli sorrido e gli faccio un piccolo cenno, prima di sentire le sue labbra poggiarsi dolci sulle mie.
«La mia coraggiosa moglie» sussurra, per poi scendere dall'auto, lasciandomi con il cuore sottosopra.
Il comandante controlla i nostri passaporti e poi con un gesto e un sorriso, ci indica di salire sull'aereo.
Questa volta non mi farò sopraffare dalle emozioni. Con passo deciso salgo la scaletta di ferro, seguendo Matt, che nel mentre è già entrato e sistemato a metà dell'abitacolo.
Non avrò paura...
Una volta seduti una hostess ci porta qualche stuzzichino e un astuccio nero con dentro dei gadget per sopravvivere al lungo volo. Tutto accompagnato da un sorriso, troppo entusiasta per i miei gusti.
Esce dal mio campo visivo e il mio sguardo si sposta su Matt che sta guardando l'orologio «fra undici ore atterreremo alla prima destinazione, appena siamo in quota, ti conviene dormire un po', ti farà bene» commenta lui, accarezzando dolcemente la mia mano.
Se riuscirò a chiudere occhio, forse avrei dovuto accettare da Joyce quei tranquillanti.
Annuisco esitante, mentre lui mi passa una mascherina per gli occhi, con il suo sguardo da: siamo su un jet, il mio jet..
E poi si china su di me ad allacciarmi la cintura, perché so che ha visto le mie mani che chiuse in due pugni stanno tremando e prima di fare lo stesso con se stesso mi lascia un bacio sulla testa.
L'aereo inizia a scaldare i motori per poi percorrere la pista vuota davanti a sé. Matt mi afferra il viso e mi volta il volto verso di sé trovando i miei occhi spalancati, che stavano guardando il cemento fuori.
«Guarda me» sussurra con tono dolce e allo stesso tempo perentorio. Lo ascolto e senza controllarmi le mie mani afferrano la sua e la stringono, conficcando le unghie nella pelle, ma lui non sembra nemmeno sentirlo. Continua a guardarmi, a sorridermi, ad accarezzarmi il viso con la mano libera dalla mia presa e quando si china a baciarmi, mi rendo conto che siamo già in aria.
Cerco di ricambiare, ma qualcosa mi opprime il petto, anche se sto cercando di ignorarla. Mi poso una mano sopra quel peso invisibile e lui mi segue, posandola sopra la mia, dove riesce a sentire il cuore cuore e il mio respiro agitato che mi fa sollevare il petto.
«Posso sempre farti rilassare come l'altra volta se ne senti il bisogno».
Il rossore e il calore che all'improvviso riempiono le mie guance, mi bruciano la pelle, sotto allo sguardo divertito di Matt, che si gode il mio imbarazzo. Stronzo.
«Queste promesse a vuoto, non è da te amore», lo rimbecco beneficiando del suo sorriso divertito.
Mi afferra il viso fra le sue mani e mi bacia, ballando con la mia lingua e stringendo i miei capelli in una morsa, costringendomi ad andargli incontro con foga.
Sussulto e un gemito esce dalla mia gola che non fa altro che incitarlo in quella bellissima e tormentata tortura, che sta accendendo il mio corpo peggio di un albero di Natale.
Si stacca e si china sul mio orecchio, lasciando un dolce morso al lobo prima di sussurrarmi: «le mie promesse non sono mai vuoto tesoro, ma dovrai aspettare».
Per poi allontanarsi tirando fuori un computer da una borsa, per iniziare a lavorare, digitando freneticamente sulla tastiera. Lasciandomi ancora con il cuore palpitante nel petto e un'eccitazione non soddisfatta tra le mie gambe. E lui lo sa, e mi sta ignorando apposta. Sta giocando con me, come sempre, e io come ogni volta lo lascio fare.
Vorrei fargliela pagare, stuzzicarlo, ma la stanchezza e le poche ore di sonno iniziano a farsi sentire. Sento gli occhi pesanti, i muscoli doloranti, per non parlare del fatto che non smetto di sbadigliare da quando abbiamo lasciato la villa.
L'ultima cosa che vedo è Hunter che ci guarda prima di sedersi e allacciarsi la cintura in quattro postazioni davanti a noi, per poi tirare una tenda, prima di crollare contro al sedile. E per la prima volta nella mia vita mi addormento su un aereo. Cosa che non avrei mai creduto possibile, prima d'incontrare Matt.
***
Mi sveglio di soprassalto, sentendomi di essere più stanca di quanto lo fossi prima di chiudere gli occhi. Anche perché non è stato per niente un sonno riposante. L'adrenalina che prima mi scorreva nelle vene, accendendo il mio cervello, mi ha abbandonato e ora devo fare i conti con la stanchezza e i dolori.
Tolgo la mascherina e la luce del sole attraverso il finestrino s'insinua nei miei occhi, facendomeli strizzare e provocandomi un dolore temporaneo alla testa. Tolgo anche le cuffie di gomma che avevo messo per isolarmi dal rumore e me ne pento appena il rumore incessante del motore aggredisce il mio udito. Se prima avevo paura, ora vorrei solo scendere per potermi sgranchire e dormire su un letto vero.
Volto lo sguardo e trovo Matthew ancora di fianco a me.
Come sempre sta lavorando, dannazione è davvero instancabile. Lui si volta verso di me e sorride, facendomi notare che la stanchezza ha preso il sopravvento anche nel suo splendido viso.
Delle leggere occhiaie violacee sotto agli occhi, che non fanno altro che accentuare le sue iridi verdi. La sua camicia sgualcita e infine i suoi capelli in un ammasso scombinato e arricciato, con un ciuffo che è ricaduto ad accarezzargli la fronte. Cazzo anche così è perfetto. Com'è possibile?
Non voglio immaginare la mia faccia, ma mi basta un'occhiata ai mie capelli completamente privi di senso e probabilmente pieni di nodi, per capire che lo stesso non vale per me.
«Dormito bene?» chiede e mi trattengo dal fare una smorfia.
Se lasciamo perdere il dolore al collo perché continuavo a scivolare dal cuscino e il fatto che non sento più il sedere e le gambe, sì è andato bene.
«Tu invece?» chiedo cercando di sciogliere i muscoli contratti delle spalle con delle mosse inventate di stretching.
«Sì mi sono svegliato poco fa», commenta e poi si guarda l'orologio, prima di tornare a donarmi la sua attenzione.
«Atterreremo fra due ore, vuoi fare colazione?» chiede e io annuisco all'improvviso felice.
«Mi stavi aspettando? Che gentiluomo...» sussurro divertita. Lui ridacchia e chiama la hostess schiacciano un tasto, la quale subito si affretta a raggiungerci.
«Cosa desidera signor Dallas?» chiede con voce acuta e accondiscendente, senza nemmeno rivolgermi uno sguardo. Che carina.
«Ci può portare due fette di torta al cioccolato e due caffè?» lei annuisce e poi se ne va, scuotendo il culo stretto in una gonna blu. Sempre più carina, proprio quello che ci voleva dopo un dormita così difficile.
Anche se l'idea della torta al cioccolato, mi fa cambiare umore, In fondo non c'è niente che un po' di cioccolato non può sistemare. Gli afferro la mano e poi mi allungo per lasciargli un dolce bacio casto sulle labbra.
Mi scosta una ciocca di capelli dal viso e poi mi afferra per il mento, facendo scontrare i nostri occhi che silenziosi si studiano a vicenda e si scontrano, come l'erba verde che trova rifugio tra le crepe di una terra bruna, creando qualcosa d'incredibile.
«Grazie» mi trovo a sussurrare colta da un'emozione che nasce in mezzo al petto.
«Per cosa amore?» chiede per poi passarmi il suo pollice sulle labbra, mentre resisto all'impulso di mordicchiarlo. «Per tutto questo» sussurro, e il suo viso sembra ammorbidirsi e le sue pupille ingrandirsi. Si china, i nostri nasi si sfiorano, i nostri respiri si mescolano, ma prima che lui possa ribaciarmi la hostess torna, interrompendoci.
«Ecco a voi» sussurra ed ecco un altro sguardo languido su mio marito ben servito. Si china su di noi e ci lascia i piattini insieme alla vista del suo seno attraverso la camicetta, sbottonata.
Mi è passata la fame.
Sorride ancora a Matt che però non la sta guardando e penso che farà anche un occhiolino, quando finalmente sembra accorgersi di me, e si volta senza prima lasciarmi un sorriso finto.
«C'è qualcosa che non va?» mi chiede lui, sorprendendomi a fulminare la donna che ancora una volta, sparisce sculettando e facendo rimbombare i suoi tacchi sul pavimento.
«No assolutamente» borbotto afferrando il piattino dal tavolo, con la forchetta affianco. Davvero mi ha fatto sdegnare una torta al cioccolato? Che donna spregevole.
Anche se il mio stomaco che si lamenta dentro di me, dice altro. Sto per affondare la forchetta, quando lui me la toglie dalle mani impedendomelo.
«D-i-m-m-e-l-o» sussurra scandendo ogni parola e usando quel suo tono serioso e perentorio. Eppure quando lo usa, anche se non lo ammetterò mai ad alta voce, il mio clitoride inizia a pulsare. Se poi ci mettiamo anche quello sguardo...cazzo.
«Non mi serve per forza», mormoro con tono beffardo, prendendo con il dito la glassa del cioccolato, per poi portarmelo alle labbra.
Succhio la deliziosa crema dal mio indice, senza mai staccare gli occhi dai suoi, che all'improvviso si accendono di un fuoco che conosco fin troppo bene.
E io come al solito finisco come questo cioccolato a contatto con il calore, completamente sciolta.
Lascio che un gemito d'approvazione esca dalle mie labbra prima che una sua mano mi afferri il viso per avvicinarlo al suo.
«Jennifer parlami, o troverò dei metodi più convincenti per farti confessare» sibila la sua minaccia, che però è così dolce sulla lingua, come zucchero a velo che si scioglie.
«Sempre a minacciarmi di farmi divertire signor Dallas» borbotto con un sorriso per niente angelico sul viso.
La sua mano scende sul mio collo, avvicinandomi sempre di più al suo viso che per questione di millimetri non si sfiorano, solo il respiro osa dove non cede il tatto.
Mi sembra quasi di sentire la sua energia piena di eccitazione accarezzarmi ogni lembo della mia pelle, mentre i suoi occhi di un verde brillante mi studiano attentamente.
«Jennifer Miller Dallas, mi stai sfidando? Ancora una volta?»
Trattenendo una risata fin troppo elettrizzata, mordendomi un labbro, afferro un altro po' di glassa dalla mia torta e senza preavviso gliela spalmo sulle sue labbra.
Prima che possa fare qualsiasi cosa, mi sollevo e con la lingua lecco via ogni traccia di cioccolato dalla sua bocca
Lui resta fermo, mi lascia fare, con il respiro che diventa più irregolare e con la mano che si stringe intorno al mio collo.
«Sempre», sussurro, ed eccola la scintilla che gli mancava.
«Vieni con me» mormora slacciandomi con una semplice mossa la cintura di sicurezza. Si alza in piedi e mi cede la mano, che io afferro senza esitazione.
Cerco di non pensare al senso di nausea che m'invade, sentendo il pavimento sotto di me instabile e lo seguo con passo fin troppo svelto, fino alla fine dell'aereo.
Ci sono stata prima, c'è un bagno, ma solo ora mi accorgo di un'altra porta. La apre facendo scattare la serratura, per poi entrare portandomi con sé.
Scopro una piccola stanza non molto più grande del bagno, ma abbastanza da contenere, un piccolo divano, una scrivania e televisore appeso alla parete.
Prima che possa anche solo abituarmi alla stanza, il suo corpo mi spinge contro alla porta chiudendola definitivamente e inizia a baciarmi, mentre la sua mano dietro alla mia schiena inizia ad abbassare la cerniera del mio vestito.
Una volta arrivato alla fine, lo fa cadere a terra osservandomi con malizia. Lasciandomi solo con delle autoreggenti color carne e dell'intimo nero.
Si china sul mio orecchio e mi scosta i capelli per sussurrare meglio: «come posso osservare le altre donne, quando ho te davanti». L'ha capito. Mio marito o legge nella mente o ormai mi conosce così bene che riesce a capire persino cosa mi affligge. Non so quale delle due ipotesi mi sconvolge di più.
Si gode il mio sgomento, prima di inchinarsi a mordermi il labbro inferiore, mentre io lo afferro per la cravatta, avvicinando il suo viso al mio.
«Non è del tuo sguardo che mi preoccupo, e del loro su di te, non so se te ne rendi conto, ma sei dannatamente bello...e davvero molto sexy» gli confesso facendolo sorridere, mentre accompagno la mia frase, con le mie mani che passano sul suo corpo ancora vestito. Dobbiamo rimediare.
«Come vogliamo risolvere la situazione?» mi chiede togliendosi la giacca, che raggiunge il mio vestito.
«Prima di prendere una decisione, vorrei rivedere cosa mi appartiene» sussurro e le sue mani si infilano nei miei capelli, tirandoli leggermente.
«Non ci sono problemi...» mormora e la sua bocca ricade sulla mia, mentre le mie mani gli slacciano prima la cintura e poi i pantaloni. Se ne libera in pochi secondi, facendomi poi slacciare la camicia azzurra, che anche quella raggiunge gli altri vestiti. Le mie mani si perdono a toccare la sua pelle calda e perfetta, assaggiando avide ogni curva, ogni solco degli addominali, fino a quella V scolpita che mi porta ad abbassare lo sguardo.
Le nel mentre le sue mani mi abbassano le mutandine, e un attimo dopo mi afferrano per le cosce, facendomi circondare i suoi fianchi con le gambe.
«Mordimi la spalla...» sussurra e io lo guardo confusa esitando. «Fallo piccola» ordina e pochi secondi dopo capisco il perché. Entra dentro di me e un urlo mi scuote completamente, ma viene attutito dalla sua mano sulla bocca.
Faccio come dice mentre lui mi afferra per il culo, in modo da andare ancora più in fondo, mentre continua a tenermi contro alla porta. Per un'istante il pensiero che sto facendo sesso su un cazzo di aereo in volo, accende un allarme rosso nella mia mente, che un tempo mi avrebbe fatto crollare nel panico. Ma il piacere è talmente travolgente, che m'inonda e offusca anche quel segnale.
Ad ogni affondo, qualcosa dentro di me inizia ad ardere, come un fuoco che ha bisogno di ossigeno e di un combustibile per espandersi, Matt è la mia maledetta benzina, che provocherà un incendio.
«Matt...» sussurro e lui mi bacia il collo lasciando anche lui un morso più dolce del mio alla spalla.
Lo sento sorridere mentre le sue spinte aumentano insieme al nostro piacere e la sua mano si sposta solo per potermi abbassare il reggiseno.
«Vieni per me, ora» mi ordina, facendomi lasciare la presa sulla sua spalla e appoggiandomi completamente contro la fredda porta, per potersi chinare a baciarmi un capezzolo libero e turgido per lui.
E come una detonazione, con un'ultima spinta, il fuoco divampa a partire dalla mia intimità fino ad incendiarmi tutto il corpo. La mia mente si annebbia, il corpo trema con il piacere che piano piano scema, mentre la sua mano sulla mia bocca, attutisce ogni mio gemito. Sento il suo cazzo contrarsi dentro di me con un'ultima spinta, e poi un suo gemito roco esce dalla sua gola, mentre il suo seme si riversa dentro di me.
Esausta, mi appoggio al suo petto agitato, mentre come un'onda del mare la realtà torna gentile ad accogliermi, lambendo il mio corpo ancora incandescente.
«Ho appena avuto un orgasmo devastante e fatto del sesso sorprendente su un'aereo...come mi hai convinto a fare tutto questo?» chiedo ancora nell'oblio e con delle gambe che mi sembrano gelatina, che non credo che mi reggerebbe una volta in piedi.
Lui ridacchia, per poi baciarmi la fronte, coprendomi le spalle con la sua camicia che ha raccolto da terra. Il suo profumo impregnato nella stoffa m'invade, ma non è niente paragonato a quello della sua pelle, che mi ritrovo ad annusare all'altezza del collo.
Può un profumo inebriarmi così tanto? A quanto pare sì.
«Un mago non rivela mai i suoi trucchi» mormora e io sorrido, baciandogli la pelle tesa vicino alla giugulare e senza controllarmi mi ritrovo a dargli una piccola leccata, che mi lascia del salato sulla lingua. Lo sento sorridere, mentre va verso il divano, sedendosi e portandomi con sé.
«Devo confessarti una cosa da un po' di tempo» sussurra e il luccichio nei suoi occhi mi fa capire che non è nulla di brutto, ma che a quanto pare lo diverte abbastanza.
«Devo avere paura?» chiedo e lui scuote la testa, allungando una mano afferrarmi una ciocca di capelli e arrotolandola lungo al dito.
«Questo giorno mi ha ricordato una cosa che è successa l'anno scorso, premetto che ero lì solo per assicurarmi che tu tornassi a casa sana e salva» mormora mentre mille dubbi si moltiplicano nella mia mente.
L'anno scorso? La mia mente inizia a viaggiare allo scorso Dicembre, era stato un mese abbastanza pesante, con la proposta e l'organizzazione del matrimonio. il trasloco, Tess che mi ha ospitato...e poi l'illuminazione.
La festa di addio nubilato. All'improvviso sento il viso accendersi probabilmente di un rosso intenso, mentre Matthew mi guarda.
«Tu eri lì...sei tu mi ha accompagnato a casa! Ecco perché non ricordavo come ci ero tornata...».
Quella sera era stato un mistero per giorni, ed avevo smesso di pensarci perché in fondo non era successo nulla ed ero tornata a casa. E invece c'era lo zampino di Matthew Dallas. Dovevo immaginarlo. Spiegato anche perché avevo le visioni di quegli occhi verdi.
«Quella sera ho capito che tu non reggi l'alcol, eri completamente ubriaca, però mi hai riconosciuto e hai iniziato a ricattarmi di annullare il contratto».
Oh merda, questa cosa è abbastanza imbarazzante.
«Dimmi che non ti ho vomitato addosso», lo prego facendolo ridere.
«No però sei quasi caduta per terra, ma ti ho salvata. Ho solo trovato il tuo sarcasmo abbastanza pungente» ride e io inizio a prenderlo a pugni leggeri sul petto.
«Perché non me lo hai detto, quando la mattina seguente ti ho chiesto se c'eravamo incontrati?» gli chiedo mentre penso cosa dirà Tess quando glielo racconterò, probabilmente o lo prenderà a schiaffi per avermi rapito e averla fatta preoccupare oppure lo abbraccerà per avermi protetto. Opto di più per gli schiaffi.
«Perché mi sembrava una cosa da stalker ossessionato confessare alla donna che aveva accettato di sposarmi senza praticamente conoscermi, che l'avevo seguita, osservata in quel vestito bianco che la faceva sembrare un angelo, preso quasi a pugni l'uomo contro si era strusciata e portata di forza a casa della sua amica perché ero troppo preoccupato per lei» confessa senza riuscire a nascondere un velo d'imbarazzo che gli colora il viso.
Ma tutto viene messo in secondo piano, all'emozione che sta crescendo in me oltre all'imbarazzo, che ormai ha fatto diventare la mia faccia color porpora.
Forse è la consapevolezza che lui provava già qualcosa per me. Che lui già all'epoca teneva così tanto a me da preoccuparsi.
Quale pazzo altrimenti avrebbe fatto tutto questo se non per qualcuno che ama?
Mi chino a baciarlo, per poi perdere le mani tra i suoi capelli, mentre lui ricambia, afferrandomi le cosce tra le mani.
«Ti amo, stalker», sussurro e il suo sorriso mi uccide per poi riportarmi in vita.
«Ti amo, angelo».
E poi la voce del pilota attraversa le casse.
«Stiamo per atterrare a Roma».
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro