CAPITOLO 95
L'appuntamento
Jennifer
Mi appoggio contro al freddo bordo della vasca e sospiro profondamente, con un sorriso che si estende sul mio viso.
Tutti i muscoli sono indolenziti per ieri sera, dalle gambe, alle braccia e al ventre.
Ma per fortuna l'acqua calda che mi avvolge, allevia un po' il dolore.
Stamattina mi sono svegliata fra le braccia di Matthew, eravamo ancora nudi, e quando lui mi ha sorriso stringendomi forte contro al suo petto, la mia giornata ha avuto inizio.
La porta del bagno si apre e dell'aria fredda entra nella stanza raffreddandomi le spalle bagnate, mentre molta schiuma ricopre l'intero corpo, sopra la superficie dell'acqua.
«Fai il bagno senza di me? Pensavo che avessimo chiarito che non avresti più fatto il bagno senza di me», commenta Matthew, che cerca di guardarmi male, senza successo.
Si china davanti a me e mi accarezza dolcemente il viso, per poi arrotolarsi una delle ciocche che è scappata alla mia coda improvvisata, e se la arrotola al dito per poi posarla dietro al mio orecchio.
«Hai ragione, ma se vuoi puoi unirti, c'è spazio anche per te» oso sussurrare, accompagnando con un sorriso accondiscendente.
Il suo sguardo diventa malizioso mentre la sua mascella scatta, procurandomi brividi di piacere al basso ventre.
«Non tentarmi piccola seduttrice, o facciamo tardi all'appuntamento», mi avvisa ma il suo tono caldo e il suo sguardo che non smette di fissare il mio petto che si solleva mentre respiro, infrangendo la superficie dell'acqua, ma non abbastanza da mostrargli quello che brama, mi dicono ben altro.
Già l'appuntamento con il notaio. Un brivido percorre la mia colonna vertebrale all'idea di incontrarlo. Un presentimento? O forse ho solo paura dell'eventuali conseguenze di questo appuntamento?
Mi ha detto che ha chiamato ieri sera, mentre io dormivo, perché lo zio Richard ha in serbo altri piani per lui.
Probabilmente riguarda l'azienda, mancano quasi tre mesi a Dicembre, al nostro anniversario di matrimonio, e da quel giorno lui sarà l'indiscusso proprietario di tutta la Dallas Corp.
Magari vuole fargli espandere la azienda, in altri paesi oltre a quelli in cui è già presente.
Anche Matt è molto agitato all'idea di incontrarlo, anche se non vuole ammetterlo, ma ho visto cosa aleggiava nei suoi occhi mentre m'informava dell'appuntamento, paura.
E credo di comprenderlo, l'ultima volta gli ha detto di cercare moglie e mi è venuto addosso con l'auto, spero soltanto di non fare alcun incidente oggi.
Gli faccio segno di avvicinarsi e lui mi posa un bacio sulle labbra, senza però approfondire, come se si stesse controllando per non saltare dentro questa vasca con me.
«Allora finirò il bagno sola soletta» farfuglio imbronciata, cercando di guardarlo con i miei occhioni dolci, che l'hanno fatto cedere diverse volte.
Lui sorride e si morde il labbro respirando profondamente e allunga una mano per accarezzarmi la guancia, per poi scendere lungo il mio collo infrangendo l'acqua, per poi ritornare verso il mio viso.
«Non mi corrompi così, piccola diavoletta ho un autocontrollo di ferro» farfuglia, sebbene il suo corpo teso mi dice altro. La mascella serrata, la mano ancora vicino al mio viso chiusa in un pugno per non toccarmi, e gli occhi fissi sul mio viso per non cercare di vedere qualcosa sotto alla schiuma, che ormai si sta dissolvendo nell'acqua, aprendo scorci sul mio corpo.
«Va bene, se non posso corromperti allora esco» mi alzo in piedi e lascio che l'acqua e la schiuma scivolino via dal mio corpo, mentre aspetto che lui si sposti per farmi scendere.
Lui deglutisce senza staccare gli occhi dalla mia pelle nuda e dai movimenti lenti dell'acqua che seguendo la gravità, scivola lungo il mio corpo.
Il mio corpo, ormai guarito da quei lividi scuri che lo riempivano, compreso quello che per settimane ho creduto non sparisse, all'altezza delle costole, che sono guarite senza troppi problemi.
L'unica cosa rimasta a ricordarmi di quel giorno per il resto della mia vita, sarà quella cicatrice sotto la coscia, che cerco di curare con qualsiasi tipo di crema, anche se ormai sta diventando bianca.
Una linea frastagliata di quasi quattro centimetri, con anche delle piccole righe orizzontali, causate dai punti che ho tenuto per due settimane.
A volte vedo Matt che si sofferma a guardarla e quello che vedo nei suoi occhi sono diverse emozioni che si mischiano: rabbia, sgomento e senso di colpa. So che ogni volta la sua mente va a quei giorni, pensa a quello che ho pensato, al dolore e alle urla.
Come io ogni volta che guardo la cicatrice alla sua spalla. Risento il mio cuore spezzarsi in mille pezzi e cadere insieme a lui sul terreno. Sento il suo sangue sulle mani e il battito che diminuisce sotto alla mia pressione.
So che ci vorrà del tempo per entrambi. So che un giorno guarderemo le nostre cicatrici e sorrideremo perché siamo ancora vivi e insieme, e non cadremo in quel baratro scuro.
«Tu mi vuoi uccidere, vero?».
La sua voce roca con il suo sguardo caldo, hanno l'effetto di farmi ancora battere un migliaio di farfalle nello stomaco e di accendere quella fiamma dentro di me che crea quella pressione al clitoride quasi insostenibile e diventare i capezzoli come due diamanti, pronti per essere leccati.
Sorrido tronfiante per poi afferrare l'asciugamano di fianco a lui, mettendomelo intorno al mio corpo. Esco dalla vasca e mi alzo in punta di piedi, per baciarlo, accogliendo la sua lingua che invade la mia con passione. Attenta a non toccarlo e bagnarlo.
«Vado a vestirmi» lo informo.
Quando faccio per andarmene, lui mi attira di nuovo a sé e mi solleva una coscia dietro la sua schiena per invitarmi a salirgli in braccio cosa che faccio mentre lui mi porta verso la camera da letto.
«Matt... l'appuntamento» farfuglio, mentre un gemito esce dalla mia bocca, quando mi bacia il collo dolcemente per poi lasciare un morso vicino alla giugulare.
«Non me ne frega un cazzo dell'appuntamento... prima devo occuparmi di qualcosa di più importante». Rido e gemo nello stesso momento, mentre mi butta sul letto aprendomi le gambe e sganciando l'asciugamano che mi copre.
In pochi secondi è dentro di me e mentre urlo il suo nome e ascolto le sue promesse di farmi venire per il resto della nostra vita, io cado a braccia aperte in quel precipizio che sto iniziando a conoscere bene, che mi avvolge ogni nervo e muscolo del corpo e mi porta in un altro mondo per qualche istante. Qualche istante di assoluto piacere.
A volte penso quanto siano importanti quei pochi secondi in cui il tuo cuore batte fortissimo e il cervello si stacca mentre sembra che tutti i tuoi problemi svaniscano in quella nebbia calda che offusca la mente.
Quanto bramiamo arrivare a quel traguardo, quanto il nostro corpo freme, per pochissimi secondi di felicità.
Certo poi c'è anche l'attrazione, il sesso, la chimica tra due persone, ma tutto porta e si concentra su quegli istanti brevi ma quasi magici.
***
Dopo aver indossato un vestito beige con spalline larghe, sciolgo i capelli scuri che mi ricadono sui seni e mi guardo allo specchio.
Chi mi vedrà in giro penserà: eccola lì la moglie del milionario, che è stata rapita e poi gli è morto il padre. Accompagnando il tutto con uno sguardo pieno di pena.
Ora tutti vogliono compatirmi, mentre meno di un mese fa, mi parlavano dietro. So che poi Matt ha fatto uscire il video che raccontava la verità su quel disgustoso bacio con Jonathan, che ha provveduto a fare in modo che se quell'immagine o qualsiasi articolo fosse uscito sarebbe stata cancellato e il giornalista querelato. Però io non dimentico.
Matthew mi raggiunge, mi lascia un bacio sulla tempia, mentre m'inonda con il suo profumo d'estate.
Appena guardo le nostre figure, riflesse nello specchio, non posso fare a meno di sorridere. Quest'uomo mi ama. Lo vedo nei suoi occhi appena li posa sul mio viso e dall'altro bacio che si perde nei mie capelli.
«Sei così bella...» sussurra e dentro di me mi sembra di tremare, per un semplice complimento, che però detto da lui ha tutto un altro potere.
Non ricevendo alcuna mia risposta o azione, ricongiunge lo sguardo con i miei occhi, attraverso lo specchio e nel suo viso noto un velo di preoccupazione.
«Tutto bene? Sembri pensierosa», commenta leggendo il libro aperto della mia esistenza. Come fa?
Annuisco mascherando tutto ciò che mi preoccupa, dietro un sorriso. La realtà e che mi sento come se qualcuno mi stesse stringendo lo stomaco in una morsa. Come se sentissi che qualcosa non va, ma non capissi cosa.
Forse è questo strano appuntamento dell'ultimo minuto, con un uomo che ha già sconvolto le nostre vite.
«Sì tutto a posto, andiamo amore o facciamo tardi».
Lo bacio e poi prendo la borsa dal letto incamminandomi verso la porta, ma non sentendo i suoi passi mi volto a guardarlo.
Noto il suo sorriso felice, accorgendomi solo ora di come l'ho chiamato. Gli sorrido a mia volta e mi rendo conto che questa nuova normalità insieme a lui è fantastica. Non devo avere più il timore di mostrargli quello che provo, non devo più trattenermi da dirgli un "ti amo", non devo più avere paura che lui scappi di nuovo.
Sono proprio innamorata. Sono follemente innamorata dell'uomo che mi ha rubato il cuore, il momento in cui a sette anni me lo sono ritrovato nel salotto di casa mia a giocare con mio fratello, e lui si è voltato sorridendomi e salutandomi, mentre il mio cuoricino ha iniziato a battere più forte, per qualcosa che all'epoca non capivo.
Lui mi prende la mano e mi accompagna verso la sua automobile, e io saltello felice perché questa volta guido io.
Ma lui non sembra ricambiare, perché mi guarda sott'occhio, appena appoggio le mani sul manubrio.
«È inutile che mi guardi così, l'ho già guidata senza dirtelo, e guarda, è ancora intatta» borbotto infilandomi la cintura, mentre i suoi occhi mi fulminano, facendomi sorridere.
«Hai guidato Allie senza dirmelo? Quando hai una tua auto?» scoppio a ridere, ma lui rimane scioccato dalle mie parole.
«Allie? Sei serio?» chiedo per poi azionare l'auto, che ruggisce e sotto al mio piede trema. Dopotutto non si ha sempre l'occasione di guidare una Bugatti Voiture Noir. Nulla da togliere all'auto che mi ha comprato, ma questo gioiellino ti mette addosso una tale energia e adrenalina da farti fremere.
«E vorrei ricordarti che la mia è in riparazione per colpa tua, perché pensavi di riuscire a guidare con una mano e per uscire dal garage con la Jeep gli hai spaccato uno specchietto, inizio a pensare che tu abbia del risentimento per le mie automobili» mormoro divertita facendolo ridacchiare, anche se so che vorrebbe alzare gli occhi al cielo.
Quel giorno di qualche settimana fa, credo che sia stata la prima volta dopo tanto tempo, che ho riso piegandomi in due, mentre lui non sapeva se accompagnarmi o arrabbiarsi con se stesso. Alla fine ha ceduto.
So che avrebbe potuto accompagnarci Hunter che di sicuro terrà sotto controllo il GPS dell'auto, ma volevo stare un po' da sola con Matt e sentirmi una persona normale per almeno una mattinata. Non credo che una persona normale guiderebbe un'auto del genere, ma il godimento che mi procura l'espressione attenta e preoccupata di Matt è ineguagliabile.
Lo studio è piccolo e riservato nascosto tra i palazzi di Brooklyn, molto lontano dalla nostra casa. Chissà perché Richard ha scelto precisamente questo studio.
Il notaio ci accoglie, con un sorriso sulle labbra e ci invita a sederci mentre la segretaria ci chiede se vogliamo qualcosa da bere, che entrambi rifiutiamo.
«Signore e signora Dallas benvenuti, è un piacere vedervi, prego accomodatevi» mormora con voce tenue e ci indica le poltrone in pelle marrone.
Mentre mi siedo lo guardo, è un uomo intorno alla sessantina, i capelli radi e principalmente solo ai lati della testa, un viso pieno di rughe e due occhi scuri che vengono nascosti da dei grossi e spessi occhiali marroni.
Sembra una persona normale, me è fin troppo felice nel vederci e questo non mi piace.
«Allora possiamo iniziare, avrei dovuto parlarvi quasi due mesi fa, dopo sei mesi dal vostro matrimonio, ma ho saputo delle complicanze, a proposito vi faccio le mie condoglianze» commenta, mentre afferra una busta gialla che sembra ancora sigillata. Lo ringrazio e noto di fianco a me Matt che all'improvviso sembra più teso di una corda di violino.
Se lui è così preoccupato, forse dovrei esserlo anch'io.
Ma prima che il notaio possa dire altro, il mio cellulare squilla nella borsa, facendo voltare i presenti verso di me.
Lo prendo e noto sullo schermo il nome di mia madre, la prima chiamata del giorno, come ho fatto a dimenticarla.
Dal funerale ho provato a stare qualche giorno da lei in casa, anche Chad prima che partisse per l'esercito e anche Aria aveva preso una pausa all'università, ma lei ci ha "cacciato" la sera stessa dopo aver mangiato. Ha detto che abbiamo una vita, che starà bene e che ci avrebbe chiamato ogni giorno.
Sono tornata a casa e sapendo che lei sarebbe crollata, l'ho chiamata e abbiamo passato ore a parlare e a piangere insieme, mentre ero chiusa nella silenziosa biblioteca raggomitolata sul divano.
Lo ho fatto promettere che mi avrebbe chiamato ogni volta che sentiva di perdere il controllo e lo stesso avrei fatto io.
Perciò siamo finite ad avere la rutine di chiamarci la mattina e la sera, ogni giorno.
Matthew lo nota e mi fa segno di rispondergli «mi scusi torno dopo, voi continuate pure» mormoro e poi esco dalla piccola stanza, chiudendo le porta alle mie spalle.
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