CAPITOLO 94
Io e te
Jennifer
È passata qualche settimana, da quando mi sono confidata con Matthew e ancora si rifiuta a stare con me.
Ho affrontato i miei incubi, le mie fobie, ho anche iniziato ad andare da una psicoterapeuta. Anche se all'inizio ero un po' scettica, mi sta aiutando molto sia con i miei problemi ad oggi, ma anche a quelli passati.
Tess ha pure preso l'impegno di accompagnarmi ad ogni visita, dice che vuole prendersi cura di me, visto che "sono scappata nella foresta" senza chiedergli il permesso. Anche se credo che mi vuole solo tenere d'occhio e impedirmi di scappare dalle visite.
Perciò ora dopo un tempo che mi sembra un'eternità, voglio stare con mio marito, perché sono pronta.
Oggi è dovuto andare al lavoro a sistemare alcune cose, quindi ho dato la giornata libera a Joyce e anche se non voleva lasciarmi sola, alla fine l'ho convinta.
Ho fatto la ceretta sulle gambe, e solo i muri sanno quanto ho maledetto i peli per esistere. E dopo aver acconciato i capelli in delle onde che cadono morbide sulle spalle, mi sono anche truccata leggermente, di certo questa sera non potrà dirmi di no. Accendo in camera, varie candele aromatiche, che riempiono l'aria con il loro profumo e con il loro timido calore.
E infine indosso un reggiseno coordinato con delle mutandine, anch'esse rosse. Tutto nascosto sotto ud una vestaglia di lino nera, che setosa mi accarezza la pelle.
Osservo le mie mani tremare e le chiudo in due pugni serrati, cercando di tranquillizzare il respiro trepidante nel petto.
Sono nervosa e molto.
È passato molto dall'ultima volta, e sono successe troppe cose nel lasso di tempo, che ho paura influenzeranno la nostra intimità. Però lui è Matt. Non posso dubitare del nostro legame.
All'improvviso sento la sua macchina parcheggiare nel cortile, con la ghiaia che scricchiola sotto le ruote. Sento il motore spegnersi e delle portiere sbattere. Mi affaccio alla finestra e noto Matt incamminarsi verso l'entrata, con dietro Hunter, il nostro nuovo addetto della sicurezza. Devo dire che dopo William, ci metterò un po' a dargli la mia completa fiducia, ma devo dire che mi piace.
Ha messo delle telecamere intorno a tutto il perimetro, a cambiato tutte serrature e gli accessi elettronici di ogni entrata ed ha sigillato quelle inutilizzabili, come quella dietro al bosco.
È molto silenzioso e serio, ma sembra molto concentrato sul proprio lavoro e anche quando usciamo anche se non lo vedo, so che lui ci protegge e ci tiene d'occhio.
Agitata gioco con il laccio della vestaglia, stropicciando tutto il tessuto, mentre senza nemmeno controllarle le mie gambe stanno tremando. Mi siedo sul letto in una posa che dovrebbe richiamare sicurezza, schiena dritta, spalle in avanti e mani aperte sul materasso ai lati del corpo.
Ma a differenza delle modelle, io sembro goffa e impacciata. Maledizione.
«Jenny» la voce di Matthew mi fa aumentare il battito cardiaco e tutto il mio corpo si infiamma, sono sicura che se ora tolgo la vestaglia il completo si mimetizzerebbe con la mia pelle in fiamme.
«Jenny? Dove sei?» chiede ancora la sua voce un po' titubante.
Mi mordo il labbro e con esitazione gli rispondo.
«Sono in camera».
Il rumore dei suoi passi sulle scale si avvicina sempre di più, e io mi rendo conto di star trattenere il respiro, in attesa di vederlo.
Spalanca la porta e quando mi vede, il suo sguardo, si sposta dai miei occhi, per poi soffermarsi sul mio corpo ancora coperto. «Wow», sussurra facendomi sorridere e dandomi il coraggio di alzarmi dal letto per raggiungerlo, senza traballare sui tacchi alti.
E una volta arrivata davanti a lui sciolgo il nodo nero e lascio che la vestaglia mi cada dalle spalle, cadendo sul pavimento senza alcun rumore.
«Volevo sorprenderti» sussurro, a pochi centimetri dalla sua bocca, con i nostri respiri che si mischiano.
«Ci sei riuscita...» mormora, e sento i suoi muscoli irrigidirsi e il suo muscolo chiudersi, per cercare di non toccarmi. Ma questa volta non lo lascerò allontanarsi.
Mi avvicino ancora di più, facendo scontrare i nostri corpi e incrociando le braccia dietro al suo collo per trattenerlo, per poi chinarmi a baciare la sua bocca con foga.
Le sue labbra sono fredde, ma si scaldano facilmente a contatto con le mie, mentre lui ricambia con foga e accarezzando la mia lingua nella nostra danza preferita.
Gli tolgo la giacca, che raggiunge la mia veste a terra con uno fruscio.
«Jenny...» inizia a dire, ma lo zittisco di nuovo con le mie labbra.
«Jenny, aspetta...», scuoto la testa e metto le braccia intorno al suo collo, per poi passare le mani fra i suoi capelli scuri e setosi. La mano libera dal tutore, mi accarezza la schiena, fermandosi sopra al mio sedere, attento a non osare.
«No, oggi non voglio fermarmi Matt...» mormoro e sul suo viso spunta un sorriso malizioso. E so che non vuole fermarsi nemmeno lui. Sento la sua erezione premere contro la mia pancia.
Gli mordo il labbro inferiore, senza staccare il contatto visivo e finalmente sento la sua mano libera scendere sul mio corpo, afferrandomi una coscia e alzandola.
Però un attimo dopo lascia la presa e indietreggia di un passo.
«Jen...No».
Il suo declino mi offende, creando una ferita all'altezza del petto e facendomi sentire una stupida. Dovevo capirlo prima. Lui non mi vuole più. Dovrei accettarlo. Dovrei ricoprirmi subito e fuggire da questa stanza. Invece rimango inerme a guardarlo.
Lui se ne rende conto, come se riuscisse a vedere il vuoto che ha creato nel mio petto, la ferita sanguinante che cola sul tappeto.
Si riavvicina e con dolcezza, mi accarezza la guancia, facendo una fugace carezza alle mie labbra.
«Io ti voglio piccola, solo che non posso» risponde per poi indicando il suo braccio, che ancora non può muovere.
Piegato e tenuto fermo da un tutore di stoffa nera.
É per questo allora.
Non è perché non mi vuole o non mi desidera, ma perché non crede di essere all'altezza.
Sorrido e mi aggancio a lui, stringendolo a me e sentendo la sua eccitazione tra i pantaloni.
Lo bacio con dolcezza e calore, approfondendo quando lui ricambia spostando la mano dietro la mia nuca per attirarmi a sé.
Mi stacco per poterlo guardare negli occhi, sentendo i nostri respiri ansimanti che si mischiano, mentre strofino il naso contro il suo.
«Matt per me va bene così, a me non interessa, voglio solo te» sussurro, mentre le mie mani silenziose iniziano a slacciargli la camicia, bottone per bottone.
Lui fa una smorfia ma non si allontana, «invece a me importa» ribatte con voce roca.
Gli prendo la mano e l'appoggio sul mio sedere nudo, che lui stringe in una morsa mentre la sua mascella scatta e una luce che non vedevo da un po' inizia a balenare nei suoi occhi.
«Fidati di me, lasciati guidare...», sussurro e sul suo viso spunta un'altra sorrisetto che mi accende una scintilla nel cuore.
Finisco di slacciare la camicia e slaccio anche il tutore per aiutarmi a toglierla, per poi buttarla a terra insieme alle altre vesti.
Osservo il suo petto sollevarsi per i lunghi respiri, e la piccola fascia che ancora ricopre la sua ferita ormai guarita e chiusa.
Slaccio anche un altro guancio, e faccio cadere anche il tutore a terra.
A volte vedo che prova a toglierlo per un paio di ore per vedere la sua mobilità, anche se a giorni comincerà fisioterapia e potrà toglierlo definitivamente.
Mi sollevo e lo bacio esitante per paura di essere ancora rifiutata, ma lui ricambia e approfondisce con passione, facendomi indietreggiare verso letto, finché le mie gambe non incontrano il morbido materasso.
Mi fa sedere e poi mi guarda dall'alto, con un ghigno peccaminoso e il suo sguardo pieno di lussuria che si perde in me, per poi tornare a guardare nei miei occhi.
Con la mano dalla guancia scende lungo il mio collo, per poi accarezzare il mio seno ancora coperto, mentre il mio corpo si risveglia, dopo troppo tempo.
«Sei così bella piccola...cazzo sei una dea», sussurra e quello che sento nella sua voce, mi fa tremare come una casa durante un terremoto.
Allungo la mano e libero la fibbia della cintura, per poi slacciare il bottone dei pantaloni, per poi farli cadere ai suoi piedi, e lui se ne libera.
Lo invito a raggiungermi e lui si sdraia accanto a me e mi avvicino a baciarlo, mentre mi metto sopra di lui, facendolo sorridere.
La sua mano raggiunge la mia schiena e slaccia il mio reggiseno, lasciandolo cadere di fianco a noi.
I suoi occhi mi ammirano come se fosse la prima volta, e le sue dita mi accarezzano lentamente, come se volesse memorizzarsi ogni parte del mio corpo.
Mi attira nel suo caldo abbraccio, mentre le nostre intimità si scontrano con avidità sebbene ancora divise dai tessuti.
La sua bocca si scontra con la mia, con un altro bacio pieno di amore, dolcezza, passione e desiderio.
«Mi sei mancata Jenny...» sussurra e io so di cosa sta parlando, non del mio rapimento, ma del fatto che per settimane sono stata solo l'ombra di me stessa, solo un involucro vuoto.
Ma ora non sono più in quella foschia così fitta alla quale mi stavo abbandonando.
Sorrido e gli lascio una dolce carezza sul volto godendomi la ruvidezza della sua barba di qualche giorno.
L'altro giorno ho provato a fargliela, ma non è proprio finita bene, anzi non è nemmeno iniziata, perché mentre preparavo la schiuma, un ciuffetto gli è finito in un occhio. E mentre cercavo di non ridere, abbiamo passato il tempo a sciacquare l'occhio.
«Lo so...» mormoro dolcemente per poi chinarmi a baciargli il collo, scendendo lentamente sul suo petto.
Sorrido sentendolo fremere sotto di me e la mia pelle viene percorsa da migliaia di brividi.
La sua mano mi accarezza la schiena e scende fino alle mie mutandine cercando di togliermele, ma lo fermo, per poi mordicchiare la sua pelle.
«Aspetta...hai fretta?» sussurro e lui mi tira indietro i capelli, obbligandomi a guardarlo.
«Sei tremenda» borbotta e io mi mordo il labbro facendogli un occhiolino.
«Ho imparato dal migliore» ribatto, facendolo ridacchiare.
Mi attira di nuovo a sé, per baciarmi con foga, mentre spinge di nuovo la sua erezione contro la mia intimità, come per sfidarmi e ci sta riuscendo.
Con mani tremanti raggiungo il bordo dei suoi boxer neri e inizio a tirarli giù con il suo aiuto.
«Ti amo», sussurra all'improvviso e io mi fermo, per guardarlo negli occhi, ed eccolo il suo amore che brilla nelle sue pupille.
«Ti amo», sussurro per poi abbassare anche il mio intimo.
Non parliamo più mentre la nostra calda bolla ci circonda, solo io e lui, dopo tanto tempo. Come se entrassimo in un'altra dimensione in cui i problemi e la realtà non possono entrare. Appena affondo su di lui mi perdo nel piacere, mentre mi attira a sé, facendo aderire completamente nostri corpi nudi.
Mi bacia, mi assapora, mi accarezza, come se fossi l'unica persona importante per lui, l'unica persona per cui farebbe ogni cosa. E poi quando apre gli occhi per guardarmi, quello che mi provoca e talmente potente da farmi battere freneticamente il cuore e da allungare la mia eccitazione.
Sarà perché è passato molto tempo dall'ultima volta, o il fatto che mi ha davvero confessato il suo amore, oppure persino l'aver rischiato la vita.
Ma a differenza delle altre volte, tutto il mio corpo sembra in estasi, come se sotto la pelle avessi un fuoco che continua a divampare e lui fosse il dannato ossigeno.
I nostri movimenti sono fluidi e sincronizzati mentre i nostri gemiti e i respiri affannosi riempiono la stanza.
Sto per perdermi in quell'oblio fatto di piacere, quando di colpo mi ferma «aspetta!» grida.
Il suo viso, si trasforma in una maschera di puro terrore «non abbiamo messo il preservativo» spiega guardando il punto dove i nostri corpi si uniscono. Rido a vedere la sua faccia preoccupata «non te l'ho detto ma, ho riniziato la pillola due settimane fa, perciò ora stai zitto e torna a baciarmi».
Lui ride e mi accarezza dolcemente il viso.
«Va bene, ai tuoi ordini» borbotta sarcastico.
Senza avvisarmi, si siede, portando su anche me e stringendomi ancora più forte.
I nostri corpi ora sono intrecciati e la sua mano mi accarezza la schiena, premendo i polpastrelli, fino ad arrivare ai miei capelli che mi tira dolcemente all'indietro.
«Guardami», sussurra e la sua voce roca mi accarezza.
Lo faccio mentre sono sull'orlo del precipizio, pronta ad abbandonarmi al piacere, pronta a lasciarmi andare.
«Vieni insieme a me» e il piacere scoppia nel mio corpo come un palloncino pieno d'acqua, e si riversa in tutto il mio corpo in una lunga distesa di brividi.
Mi sdraio accanto a lui ancora ansimando e con il viso appoggiato al suo petto, anch'esso che si solleva incessantemente e con il cuore che rimbomba nel petto forte e prepotente.
É valsa la pena tutto quello che ho fatto oggi, per questo momento, sì assolutamente.
Lui è stato così dolce, ma allo stesso tempo così passionale e possessivo. Lo dimostra il succhiotto che di sicuro adesso ho sul mio collo. Mentre gemevo il suo nome, ha chiuso la bocca sul mio collo e ho sentito un morso, e poi la sua bocca succhiare.
Un succhiotto...cavolo mi sembra di essere tornata al liceo.
Afferro la coperta in fondo al letto e copro i nostri corpi, mentre si mette su un fianco, appoggiando la testa sulla sua mano senza smettere di tenermi attaccata a sé.
«Tutto bene?» chiede osservandomi e lasciandomi un dolce bacio sulla fronte.
Annuisco allungando la mano per accarezzargli dolcemente la guancia, per poi lasciargli un buffetto simpatico.
«Posso farti una domanda?» chiedo e distolgo lo sguardo dà i suoi occhi, al suo petto leggermente perlato dal sudore, che si solleva ancora agitato.
«Certo» risponde lui, lasciandomi un altro bacio sulla spalla. Deglutisco, per poi prendere un bel respiro mentre cerco di farmi coraggio. Ora o mai più.
«Non manca molto alla fine dell'anno, e volevo sapere: cosa succederà a noi due?» chiedo distogliendo lo sguardo.
Vorrei guardarlo in faccia, ma ho paura di vedere qualcosa che potrebbe ferirmi, perciò abbasso lo sguardo sulla mia mano sul suo petto.
Lui però mi alza il mio mento con le dita, e avvicina il suo viso al mio «non lo so, sinceramente dipende principalmente da un fattore» farfuglia, stringendo gli occhi, come se si stesse concentrando.
Faccio uno sbuffo, facendolo sorridere e tornare l'attenzione su di me.
«Di cosa parli?» chiedo curiosa. Lui mi fa segno di avvicinarmi, fino a sfiorare le sue labbra con le mie.
«Di una scelta che potrebbe cambiare completamente la sorte» sussurra dolcemente, mentre i nostri nasi si sfiorano dolcemente. «Quale scelta?».
«Vuoi continuare a essere mia moglie?».
La sua proposta, istantaneamente mi fa sorridere come una scema, ma racchiudo questa gioia, in una maschera dubbiosa.
«Mah non saprei, la vita con te, è troppo avventurosa e agitata, per non parlare del fatto di sopportarti, è davvero sfiancante» borbotto melodrammatica, trattenendo a stento la risata.
Lui in risposta, scuote la testa e con la mano inizia a farmi il solletico sulla pancia.
«Cosa hai detto?» chiede fingendo di essere sconcertato.
Dalla mia bocca esce una risata continua, che mi blocca il respiro. «Ho detto di sì» urlo, incapace di sopportare altro solletico, lui si ferma e sorride divertito.
«Sì, voglio continuare a stare con te» mormoro con voce roca e quando lo guardo, nei suoi occhi vedo una strana luce.
Lui mi bacia e poi mi stringe forte al suo petto.
«Ti amo Jenny» come al solito, a questa dichiarazione mi si scioglie il cuore, «ti amo Matt» rispondo a mia volta, per poi rilassarmi al suo fianco.
Matthew
Apro gli occhi sentendo la suoneria del mio cellulare e controvoglia mi sollevo dal petto di Jennifer che ancora dorme, e mi soffermo un attimo a guardarla. I suoi lunghi capelli scuri sparpagliati sul cuscino, e le sue curve ben evidenti sotto il sottile strato del lenzuolo.
Stasera abbiamo fatto l'amore, eppure è stato diverso, quasi magico, di certo ci saranno altre volte, ma credo che quello che è successo oggi, non lo dimenticherò facilmente.
Mi mordo il labbro e mi alzo dal letto senza svegliarla, raggiungendo la mia giacca a terra, per prendere il cellulare. Notaio... Che vuole ora?
«Pronto?» borbotto, mentre nella mia mente, torna il ricordo di quell'incontro, quando mi aveva detto ditrovare una moglie, se volevo l'eredità.
Poi come se fosse scritto nel destino, avevo incontrato Jenny o meglio, mi ero schiantato con l'auto.
Lui risponde, riportandomi alla realtà «buonasera signor Dallas, scusi il disturbo, però è da più di un mese che cerco di contattarla».
Sì forse ho ignorato le sue chiamate, ma con tutto quello che stava succedendo, non potevo pensare anche a lui.
Esco dalla stanza e chiudo la porta, per evitare di svegliare Jenny, incamminandomi verso la biblioteca.
«Aveva bisogno?» chiedo informandomi. «Sì, non so se si ricorda, ma devo parlarle del testamento, perché suo zio Richard ha imposto un'altra condizione per lei, da riferire dopo i sei mesi del matrimonio, riuscirebbe a venire domani? Anche con sua moglie se vuole».
Un'altra condizione davvero? Mio zio è interessato più della mia vita privata da morto, di quanto lo sia stato da vivo, e io che pensavo di aver finito con questo testamento.
«Mi devo preoccupare?» gli chiedo e lui sospira «è meglio se ne parliamo domani alle 11.00» risponde lui.
Accetto per poi tornare dalla mia Jenny. Mi sdraio accanto a lei e poi copro i nostri corpi con una coperta, con uno strano peso sul petto e con il pensiero che inizia a fare radici nel mio cervello.
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