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CAPITOLO 64

Girasoli

Matthew

«Cosa gli hai fatto?» domanda con voce rancorosa Gale.

«Non gli ho fatto nulla» commento mentre usciamo dal mio ufficio. È strano averlo qui, di solito evita questo posto come la peste. Dice che è troppo luminoso e bianco per lui, il vero significato di queste parole non lo conosco, ma sembra che per lui abbia senso. A giudicare dello stile oscuro del suo appartamento, neanche fosse la batcaverna, forse riesco a capire cosa intende.

Eppure appena ho accennato di dover andare a prendere Jennifer per riportarla a casa, oltre ad essermi preso una piccola paternale, non richiesta, me lo sono pure trovato davanti all'ufficio.

«Eppure è scappata via da te!» commenta aumentando il mio mal di testa, già debilitante. Ci mancava solo lui oggi.

«Abbiamo discusso, tutto qui, ora puoi tornare nella tua caverna, va tutto bene», spiego, anche se non ne sono completamente sicuro.

«No, io non me ne vado, Jennifer mi piace fin troppo e se tu la fai scappare con chi faremo le nostre cene a quattro?».

Quando fa così è più fastidioso di un zanzara, che durante la notte fa di tutto per far sentire la sua presenza.

Mi volto sconvolto e mi fermo ad osservarlo, di che diavolo sta parlando?

«Cene a quattro? Gale, sicuro di sentirti bene?» gli chiedo e lui alza gli occhi al cielo. È da un po' che non parliamo certo, però sembra davvero strano.

«Ma come, Jen non ti ha detto nulla di stasera?» mi chiede scioccato e sconvolto.

«Il ritorno di Amanda dal suo viaggio in Alaska non ti ha fatto bene», osservo, beccandomi la sua occhiataccia.

Non so se mi sorprende di più che lui e Jennifer si sentano senza che io lo sappia, che la chiami Jen, o che si venuto fino a qui per rimproverarmi.

«Io sto benissimo, e anche Amanda grazie per l'interessamento, anche se la potrai salutare stasera, quindi ora vai a prendere quella santa donna che ti sopporta, e facci pace, mentre io vado a cucinare il salmone che ho già marinato, mi raccomando puntuali stasera!» e poi esce dall'ascensore che si apre davanti a noi, e sparisce dietro le porte metalliche lasciandomi pieno di domande.

Quindi non solo, mi sono subito i suoi lamenti, lo vedrò anche questa sera. Durante una cena di cui nemmeno conoscevo l'esistenza. Oh Jenny, in cosa ci hai incastrati?

Gale è una delle persone più buone che io conosca, e non so come faccia a sopportarmi a volte, ma quando è con Amanda, diventa una persona totalmente diversa.

Lei è una fisica sperimentale, che lavora all'università di New York nel dipartimento di fisica. E adesso è appena tornata da un viaggio in Alaska, per testare una delle sue teorie sul sottostrato terrestre.

E sta con Gale da ormai cinque anni, cinque anni di tira e molla, cinque anni in cui lei partiva senza nemmeno dirglielo, e lui in tutto questo tempo è cambiato, e quando c'è lei diventa apprensivo e ansioso nei suoi confronti, perché so che infondo lui ha paura che lei possa lasciarlo per sempre.

Amanda è una donna intelligente e quando parli con lei ti senti sempre inferiore, ma è anche fredda e distaccata, anche con Gale.

E so che prima o poi farà soffrire il mio amico.

***

Passo a prendere dei fiori per Tess. E non solo per le buone maniere. Quella donna mi incute un po' di paura, devo essere sincero e se non ricordo male quella notte che ho riportato Jennifer nella sua casa ho notato dei girasoli in un vaso verde. Si stavano essiccando e perdendo il loro colorito così vivo e solare, ma erano comunque bellissimi.

Ne prendo un mazzo con una decina e mentre la fiorista l'incarta attenta a non rovinarli, il mio telefono vibra nella tasca.

Mia madre.

«Ciao mamma, come stai?» le chiedo per poi ringraziare con un cenno la fiorista uscendo dal negozio, con ancora il profumo di centinaia di fiori nelle mie narici.

«Matthew caro, io bene e tu? Jennifer sta bene?» mi chiede apprensiva e automaticamente sorrido a sentire il suo nome.

«Si stiamo bene mamma, questo weekend passiamo a trovarti, scusami se non sono riuscito la scorsa» mormoro deglutendo e mandando giù insieme alla mia saliva, anche i miei sensi di colpa.

L'ho portata vicino a me e non riesco nemmeno ad andare a trovarla, sono una persona orribile. Anche se a mia discolpa ricevo quotidianamente un rapporto con i suoi dati medici, e anche sulle sue cure che la stanno aiutando con il dolore e con le sue vertigini.

«È venuta Jennifer, mi ha detto che eri molto occupato a fare diverse riunioni e mi ha portato una torta, poi abbiamo guardato degli episodi di Friends, non te lo ha detto?».

La sua rivelazione mi sconvolge fino a dentro le ossa.

Quella donna, la mia donna, ormai è entrata così profondamente nella mia vita, che mi sembra impossibile pensare che possa uscirne. È entrata con quel suo sorriso solare, e ha stravolto la mia intera vita, e io completamente ammaliato, l'ho lasciata fare. È riuscita ad integrarsi nell'azienda, con mia madre, a quanto pare anche con il mio migliore amico e solo con la sua gentilezza e il suo fascino. Io le ho sconvolto la vita, gli ho fatto abbandonare il suo appartamento, lasciare una relazione, cambiare lavoro e ha dovuto mentire a tutta la sua famiglia, eppure nulla di questo l'ha mai distrutta, sempre a testa alta. 

Forse mio zio nella sua lettera aveva ragione. Avevo bisogno di una persona con cui passare le mie giornate, vivere  avventure e capace di farmi sorridere. E Jennifer rispecchia ognuna di queste cose. Ma anche molto altro. E non posso più negare a me stesso che senza di lei, mi sento vuoto, come un libro senza parole, fatto solo di pagine bianche che non raccontano più nulla.

«Certo è vero, che sbadato» farfuglio, posando il mazzo sul sedile del passeggero.

«Mamma ti prometto che sarò lì questo weekend, ora ti devo salutare, ci sentiamo più tardi».

Mi saluta dolcemente, chiedendomi di salutare la dolce Jenny da parte sua, per poi interrompere la chiamata.

Jennifer

Il campanello suona, e io so benissimo di chi si tratta ma non ho il coraggio di andare ad aprire la porta. Perciò faccio finta di sistemare dei vestiti, mentre Micheal attraversa il salotto per aprire all'uomo che amo.

Le mie mani stanno ancora tremando dopo quello che è successo e sono stata sotto la doccia per mezz'ora prima di sentirmi abbastanza pulita per uscire. Le mie labbra per quanto le ho sfregate sono diventate di un rosso porpora, ma il suo odore mischiato ad una prepotente acqua di colonia continua a impregnare il mio olfatto. Per non parlare dell'acidità all'esofago dopo che ho vomitato l'anima.

Non mi sono mai sentita così male, così usata, e so che è stato solo un bacio, ma il modo in cui è avvenuto, e con chi, mi mette ancora adesso i brividi.

So che Matt si arrabbierà quando gli dirò di Jhonathan, lui lo odia e di sicuro se la prenderà con me per non averlo ascoltato, per non essere scappata subito. Perché non mi sono allontanata subito?

Chiedo a me stessa insieme a tutto i miei altri "e se..." che mi sono ripetuta incessantemente nell'ultima ora. I sensi di colpa mi attanagliano come un Boa constrictor, che risale sul mio corpo stringendo il mio petto, la mia gola e la testa. Stringe e mi lascia senza respiro.

E se non glielo dicessi? Eviterei una ramanzina, e un'altra settimana in cui nemmeno ci rivolgiamo la parola e l'imbarazzo nel confessare ogni cosa.

Sospiro e mi nascondo dietro al muro per osservare lui e Micheal, che si salutano calorosamente con un abbraccio, il che mi ricorda quando si sono conosciuti al matrimonio.

Non so come, hanno fatto subito amicizia, che a quanto pare non si è per niente sciolta.

Tess non tarda a spuntare alle spalle del suo compagno, squadrando attentamente e con cipiglio, mio marito.

Per poi sorridergli come dovrebbe fare una brava padrona di casa, con però un sguardo di ghiaccio, pronta a trafiggerlo al primo errore.

«Tess, è sempre bellissimo vederti, ti ho portato questi, so che ti piacciono molto e sono solari come te», mormora lui con un sorriso forzato, però almeno ci ha provato, devo ammetterlo. E ha pure azzeccato i fiori, non ricordo di averglielo detto, ma Matt sa sempre tutto.

«Grazie», mormora Tess e noto il suo sguardo cambiare appena lo posa suoi fiori. Ha fatto centro. 1 – 0 per Matt.

«Dov'è Jenny?» gli chiede guardandosi intorno, mentre Tess chiude la porta alle sue spalle.

Prendo un bel respiro e osservo per un secondo il mio riflesso nello specchio. Le mie labbra sono ancora arrossate,  e i miei capelli sono un disastro e i miei occhi sono vacui. Ma posso farcela, è mio marito, l'uomo che mi fa girare la testa e che ormai fa parte del mio cuore...e allora perché sto tremando?

Esco dal corridoio con la mia borsa e li raggiungo, accorgendomi del suo sguardo luminoso e del suo sorriso accattivante. Sì è proprio il mio Matthew.

«Ciao», sussurro per poi buttarmi fra le sue braccia, appoggiando la testa sulla sua spalla e stringendolo forte.

Come dopo una lunga apnea mi sembra di tornare a respirare, come se in tutto questo tempo fossi rimasta sott'acqua, e lui fosse il mio salvagente che invece di farmi affondare, mi riporta alla luce.

«Ehi, va tutto bene?» chiede con tono preoccupato, stringendomi forte a sé.

«Sì, volevo solamente abbracciarti», farfuglio con esitazione al suo orecchio.

Si rilassa e mi lascia un bacio sulla fronte, e come sempre quando fa questo gesto, mi sembra di tornare una ragazzina, con il batticuore.

«Andiamo?» chiede, mentre mi allontano da lui e mi passo una mano nervosa tra i capelli.

«Sì, certo».

Mi precipito a salutare Tess e a ringraziarla, per poi farlo anche con Micheal che intanto sta parlando con Matt.

«Se vuoi ho due biglietti per la partita di venerdì, per vedere gli Yankees, vuoi venire?» domanda Micheal, elettrizzato dall'imminente evento.

«Certo, mi piacerebbe» risponde Matt per poi prendermi il borsone dalle mani.

E poi come se sentisse il bisogno di sapere, che non scapperò, mi mette un braccio intorno al bacino, attirandomi a sé.

Tess nel mentre rovina la felicità del fidanzato dandogli una spinta, e guardandolo male.

Lui sospira affranto, e guarda l'uomo davanti a sé «sono costretto» ammette con il labiale, prima di esordire il suo patetico rimprovero. Era più convincente mio padre quando faceva finta di sgridarci davanti a mia madre, e che poi veniva in camera a darci i biscotti di nascosto.

«Non so cosa tu abbia fatto, ma trattala bene in futuro o...te la vedrai con me» dice forzato, per poi cercare l'approvazione da Tess. Che in risposta, alza gli occhi al cielo, per la scadente ramanzina.

Matthew tossisce per non scoppiare a ridere e annuisce con sguardo serio «certo, non la lascerò mai più» promette, per poi guardarmi negli occhi, stringendomi ancora di più.

«Bene allora ci vediamo a venerdì!» sussurra, Micheal felice, mentre Tess cede ad una risata disperata.

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