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CAPITOLO 41

Football, tisana ed un'erezione

Jennifer

Una volta in auto la tensione è alle stelle, la mia mano è ancora nella sua e io continuo a guardare fuori dal finestrino come se non fosse nulla, come se non sapessi che tra poco sarò di nuovo nelle grinfie del nemico. Come se non sapessi che finirò per innamorarmi di lui, un'altra volta.

Mi volto verso Matt e lo scopro a fissarmi, dannati occhi seducenti, anche ora brillano al buio. La sua mano abbandona la mia, ma si impossessa del mio braccio lasciando dolci carezze, fino ad arrivare al collo, per poi scendere sul seno.

Mentre l'altra mano schiaccia un tasto sulla portiera, e un rumore meccanico accompagna un divisorio scuro tra noi e William. Ignoro la sensazione di imbarazzo che subito mi contorce lo stomaco e mi appoggio completamente contro di lui.

Le sue mani mi afferrano il mento, costringendomi a guardarlo, e appena i miei occhi ritrovano i suoi, quei pensieri abbandonano la mia mente, soprattutto quando la sua bocca raggiunge la mia, divorandola in un bacio carnale e lascivo.

Le sue mani raggiungono il mio sedere e mi fa voltare verso di lui, per poi farmi stendere sui sedili. Nessuno dei due osa dire niente, ci sono solo i nostri baci, le nostre carezze, e il rumore dei vestiti che si sfregano fra di loro.

Le mie mani senza pensarci, gli tirano via la giacca e poi la camicia dai pantaloni, raggiungendo la pelle calda sottostante. Mi trattengo dal gemere e mi godo la sensazione dei suoi addominali, sotto alle mie dita.

Lui nel mentre sembra intenzionato a sollevarmi il vestito accarezzandomi le cosce coperte dalle calze, fino a toccare la pelle nuda alla base della gamba.

Si stacca da me solo per osservare il bordo di pizzo delle autoreggenti e un sorriso malizioso gli illumina il viso.

«Vuoi farmi morire?» chiede per poi accarezzare il tessuto delle mutandine facendomi gemere.

Lui stacca la mano dalla mia zona sensibile e mi tappa la bocca premendo sul mio viso. «Shhh», sibila, indicando il divisorio e sorridendo.

Lo guardo male e tolgo la sua mano via dal mio viso «sul serio ora ti preoccupi? Come se già non immaginasse, cosa stiamo facendo» mi lamento con un filo di voce.

Lui sogghigna e si china di nuovo su di me, le sue labbra umide dai miei baci, sfiorano il mio orecchio, facendomi fremere.

«Può anche essere, ma i tuoi gemiti sono tutti miei, nessuno li deve sentire, a parte il sottoscritto», sibila con voce roca «voglio sentirli solo io».

Deglutisco, mentre il fuoco torna sulle mie guance, bruciando tutta la mia razionalità.

Non mi dà il tempo di rispondere, che la sua bocca è di nuovo sulla mia, ancora più affamata se possibile. Il resto del viaggio passa così, con baci e carezze niente di più, ma più ci avvicinavamo a casa, più voglio essere sua, dannazione se lo voglio.

Eppure quando la macchina si ferma, raggelo. Come se avessi saltato una scogliera, finendo tra le braccia gelide dell'acqua, che attenuano il mio fuoco.

Impacciata mi sistemo i capelli e il vestito, ormai del tutto stropicciato, mentre Matt mi guarda divertito. Lui ovviamente esce tranquillo dall'auto, con l'aria di chi non si vergogna di nulla, non come la sottoscritta. Soprattutto senza nemmeno sistemarsi, completamente spettinato e con la camicia tutta fuori dai pantaloni. Mi tende la mano, e tiro un sospiro di sollievo, quando mi accorgo che William è sparito.
Mi attira a sé, e la sua mano si posa ancora sul mio fondoschiena, ma non faccio in tempo a battibeccare, che una volta davanti alla porta, essa viene aperta dall'interno e Joyce ci guarda attonita.

In un attimo il suo viso diventa rosso dall'imbarazzo, di certo il nostro attuale stato non l'aiuta a rilassarsi.

«Buonasera signori Dallas volevo...» ma Matt non la lascia finire, mentre noi entriamo in casa e lei esce, anzi gli mette una mano sulla spalla per accompagnarla dolcemente fuori.

«Ma signori...» ritenta, ma la voce calda di Matt la interrompe di nuovo «Joyce vai pure a riposarti, né riparliamo domani». Arrendendosi, ci saluta calorosamente, per poi prendere la strada, verso la sua dependance in giardino.

Matt chiude la porta dietro di me e mi prende in braccio, spingendomi contro di essa. Sussulto e un gemito esce della mia bocca «ora sei tutta mia», chiarisce, e io non ho né la voglia né la forza per contraddirlo.

Sorrido e lo guardo divertita per poi farmi baciare, ma subito si ferma, e sposta lo sguardo di fianco a me, per mettere l'allarme alla casa. Una volta aspettato il bip, continuando a tenermi in braccio, mi porta verso il salotto, dove c'è la luce già accesa, probabilmente lasciata da Joyce.

«Sei troppo lento» mormoro lamentosa, facendola ridere contro al mio collo, nel quale lascia un morsetto che mi fa contorcere.

«Tu invece, troppo eccitata» gli tiro uno schiaffo sul braccio e scoppio a ridere.

«Cosa vuoi sentirmi dire? Che non vedo l'ora di farlo?» lui annuisce e ridacchia, mentre attraversiamo il salotto, ma uno schiarimento di voce ci fa saltare in aria «ciao sorellina».

Il mio sguardo passa da Chad e Matthew e quando mi rendo conto di essere ancora fra le braccia dell'ultimo, scendo da lui, e per poco non inciampo sui miei stessi piedi.

Questo, forse è il momento più imbarazzante della mia vita, ho appena detto al mio finto marito che voglio fare sesso, davanti a mio fratello, che seduto sul divano, ci guarda leggermente schifato.

«Che ci fai qui Chad?» chiedo, mentre Matt si irrigidisce dietro di me. Anche se al pranzo sembravano aver fatto cadere l'ascia di guerra, comunque sono sempre all'erta.

L'interpellato si si alza dal divano e si avvicina, per guardarmi dritto negli occhi «ti ho cercata per tutta la sera, ma vedo che avevi di meglio da fare», commenta, osservando i nostri abiti. Deglutisco e trattengo la voglia di litigare, non ne vale la pena. «Eravamo ad una festa di beneficenza...» cerco di giustificarmi, ma mi fermo, appena mi rendo conto che non devo farlo.

Inspiro rumorosamente e cerco di calmare il mio improvviso cambiamento d'umore, anche Matt sembra fare lo stesso e resta in silenzio a guardarci. L'altra volta sembrava così sereno, oggi c'è una strana aurea intorno a lui. Ma lui è così un giorno è una giornata di sole, quello dopo una giornata di pioggia.

«Per cosa mi cercavi?» chiedo, sperando di liberarmi di lui il prima possibile.

Si gratta la nuca imbarazzato e abbassa lo sguardo «papà è in ospedale».

Mi allerto e lo prendo per le spalle scuotendo spaventata «cos'è successo? Ora come sta?» chiedo scuotendolo, ma il suo viso si addolcisce e mi prende le mani fra le sue.

«Ha avuto una specie di attacco d'asma, ma ora sta bene...grazie a te». La confessione mi sbalordisce e lui mi sorride dolcemente.

«Mamma mi ha detto che sei stata tu a farlo entrare nella clinica, sai che lei scopre sempre tutto» mormora e il mio cuore inizia a battere all' impazzata.

Abbassa di nuovo lo sguardo imbarazzato «sappiamo che stai pagando tu la chemioterapia, e l'infermiera a casa» ammette lui, prima di ritrovarmi fra le sue braccia.

«Grazie Jenny, io non so nemmeno cosa dire, se non grazie mille» mormora dolcemente e io ricambio l'abbraccio stringendolo forte.

«Apprezzo, ma non devi ringraziare me, ma Matt, è tutto merito suo. A trovato lui la clinica ed è riuscito a far entrare papà» mormoro e mi sposto per osservare l'uomo in questione, che è rimasto in disparte a guardarci.

Ha slacciato il papillon nero e ha sistemato con le dita i capelli, che nella foga, avevo disordinato.

Chad si avvicina e gli tende la mano, come segno di pace, non mi sorprendo quando Matt l'accetta stringendola e come l'altra volta si danno anche una amichevole pacca sulla spalla.

«Grazie di tutto» esordisce mio fratello, con tono sommesso.

Sposto lo sguardo su mio marito, e mi ritrovo a trattenere il fiato, in attesa della sua risposta «di nulla Chad, l'ho fatto con piacere» conclude lui, facendogli l'occhiolino.

Si lasciano la mano e si sorridono a vicenda.

«Allora come va con Jane?» gli chiede il mio accompagnatore, mentre mio fratello scuote la testa «è finita qualche anno fa» sussurra sconsolato.

Matt annuisce e gli posa una mano sulla spalla indicandogli il divano, come se fossero tornati a essere quegli amici, di tanti anni fa.

«Vuoi una birra?» gli chiede. «Perché no? Forse riusciamo a veder il secondo tempo della partita con i Giants», risponde Chad, abbandonandosi sul divano di pelle e afferrando il telecomando dal tavolino. Invece Matt va verso la cucina sparendo dietro alla porta, lasciandomi indietro, eccitata e sconsolata.

Dopo essermi tolta il vestito, indosso una morbida vestaglia, per poi scendere in cucina, senza voler cambiarmi totalmente, non ne ho le forze. La situazione mi ha solo lasciato nervosa e pigra.

Inizio a preparare dei pop-corn per gli uomini nell'altra stanza, che si sono già messi a guardare una partita di football, come facevano da adolescenti, a parte la birra in mano.

Scuoto la testa e riempio il bollitore, pronta a prepararmi una tisana per distendere i nervi, mentre migliaia di pensieri mi annebbiano la mente.

La mia serata di sesso, si è trasformata in una ritrovata tra amici, e devo ammettere che la cosa mi dispiace. Ero pronta, ero eccitata...ero così cotta di lui, che l'avrei fatto persino nella berlina. Ma poi quell'incendio che avevo dentro, alla vista di mio fratello era diventato ghiaccio.

Ora che ci penso, forse è il destino. Sì, il destino che mi vuol dire di non andare a letto con lui. Non poteva esserci dimostranza più chiara dopotutto. E credo che lo ascolterò, senza contare che, di sicuro domani ci dimenticheremo dell'accaduto, e il desiderio passerà in secondo piano.

«Ehi, va tutto bene?» la voce alle mie spalle mi fa sobbalzare, facendomi scottare i polpastrelli con il bollitore d'acciaio. Dannazione! Inizio a scuotere velocemente la mano, cercando di far passare la fastidiosa sensazione di bruciore, mentre mi mordo il labbro per non urlare.

Certo che più sbadata di così, non posso essere «Jenny...cavolo, ti sei fatta male?» le sue mani prendono la mano dolente, e dolcemente mi bacia i polpastrelli dolenti.

«Devi stare più attenta» sussurra preoccupato, per poi osservare la pelle visibilmente arrossata. Scuoto la testa e tolgo la mia mano dalla sua presa.

«Tranquillo, sto bene davvero», sussurro e lui si sofferma a guardarmi per qualche secondo, come se volesse capire se mento o meno.

«Vieni con noi a vedere la partita?» chiede, e io faccio finta di essere concentrata sul vapore, che esce dal malefico bollitore pur di non guardare i suoi occhi.

Il suo gesto ancora mi sconvolge, l'ha fatto perché voleva farlo, ed è stato così dolce, da smuovermi le farfalle nello stomaco, che all'improvviso iniziano a volare.

«Jenny...mi stai ascoltando?» le sue braccia mi circondano i fianchi, e posa il mento sulla mia spalla, come poco fa alla galleria. Mi irrigidisco e stringo le mani tra di loro, per evitare di tremare.

«Da quando siamo tornati...sembri turbata» commenta e io trattengo il fiato, per poi sprigionarlo in un sospiro profondo. «Sono solo stanca, tutto qui» biascico sperando di evitare l'argomento.

In realtà sei tu che mi turbi, in più il fatto che mio fratello sia qui, non mi tranquillizza per nulla. Verso l'acqua calda nella tazza che avevo già preparato, osservando la bustina galleggiare e l'acqua farsi all'improvviso più scura. Tutto pur di non guardarlo.

Le braccia di Matt mi fanno girare, e la sua solita mano sotto al mento, mi fa alzare il viso, facendo incontrare i miei occhi con i suoi.

«Cosa vuoi da me?» gli chiedo quasi ansimante, mentre lui si fa spazio fra le mie gambe, dominando il mio corpo, con la sua massa muscolare. Un sorriso beffardo e malizioso gli illumina il viso e il suo dito flette contro al mio naso, in un gesto carino.

«Oh mia cara, non sai quanto in questo momento, vorrei baciarti» mormora con voce roca.

Si china su di me e mi lascia diversi baci sul collo, facendomi ansimare «toccarti», sussurra di nuovo, mentre la sua mano si fa strada sotto la mia vestaglia, stuzzicando abilmente la mia pelle. «Farti mia» continua a mormorarmi con voce roca, e io, in un attimo, sono di nuovo nelle sue grinfie. Quanta forza di volontà Jennifer.

Alza lo sguardo su di me e mi prende il viso tra le mani, osservandomi con i suoi occhi maliziosi. Potrei persino lasciarmi andare in questa cucina, contro questo bancone, se continua a guardarmi così, ma come ho già costatato...le belle cose durano poco.

«Ehi piccioncini! Inizia il secondo tempo!» sbuffo, e Matt si stacca da me, stringendo i pugni e farfugliando imprecazioni sottovoce, che a stento riesco a sentire.

Non capendo il suo disagio, abbasso lo sguardo e vedo il suo problema...il suo grosso problema. Trattengo a stento una risata e afferro la mia tazza mordendomi il labbro.

«Ti aspetto di là, dimmi quando avrai risolto» sogghigno, mentre lui mi osserva cupo ma allo stesso tempo divertito.

«Mi stai davvero prendendo in giro?».

Scuoto la testa e indietreggio, lasciando più spazio tra me e lui. «Io? Non ti prenderei mai in giro sulla tua grossa complicazione, spero solo che non sia così dura da risolvere» commento sarcastica, ma lui con pochi passi mi raggiunge.

Senza darmi il tempo di scappare, si spinge contro di me e mi blocca contro al tavolo, con l'intento di farmi sentire tutta la sua eccitazione.

«Stai tranquilla, riuscirò a risolvere il mio problema» si china sul mio orecchio «per ora».

Si allontana e fa per andarsene, quando all'improvviso si volta a guardarmi «comunque grazie per la meravigliosa vista...non dimenticare i pop-corn», mormora per poi sparire in salotto. Abbasso confusa lo sguardo e mi rendo conto che la vestaglia si è aperta sul davanti, mettendo in mostra il mio decolté, coperto a malapena dalla canotta. Dannato Matthew Dallas!

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