Capitolo 8
Sangiovanni
Do un ultimo bacio a Giulia e la guardo andare via. Non credevo che le bollicine che nomina spesso fossero trasmissibili. Non mi sono mai sentito così. Onestamente la cosa mi spaventa un po'. Rimango ancora qualche minuto a letto, metabolizzando cosa sia effettivamente accaduto.
Ho baciato Giulia.
FINALMENTE CAZZO!
Sorrido come uno scemo alzandomi dal letto e spostandomi in sala, cercando qualcuno con cui condividere questa gioia. Trovo Deddy che si guarda intorno con sguardo supplichevole mentre Arianna scazza per chissà quale motivo e decido saggiamente di non intervenire anche se mi dispiace per lui. Visto che possiamo usare il telefono un po' di più decido di recuperarlo e chiamare Francesca o uno dei miei amici, per raccontagli dell'accaduto. Arrivato in camera trovo però un messaggio che mi toglie il sorriso. 'Ciao Bello! Come stai? Tutto bene? Spero di sì. Sono passata da Andi oggi, quanto è bella con il pancione? Non vedo l'ora che la piccolina nasca! Tu continua a spaccare tutto che siamo super fieri di te! Resta concentrato e non farti distrarre! Un bacio '. Rileggo quelle righe un paio di volte prima di spegnere nuovamente il telefono e buttarmi sul letto. Distrarre. Lasciarmi distrarre. Giulia potrebbe farlo, soprattutto visto come già ci comportiamo da coppia e come il mio umore cambia quando succede qualcosa che la coinvolge. Come con Rosa e Sebastian. Solo al pensiero del ballerino sento un fastidio nascermi da dentro ma lo metto a tacere subito. Lei potrebbe distrarmi dalla musica, unico motivo per cui sono qui. So che Maria, mia cugina, con il suo messaggio non intendeva questo, so che intendeva le mille paranoie che mi faccio e i pensieri inutili ma non posso far a meno di pensare che lei potrebbe essere quello, una distrazione. Non lo sarebbe perché la tratterei come tale ma perché sento che a quella piccolina darei il mio massimo e non posso permettermelo, devo dare tutto ciò che ho alla musica e non a una relazione. Rimango a rimuginare su questi pensieri fino a che non sento i ballerini rientrare e mi pervade il panico. Ho bisogno di tempo, non posso vederla ora. Recupero le cose per lavarmi e mi rinchiudo in bagno. Ci passo un tempo che mi sembra infinito e ne esco solo quando Deddy ha praticamente consumato la porta a furia di bussarci sopra. "Mi dici che diavolo ci hai fatto in sto fottuto bagno?" io d'istinto lo tiro dentro e richiudo la porta. "Amico ma ce la fai?" "Ho baciato Giulia" dico di getto. Deddy non sorride, è come immobilizzato. So che non gioisce perché ha letto nel mio tono che qualcosa non va, che c'è qualcosa che mi turba più di quanto dovrebbe. "Paranoia?" domanda diretto. È assurdo come sia arrivato a capirmi così bene in così poco. Annuisco quasi sconfitto dai miei stessi pensieri. "Qualunque cosa tu abbia intenzione di fare, anche solo rifletterci su, parlale. Quando è rientrata era felicissima" mi dice, cacciandomi poi fuori dal bagno visto che dove lavarsi e facendomi sentire maledettamente in colpa. Decido di affrontare la situazione ed esco a cercarla nella speranza che non sia in gruppo. Sono fortunato, o almeno coì dovrei considerarmi, la incrocio in corridoio e, non appena mi guarda, il sorriso le muore sulle labbra. "Te ne sei pentito?" sussurra abbassando gli occhi. Il tono triste e rassegnato, come si aspettasse una cosa del genere, mi colpisce come uno schiaffo. "Assolutamente no!" dico velocemente, sperando di mettere in chiaro che non è colpa sua. "Non me ne sono pentito, ho solo bisogno di stare un po' da solo" dico, abbassando il tono di voce. Vedo che non mi crede, le leggo negli occhi che si sente tradita dalle mie parole. "Giu, non è colpa tua. Ho solo bisogno di pensare". Lei mi regala un sorriso accennato e un bacio sulla guancia per poi sparire velocemente dalla mia vista.
Bravo Giovanni, sei un idiota.
Giulia
Lo sapevo che era tutto dannatamente troppo bello per essere vero. Non dovevo speraci, non posso succedermi più cose belle in contemporanea. Sono entrata ad Amici e ho dei compagni fantastici, pure Sangio mi sembrava troppo. Entro in camera, prendendo dei respiri profondi per non cominciare ad urlare come una matta. Perché è questo che vorrei fare, urlare fino a che la voce non finisce, fino a che il fiato nei polmoni non mi abbandona. Rimango zitta e ferma, immobile, mentre Sam ed Evandro entrano ridendo. Vedo i loro occhi sbarrarsi e il cantante di precipita ad abbracciarmi. A quel punto crollo, il pianto silenzioso si trasforma in singhiozzi che non riesco a trattenere. "Shhh Lola, ti prometto che andrà meglio" mi sussurra Evandro sedendosi sul letto con me praticamente su una gamba. Qualcuno entra nella stanza e sento la porta chiudersi. "Patatina respira" mi dice quello che riconosco come Leo. "Non ha senso che io stia piangendo così" rivelo scendendo dalle gambe di Ev e sedendomi accanto a lui. "Raccontaci cosa è successo" mi incita il pugliese. Guardo Sam, che già sa cosa è accaduto. "Sangio?" mi domanda con un sospiro. Annuisco alle sue parole confondendo gli altri due. Non distolgo gli occhi da lui e non vacillo quando lo dico per la prima volta in maniera diretta. "Ci siamo baciati". Il silenzio prende possesso della stanza. Io non distolgo gli occhi da Sam, perché riesco solo a pensare alle sue parole. 'La fatica è promessa di felicità'. Prendo un grosso respiro. "Mi ha detto che ha bisogno di stare solo e di pensare. Non volevo piangere, non ne ha senso. So che non mi ha preso in giro, che non voleva farmi del male ma..." non riesco a finire la frase, perché credo che gli altri abbiamo capito. Sam mi sorride per poi annuire piano e allora poso lo sguardo sugli altri due e vedo comprensione e, negli occhi di Evandro, anche gioia per quello che gli ho raccontato. "Giu se ti ha detto altro?" mi domanda dolcemente Leo. "Che non è colpa mia" rivelo vedendo nascere un sorriso sul viso del romano. "Allora è la verità Lola, lo vediamo tutti come ti guarda. Ha solo bisogno di solitudine e di chiarire le sue personali paranoie. Non preoccuparti, quando avrà il quadro della situazione in mano ti parlerà. Tu però non farti vedere disperata o lui penserà di farti solo del male" me lo dice piano, col suo solito tono rassicurante mentre mi asciuga le ultime lacrime. "Che devo fare?" "Sii solo te stessa Tesoro, non limitare il tuo carattere per le sue paranoie, anzi" mi sorride anche Checco, come a confermarmi che se c'è qualcosa che può distoglierlo dai suoi stessi pensieri quella sono io. Io che, però, fisso Sam. Lui è, per me, la bocca della verità e come l'altra volta mi affido a lui. "Mind of?" "Tranquilla Giu, hanno ragione loro". Sorrido a tutti e tre che poi mi lasciano da sola, così che possa lavarmi. Appena mi rendo conto di non averli ringraziati però corro fuori della mia stanza e li trovo tutti in cucina. Lascio un bacio sulla guancia di ognuno di loro, grata per il supporto che mi hanno dato e lo vedo, seduto al tavolo che mi guarda. Mi studia e so che ha notato gli occhi rossi. Prima che possa pensare chissà cosa gli regalo un sorriso. Uno vero, uno di quelli grandi. Perché ora so che se deve pensare, se ha bisogno di spazio, non è perché io sono sbagliata ma solo per calmare ciò che ha dentro. Sorridergli è l'unica cosa che posso fare al momento per aiutarlo.
Mi ero chiusa di nuovo in sala, non era un problema, anzi. Ballare mi aveva sempre aiutato a lasciare tutto fuori e, anche questa volta, stava funzionando. Stavo provando anche le coreografie più vecchie, di modo che se avessi avuto qualche esame o qualche prova Tim sarei stata pronta. Non mi accorgevo di nulla quando ballavo, ero chiusa nella mia bolla e non mi serviva nient'altro. Fu solo quando fini di provare Bagdad, che mi era stata assegnata da poco, che mi accorsi che qualcuno mi stava guardando. La porta si chiuse e io corsi velocemente a vedere chi aveva osservato le mie prove. Non vidi nulla, se non la porta della sala relax chiudersi. Non volevo illudermi, so che non poteva essere lui. Così non mi preoccupo, continuo a ballare fino a che le mie lezioni non finiscono e torno in casetta. Una volta lavata uso il mio tempo per il telefono, sdraiandomi sul divano ma tenendo comunque d'occhio il riccio che al momento è sdraiato fuori. Dopo mezz'ora un senso di infinita solitudine mi invade. Mi riscuoto subito però, sapendo che, se non voglio sentirmi sola, qui ho degli amici che mi terranno compagnia. Lo vedo entrare, con la faccia stanza, pensierosa e allora lo seguo, perché gli ho dimostrato ampiamente che rispetto i suoi spazzi ma è anche vero che non sarei me stessa se non mi preoccupassi per lui. "è tutto ok?" gli chiedo, mentre mi guarda interrogativo, con ancora il giubbotto addosso. "Perché me lo chiedi?" mi chiede, come se fosse esausto. "Perché hai la faccia stravolta" "Sto bene" mi dice con un piccolo sorriso. Io non ne sono convinta però e lo aiuto, comunque, a togliere la giacca, dicendogli che per qualunque cosa non ha che da chiedere. "Mai detto che vuoi stare da solo e mo' ti lascio da solo" sono ben consapevole di non dover esagerare ma è più forte di me. "Ma questo non implica che tu devi essere triste" aggiungo vedendolo guardarmi stupito. Gli faccio un sorriso e lascio la stanza.
Sangiovanni
Ho passato l'intera giornata a pensare a Giulia. Non solo alla nostra situazione ma proprio a lei come persona, a come mi fa sentire. E mentre la guardo osservarmi con aria preoccupata non posso far altro che capitolare. Forse Deddy ha ragione, forse devo solo spiegargli come mi sento e che lei mi capirà. "Le relazioni sono fate da due persone Sangio, non puoi chiuderla fuori dalle tue paranoie solo perché lei non le ha. Condividile con lei e magari sarà proprio Giulia ha togliertele" mi aveva detto mentre pranzavamo in sala, lontano da tutti. Enula anche mi aveva dato un consiglio prezioso, anche se non ne era a conoscenza. "Prendi tutto come viene e fanne qualcosa di meraviglioso" aveva detto, dopo che le avevo rivelato che ero un po' in difficoltà con le barre per lo speciale di Natale. La lascio andare, non so nemmeno io bene il perché. Samuele mi raggiunge sul retro, credo per cercare un po' di pace. "Scusa, pensavo non ci fosse nessuno" dice, tornando indietro. "Nono, rimani pure, tanto non sono particolarmente di compagnia" rivelo alzando le spalle. Lui poggia il computer e apre il quadernino, so che sta montando delle coreografie che coinvolgono i ragazzi. Rimaniamo in silenzio per dieci minuti buoni ma ad un certo punto mi guarda e prende parola. "So che non sono fatti miei e che non mi dovrei intromettere ma devo davvero farti una domanda". La cosa mi sorprende, io e Sam abbiamo un rapporto strano, particolare. Non è un amico con cui cazzeggi, con cui perdi tempo, anzi. Credo che Sam sia l'unico qui che ti dirà sempre quello che pensa e che ti guardi senza nessun tipo di preconcetto. "Dimmi" "Di cosa hai paura?" secco, senza preamboli. So che parla di Giulia, perché è la stessa domanda che mi ha fatto Deddy oggi. Solo che non voglio dare la stessa risposta, perché so che riceverei lo stesso consiglio. "Ho paura di non saper gestire quello che provo, di non saper mettere le cose sulla bilancia e darle il giusto peso" dico alla fine. Lui mi sorride, forse felice di sentire le mie parole. "Se è questo non preoccuparti. Siete abbastanza maturi entrambi, non vi lancerete di testa come ha fatto Aka, pondererete le situazioni e gestirete bene i tempi". Non so se è il suo tono calmo, o la convinzione con cui dice quelle parole a convincermi che, dopo che avrò parlato con lei, le cose andranno meglio. "Grazie Sam" "Per così poco".
Dopo cena sono seduto al bancone facendo passare i post su Instagram senza guardarli sul serio. Ho sentito Francesca prima e mi ha detto esattamente ciò che mi hanno detto Deddy e Sam. Questo vuol dire che i due mi conoscono o che io mi stia lasciando un po' andare. "Se senti che diventerà una distrazione sai cosa devi fare Gioppi, anche se passi per lo stronzo di turno. Lei però non mi sembra il tipo. Per intenderci, se mi avessi detto Martina magari ti avrei detto di fare un passo indietro e aspettare. Sempre non conoscendola è!" (Note DadaNin: Assolutamente nulla contro Martina come persona!) . Ripenso a tutte le conversazioni di oggi e, nel mentre, sento qualcuno pizzicarmi i fianchi, ed un po' mi spavento ma, quando vedo che è Giulia, torno con lo sguardo al telefono. Lei mi abbraccia e poi si siede accanto a me. Lo vedo che l'attesa la consuma ma leggo anche un sacco di preoccupazione nei suoi atteggiamenti. Non allontano la vista dal telefono ma prendo a giocare coi suoi capelli e, come tutte le volte che mi vede triste, prende a farmi i dispetti. Mi tocca ripetutamente il naso e, quando non vede reazione, prova a farmi fare un sorriso. "Gio" sussurra alzandosi, quasi intenzionata ad andarsene. È un sussurro carico di ansia però, come se la stessi torturando. Poso il telefono e la guardo, e forse ne rimango un po' incantato perché lei torna ad abbracciarmi da dietro, e a darmi bacini sulla guancia, perché se sa che anche se faccio il duro le coccole mi piacciono. Mi lascio andare, inclinando il viso per andare incontro alle sue labbra e allora Giulia rende il contatto più lungo. "parliamo?" domando e mi sento quasi un bambino a domandarglielo. Lei si stacca e mi guarda, come a dirmi che deve essere mia la decisione, perché se fosse stato per lei mi sarebbe stata accanto senza ripensamenti fin dalla sera prima.
Giulia
Mentre mi parla noto i tic nervosi farsi vivi e forse è anche un po' colpa mia che, per lo stesso motivo, continuo a muovermi fino a ritrovarmi sdraiata, con lui praticamente appoggiato a me. Non penso se ne sia nemmeno reso conto di questa cosa. Mi sta dicendo delle cose belle, delle cose importanti, ma c'è troppa luce e io, senza esitare, mi allungo a spegnerla. Mi guarda interrogativo, senza capire il mio gesto. "Se dovessi sentire delle cose che non mi vanno bene ma che devo accettare per forza tu lo capiresti subito. Così invece rimarrà solo per me. Non voglio che qualunque cosa accada ora possa esserti di peso" spiego perché per me è giusto così. Se non vuole qualcosa con me io lo devo accettare. "Se nel momento in cui ti do un bacio e non mi pento, anzi, ti do un altro bacio e quando non ti do un bacio penso che voglio darti un bacio allora evidentemente qualcosa c'è" un po' mi emoziono a queste parole, perché non è un discorso superficiale, perché non è una cosa banale per me. Mi guarda continuando il suo discorso. Lo ascolto con attenzione, capendo i suoi timori, comprendendo le sue paranoie. Non voglio minimamente distrarmi dalla danza, sono qui per lei come lui è qui per la musica. "Non deve essere più importante" qui un po' mi sento ferita, è vero che sono stata io tempo fa a dirgli che per me tutto ciò era importante ma una cosa non esclude l'altra. "non ho detto più importante, è importante però" intervengo. "Sì anche per me, se no non saremmo arrivati a questo punto" raddrizza il tiro lui. Continua a parlare e sono come rapita dal suo discorso. "Con un certo criterio" dice e io mi domando: cosa diavolo vuol dire? "A meno che poi, magari, mi innamorerò di te alla follia". Ha detto di voler stare insieme a me, che gli piaccio, che vuole baciarmi e che lo faccio stare bene. Le bollicine, morte dopo ieri, prendono a viaggiare velocissime nel mio corpo impendendomi quasi di pensare. Sangio mi guarda, in attesa di una risposta ma io non riesco ad articolarla. Non riesco a fare altro che guardarlo aspettando che sia lui a fare una mossa. "Giu?" mi domanda piano, come se avesse paura che da un momento all'altro io cominciassi a urlare. "Criterio?" domando, un po' allucinata. Lui ridacchia, avvicinandosi un po' di più a me. "Criterio, equilibrio e comunicazione" dice con un sorriso ad un centimetro dalle mie labbra. E, in tutta onesta, in questo momento non frega nulla del criterio visto quanto mi è vicino. "Ti prometto che userò la testa" sussurro, forse capendo quello che vuole dirmi.
Credo di aver detto la cosa giusta però. Sangiovanni sorride ancora di più per poi baciarmi.
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