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Dieci marzo di tre anni fa
Com'è bella Pontivigne con gli steli d'erba ghiacciati e quegli alberi in fiore imbiancati. Marzo, il mese pazzo.
Il mese di chi innamorandosi con lui poi finisce per impazzire. Di quella follia che somiglia più ad un eccesso di lucidità. Perché l'amore non è altro che questo, un abbraccio tra follia e lucidità.
Diego è un anno che vive in quel paese, ma sembra che sia qui da sempre. Le voci sul suo conto si sono sparse a macchia d'olio. Così silenzioso e superiore, strafottente e affascinante. Il suo nome gira sulla bocca di molte ragazze e la stessa Beatrice non è immune da quel personaggio ai suoi occhi mistico.
Girano da sempre molte leggende sul suo conto e probabilmente non tutte sono vere. Quando un tipo interessante va a spezzare le regole abitudinarie di un paese piccolo come Pontivigne, tutto si tramuta in leggenda e folklore, perfino la vita di un ragazzo milanese di appena diciotto anni.
La luna è ormai alta. La gente si è riversata come quasi tutte le sere nella zona centrale del paese. Vi sono alcuni bar, ristorantini tipici e perfino un piccolo disco-pub, "L'Honeypot", ritrovo preferito dei ragazzi tra i quattordici ed i vent'anni.
Beatrice sta in compagnia di Sofia e altre due compagne di classe. Sono le prime uscite adolescenziali, i primi divertimenti, i primi amori ed il risveglio delle prime emozioni.
Ballano divertite tra la folla. Sono circondate da alcuni ragazzi che cercano di conoscerle e a loro questo fa sorridere quanto piacere. Ballano e cantano come se il mondo fosse solo loro in preda a quell'adrenalina che solo in quell'età si conosce. Scherzano e ridono senza fermarsi nemmeno per un secondo.
Beatrice è felice come non lo è stata mai. Quella è la sua prima vera uscita serale.
Così chiusa e riservata come lo è da sempre.
Si è fatta convincere il giorno stesso dalle sue amiche ad andare a ballare. Imbarazzata non riesce ad ammettere a se stessa che dietro a questo invito si nasconde la speranza d'incontrare quel ragazzo che le fa battere forte il cuore e tremare le gambe dall'emozione. Quel ragazzo oscuro che provoca lo stesso effetto a molte altre ragazze e lei questo lo sa.
Felice di aver accettato quell'invito si libera nell'aria. Soddisfatta di essersi concessa quella piccola parentesi, guarda tutte quelle luci colorate ed i flash degli effetti speciali.
Si sente viva ma soprattutto felice.
Gli sguardi di Sofia e delle altre vanno ad incrociarsi in un preciso punto. Beatrice si volta e se lo trova a pochi centimetri da lei. Le sembra di vivere un sogno. Altre volte nei giorni addietro si erano scambiati sguardi complici seppur per pochi secondi, ma questa volta è diverso. Complice di quel suo benessere che l'accompagna, ritrova in questo sguardo un dolce da assaporare.
Non sa cosa fare. La musica è troppo alta per parlare, e questo la rende felice. Un problema in meno a cui pensare.
Si volta e torna a ballare con lo sguardo basso ed un sorriso nascosto. Alzando nuovamente la testa, vittima della vergogna e dell'imbarazzo, nota che le sue amiche sono ancora lì, a guardare dietro le sue spalle.
Si gira nuovamente rendendosi conto che lui è ancora lì, fermo dietro di lei. Adesso oltre al fissarla le sta anche sorridendo. Senza darle modo di pensare, questo sconosciuto avvicina le sue labbra al suo orecchio.
"Voglio conoscerti."
E' così melodica la sua voce che non può fare altro che sciogliersi. Guarda nuovamente le sue amiche che eccitate per lei la spingono a seguirlo. Beatrice accetta silenziosamente e si allontana in compagnia di quella figura.
Avete mai sentito i battiti del vostro cuore? Vi è mai capitata la sensazione che il cuore possa uscirvi dal petto? A lei si, in questo istante.
Passando tra la gente, la musica cessa di suonare dentro di lei. Non sente più risate e confusione, sente solo quel ritmo scandito dalle sue emozioni. Quel rumore nascosto che alzando il volto porta il nome di quel ragazzo che le stringe la mano facendole strada.
Sposta con fare insicuro una ciocca di capelli dietro l'orecchio e avanza leggera come una piuma. Non le sembra possibile che abbia scelto lei da conoscere, quel giorno... Sa bene che lui sia un Don Giovanni, ma adesso è lì per lei e le interessa solo questo. Vuole viversi il suo sogno. Il suo più grande desiderio: poterlo conoscere.
Lui la fa sedere in una piccola stanza con dei tavolini adiacente alla sala da ballo. Le chiede se vuole bere qualcosa ma lei fa di no con la testa. Lui si ordina una birra e si mette seduto al suo fianco. Qui la musica non arriva così forte, qui possono imparare a conoscersi.
-Sei Beatrice, giusto?-
Il solo fatto di sapere che possa conoscere il suo nome le fa mancare il fiato.
Annuisce.
-Ehi rilassati. Se parli non ti mangio mica.-
Sorride guardandolo per un secondo.
-Io mi chiamo Diego, ma forse questo già lo sai.-
Fa cenno di sì con la testa guardandolo per un altro misero secondo. Si sente una stupida a non parlare, ma non ci riesce davvero, è troppo imbarazzata.
"Dio che giornata fantastica." Pensa mordendosi le labbra.-
-Rifallo!-
-Cosa? – Domanda sorpresa.
-Allora sai parlare? – Sorride fissandola maliziosamente.
-Cosa devo rifare? Le guance rosse sono nascoste con la complicità delle luci basse che ne invadono lo spazio.
-Rimorditi le labbra.-
Lei diventa fucsia, ma per fargli piacere esegue tenendo gli occhi bassi.
-Guardami in faccia mentre lo fai.-
Beatrice fa come gli dice.
Senza dirle altro si avvicina e le ruba un bacio.... Lei spalanca gli occhi ma lo lascia fare. Non si aspettava una reazione così immediata, ma quel bacio lo desidera anche lei. Questo è il suo primo bacio. E' la prima volta che bacia qualcuno, ed ha la fortuna di farlo proprio con l'unica persona che le fosse mai piaciuta.
Il bacio dura qualche secondo nonostante sembrino minuti interminabili. La lingua del giovane si scontra con la sua e anche questo le piace. Le mani le stringono i fianchi fino a scivolare appena al di sotto della vita e un brivido di piacere le scivola lungo la schiena.Ormai è la sua preda. Ormai, non può più tornare indietro.
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Da quel preciso momento Diego e Beatrice iniziarono a frequentarsi assiduamente seppur di nascosto.
Il resto, è ormai storia.
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