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Tornando da una serata passata con gli amici, Tommaso, il fratello di Beatrice, percorre il corridoio che separa la sua stanza da quella della sorella. Mentre si avvicina ode alcuni singhiozzi provenire dalla stanza di lei, la porta è semichiusa. Affacciandosi, la trova ancora vestita come uscita, che buttata sul letto, si lascia andare percossa da una crisi di pianto. Bussa e avanza verso quel letto senza dire nulla. Si siede ai suoi piedi e con una mano le sfiora una caviglia.
-Ehi gnoma (nomignolo affettuoso che è abituato a darle), cosa ti succede? –
Beatrice non ha voglia di parlare. Solo di piangere.
Il rapporto che li lega è molto forte. Sono sempre andati d'accordo sorreggendosi l'un l'altra; nello studio, nei progetti e soprattutto nei momenti bui.
Tommaso sente che deve dir qualcosa, ma cosa? Gli fa male vedere sua sorella minore in questo stato. Gli fa male vedere una persona così sensibile soffrire.
Purtroppo è sempre difficile aiutare qualcuno a riemergere da un burrone. Non è affatto facile ridare quei raggi di sole ormai spenti. Non esiste una cura così veloce, e nessuna parola è abbastanza importante o forte a riportare velocemente quella serenità perduta.
-Quel tipo ti ha trattato male?- Assume un tono ruvido.
Beatrice si gira di scatto verso di lui. I suoi bellissimi occhi dolci sono attraversati dal dolore.
-Come fai a sapere di lui?- La voce fatica ad uscirle.
-Io so tutto. Ti ricordo che sono il tuo fratello maggiore e che il paese è piccolo.-
-Chi te l'ha detto? Nessuno sapeva di noi!
-Non servono voci quando si hanno gli occhi per guardare a fondo. Me ne sono accorto perché ti conosco troppo bene. Quel tipo non mi è mai piaciuto e mai mi piacerà, ma prima di oggi, ti avevo sempre vista felice. Sorridente di una felicità che può essere generata solo dall'amore.-
Beatrice lo guarda con le labbra tremolanti e abbracciandolo si getta su di lui.
Il fratello la stringe a sé così forte da non farla più sentire così sola.
-Come facevi a sapere che fosse proprio lui? Siamo sempre stati così attenti...-
Tommaso le accarezza i capelli tranquillizzandola.
-Da come lo guardavi. Più di una volta ho visto come fissavi quel tipo e ho capito subito.-
Le mani di lei si stringono ancora più forte a lui.
-Non devi dargli modo di farti soffrire. Non so cosa ti abbia fatto, e conoscendoti, so che non me lo dirai mai probabilmente. Tutti in paese conoscono che personaggi siano lui e la sua famiglia, non piacciono a nessuno o quasi. Adesso stai soffrendo, ma un domani capirai che è stata una fortuna la tua. Una gran fortuna perderlo.
-Come fai a sapere anche questo? Come fai a sapere che l'ho perso?-
-Guardati... Il tuo non è un pianto qualsiasi.-
Beatrice chiude gli occhi poggiando la testa sulla spalla del fratello.
La famiglia di Diego non viene ben vista per molti motivi. Il primo è che suo padre essendo un industriale molto importante di Milano, si presenta agli altri come una persona arrogante anche più del figlio e fa di tutto per non farsi ben volere quelle poche volte che scende a Pontivigne. Sua madre invece, che vive con il padre, viene solo vista come una povera vittima in mano di quei uomini che chiama "la sua famiglia." Non viene mai presa in considerazione ed è trattata come una governante da marito e figlio. Alla gente del paese fanno rabbia questi suoi silenzi e di conseguenza nella logica comune per quanto irrazionale dell'essere umano, anziché aiutarla l'allontanano.
Diego ha ereditato la porfiria come malattia dal padre. Non gli causa molti problemi anzi, ci ha sempre giocato su. Ha trasformato questo suo male in qualcosa di buono, qualcosa da guadagnarci. Molte ragazze vanno matte per le leggende vampiresche e per lui è sempre stato facile adescarle. Ancora più facile.
Essendo anche di buona famiglia, Diego, può permettersi il lusso di vivere da solo, senza lavorare. Non gli importa passare per mantenuto. Dal suo punto di vista è libero e non mantenuto. Se ne frega. Ha i soldi e li spende. Chi non lo farebbe?
Ogni tanto anche lui sparisce da Pontivigne. Viaggia e torna dopo qualche settimana passata chissà dove e con chi. Proprio in uno di questi suoi viaggi, in passato, conobbe per caso quel piccolo paese. Aveva quindici anni all'epoca ed innamoratosene a prima vista, decise che una volta maggiorenne si sarebbe stabilizzato a vivere proprio lì. Così fece.
Suo padre lo ha sempre viziato molto. Tempo fa gli ha aperto un conto in banca con parecchi zeri. Ovviamente questo tipo di atteggiamento non piace a Tommaso. Lui che si alza prestissimo al mattino per sfamare le bocche dei suoi compaesani compresa la sua. Gli da fastidio che un essere che non conosca il significato ed il valore della parola sacrificio possa sfamarsi delle sue fatiche. Del pane del suo forno. Inoltre non gli piace quel suo atteggiamento da sbruffone e quell'aria da re della foresta. Non accetta nulla di lui, e quando i loro sguardi s'incrociano, fanno scintille.
-Domani pomeriggio ti va di andare nel nostro centro commerciale preferito?- Domanda Tommaso sorridente.
Beatrice ritrova il sorriso per un attimo.
-Chiamare quella galleria con dieci negozi centro commerciale fa parecchio ridere.-
-E vero, però non puoi negare che al "Bar La tarte", fanno anche la miglior cioccolata calda del paese.-
I due sorridono e lei annuisce senza dire nulla.
Forse basta poco a ritrovare quel poco di piacevole che sembra svanito nel nulla. Forse non è poi così tutto da buttare...
Tommaso vista l'ora tarda le da la buonanotte. La notte è ormai pronta ad inghiottire questo sabato passato tra le lacrime, l'angoscia, ma anche qualche piccolo sorriso.
Beatriceindossa il pigiama più caldo che trova immergendosi sotto il piumone del letto, e nonostante fosse sfinita da questa tempesta di emozioni, la notte non ebbe ilcuore di chiuderle gli occhi.
Per scoprire la gioia bisogna prima conosce il dolore. Pontivigne, che con i suoi occhi nascosti agli umani vive tutti i mali dell'amore. Con le sue orecchie invisibili ascolta le urla dei disperati e con quelle sue braccia amorevoli, li stringe a sé, ridando quel significato perduto alla parola speranza.
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