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La nebbia fitta mischiata al fumo affamato dei camini avanza affannosa per le vie ghiacciate di Pontivigne.

L'inverno è alle porte, ed è pronto a gettare su questo piccolo paesino situato nella pianura della Val d'Aosta tutto il suo manto bianco.

Pontivigne viene comunemente denominata: "l'Islanda italiana", per via della sua orografia e per il suo clima estremamente rigido, difatti, questo paese è noto per essere uno dei luoghi più freddi d'Italia.Gli abitanti sono appena 6.864 anime. Non vi sono molti anziani, tutt'altro, è piena di famiglie giovani e di ragazzi e ragazze.

Nel lontano dopoguerra, venne completamente abbandonata a sé stessa. Solo nell'anno duemila venne ricostruita e restaurata. Visto il basso costo delle case, anche per via della rigidità della sua temperatura, solo giovani coppie decisero di venirci a vivere, e oggi, anno 2016, Pontivigne, è anche considerato uno dei paesi più "giovani" d'Italia.

Durante la primavera si possono ammirare alcune piante molto rare quali la Drosera rotundifolia, una pianta carnivora. La vegetazione che si affaccia su quella pianura, viene accompagnata dai raggi del sole che fa brillare gli steli d'erba come se fossero smeraldi.

I boschi di abete rosso che circondano il paese, sono l'habitat di moltissimi mammiferi quali: il capriolo, il cervo, la volpe, i cinghiali, il tasso, l'ermellino, gli orsi, i lupi e anche alcuni pipistrelli.

Questo che verrà, si presenta come un altro inverno freddissimo.

Il fiato caldo che esce dalle labbra di Beatrice si scontra con quella nebbia tagliente e gelida che si affaccia sul suo volto pallido e scarnito. Le sue mani coperte da guanti di lana bordeaux, si strofinano tra di loro cercando quel caldo ormai in letargo già da tempo.

Beatrice è una comune ragazza di diciassette anni. Ha tanti sogni e speranze.

In quel tardo pomeriggio se ne sta seduta su di una panchina in legno e ferro battuto. Il suo cuore è stato spezzato da quello che credeva essere il suo bene migliore, ma che in realtà si è trasformato nel suo male peggiore.

Non ha più lacrime, troppe ne ha già versate, quasi come fosse una fontana. Nemmeno quella nebbia e quel freddo sembrano allontanarla o distrarla da quel suo dolore che tiene nascosto dentro di sé e lontano dalla vista di tutti e tutto. Nessuno conosce questo suo terribile segreto, questa sua brutale sofferenza.

Le sue amiche l'hanno sempre vista sorridere. Sorrisi finti di chi cerca solo di piacere agli altri. Sorrisi di chi non vuole deludere nessuno, se non se stessi. Sorrisi di chi non vive mai a pieno la sua vita perché sono sempre gli altri a dirle cosa fare. Che non va mai controcorrente per paura di restare sola, ma che nella realtà sola lo è sempre stata. Con quei suoi misteri e segreti che non vuole condividere e raccontare. Che tanto nessuno capirebbe.

Pontivigne a quest'ora è completamente deserta. Non gira nessuno per via di quel tempaccio, e lei, in quel momento si sente un po' come quel paesino che l'ha presa con sé e la culla da sempre tra le braccia delle sue meravigliose stradine: sola. Ancora più sola del solito.

Il cellulare squilla. Lo guarda senza interesse e riattacca. La madre.

Beatrice vive con sua madre e suo fratello di venti anni. Il padre lavora all'estero e lo vede raramente. Il resto della sua famiglia lavora in una piccola bottega di dolci. Il fratello li prepara e la madre e sua zia, la sorella della madre, li vendono.

Lei ogni tanto va a trovarli con le sue amiche. Quell'odore di pane e pasta frolla le mettono il buon umore, anche se poi, non ne è così ghiotta.

Beatrice continua a fissare quel cellulare. Ad un tratto la rubrica scorre su quel nome: Diego.

Una mano le stritola lo stomaco, e la sua di mano, tremante di emozioni contrastanti, le fa cadere il cellulare a terra. Lo raccoglie e guarda ancora quel nome completamente asettica.

Un'altra chiamata. Questa volta non è sua madre, ma lui... Diego.

Gli occhi della giovane si sgranano increduli. Fissava il suo nome e come per magia l'ha chiamata.

"Sarà empatia." Pensa la giovane fissando assiduamente quel nome che squilla insistente.

Attacca e infila l'apparecchio nella tasca del suo eskimo verde muschio.

Passano pochi attimi. Un messaggio questa volta.

"Stupida dove sei? Rispondi al telefono, devo parlarti. Se non rispondi immediatamente non ti chiamerò mai più. Fa come vuoi."

Beatrice legge quel messaggio con il magone allo stomaco. Le manca il fiato e non sa cosa fare. Ha scoperto che lui la tradiva già da molto tempo. Ha scoperto queste sue tresche per caso, leggendo un messaggio che lui aveva sbadatamente lasciato aperto.

Si sentì tradita non solo fisicamente. Con lui ebbe la sua prima storia. Il suo primo bacio. Il suo primo tutto.

Si sentì ferita da colui che vedeva come il suo grande guerriero. Che credeva potesse sempre proteggerla da tutti e tutto, quando nella realtà era solo lui a farle del male. Il mondo le crollò sotto i piedi quel giorno. Come le crollò l'idea che quei tre anni passati insieme fossero stati realmente importanti per entrambi. Si fece alcune domande che le fecero male ma che fu obbligatorio porsi, per non impazzire.

"MI ha mai amato veramente?"

"Ero solo il suo giocattolino che una volta stanco ha gettato via?"

"Con chi sono stata in questi tre anni. Chi è davvero Diego?"

Quelle domande la straziarono. Nemmeno un macigno sulla testa potrebbe essere lontanamente paragonato a quel dolore che prova.

Oggi, il giorno dopo quella scoperta, Beatrice non ha voglia di parlare. Non sa se veramente vuole avere risposte alle sue domande. La paura che queste possano essere dolorose la fanno stare ancora più male.

La paura di ritrovarsi dentro un incubo che fino al giorno prima sembrava il paradiso, le fanno tremare le gambe.

Lui è sempre stato uno stronzo, vanesio ed egocentrico. Indubbiamente un bel ragazzo, ma ciò che attira più di della sua persona è la sua strafottenza ed il suo esser così sicuro di sé. Potrebbe avere chi vuole se solo lo desiderasse.

Con quei suoi occhi scuri e quei suoi spettinati capelli neri, viene considerato da molti un vampiro dei giorni nostri. Forse anche perché soffre di porfiria: una malattia rara ed ereditaria dovuta a un'alterazione dell'attività di uno degli enzimi che sintetizzano il gruppo eme nel sangue. Proprio dai malati di porfiria nacquero in passato tutte quelle leggende sui vampiri.

Questa sua "malattia" ovviamente affascina molte ragazze e anche alcuni ragazzi, che non fanno altro che girargli intorno come lupi affamati dal successo che riscontra nelle ragazze.

"Cosa vuoi da me?" Pensa una Beatrice invasa da pensieri cupi e stanchi come gli occhi di uno scrittore.

"Non ti basta avermi uccisa una volta?"

"Non ti basta avermi umiliata e derisa agli occhi di tutti senza che io sapessi nulla?"

Beatrice vaga con la mente in quei pensieri che nemmeno Amleto si porrebbe.

Beatrice oggi ha solo un desiderio: quello di star sola come probabilmente è sempre stata.


Esistono ancora quegli innamorati che in una notte d'inverno, si fanno trasportare su di una slitta trainata da lupi per la pianura di Pontivigne rapita dalla luce lunare? Se così non fosse, come sarebbe triste il mondo...


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