Tredici
Percy aveva finito per considerare gli Inferi uno dei posti meno pericolosi da visitare per un semidio, soprattutto se accompagnato dall'unico figlio di Ade ancora vivo. Quando l'oscurità si dissolse un poco, Percy distinse l'entata del palazzo di Ade. Barcollò e riacquistò l'equilibrio solo facendo qualche passo.
-Bleah- fece Annabeth accanto a lui, il colorito verdognolo. -Non mi ci abituerò mai.
-Dai, muovetevi- li spronò Nico. Sembrava dover svenire da un momento all'altro.
-Stai bene?- gli chiese Percy. Nico scrollò le spalle.
-Muovetevi- si limitò a ripetere.
Camminarono lentamente fino al Palazzo di Ade, barcollando e aggrappandosi gli uni agli altri, sorreggendosi e pestandosi i piedi. Erano tutti e tre molto deboli. Nico lanciò cenni di saluto a tutte le guardie scheletro che incontrarono. Percy si chiese come fosse stato per Nico crescere in quel posto orribile.
Il figlio di Poseidone distingueva con precisione ogni singolo brivido che si lanciava a capofitto giù per la sua schiena. Li attribuì al freddo.
Giunsero nella sala del trono. Trono che, con sorpresa di Percy e Annabeth, si rivelò vuoto.
-Immaginavo - commentò invece Nico. -Da quando è iniziata questa storia degli eidolon, gli dei sono sempre meno presenti.
Percy, per coronare il suo momentaneo disinteresse per l'argomento, si stese a terra e chiuse gli occhi.
Annabeth inclinò la testa. -Hai qualche idea del perché?
-A dire il vero, lo so per certo: anche gli dei sono vulnerabili agli eidolon.
Percy si rianimò.
-Starai scherzando! Gli eidolon erano già al piano 600 quando ti abbiamo trovato! Vuol dire che hanno già raggiunto l'Olimpo! Se è così, siamo fregati!
Nico guardò la figlia di Atena, e giurò di poterne vedere il cervello lavorare al doppio della velocità.
-Non è possibile- sussurrò lei.
-Non è così facile. Insomma, parliamo sempre di entità potentissime e immortali! Avranno anche loro un modo per difendersi! Giusto?
Nico, nonostante avesse trovato risposta a quella domanda giorni addietro, finse di pensarci su, giusto per veder comparire una nota d'ansia negli occhi dei due semidei. Will lo faceva sempre con lui, tanto per farlo innervosire.
In quel momento, Nico avrebbe tanto voluto innervosirsi con il figlio di Apollo.
-Infatti, è così. Ci sono posti in cui sono più o meno al sicuro. I santuari a loro dedicati, ad esempio- rivelò infine.
-Ma così non possono spostarsi. Sono in trappola...
-E noi siamo morti- osservò argutamente Percy.
Annabeth rifletteva a tutto andare.
-Ma Ade non ha un santuario!
-C'è la Casa Di Ade, in Grecia. Non è proprio un santuario ma...
-Aspetta. E noi qui cosa dovremmo fare?!
-Aspettare che torni. Pensare a cosa fare dopo.
-Ma non tornerà mai!
-Deve- ghignò Nico. -Me lo sono fatto giurare sullo Stige. Me lo doveva.
-Potrebbe tornare tra secoli!
-Non lo farà.
Annabeth guardò Percy, esasperata.
-Cosa facciamo, allora?- domandò lui.
Nico si strinse nelle spalle.
-Non ci reggiamo in piedi. Quindi, be', per ora niente.
Percy si lasciò cadere sui gomiti. -Finalmente. Non sapete da quanto aspettavo questo...
-È una perdita di tempo prezioso!- strepitò Annabeth nello stesso istante.
Nico la guardò seccato.
Sollevò le braccia come segno di resa.
-Bene, fate pure quello che vi pare. Io me ne andrò a dormire.
E così fece, strascicando i piedi sul pavimento gelido, troppo debole per viaggiare nell'ombra anche solo fino alla propria camera.
Rimasti soli, a Percy e Annabeth non restò altro da fare se non seguire l'esempio del figlio di Ade.
Per i tre giorni successivi, non accadde niente. Ognuno di loro trovò un modo per tenersi occupato, ma la noia e l'attesa sembravano cibarsi di loro in ogni momento.
Annabeth si cimentava in elaborati schizzi dei templi che aveva intenzione di far erigere sull'Olimpo, sommersa dalla montagna di coperte che non poteva nulla contro il freddo che il regno degli Inferi le insinuava nelle ossa.
Percy combatteva contro qualche scheletro e chiacchierava con la figlia di Atena di tutto e di niente, ridendo di avventure passate che sul momento erano sembrate loro un incubo.
Non erano solo felici di essersi ritrovati; erano più completi.
Nico non si fece vedere. Ogni giorno esplorava gli Inferi, pregando di non incontrare l'anima di Will.
Fa che non sia morto, fa che non sia morto, era il mantra che si ripeteva a non finire.
Tuttavia erano tutti e tre giunti al termine, schiacciati dall'idea di quanto stava accadendo nel mondo dei vivi.
Poi, in un momento imprecisato del terzo giorno, Ade si materializzò sul trono.
Aveva brutte notizie.
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