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Sette

Il sogno la scaraventó in un vicolo poco raccomandabile di Manhattan. La classica nebbia da film hollywoodiano sembrava galleggiare nell'aria fredda della notte. Non capiva perché diavolo avrebbe dovuto aggirarsi in posto del genere a orari simili, né perché dovesse farlo qualcun altro. Istintivamente portò la mano alla cintura, là dove per anni aveva riposto il pugnale.
Era tutto spaventoso e insolito e spaventosamente insolito e insolitamente spaventoso.
Cominciò a camminare verso la strada per uscire dal vicolo cieco, e per poco non finì addosso ad un ragazzino. Aveva i capelli neri; gli occhi gli brillavano di riflessi verdi alla luce della luna.
Percy!
Il semidio si voltò, e allora Annabeth si rese conto di aver parlato ad alta voce.
Mosse qualche passo in avanti. Percy si fermò e si voltò.
-Chi sei?
Annabeth inorridì. Come sarebbe a dire "chi sei?"
Percy cominciò ad avanzare verso di lei a passi sicuri; la figlia di Atena indietreggiò senza togliergli gli occhi di dosso. Poteva davvero essersi dimenticato di lei? Possibile? Era già capitato che Percy perdesse la memoria, ma anche in quell'occasione aveva conservato il ricordo del suo nome.
Lui continuò ad avanzare e lei ad indietreggiare.
-Percy, sono io. Annabeth.
Il cervello di Annabeth era nel panico. Per la prima volta non riusciva a pensare.
Affondò le unghie nei palmi. Percy abbassò lo sguardo al terreno e lei perse il contatto visivo con i suoi occhi verdi.
-Percy...- riprovó. Al posto della voce le uscì un sussurro rauco che lei stessa comprese a malapena. Poi sbattè la schiena contro il muro alle sue spalle. Il figlio di Poseidone continuò a camminare. Poi, a un soffio dal suo viso, si fermò.
Sembrava avere dodici, forse tredici anni. Annabeth cercò di non pensare a quanto fossero uniti a quell'età e a quanto apparissero distanti ora. Non poteva perderlo un'altra volta.
Okay, ora basta. È soltanto un sogno.
Tuttavia era incapace di restare ad assistere senza fare nulla.
Intrappolata nel suo corpo da bambina, si alzò sulle punte dei piedi e allungò una mano verso il viso di Percy. Sfiorò la pelle liscia del suo viso con le dita. L'ultima volta che lo aveva fatto aveva percepito i contorni di una mascella squadrata e un velo di barba. Ma in fondo non cambiava tanto. Era sempre Percy.
-Ehi...- bisbigliò lei. Gli sollevò il mento con un gesto gentile per far di nuovo incrociare i loro sguardi.
Percy alzò la testa e, per una frazione di secondo, Annabeth poté leggere la disperazione nei suoi occhi verdi.
Sveglia, sveglia sveglia!
La figlia di Atena non ne comprese il significato finché quelle stesse iridi non sfumarono in un giallo metallico.
SVEGLIA!
Annabeth si svegliò.

Spazio mio!

Sì, lo so che praticamente non ho fatto succedere niente e che con ogni probabilità non si è capito dove voglio andare a parare. Be', non l'ho capito nemmeno io, dato che avevo iniziato la storia con tutta un'altra trama in mente. Pfft, io e le idee confuse siamo una cosa sola.
In ogni caso... vi sta piacendo la storia? Cioè, all'inizio era una cosa e ora è un'altra. E mi piacerebbe la vostra opinione.
Tutto qui✋

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