20 - Paris , Tour Eiffel (VII arrondissement)
Trovare un volo Parigi-Tel Aviv, con così poco preavviso era praticamente impossibile, tuttavia, per pura fortuna, Alan riuscì a trovarne uno che partiva la mattina dopo.
Si erano rifugiati nel secondo appartamento di Romy a Montmartre e la donna gli aveva raccontato, in lacrime, la rivelazione che aveva ottenuto dalla madre.
Alan avrebbe voluto strozzare sua suocera seduta stante.
In primo luogo perché aveva rivelato la verità a Romy in un momento in cui la donna era emotivamente molto instabile e due perché una rivelazione del genere avrebbe potuto far cadere l'attrice di nuovo nella trappola dell'alcol, da cui stava cercando di uscire.
Alan era a conoscenza della storia di Estelle di come la mancanza del padre l'avesse segnata, tanto da cercare in altre figure maschili quella del genitore che non aveva mai avuto.
Il colpo che Monique aveva sganciato era stato terribile, aveva colpito la figlia laddove era più debole, ovvero la mancanza del padre.
Alan non poteva nemmeno lontanamente immaginare cosa dovesse provare Estelle in quel momento, doveva essere veramente devastata.
-Non volevo che mi vedessi in questo stato - dichiarò Romy asciugandosi gli occhi rossi dal pianto.
Alan conosceva il motivo di quella frase, Estelle odiava che la si vedesse piangere, perché questo la identificava come una donna debole, ma l'uomo non l'aveva mai pensata così.
Mostrare i propri sentimenti, attraverso il pianto o attraverso urla di rabbia era segno, secondo Alan, di grande forza e Romy era forte.
Anche se la donna ancora non se ne rendeva conto.
-Sono un'ingenua. Era ovvio che prima o poi avrei dovuto affrontare mia madre, speravo di poter scappare per sempre, ma non posso - Romy alzò lo sguardo verso suo marito, il quale era seduto sul bracciolo del divano e non si era mosso da quando erano arrivati.
-Avevi ragione, tempo fa, Alan, quando ti ho detto che volevo divorziare, avevi ragione sul fatto che sono una donna che scappa davanti alle difficoltà, ma anche adesso non riesco a trovare in me la forza per affrontare mia madre. Sono una pessima persona, lo so - Alan non osò interrompere quel fiume di parole, limitandosi ad ascoltare.
-Non sei così orribile, Belle, sei umana. Tutti abbiamo delle paure che non riusciamo ad affrontare, scappare è una decisione comune, penso che anche io nella tua situazione reagirei così - affermò Alan sfiorando il viso della moglie.
Romy fece per allontanarsi da lui, ma Alan glielo impedì, afferrandola e attirandola a sé.
L'attrice affondò la testa nel petto del marito senza proferire parola.
Voleva che quel momento non finisse mai.
***
Rifka lo venne a sapere per puro caso, passando davanti ad una delle tante edicole che si trovavano a poca distanza dalla Torre Eiffel.
Si fermò per osservare meglio il titolo e ci rimase molto male, non perché Romy non avesse detto nulla a nessuno, ma per il tono che era assunto dall'articolo, quasi denigratorio.
ESCLUSIVO : IL FILM SULLA FAMIGLIA ROMANOV NON SI FARÀ, CLAMOROSA CANCELLAZIONE DEL FILM CON LA REGIA DI ROMY PARKER!
Rifka si decise a comprare quel giornale, voleva sapere cosa avesse scritto quel giornalista da quattro soldi.
L'articolo era denigratorio, ma dovette abbandonare il suo progetto di andare a prendere a calci il giornalista che aveva scritto quelle parole, perché Anastasija le aveva scritto di raggiungerla alla Shakespeare and Company.
I sensi di Rifka si erano tesi. La sua amica aveva bisogno di lei.
Ritirò il cellulare e fece per chiamare un taxi quando vide Matias arrivare in bicicletta.
-Matias! - Rifka corse verso di lui mentre il ragazzo frenava bruscamente.
-Sarò più veloce di un taxi, vista la coda che si è formata - dichiarò Matias indicando la lunga fila di macchine che affollavano l'Avenue des Champs-Élysées.
Rifka si sedette sulla canna della bicicletta e Matias partí.
Il traffico era congestionato, anche per via dei molti turisti che affollavano la città in quel periodo.
Rifka osservava il flusso delle macchine che sciamavano di fianco a loro, anche se non poteva distrarsi troppo, perché se si muoveva male avrebbe sbilanciato anche Matias, rischiando di far cadere entrambi.
-Non capisco come facevano le donne di un tempo ad andare in moto all'amazzone! È scomodissimo! - sbuffò Rifka.
-Penso fossero abituate. Siamo arrivati- sorrise Matias quando vide comparire la Shakespeare and Company.
-Finalmente - affermò Rifka scendendo dalla bicicletta.
Matias appoggiò il mezzo che li aveva portati fin lì alla parete ed entrarono in libreria.
Stranamente non vi era il solito codazzo di turisti che aspettavano di entrare, forse perché il cartello sulla porta avvisava che la Shakespeare and Company era momentaneamente chiusa.
-Matias! Rifka! - Anastasija sommerse il fidanzato e la migliore amica con uno dei suoi abbracci trita- costole.
Oltre a lei vi erano Sylvia e una donna che il ragazzo aveva visto un paio di volte.
-Ciao, Rifka. Matias - li salutò Sylvia mentre Monique non proferí alcuna parola, come se non li considerasse degni della sua attenzione.
Ma entrambi i ragazzi sapevano quando la violinista sapeva essere snob, quindi la ignorarono come lei stava facendo con loro.
-Ana, cosa è successo? - domandò Matias.
La ragazza fece per rispondere quando Monique intervenne, bloccando di fatto la nipote:
-Non sono affari tuoi! È una questione di famiglia e né tu né lei - Monique indicò con sprezzo Rifka - Ne fate parte!
Matias strinse i pugni appellandosi al suo autocontrollo.
Ma Rifka non era disposta a tacere, non ora.
-Possiamo dire madame Lamorlière che nemmeno lei può essere considerata parte della famiglia. Dov'era lei quando sua figlia aveva bisogno di una madre?! Non c'era! -
-Come osi giudicarmi? Tu non sai niente! Sei solo una ragazzina arrabbiata! Non sai cosa ho fatto, quanto ho sofferto! Quindi fatemi il favore, tu e il finlandese di andarvene di qui! Non sono affari vostri quello che succede nella mia famiglia! E non m'importa se siete il fidanzato e la migliore amica di Anastasija! Voi non siete niente per questa famiglia! - le parole di Monique erano talmente sprezzanti e fredde da far capire quanto snob fosse.
-Ora basta, nonna! - intervenne Anastasija.
Monique si girò verso la nipote, come sorpresa dalla sua reazione.
-Anastasija… - cercò di dire la donna.
-No, nonna ora basta! Non ti basta quello che hai fatto alla mamma? Non ti rendi conto del dolore che provochi tutte le volte che parli? Non fai altro che dire cattiverie! Da quando ti ho presentato Matias non hai fatto altro che trattarlo male! Perché non lo ritieni alla mia altezza, ebbene sappi che lui e Rifka sono due persone fantastiche, che mi hanno aiutato quando avevo bisogno, così come hanno dato una mano alla mamma. Tu non ti sei mai mossa da Parigi! Certo, telefonavi a Jude per sapere come stava andando, ma non ti sei mai degnata di venire a Los Angeles. Tu non fai altro che giudicare! E io sono stanca di sentirti coprire di insulti chiunque! - detto questo Anastasija afferrò la sua amica e il suo fidanzato e uscì dalla libreria.
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