"Nothing, just dreams... Don't you have any?"
«Oh, beh... Arriverà qui a momenti... spero» borbottò Friederike coccolando il suo gatto soriano.
Sbuffai.
Ma Jeff non tornò "a momenti" come secondo l'ipotesi di Freddie.
Eh, no.
Lo rivedemmo entrare in casa la mattina seguente, al massimo della felicità.
Lo accolsi abbastanza pacificamente.
Già, fui molto dolce.
Gli puntai il bastone dell'armadio contro.
«Dove sei stato?» domandai, mentre Bred mi toglieva delicatamente da mano il bastone.
La corvina sorrise ed abbracciò il nostro amico con sguardo felicemente malinconico.
«Ragazzi,» annunciò Friederike, «Jeff non rimarrà ancora a lungo il ragazzo che conosciamo!»
«Ah no?» chiedemmo io e Bred in un sussurro incerto.
«Sto per diventare padre» rivelò gioiosamente.
Mio Dio.
Santo cielo, non me l'aspettavo.
E nemmeno Bred, perché mi guardava come per incitarmi ad avere una reazione così da seguirmi.
«Ehm...» borbottò. «Wow! Che gioia!»
«Già!» esclamai finta. «Stai per diventare padre!»
Ragazzi, Freddie aveva ragione quando diceva "Troppo amore ti ucciderà", ma poi ci arriveremo, non preoccupatevi.
«Sono al settimo cielo!» esultò Freddie. «E quando crescerà lo porterò a rimorchiare ragazze! ...O ragazzi... o qualsiasi cosa gli piaccia, basta che alla fine non mi svegli nel mio letto».
Jeff fece una smorfia di disgusto. «Io non credo che tra diciassette anni avrai ancora voglia di fare... ehm... festa».
«Scherzi?! Se domani dovessi morire, non starei qui a piangere come una stupida, ma farei la più grande festa di "addio Freddie Mercury" di sempre... Giuro».
Alla fine non la fece, Fred', non mantieni le promesse.
Però fece un concerto stratosferico... Ok, Fred', mantieni le promesse.
Era il ventotto gennaio quando scoppiò il caos.
Jeff si aggirava in silenzio per la casa buia quando, andando in camera sua, notò uno spiffero di luce proveniente da quella di Freddie.
Spinse piano la porta.
«Freddie?» la chiamò in un sussurro.
Vide la sua amica dormire sopra un blocco di carta con mille matite colorate attorno a sé ed il suo gatto a poca distanza.
Si avvicinò alla scrivania dove si era seduta e osservò il disegno di un magnifico abito da sposa.
«Oh, Freddie...» mormorò Jeff prendendolo tra le mani, «sei sempre la solita...»
Friederike borbottò qualcosa nel sonno, prima di sentir cadere sulla testa una matita poggiata sopra la mensola facendola destare completamente.
«Sono sveglia» sentenziò massaggiandosi la nuca.
«Lo vedo» scherzò Jeff. «Freddie, cos'è questo?»
La ragazza afferrò delicatamente il foglio porto dall'amico e sospirò con gli occhi azzurro elettrico sull'orlo delle lacrime. «Nulla, solo sogni... Tu non ne hai?»
Il ragazzo si sedette accanto a lei con un riso malinconico a segnargli il volto. «Forse... tanto tempo fa».
«Scemenze» replicò la corvina. «Tutti hanno sogni».
Jeff sorrise. «Sei sempre così positiva... Come fai?»
«Non sono positiva, sono solamente una grande bugiarda... Mento a me stessa. L'unica volta in cui non lo faccio è quando scrivo musica, perché posso ritenermi estranea ai sentimenti che scrivo anche se li provo davvero...»
«Non dovresti vergognarti di provare paura o tristezza a volte, sai?»
«Non me ne vergogno» spiegò. «È solo che agli altri non serve una Freddie Mercury negativa e pessimista... Cerco solo di essere la persona di cui il mondo ha bisogno... provo a migliorarlo, sennò a che serve vivere?»
Jeff osservò l'amica.
«Hai ragione» sussurrò infine. «Hai sempre ragione tu».
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