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Keep Yourself Alive

«Dovessi convincervi con una pistola, io farò un pezzo per Baby» pretesi un giorno, erano le due e mezza di notte e stavo provando tranquillamente a suonare la chitarra di Bred.
«Per il furgone? Davvero? E cosa dovrà cantare Freddie? "Ti amo, mia macchina che avrà almeno l'età di Matusalemme, peccato tu non possa ricambiare"!» rise lui.
«Ehi! Ha solo tre anni! E poi canterò io a Baby, mica Freddie».
«Molte grazie, non vorrei essere riconosciuta per aver fatto una serenata ad un'auto» disse Friederike sorridendomi.
Sbuffai.
Jeff ci ignorava, aveva un grosso paio di cuffie sopra la testa per non sentire le nostre stronzate e stava fischiettando una musica di sua invenzione.
«Cercate di scappare per tenervi vivi, io un giorno di questi vi ammazzo» sbottai, ridando a Bred la chitarra.
Freddie sembrava essere in un mondo a parte, tamburellava il dito a ritmo del ritornello di Jeff e, appena parlai, le comparve un sorriso.
«Keep yourself alive!» esclamò.
«Come?» domandò Jeff, scostandosi le cuffie dalle orecchie.
«Keep-yourself-alive!» ripeté scocciata. «Ah, ora vi faccio vedere».
Così si alzò e andò verso la tastiera, incominciando a suonare il ritornello del motivetto di Jeff, cantando sopra le parole "keep yourself alive".
«Rob, la batteria» esordì.
Corsi subito a rifugiarmi dietro i piatti argentati, armata dalle mie bacchette.
«Bred, mettile delle monete sopra i piatti».
«Cosa?!» chiesi incredula.
«Cosa?!» ripeté Bred.
«Fatelo e basta!»
E così lanciò un paio di monete sui miei piatti.
«Ora seguimi, su» mi incitò Fred', continuando imperterrita a suonare sempre lo stesso ritornello.
Alzai gli occhi al cielo e obbedii.
Il suono che ne uscì fu meno straziante del previsto, anzi, più andava avanti la cantilena più diventava orecchiabile.
Friederike si fermò all'improvviso.
«Non è geniale?» domandò.
Smisi all'istante di suonare.
«Cosa?» chiese Bred. «Tutto questo, oppure che ti vengano idee del genere alle...» si guardò l'orologio posizionato strategicamente sul polso, «due e trentasette di notte?»
«Un po' entrambe le cose» sorrise lei.

Prima di raccontarvi cosa accadde alle cinque del mattino quando, dopo aver svuotato quattro bottiglie di birra ciascuno (si, non prendete il nostro esempio, anche se suppongo voi facciate ben di peggio), incominciarono ad arrivare messaggi di vita dal mondo esterno che non fossimo noi quattro, voglio specificare una cosa: il 1970 non era affatto il mio anno.

Bene, come ho detto, erano le cinque e un quarto del mattino e Bred, da scemo che è, aveva incominciato a riscaldare dell'acqua su un fornello per farsi un té – che tra l'altro non gli piaceva – a solo scopo di "svegliarsi", evito di dire che alla fine non lo bevve nemmeno, ma, scusate, non per colpa sua.
Ovviamente, il primo mezzo con il quale il mondo ci avvertì della sua presenza fu il telefono che Jeff aveva comprato mesi prima e, per questo, da una parte gliene sono grata, dall'altra vorrei strangolarlo ancora oggi, possibilmente aiutata da un paio di corde, i cadaveri dei gatti di Freddie e molti coltelli.
Chi rispose se non proprio quel demente di Jeff?
Friederike sonnecchiava sulla sedia abbracciando l'ultima bottiglia di birra come se fosse un orsacchiotto di peluche, mentre il fumo scappava imperterrito dalla pentola sul fuoco.
«Pronto?» chiese il mio amico, come sempre, in tono cortese anche alle cinque del mattino. «Cosa? Sì, è qui, perché? Va bene, ve la passo immediatamente».
In un primo momento, sia io che Bred pensavamo che qualcuno avesse intenzione di parlare con Freddie per far comparire la sua rara voce in una radio. Eppure, come sempre, ero io ad avere tanta fortuna.
Jeff mi passò la cornetta del telefono.
Ancora oggi non ricordo molto bene la telefonata, più che altro le parole impresse nella mia mente ancora oggi sono: "ospedale", "tuoi", "amica" e "parlane".
Del resto ho un vuoto totale. Bello, eh?
So solo che attaccai il microfono e lo lanciai sul muro.
Jeff mi guardò esterrefatto. «Non sai nemmeno quanto mi è costato!»
«Ti ridarò i soldi, se è questo che intendi dire» ruggii, sedendomi sul tavolo ed incominciando a spezzare a metà il giornale che stava leggendo Bred. Per fortuna, al contrario di Jeff, lui era leggermente – nemmeno poi così tanto – più empatico.
«Spegni il fuoco, per favore» disse scocciato.
«Non sono la tua serva» sbottai, lanciandogli qualche pezzo di carta in faccia.
«Rob, non sei come la tua batteria ieri alle due di notte, puoi spegnerti» sbuffò lui.
«Ah, devo spegnermi?» chiesi retorica.
Quando lui annuì, mi alzai, andai verso la mensola, spensi il fuoco apparentemente calma e, con un solo gesto, gettai di lato tutto ciò che si trovava sulla mensola e sul fornello, compresa l'acqua bollente che cadde ai miei piedi.
«Ti piace come mi spengo?» urlai.
Freddie sobbalzò madida di sudore, urlando "MAMAAA" e tutti noi la guardammo esterrefatti.

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