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"But we are a family... or not?" "No, we aren't"

Tornammo a casa immediatamente e io sfrecciai ad aprire la porta e tornare da Friederike.

«Allora?» domandò la ragazza. «Tutto ok?»
«Tutto bene, Freddie... O dovrei dire Farrokh?» chiesi ghignando.
Il volto della corvina sbiancò immediatamente.
Bred si sedette di nuovo sul divano, ignorando la scena e le occhiate di stupore da parte di Jeff.
«Chi... chi ve lo ha detto?» sussurrò.
«Il tizio».
«Io...» incominciò, prima si stringere i pugni e di alzarsi furiosa. «Perché non avete voluto assecondare la mia scelta? Insomma, non vi andava bene? Grazie, Robbie, grazie tante!»
«Calmati, Fred'» borbottò Jeff.
«È solo un nome» sbottai. «E poi non è fantastico? Ora nessuno ha più segreti!»
Che bello mentire, non è vero?
Freddie sospirò sconsolata.
«Già, e poi è anche carino come nome, si abbina perfettamente all'idea di questo posto: il rifugio del caos nel quale le anime perdute approdano in cerca di aiuto da parte di Satana» rise Bred indicandomi.
Friederike scosse la testa, prendendo in braccio Delilah e stringendola forte a sé. «Sembriamo più stupidi ogni giorno che passa».
«Ma noi siamo una famiglia... o no?» chiesi.
«No, non lo siamo».
Devo dire che nemmeno quello era il mio anno e che Bred sosteneva che soffrissi di perdita di abbandono, quindi, se non ero nel pieno delle mie forze psicologiche, ciò che disse Freddie mi distrusse. Letteralmente, il mio cervello andò in delirio quando comprese il significato di quella frase.
Bred alzò un sopracciglio. «Freddie?»
«Siamo solo una strana imitazione di una bizzarra famiglia perché nessuno ne ha davvero una!» esclamò spazientita. «Robbie ha perso i genitori anni fa, i miei non mi conoscono, Bred ha abbandonato tutti e tutto e si è rifugiato con la sua migliore amica in una band per dimenticare i problemi e l'avete anche chiamata "Smile", più di questo! E Jeff, lui esiste letteralmente come antistress. Insomma, prima di conoscermi si impasticcava come non so cosa per la depressione e incolpavate entrambi il vecchio cantante per l'inutilità della vostra vita! Non si può continuare a fare questo... È defatigatorio!»
«Che?!» scandì Jeff.
«Oh, scusa se non sapevamo del sangue da riccona reale che ti scorre nelle vene!» sbottò Bred.
Io rimasi lì impalata senza muovere un muscolo.
Il mondo intorno a me poteva anche crollare, ormai ero diventata una pietra. Per un attimo il tempo parve fermarsi, circondata dal nulla, il mio cervello correva a cento allora.
Freddie.
Bred.
Jeff.
Si era distrutto tutto.
Perché?
Per colpa mia.
Non sapevo rispettare le scelte e queste erano le conseguenze.
«Non siamo una famiglia...» sussurrai guardandomi i piedi. «E, se noi non siamo una famiglia, vuol dire che io non ce l'ho... Sono sola».
Friederike parve riprendersi e realizzare ciò che aveva appena detto e si guardava intorno spaesata.
Jeff abbassò lo sguardo verso Bred, che cercò di alzarsi e di avvicinarsi a me.
«Non fa nulla» sentenziai. «È la verità e qualcuno doveva pur dirmela... no?»
«Scusa...» borbottò Fred', avanzando lentamente verso di me.
«Saremo amici, eh, Freddie? Così fino alla fine, come no» proferì spazientito Bred. «Sai che c'è? Trovati un'altro chitarrista. Se Robbie ti vuole troppo bene per farlo, non c'è problema, ma non tollero vedere le persone trattate così: io me ne vado».
Ingoiai un groppo di tristezza e terrore.
Era troppo da rimuginare in una sola giornata.
«Scusa, Freddie» balbettò Jeff, prima di prendere il basso, porgere la custodia della chitarra a Bred e di cercare le chiavi di Baby per caricare il tutto.
«Rob?» domandò Bred, porgendomi le bacchette della batteria.
Sospirai, prima di osservare Friederike per cercare di augurarle buona fortuna, mettere le bacchette in tasca e di prendere i piatti.

E così era finita.
Tutto, come sempre, a causa mia.

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