Pazza
nella comprensione
di non essere pazza.
Non uno spiraglio
nella camera imbottita,
sgualcita e sporca.
Urla,
solo urla di isteria
tutt'intorno, si confondono alle sue.

E fantasmi di donne bianche
dai capelli sul viso,
che non celano
l'orrore dipinto.
Come vermi brulicanti,
nel cervello
le certezze devono tacere,
ma divorano un vortice
di cieca paura.

La paura divora,
sul lettino, ora.
Si fonde con la luce abbagliante,
si disfa nel liquido dell'ago
attaccato al braccio
che paralizza il corpo.
Quei visi di medici,
sopra
che accarezzano la fronte.

Ne aveva sentito parlare,
di lobotomizzazzione.
Dolore,
dolore lancinante
ma nessun muscolo si muove
al martelletto che conficca
il grosso spillone
al lato del bulbo oculare.

Lo sente ruotare lì,
tra le larve e la carne purulenta.
Poi un profondo sonno...
svenimento.
Ed il risveglio
non fu più risveglio.

Mo