Corro, corro e corro, con tutta la forza che ho nelle gambe, con tutto il fiato che riesco a racimolare. Perché ora non sto più cercando di recuperare il mio zaino, ora sto scappando.

Riesco a lanciare un'occhiata fugace dietro alla spalla sinistra. Non vedo praticamente nulla, se non una sagoma nera ben più alta di me e...cos'è quel riflesso? Cos'è che tiene in mano?

Incespico e quasi cado: ero così preoccupato a pensare che non ho visto che alcuni sanpietrini del sentierino su cui stiamo correndo ora si sono rialzati, probabilmente a causa di qualche radice.

Recupero in qualche modo l'equilibrio senza mai fermarmi e prima di girarmi nuovamente lancio una lunga occhiata alla strada davanti a me, per non rischiare di nuovo di cadere.

Un coltello. Chiunque mi stia inseguendo tiene in mano un coltello.

Continuo a correre solo perché le mie gambe si muovono da sole. Ma comincio seriamente a domandarmi in che razza di situazione sono finito. E se ha ancora senso inseguire il mio zaino.

E se mi fermassi e cercassi di spiegare a chi mi sta dietro che io non c'entro nulla con qualunque questione abbia in sospeso con il tizio davanti a noi? In fondo entrambi vogliamo solo che quello si fermi, anzi, a me basterebbe che mollasse il mio zaino.

Sì, certo, come se chiunque si mettesse a inseguire una persona con un coltello in mano sarebbe disposto a fermarsi a parlare con me.

No, è escluso, appena mi fermo questo mi salta addosso e mi ammazza.

Ecco, l'ho pensato: sto rischiando la vita.

Improvvisamente la paura più pura si impossessa di me. Ho paura, paura di morire.

Senza pensarci due volte svolto sulla destra, lasciandomi dietro il sentierino e inoltrandomi tra gli alberi del parco.

Qui non c'è nessuna luce e quella luna arriva molto più flebile, visto che deve passare attraverso le foglie, quindi sarà più difficile per lui continuare a starmi dietro. In più non è me che vuole, ma chiunque in questo momento si sta portando via per sempre il mio zaino. Anche se del mio progetto, ora come ora, non me ne può fregare di meno.

Sto pensando a tutto questo, sicuro di aver fatto la scelta giusta e quasi convinto di essere finalmente salvo, quando inciampo in una radice.

Questa volta cado davvero.

Finisco lungo disteso sul terreno, prendendo una botta fortissima alle ginocchia.

Il mio primo pensiero è il rumore: quanto rumore ho fatto con questa caduta?

Ma in fondo di che mi preoccupo? Chiunque mi stesse inseguendo, ormai è lontano, ormai...

Non faccio in tempo a formulare un altro pensiero che sento un fiato caldo sul mio collo e, contemporaneamente, la lama che penetra nella mia schiena.

Chiudo gli occhi e quando li riapro sono nel mio monolocale, sdraiato nel mio letto.

Tiro un sospirone di sollievo e accendo la luce, lasciando vagare lo sguardo per quell'ambiente così famigliare, felice che sia stato solo un brutto sogno.

Già, ma dov'è il mio zaino?