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Looks that kill

- Quindi con c'è nessuno problema se vengo tra 20 minuti alla stazione? – la voce di Eddie alla cornetta del telefono rosso appeso al muro suonava vagamente metallica, ma nulla che limitasse la compressione di Gracie – Non voglio tenerti occupata durante il lavoro.

- Oh, ti prego, sarebbe favoloso tu mi tenessi occupata durante il lavoro: è un mortorio qui.

- Va bene, ma a un patto.

- Sentiamo cosa ti inventi, Munson.

- Per sdebitarmi, ti accompagnerò io a casa finito il turno – Eddie aveva sentito un leggero sbuffo della ragazza nella cornetta – Quindi avvisa Nico.

- Ok, lo chiamo appena mettiamo giù...- era inutile opporsi – Ma sappi che ti stai sdebitando con lui, non con me – per qualche secondo la ragazza aveva sentito solo il ronzio sordo della linea.

- ...troverò altro degno del favore che mi stai facendo. A dopo! – le aveva messo giù senza darle tempo di rispondere, ma a Gracie questo non dava realmente fastidio, la faceva solo divertire.

- Ciao, piccola.

- In anticipo di ben 5 minuti, Edw – era uscita da dietro il bancone: stavolta indossava un vestitino a fiorellini e un giubbottino di jeans, ma le spille erano sempre le stesse.

- Tempo in più per studiare – l'aveva raggiunta poggiando lo zaino sullo stesso bancone di prima – e per stare con me, meraviglia.

- Ah, ti piace essere offeso e trattato male, allora – lo aveva superato – Sappi che non giudico i gusti di nessuno – si era eclissata oltre la porta del magazzino, tanto che Eddie l'aveva inseguita – Quindi, cosa pensavi di fare stasera?

- Tutto.

- Tutto?! – si era girata di scatto con un quaderno tra le braccia e aveva incontrato gli occhi colpevoli di Eddie – Hai paura non vada? – aveva annuito piano – Andiamo, adesso infiliamo in testa tutto, a costo di stare qui tutta la notte – lo aveva afferrato per una mano senza troppo pensarci e l'aveva portato al bancone, dove si era seduta a gambe accavallate, invitandolo a mettersi sulla sedia di plastica lì dietro – Iniziamo con le cose con cui hai più difficoltà: la teoria.

- Perfetto, vediamo quanto faccio schifo – l'aveva fatta ridere per la naturalezza.

- Dai, sarò buona, Edw: dimmi una regola a tua scelta, poi farò domande da lì.

Il pomo di Adamo di Eddie era ballato sulla sua gola mentre si mordeva un labbro: - Ok, ok...Allora, un insieme, in matematica, è un raggruppamento di elementi di qualsiasi tipo...

- E basta?

- Calma, tesoro, fammi pensare – le aveva sorriso storto - ... che può essere individuato mediante una caratteristica comune agli elementi che gli appartengono oppure per semplice elencazione degli elementi dell'insieme.

- Molto bene, il mio Edw – aveva dondolato avanti e indietro – Quanti e quali tipi di insiemi esistono?

- Tre: vuoto, finito e infinito.

- Non giustissimo, ma decisamente logico: vuoto non è un tipo di insieme in quanto è un sottoinsieme di tutti gli insiemi, compreso sé stesso.

Silenzio.

- Non pensa di star esagerando, Signorina Barnes? – l'aveva guardata torva senza serietà – È senza pietà.

- Ti avevo avvisato che non sarei stata gentile. Però, – aveva alzato l'indice – finita la parte degli insiemi, non ti chiederò nient'altro di teoria perché sono solo tre domande. Comunque, stai andando molto bene, Edw.

- Non mentirmi, Gracie.

- Lo sai che non lo farei, quindi ti assicuro che davvero stai andando bene, puoi stare tranquillo – era scesa dal bancone e gli si era messa davanti – Vediamo dopo gli esercizi e poi, e solo poi, ti dirò quanto fai schifo – gli aveva fatto l'occhiolino ed era tornata a sedersi al suo posto – Continuiamo, Munson.

Eddie si era messo a vagare per il minimarket, osservava disattento gli scaffali e le luci, che ogni tanto calavano di tensione, ascoltando California Dreamin' in diffusione, ma le orecchie erano concentrate sul suono della matita di Gracie che ogni tanto segnava qualcosa sul suo quaderno con gli esercizi.

- A che punto sei?

- Metà circa, ti metto lo svolgimento giusto a fianco.

- È passata quasi mezz'ora, quante correzioni hai dovuto fare?! – era sbucato con la testa dal corridoio con il frigo.

- Stai buono, Edw, vedrai dopo.

- Scusami, quindi cosa dovrei aspettarmi?

- Di tutto, zuccherino – aveva alzato la testa, gli aveva fatto un casto occhiolino ed era tornata subito con la testa china, anche se lui continuava a guardarla.

- Mi hai davvero chiamato zuccherino?

- Sì, Edw, hai capito bene – non aveva alzato la testa e non gli aveva lasciato spazio per controbattere.

- Ok, ok, piccola – era tornato dietro – Me la segno.

- Edw.

- Mh.

- Se vuoi qualcosa da bere, prendilo: offro io.

- Tu cosa vuoi?

- Quello che prendi tu, quindi sorprendimi – ancora la testa bassa - Ma niente alcool che domani abbiamo scuola.

- Sì, Little Miss Sunshine.

- Big Bad Wolf.

- Come?! – aveva tirato fuori due bottiglie dal frigo – Big Bad Wolf... – si era preso una sedia e si era seduto dalla parte opposta del bancone, proprio di fronte a Gracie – Mi piace!

- Anche a me il ginger ale – aveva stappato la bottiglia e ne aveva preso una sorsata – Grazie – l'aveva ripoggiata sul bancone ed era tornata a scrivere.

Eddie, con stanchezza, aveva poggiato la testa sulla mano e il gomito sul bancone e aveva preso a guardare Gracie: le luci del minimarket colpivano il biondo dei capelli della ragazza permettendo ad alcune ciocche più scure di risaltare meglio sulla sua testa.

- Ma sei tinta?

- No, ma entrambi i miei fratelli sono castani, qualcosa avrò preso da loro – aveva riso leggera senza togliere gli occhi dal foglio.

- Però non sei riccia.

- Nemmeno Eli Hunt. Credo Nico abbia preso dalla parte paterna, da zio Leonard – stavolta aveva alzato la testa – Lui è riccio da far paura, quasi afro.

- Oh, dovresti vedere me – Eddie ne aveva approfittato per incatenare lo sguardo della ragazza – All'inizio, quando stavo facendo ricrescere i capelli, crescevano solo in altezza – si era toccato un ricciolo – Poi la forza di gravità ha fatto il suo lavoro – Gracie lo guardava senza dire nulla – Qualcosa non va?

- Se ti chiedo una cosa, la fai?

- Dipende quanto sarai convincente, piccola.

- Una bibita offerta non basta? – si era alzata e spostata verso la borsa poggiata a terra.

- Mi fai economico – Gracie cercava qualcosa nella borsa.

- Va bene, va bene, Munson: fai quello che ti chiedo e io farò qualcosa che mi chiedi tu – era tornata davanti a lui e gli aveva messo in mano un elastico – Ci stai?

- Cosa devo fare con questo elastico?

- Tirati su i capelli, voglio vedere come è effettivamente l'effetto afro.

- Oh oh, ti sei infilata in un bel casino – le aveva sorriso cominciando a tirare su la chioma.

- Perché?

- Perché lo avrei fatto gratuitamente – aveva lasciato cadere le braccia sul bancone, ora il viso molto più visibile.

- Edw.

- Mh.

- Stai da Dio con i capelli così.

- Ah, normalmente faccio schifo?

- Idiota. Sto solo dicendo che staresti bene anche con i capelli corti.

- Lo so.

- Ripeto, sei uno scemo.

- Vero – si era alzato e seduto sul bancone con le gambe verso la ragazza – Ora devi fare quello che voglio io.

- Prima questo – gli aveva dato il foglio in mano – Solo tre esercizi sbagliati e uno fatto, beh, strano: non è il classico modo, ma è giusto, quindi ti do un bonus.

- E il cuoricino indica il bonus? – si era alzato e messo dietro di lei – Forse essere un ottimo studente può avere lati positivi.

- O avere un'ottima insegnate.

- Oh, quello è sicuro, dolcezza – si era abbassato con la testa all'altezza di quella di Gracie – Ma bando alle ciance, mancano 10 minuti a mezzanotte e quindi alla fine del tuo turno.

- Sì, giusto, ma non capisco.

- Ecco quello che farai per me: non dirai nulla e io ti porterò in un posto che ti piacerà.

- Edw, dì ai miei fratelli, ai miei genitori e a Rosie che ho voluto loro bene, perché stasera sono sicura che morirò per mano tua.

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