08
Sono passati due giorni dal mio litigio con Ian.
Sono passati due giorni dall'ultima volta che l'ho sentito.
Sono passati due giorni da quando mi sono chiusa in camera .
Sono passati due giorni da quando ho mangiato l'ultima volta.
Sono passati due giorni da quando mio padre e mio fratello hanno cercato di parlarmi, invano.
Sono passati due giorni da quando cerco di resistere all'impulso di prendere quel cazzo di telefono e chiamarlo.
Sono passati due giorni da quando il mio cuore a smesso di battere.
Perché poi? Perché devo essere la stronza di sempre? Perché non ignorare l'orgoglio e chiedergli scusa?
Perché? Perché sono fatta così.. Non posso farci nulla. Pur sapendo di aver torto marcio, aspetto che sia lui a scrivermi. Aspetto che venga da me, ma perché? Che motivo avrebbe per tornare da una pazza spicopatica che lo insulta per aver provato a farmi ragionare?
Basta!
Mi alzo dal letto come una furia e mi infilo nel bagno. Mi spoglio e apro l'acqua della doccia.
Mi giro verso lo specchio e mi guardo con disgusto.
Occhi scavati e arrossati per il troppo pianto, labbra secche, capelli arruffati. Pelle più bianca del solito.
Non sento nemmeno il mio cuore battere, non sento il respiro che esce affannoso. Non sento nulla.
Buffo, no? Chi mi vede da fuori può pensare che sono stupida. Perché mi sono ridotta così, per una persona che non conosco e che non mi conosce. Ma è proprio questo il punto. Lui mi conosce, più di chiunque altro. Lui per me era diventata l'unica occasione per essere felice, l'ultima carta del mazzo. E me la sono giocata. E ho perso. Ho perso lui e tutto quello che poteva darmi, ma forse è meglio così. Io non lo merito, lui non si merita nulla di quello che, probabilmente, gli avrei fatto passare io.
Mi fisso la pancia piatta e sposto lo sguardo verso la bilancia. Mi peso.
40,6.
Sono dimagrita, si ben 4,4 kg.
Sbuffo. Sono passati solo due giorni..
Entro dentro la doccia e sussulto per il calore dell'acqua con la mia pelle fredda. Ma mi ci abituo subito. Non ci metto molto tempo, ho una cosa importantissima da fare, quindi.. bando alle ciance, mi insapono per bene il corpo e i capelli e mi risciacquo con la stessa velocità.
Mi avvolgo in un asciugamano di cotone bianco e mi passo un altro asciugamano sui capelli.
Vado in camera e mi vesto dell'intimo. Apro l'armadio e mi metto la prima cosa che capita. Nel luogo in cui devo andare, non ha importanza l'abbigliamento.
Trovo un paio di jeans neri e una felpa rossa, mi infilo le calze e le converse bianche oramai rovinate. Ritorno in bagno e cerco di domare il nido che mi si è formato in testa. Li asciugo velocemente con il phone e poi esco dalla camera, agguantando il cappotto e le cuffie. Scendo le scale e, quando arrivo in soggiorno, guardo l'enorme orologio appeso al muro. Segna le 17.45. Bene.. Ho ancora un po' di tempo prima che chiuda.
Svolto e mi ritrovo mio padre, intendo ad asciugare delle stoviglie. Quando si accorge di me mi lancia uno sguardo confuso, un misto tra: incredulità, felicità, curiosità e infine rassegnazione.
"Pà.. Vado a fare un giro.. Ritorno per cena "
"Papà, grazie. ok, fa attenzione" mi raccomanda.
Esco sbuffando, con un sorriso timido, per la sua preoccupazione continua.
Infilo il cappotto, le cuffie e faccio partire Wild di Jessy J.
Mi serve qualcosa per darmi la carica.
Inizio a camminare a ritmo di musica e in meno di dieci minuti mi ritrovo davanti ai cancelli in ferro battuto nero. Li oltrepasso e vado direttamente alla sua tomba.
Non mi siedo, la guardo dall'alto.
"Mamma.. Mi ero preparata un discorso nel tragitto da casa a qua.. Ma ora che sono qui davanti a te, ogni parola che avevo in mente non ha più senso. Ero arrabbiata anche con te. Già.. è colpa tua, in fondo, se ora sono così.. ma..."
Sospiro e mi siedo per terra.
"Mi dispiace non essere venuta prima ma non ero pronta. Ti starai chiedendo perché ora, beh.. Perché ho trovato una persona che mi ha aiutato a capire.
Questa persona è Ian, l'ho conosciuto su Facebook, un social network, circa un mese fa. Mi ha iniziato a scrivere lui per primo e io, strano ma vero, gli ho risposto. Non so perché ho risposto a lui e non a tutti gli altri, sta di fatto, che gli ho raccontato molte cose di me, gli ho detto anche di te, tutto.
Scusa.. Ma ho dovuto dirlo a qualcuno, non potevo sopportare di tenere questo segreto per me, ho dovuto, mi dispiace"
Ora sto iniziando a singhiozzare.
"Io credo di amarlo, mamma.. Ma ormai è troppo tardi. L'ho ferito, l'ho trattato di merda e non lo meritava. Lui ha fatto tanto per me, senza saperlo. Ma sai come sono orgogliosa?
Ti ricordi quando siamo andati allo zoo e tu e papà continuavate a dirmi di non correre che mi sarei fatta male? E io non vi ho ascoltato e mi sono messa a correre, poi sono caduta e mi sono sbucciata il ginocchio e per non darvi ragione ho fatto finta di nulla? Ecco.. ero già orgogliosa da piccola..
Secondo te, dovrei chiamarlo?"
Se posso, secondo me si
Già, ovvio! Tu stravedi per lui..
Ti ricordo che sono la parte razionale e intelligente io.. e dovresti darmi retta.
Ti ricordo che faccio di testa mia.
Lo so.. Ma per una volta..
"Mamma? Ora devo andare.. ti prometto che verrò a trovarti di nuovo e ti parlerò. Giuro " dico baciando le dita intrecciate.
Corro fuori dal cimitero e guardo il display del cellulare. 18.48.
Un' ora?
Presa da un attimo di follia compongo il numero che orami so a memoria e premo la cornetta verde, avvicino l'apparecchio all'orecchio e aspetto.
Dopo tre squilli sento la sua bellissima voce.
-Ronny?
Dio quanto mi era mancata!!
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