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«Allora? Che ne dici?»

Cam mi guarda interrogativa con le mani sui fianchi, il capo inclinato verso destra e le sopracciglia aggrottate: l'abito blu notte che ha scelto le arriva poco più sopra le ginocchia e il velluto la stringe nei punti giusti facendola sembrare una diva da red carpet. È proprio bella, e non posso fare altro se non sorriderle in approvazione.

«Ti sta da favola, Cam» affermo annuendo con vigore «Sembra fatto su misura per te, davvero»

«Mh, non lo so, non mi convince» mormora scuotendo la testa per poi richiudersi dietro alla tenda grigia del camerino borbottando qualcosa di incomprensibile.

Sorrido rassegnata al suo comportamento; ad essere sincera, non vedo il motivo per cui si stia facendo tutte queste paranoie: in fondo è una semplice festa da liceali, non un gran galà, e di sicuro la maggior parte dei presenti sarà più occupata a fare altro piuttosto che a giudicare come siamo vestite.

«Sei impossibile, Cam»

Venti minuti e qualche outfit dopo, usciamo dal piccolo negozietto dell'usato - naturalmente senza alcun acquisto: c'era da aspettarselo, Cam non è mai soddisfatta di niente. In ogni caso, sembra molto meno tesa di quando siamo arrivate, il che è rassicurante.

«E tu, come ti vestirai, An?»

Faccio spallucce: non è che abbia tutta questa voglia di andare alla festa, tuttavia lei e mia sorella hanno insistito così tanto che alla fine mi sono trovata costretta ad accettare l'invito. Manco ci fosse Dylan O'Brien.

«Quanto entusiasmo, An! Fortuna che hai un'amica come me sempre pronta a soccorrerti»

Detto ciò, mi prende sottobraccio e mi trascina con sé, raccontandomi di come ha già in mente di trasformarmi senza preoccuparsi del fatto che io non la stia minimamente ascoltando.

Svoltiamo l'angolo del lungo viale e passo dopo passo casa Irwin si fa sempre più vicina: prima la siepe ben curata, poi il ciottolato del vialetto che attraversa il giardino e finalmente il portone in mogano.

Entriamo in casa e, senza neanche lasciarmi il tempo di chiudere la porta e appoggiare le chiavi sul mobiletto, quella esagitata della mia amica si precipita su per le scale fino in camera mia, strillando di muovermi perché non c'è tempo da perdere.

«Ti faccio una camomilla, che magari ti calmi un po'» ridacchio rivolta verso Cam, la quale nel frattempo spalanca le ante dell'armadio a muro con fare teatrale dopo avermi mostrato il dito medio.

«Mh, vediamo... Cosa ne dici di questo?» propone sventolandomi davanti al naso un abitino grigio che avevamo preso insieme a inizio estate: non è affatto brutto, potrei anche farci un pensierino se non fosse per il profondo scollo sulla schiena e per la lunghezza - non vorrei dover passare tutta la sera a controllare che il vestito stia al suo posto per non restare mezza nuda.

«Passo»

«Certe volte non ti capisco proprio» sbuffa «Scommetto che se fosse per te, ci andresti in pigiama»

Non ha tutti i torti, ma non ho affatto intenzione di darle ragione: infatti, uno dei suoi passatempi preferiti è criticare i miei gusti in fatto di abbigliamento, dato che secondo lei la maggior parte del tempo sembro una scappata di casa, e per questo voglio dimostrarle che si sbaglia e che anche io ho un minimo di senso dello stile.

Mi decido a tirarmi in piedi e la affianco davanti all'armadio, scrutando l'ammasso disordinato di vestiti con aria concentrata: alla fine, prendo un semplice paio di jeans neri, di quelli che metto più spesso, e un top bianco a maniche corte, dopodiché mi stampo un sorriso orgoglioso sulle labbra e sventolo vittoriosa la mia scelta in faccia a Cam, che mi fa un piccolo applauso scuotendo la testa divertita.

«I miei complimenti, Irwin» sghignazza dandomi una spallata che mi fa sbilanciare, poi guarda l'ora sullo schermo del cellulare e sobbalza: «Sai, rimarrei volentieri ancora qui per un po', ma si sta facendo tardi e devo ancora prepararmi»

Non ho nemmeno il tempo di dire nulla che Cam mi ha già baciato e abbracciato e si è dileguata giù per le scale, urlandomi un saluto.

Certe volte mi domando come facciamo ad essere amiche così strette pur essendo due completi opposti; o forse è proprio la nostra diversità che ci unisce così tanto.

Scrollo le spalle e mi fermo per un attimo con le mani sui fianchi ad osservare il disastro a cui si è ridotto l'armadio, per poi lasciarmi cadere a peso morto sul letto con un lungo sospiro: ma chi me lo ha fatto fare? Quasi quasi, potrei anche fingere di non sentirmi bene e starmene a letto a guardare un film senza troppi problemi; tuttavia, vorrei impegnarmi a partecipare in modo più attivo alla vita sociale della nostra scuola, nonostante l'ultima volta che ci ho provato la metà dei ragazzi del mio anno siano venuti a conoscenza della mia deprimente situazione amorosa.
Tutta colpa di Destiny Smith e della sua boccaccia.

In ogni caso, continuo a non capire il motivo dello scandalo che si è creato; voglio dire, non ho mai pensato che fosse un problema non avere ancora fatto ogni genere di esperienza: ho diciassette anni e una vita intera davanti - ma, a quanto pare, al Norwest non sono in molti a vederla come me.
Non che mi importi più di tanto, comunque.

Sbuffo per l'ennesima volta - è una cosa fastidiosa che faccio molto spesso - e, dopo aver dato un'occhiata all'orologio sulla parete, mi convinco ad andare a prepararmi.

Una rilassante doccia calda, ecco quello che ci vuole ora.
Me la prendo con comodo: tanto chi arriva mai puntuale a questo genere di feste?

Concluso il mio concertino privato sulle note delle mie canzoni preferite, ritorno di malavoglia in camera da letto canticchiando un motivetto senza senso, e nel breve tragitto sento delle voci provenienti dal piano terra: probabilmente Ash sarà rientrato portandosi dietro il suo gruppo amici, come al solito. Non c'è giorno che non siano a casa nostra a giocare a FIFA o semplicemente a rompere le scatole a me e mia sorella. Voglio dire, non che siano antipatici, anzi: ci conosciamo tutti da quando andavamo all'asilo e non sono male come persone, però a volte diventa davvero stressante averceli in giro per casa ogni due per tre.

Mi infilo nel mio outfit, che - devo ammettere - pur non essendo niente di speciale, mi sta proprio bene; mi rimiro compiaciuta davanti allo specchio: primo step, fatto, ora mancano solo trucco e parrucco e poi posso dire di essere pronta.

Torno in bagno, portando con me il telefono poiché devo chiamare Cam: mentre aspetto che la mia amica mi risponda su FaceTime, mi asciugo i capelli lasciandoli cadere mossi sulle spalle.

«Finalmente, pensavo fossi morta! Come sto vestita così?» esclamo facendo un giro su me stessa.

«Come vuoi stare? Splendida, tesoro! Per il trucco, fai la tua magia con l'eyeliner e sei a posto» ridacchia la riccia da dietro lo schermo, pettinandosi i lunghi capelli corvini.

«Ai tuoi ordini, Cam! Oh, a proposito, alle nove meno un quarto vieni a casa mia che Ashton ci dà un passaggio fino alla festa. A dopo!» aggiungo chiudendo la videochiamata con un bacio.

Seguo i consigli della mia amica e in cinque minuti sono finalmente pronta; mi precipito giù per le scale con tanta furia che quasi rotolo; entro in cucina per prendere un bicchiere d'acqua, quando mi rendo conto di non essere sola: infatti, come avevo previsto, mi ritrovo davanti quattro ragazzi, intenti a discutere di qualcosa che non riesco a capire, che mi fissano con aria confusa.

«Che c'è? Ho qualcosa in faccia?» ridacchio, scrutando attentamente le loro espressioni per capire cosa c'è che non va.

«Nulla, è che sei davvero bellissima, sorellina. Comunque, vedo che sei già pronta, quando arriva Cam? Sai, ci vogliono almeno venti minuti per arrivare da Matt» mi risponde mio fratello facendomi arrossire.

Solo poco dopo elaboro a fondo le sue parole: ha detto da Matt?! Non ci posso credere.

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