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Prologo

Ciao a tutti!

Questo è, come ho scritto nella trama, un crossover tra Antheo e il personaggio si Severa Crouch, Alexandra.

Da quando ci siamo scoperte le storie a vicenda le abbiamo lettere, commentate e spesso e volentieri pensavamo a come avrebbe reagito il proprio personaggio dentro la storia dell'altra.

Non si rifà al 100% alla mia saga, è un universo alternativo (altrimenti avreste spoiler ovunque) e anche perché Kintsugi segue il canon, L'erede Lestrange chiaramente no.

Ogni personaggio inerente ad Alexandra fa parte della storia di SeveraBartyCrouch ed è Kintsugi https://www.wattpad.com/story/219360474?utm_source=android&utm_medium=link&utm_content=story_info&wp_page=story_details_button&wp_uname=MTLestrangeStories&wp_originator=du%2FitDkLi0LGnp%2FVbayDO60x%2FCIgyT%2Fcqu7bx4jwpUv50UHdH04j4ssCgipgcXYPcLx813LA2351liJSUPQowpGKJqq2l0QgzOekLSPHWA%2BLC07ldIMUA84e7LVTGn9u

Anche se come per Antheo, Alexandra la trovate in tutte le sue storie, vi consiglio di partire da lì perché una storia sua tira l'altra

Quindi spero vi piaccia e buona lettura!

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"Perché devo aspettare?"

"Perché non è ancora il momento"

"Ma io non posso aspettare, lei ha bisogno di me ed io non posso più stare lontano da lei! È importante!" Barty stava scalpitando; il sole, coperto dalle nuvole grigie che coloravano il cielo, stava pian piano salendo e le finestre della Gringott stavano ricevendo le prime luci di quel nuovo giorno.
Nessuno degli abitanti di Diagon Alley si sarebbe aspettato che in quel giorno, apparentemente uno qualunque, sarebbe successo un evento che avrebbe cambiato tutte le loro convinzioni.

La Gazzetta del Profeta aveva annunciato con molta rapidità l'evasione di massa da Azkaban da parte di un mago sconosciuto, e nessuno aveva idea di chi fosse. Ed ora tutti i detenuti, o almeno quelli rimasti in circolazione, erano appostati sui davanzali esterni delle finestre della banca magica aspettando il segnale per colpire.

"Non posso più vedere il suo volto smarrito e disperato quando entra in casa mia; io ero proprio lì davanti Antheo! Per me era troppo" sbuffò voltandosi verso l'amico che teneva lo sguardo fisso verso il cielo aspettando che il sole arrivasse all'altezza giusta. Era un'operazione rischiosa ma allo stesso tempo necessaria perché tutti capissero che non era ancora finita, che si erano rilassati troppo presto, e un'aggressione di massa dentro l'edificio dove tutti i ciarlatani, pettegoli e corrotti passavano il loro tempo era l'ideale. Tutti si sarebbero resi conto di aver fatto male i calcoli.

Il sole era quasi alto al punto giusto, i primi Mangiamorte designati per il piano iniziarono a muoversi confondendosi tra i politici con un incantesimo di disillusione, mentre tutti gli altri aspettavano.
Antheo osservava il cielo, controllando i Dissennatori che iniziavano a volare tra le nuvole: "Adesso" sussurrò "Io terrò a bada quei cosi mentre voi altri darete il ben servito al Ministero; non appena vi sarete nascosti mi manderete un segnale ed io resterò appostato davanti alla casa di Alex, non deve essere coinvolta in un'operazione del genere" concluse con un sorriso "Non vedo l'ora di vedere la sua faccia sorpresa quando la porterò da tutti voi"

Alexandra era intenta a sistemarsi la divisa ministeriale davanti allo specchio. Per quanto si sforzasse, il suo volto continuava a mostrare la sofferenza e la tristezza che quegli anni le avevano regalato: prima l'arresto di Barty e dei Lestrange, poi la morte di suo marito seguita da quella di Antheo.

Al Ministero Alastor Moody ancora ne parlava, parlava dello scontro diretto con Antheo e di quanto il ragazzo fosse stato sciocco nell'aver abbassato la guardia fino ad essere sconfitto dal suo stesso incantesimo. Il ministro Caramell, Bartemius Crouch senior e altri membri del Ministero ascoltavano la storia compiaciuti, felici che uno dei maghi più pericolosi, che avrebbe designato il ritorno imminente di Lord Voldemort fosse stato fermato in tempo. Alexandra aveva sempre ascoltato in modo molto passivo quei racconti, disgustata da tutta quella gioia inaudita; sapere con quanta crudeltà era stato trattato il suo piccolo amico le faceva troppo male e preferiva non pendere parte a quegli intervalli così strazianti, indignata dall'ipocrisia che investiva quel posto.

Dirigendosi verso la porta d'ingresso del suo appartamento, il suo sguardo si posò istintivamente sulla Gazzetta del Profeta, dove la prima pagina ancora mostrava l'articolo sull'evasione di massa da Azkaban. Una parte di lei sperava che i Lestrange al completo fossero fuggiti, almeno per riavere una parte di vita che le era stata tolta, ma l'altra parte sapeva perfettamente che Bellatrix e Rodolphus non avevano più nulla che li aspettava fuori da quelle mura.

Sospirò raccogliendo il giornale a piegandolo per non vedere ancora quelle righe che non facevano altro che graffiarle ulteriormente l'anima. Si diresse verso la porta, ma proprio mentre stava per uscire di casa, un rumore forte la fece trasalire. Sembrava come un'esplosione e poteva sentire le urla di migliaia di persone.
Si affacciò velocemente alla finestra e video mandrie intere di persone correre nella direzione apposta al Ministero, e il cielo si era colorato di nero per via dei Dissennatori che stavano soltanto a gran velocità le nuvole. Sembravano inseguire qualcosa o qualcuno.

"Cosa succede?!" chiese a un passante che correva proprio sotto al suo appartamento.

"Un attentato! C'è stata un'aggressione al Ministero da parte di maghi oscuri!"

Un movimento nell'aria attirò l'attenzione di Alexandra e sopra un tetto basso video una figura che saltava tra una casa all'altra. Dalle dimensioni pareva essere un ragazzo appena maggiorenne, e una sensazione iniziò a farsi largo dentro di lei. Quel modo di muoversi lo conosceva particolarmente bene.

Il ragazzo, balzato abbastanza vicino alla sua finestra, le rivolse uno sguardo, con degli occhi ipnotici, come quelli di una bestia feroce, e un occhio in particolare fece fare un balzo allo stomaco di Alexandra. Da sotto il cappuccio leggermente abbassato, un ciuffo bianco latte in messo ad una matassa riccia nera corvina gli cadeva un faccia, e quei lineamenti del viso erano inconfondibili. Fuori solo per pochi secondi, pochissimi, in cui Alexandra vide davanti a sé un treno pieno di ricordi.

"È il tuo turno" la voce pensierosa di Regulus dichiarò il turno di Alexandra per muovere gli scacchi magici. Era diventata molto brava a studiare le mosse dell'avversario, ma ancora non era riuscita a vincere una partita visto che Regulus ancora glielo stava insegnando.

"Vedrai che questa volta ti batto, ti ho visto fare sempre le stesse mosse" disse Alexandra mostrandosi sicura. Dalla porta d'ingresso di Grimmauld Place, Walburga Black accolse gli ospiti con entusiasmo ed entrarono Bellatrix che stringeva a sé un neonato, Rodolphus con un sorriso sornione seguito dal fratello Rabastan.

"Allora, è tutto a posto? State tutti bene?" chiese Druella quasi in ansia per la sua primogenita e per il nipotino. Il bambino era nato in casa, senza nessuno che fosse lì ad assistere Bellatrix; aveva perso una gran quantità di sangue durante il parto ma per fortuna stava bene, così come il figlioletto.

Bellatrix annuì sorridendo guardando il suo piccolino, gli occhi semiaperti del neonato la fissavano con curiosità. Regulus e Alexandra si avvicinarono per vederlo meglio: "Come l'hai chiamato Bella?" chiese Regulus.
"Si chiama Antheo" disse Rodolphus avvicinandosi e accarezzando la piccola testolina del figlio "E già dimostra la grande forza dei Lestrange"

"Secondo me ha tutti i lineamenti dei Black" disse Cygnus avvicinandosi e sedendosi accanto alla figlia. Rabastan si schiarì la voce: "Io ci vedo Rodolphus, guarda è lui"

Alexandra si avvicinò timidamente ad osservare quel bimbo così piccolo, Robert a differenza sua non aveva mostrato un grande interesse; Antheo spostò lo sguardo curioso e Alexandra rimase a fissare gli occhietti di lui: uno in particolare aveva una pupilla deformata, pareva un serpente con la bocca aperta mentre solcava un mare azzurro ghiaccio.

"Quanto è carino" disse sottovoce a Regulus, ma Bellatrix si mosse: "Non stategli troppo vicino, lasciatelo respirare" disse leggermente scocciata.

Era possibile? Il Ministero aveva mentito? Sembrava un miraggio, eppure era certa che Antheo, dichiarato morto durante il suo settimo anno di Hogwarts, era proprio davanti a lei. Non le sembrava vero, forse era un fantasma, forse stava sognando, non era lucida, non era possibile che la vita le stesse regalando una speranza.
Il ragazzo davanti a lei parve comunicare con gli occhi, sembrava dirle 'Aspetta fino a sta sera'. Sentì il braccio con il Marchio Nero bruciare leggermente e annuì chiudendo la finestra, avrebbe aspettato fino alla sera.

Quando Alexandra si fu assicurata che per le strade di Diagon Alley non ci fosse nessuno, si guardò intorno stringendosi il suo mantello cercando la figura di quel giorno. Una sagoma dritta appoggiata ad una statua di un negozio la stava guardando, pareva aspettarla. Le rivolse un sorriso impertinente, lo stesso che Antheo mostrava quando ne combinava una delle sue e non voleva essere beccato.
"Scommetto che l'ultima cosa che ti saresti aspettata di vedere ce l'hai davanti. Ho ragione?" le disse con una voce profonda, ricordava vagamente Rodolphus.

Alexandra gli si avvicinò incredula: "Per Salazar, sei tu!" gli disse correndogli incontro. Antheo si tolse il cappuccio rivelando la sua bianca faccia sorridente e quei capelli tutto disposti in modo discutibile.
"Sentivo che non potevi essere sconfitto così facilmente, ma come hai fatto a scomparire così?" gli chiese accarezzandogli una guancia. Era diventato davvero alto, dovranno alzare la testa per guardarlo negli occhi.

Antheo fece una smorfia divertita: "Un bravo mago non rivela mai i suoi trucchi" appoggiò la fronte su quella di Alexandra, com'era solito fare quando era in cerca di coccole da piccolo, per dichiarare il suo momento.
Alexandra lo strinse forte a sé, la testa appoggiata alla spalla di lui mentre le lacrime scendevano copiose, per la gioia di vedere il suo amico vivo e che, in qualche modo, stava bene. Rimasero così per qualche minuto, tanto nessuno li avrebbe disturbati a quell'ora, erano ancora tutti molto scossi dall'aggressione; in quel momento Alexandra aveva capito perché le aveva detto di restare a casa, non volevano coinvolgerla in uno scontro pericoloso, perché la sua copertura doveva restare intatta.

Si staccò e rimase a fissare il suo volto: era ancora il bambino che si arrampicava sugli alberi per prendere le piume dai corvi rischiando spesso e volentieri di sbattere la faccia per terra; Bellatrix prendeva mesi di vita per colpa di quei voli, non l'aveva mai vista tanto apprensiva nei confronti di qualcuno. L'unica cosa cambiata erano i chiari segni di sofferenza che trasparivano dagli occhi: occhi tristi e allo stesso tempo volenterosi di spaccare tutto.

"Non sai quanto mi sei mancato Antheo" disse Alexandra cercando di non scoppiare a piangere "Dopo il processo... ho perso tutto, vi ho persi uno dopo l'altro, eravate tutto ciò a cui tenevo di più, la famiglia che non ho mai avuto" sorrise, non poteva certo immaginare che Antheo avesse in mente qualcos'altro.

"Be', visto che ti mancano tanto" disse grattando il naso "Sarà il caso che ti porti in primis dalla persona più importante della tua vita. Ci avevo messo così tanto ad aiutare mamma e papà per il vostro matrimonio"
Alexandra seguì incerta il ragazzo. Aveva sempre visto le strade di Notturn Alley di un po'di incertezza, ma sembrava che Antheo conoscesse molto bene quei posti. Si fermarono davanti a Magie Sinister dove Antheo bussò piano: "Di sicuro avrai sentito degli altri che sono scappati di prigione vero?" le chiese guardandola.

"Un'evasione di massa da Azkaban. Sei stato tu quindi?"

"La mia famiglia mi ha addestrato troppo bene. Non sono molto bravo ad accettare le sconfitte" ridacchiò entrando. Quando la porta fuori chiusa, Alexandra e Antheo vennero accolto da tutti i fuggitivi, ad Alexandra per poco non mancò il respiro: Dolohov, Rookwood, Rabastan... erano tutti lì a saluta ora. Poi uno in particolare le arrivò accanto. Lei alzò lo sguardo: Barty era lì che per sorrideva, combattendo per non piangere di gioia.

Lo abbracciò con tutta la forza e la passione che aveva, temendo che potesse essere solo un sogno. Si baciarono a lungo e non prestarono minimamente attenzione a quello che Antheo e gli altri stavano confabulano in quel momento.

"Alex, non sai quanto ho sperato di poterti riabbracciare di nuovo. Ti vedevo ogni Natale, un dolore immenso vederti così distrutta da quel verme di mio padre, non mi permetteva nemmeno di salutarti" disse Barty trattenendo a stento le lacrime. Alexandra lo guardò sorpresa, lui le disse della prigionia e del salvataggio da parte di Antheo.

Non poteva credere alle sue orecchie: il suo Barty era sempre stato lì e lei non aveva mai potuto abbracciarlo, le salì una rabbia, simile a quella che provava spesso al Ministero quando gli Auror ridevano al racconto do Moody.
"Purtroppo vi devo dire che dovete assaporare questo breve momento il meglio possibile" intervenne Rabastan "Non possiamo mettere in pericolo Alex, quindi Barry, mi spiace diverti dire che le poche ore che potrai vederla dovranno essere le migliori della tua vita"

"Non posso seguirla a casa? Posso proteggerla!"

"Sei pazzo?! Non puoi!" lo interruppe Dolohov "E se dovessero tracciare la nostra magia? Cosa farai quando entreranno in casa e ti vedranno? Che ne sarà di lei?"

"L'Oscuro Signore ci ha dato dei ruoli precisi e noi dobbiamo rispettarli" disse Antheo "Farò in modo che vi di vedi a te altre volte ma per adesso devi accontentati di quest'ora, faremo in modo che tutti coloro che ci hanno e finiti cibo per vermi si pentano amaramente"

E amaramente Barty dovette staccarsi da Alexandra e la guardò con tristezza e desiderio mentre Antheo la scortava fino a casa sua. Si sarebbero rivisti. Anche se per poche ore, si sarebbero rivisti.

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