Epilogo
I bambini correvano nel verde prato profumato del castello francese rincorrendosi a vicenda ignari di tutte le raccomandazioni delle madri nello state attenti ai bimbi più piccoli. Alessio passava tutto il pomeriggio ad urlare dietro al figlio, della stessa età di Egan, intimandogli di stare attento ad Orion perché non si facesse male.
"Alexander Avery! Stai attento ad Orion altrimenti ti vengo a prendere di peso!" gridò Alessio passandosi una mano nei lunghi capelli scarlatti. Alecto ridacchiò, adorava vedere il marito alle prese con il figli.
"Non ha preso da me, ne sono sicuro" disse lui alzando le mani in segno di resa. Béatrice gli massaggiò una spalla per consolarlo, sostenendo che con Egan affianco Alexander non aveva il rischio di nuocere ad Orion e agli altri.
Orion correva dietro a Egan e Alexander, seguito da Roland e un Roddie alle prese con i primi passi, mentre i due più grandi raccoglievano i sassi da lanciare nel laghetto per insegnare a farli saltare. Egan era come il padre: premuroso nei confronti dei più piccoli, anche se quello pareva più una caratteristica di mamma Béatrice.
Rodolphus e Alexandra osservavano sorridenti quella scena così dolce e spensierata, il piccolo Rabastan, nato da poco, era intento a bere il latte da sua madre. Rodolphus teneva le mani sulle spalle della sua nuova moglie Alexandra, in comune accordo con Bellatrix aveva annullato il matrimonio, certo che Antheo sarebbe stato d'accordo.
"Salazar, che uomo mi sono fatta scappare" sospirò Bellatrix seduta poco distante. La guerra l'aveva lasciata molto provata e le ferite le avevano tolto molte forze, ma la sua vita non era ancora intenzionata ad abbandonarla. Spostava lo sguardo da quella coppia così affiatata e i bambini che giocavano. Le costava molto, ma dovette ammettere che come padre Rodolphus era semplicemente perfetto.
"Avete qualche rimpianto Bellatrix?" chiese Béatrice sedendosi accanto alla suocera. Prendendosi cura di lei, Bellatrix aveva imparato piano piano ad accettarla e a capire come mai suo figlio si fosse innamorato di una ragazza come lei.
"Be' cara, non si torna indietro e non tornerei indietro comunque, merita di essere felice dopo il tormento che gli ho riservato"
Erano già diversi anni che la guerra era finita, e che la Gazzetta del Profeta scriveva articoli do tutto i generi sulla scomparsa dell'erede dell'Oscuro Signore. A volte veniva dato per disperso, altre volte per catturato ma erano fesserie, e qualcuno sperava fosse morto. Orion, Egan e gli altri a sentire quelle notizie si spaventavano sempre, e Alexandra li consolava sempre. Orion arrivò corricchiando dalla mamma: "Mamma ma Antheo quando torna? Non ci vuole più?"
"Tornerà Orion tranquillo" disse Bellatrix sorridendo "Antheo torna sempre dalle persone che ama"
Egan si attaccò alla gonna della nonna per ricevere le coccole, mentre Rabastan si alzò dalla sua sedia, avevano un compleanno da festeggiare, era il dieci marzo e volevano che fosse un giorno fantastico come tutti gli altri da quando si erano sistemati in Francia scappando da una guerra persa.
Rodolphus prese in braccio il suo piccolo Rabastan mentre chiamò gli altri due figli per preparare i festeggiamenti.
"Tu non vieni Bellatrix?" chiese Alexandra guardandola. Lei rifiutò sorridendo, non voleva essere una presenza scomoda: "Preferisco stare qui fuori, vi raggiungo dopo" e chiuse gli occhi adagiandosi allora schienale della sedia.
Il sole era quasi tramontato, e dentro ancora erano intenti a ridere e scherzare. Bellatrix si godeva l'aria fresca che le scompiglia va i lunghi capelli neri e che le accarezzava il viso. Stava aspettando, nessuno sapeva cosa, ma leo già sentiva la sua presenza avvicinarsi.
Uno scricchiolio dietro, vicino ad un boschetto, attirò l'attenzione, ma Bellatrix non si voltò. Rimase ad occhi chiusi e sorrise: "Pensavo che non saresti più venuto da me"
"Non potrei mai dimenticarmi di te, mamma" Bellatrix si sentì il petto circondato da due braccia e una testa appoggia si alla sua spalla. Posò uno sguardo materno incrociando quell'occhio di serpente che solo suo figlio possedeva, il ciuffo bianco le solleticava la pelle.
"Non vai a festeggiare? Non vuoi vedere i tuoi nuovi fratellini?"
"Vorrei, ma ancora non posso. Mi seguono ancora, sono degli ostinati. Prometto che appena possibile tornerò e resterò con la mia famiglia. Ma prima che vada, dai questa ad Alex?" passò una piccola scatola con un biglietto sulle gambe dalla madre. Lei gli posò un bacio sulla guancia e rimare so abbracciati così per un po', Antheo inspirò il profumo di sua madre che venerava sin da piccolo, per lui era sempre stata la strega più bella del mondo.
Le risate si udirono fino a fuori dove madre e figlio si coccolavano, recuperavano quegli anni di separazione, anche se per pochi minuti.
"Devi andare?" chiese poi Bellatrix sentendo il figlio alzarsi.
"Sono lontani, ma posso sentirli. Abbi cura di te e degli altri come puoi" l'abbracciò ancora sussurrandole: "Ti voglio bene mamma"
"Nonna con chi parlavi?" Egan uscì seguito dagli altri bambini avvicinandosi alla nonna. Bellatrix rivolse prima uno sguardo complice a Béatrice e poi chiamò Alexandra: "Un uccellino mi ha dato questo per te"
Alexandra prese la piccola scatola e aprì il biglietto:
Cara Alex,
mi spiace non essere vicino a te nemmeno in questo giorno, so che per te è molto importante. Purtroppo non poso ancora raggiungerci ma ti volevo dire una cosa molto importante: grazie per tutto quello che hai fatto per me; hai ridato il sorriso a mio padre, mi hai reso un fratello maggiore, hai accolto mia madre, hai fatto tante cose che non potrò mai ripagare in una vita. Posso solo evitare che qualcuno ti porti via questa felicità che ti sei guadagnata con fatica e devozione, la tua fedeltà è sempre stata lodevole.
Non posso colmare il vuoto che Regulus e Barty hanno lasciato, ma mi sono sempre impegnato per darti quello che loro avevano iniziato e continuerò affinché la tua vita dia sempre felice.
Meriti tutta la felicità che questo mondo ha da offrire, tieni la stretta.
A.
"Mamma guarda!" Orion aprì la scatola: dentro vi erano diverse statue di soldatini, come quelle che Antheo usava per giocare. Ognuna aveva dei nomi scritti sopra: Papà, Mamma, Barty... Alexandra, Orion, Roland, Roddie, Rab. Le ultime tre statue erano più piccole, designavano la grande famiglia che Antheo aveva avuto in cambio del suo compito di erede.
"Sei sempre stato un tesoro Antheo" disse Alexandra commossa da quel regalo. Guardò istintivamente verso le colline boschive, sicura che in qualche modo sarebbe riuscita a scorgere la sagoma di Antheo in lontananza, e se alzava una mano era quasi certa di poter vedere lui rispondere al saluto.
"Sì ma perché non viene?"
"Perché lui sta ancora cercando i suoi limiti, e quando lo avrà trovato tornerà"
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