1 - Promesse
Alexandra era intenta ad allattare il suo piccolo Orion, nato da pochi giorni, lo stesso momento in cui suo marito subì il Bacio del Dissennatore. Aveva ricevuto la notizia che il corpo di Barty si trovava al San Mungo, e stava aspettando di avere la forza per vederlo, anche se le sarebbe costato molto.
Quei pochi momenti in cui si erano visti, prima che Barty prendesse in carico la missione di sostituire Alastor Moody durante il torneo tremaghi, parevano ora briciole che volavano via per colpa del vento, sembravano essere diventate reliquie di inestimabile valore. Erano riuscito a concepire il loro bambino ma lui non aveva avuto tempo di vederlo nascere.
Quando finalmente pensava che la sua vita stesse prendendo una svolta positiva, che anche se per poche ore di visita lo sapeva vivo e al sicuro insieme agli altri Mangiamorte, Alexandra aveva ottenuto un'altra batosta forte, per ricordarsi che la felicità non dura in eterno. Non poteva pensare che le cose dovessero andare così per forza.
Non aveva ricevuto notizie da nessuno in quei giorni, come se fossero tutti scomparsi. Forse erano tutti sconvolti per la sorte del loro compagno o forse erano intanto in un'altra missione, ma nessuno, anche di nascosto, si era fatto vedere.
Winky si era smaterializzata nella sua stanza in lacrime, i suoi occhi avrebbero potuto rimettere secchi interi solo con una goccia. Accanto a lei, però, vi era un altro elfo: era Boby, l'elfo domestico dei Lestrange. Aveva una faccia traumatizzata e disperata all'ennesima potenza, sembrava aver visto una scena davvero raccapricciante. Winky, essendo l'elfodomestico dei Crouch, era stata affidata ad Alexandra, dato che era sposata con Barty.
Alexandra guardò incuriosita quell'elfo mentre cullava il suo bambino. Lui fece un passo avanti con molta incertezza, come se avesse paura di invadere un territorio non suo: "Signora Crouch..." iniziò con un filo di voce "Boby è venuto per chiederle aiuto... Boby è molto preoccupato per il suo padrone..."
A quelle parole, Alexandra iniziò a preoccuparsi, Antheo stava male? Gli era successo qualcosa? Seguì i due elfi per tutto il corridoio dell'ospedale, raggiungendo il piano dove vi era la stanza dove Barty era stato messo. Un'infermiera li fece entrare in modo cortese, pensando che la moglie volesse vedere il marito per un'ultima volta.
"Il corpo può restare vivo qualche giorno dopo il Bacio. Se vuole può lasciarlo qui"
Alexandra non disse niente, si avvicinò al suo Barty. Sembrava dormire, anche se sapeva che non avrebbe più riaperto gli occhi. Gli accarezzò il viso, per sentire ancora la sua pelle a contatto con la sua mano, mentre già avvertiva un'ondata di tristezza e disperazione riempirle l'animo.
In quel momento però si rese conto che Boby non era accanto a leo. Lo vide in un angolo che tremava come una foglia, pareva aver visto un fantasma.
"Cosa succede Boby?" gli chiese avvicinandosi. Boby indicò timidamente un punto preciso in quell'angolo all'apparenza vuoto: "C'è qualcosa che ti preoccupa qui?" gli chiese cercando di capire.
Poi sentì un sospiro, seguito da altri, come se qualcuno stesse soffocando dei singhiozzi di pianto. Si accovacciò e allungò una mano nella direzione indicata dall'elfo domestico. Le sue dita toccarono della stoffa. Un mantello dell'invisibilità. Alexandra sentì il senso di inquietudine salire mentre piango piano tirava il mantello a sé.
La scena che le si presentò davanti le fece portare una mano alla bocca: Antheo era lì. Rannicchiato come un riccio, con le ci occhi a e gli coprivano il volto e le mani imbrigliate nella sua chioma riccia tutta nodi. Sembrava piccolo piccolo in quelle condizioni.
"Antheo..." disse Alexandra con un filo di voce.
Antheo inspirò rumorosamente, ma non alzò lo sguardo. Con un sussurro quasi inudibile disse una sola parola: "Scusa"
Lei gli portò una mano vicino, cercando il mento per obbligarlo a guardarla: era in uno stato straziante.
Il volto sembrava essere stato colpito da innumerevoli bolidi, graffi e lividi coprivano le gite e il collo. Le sue mani erano piene di croste, doveva aver preso a pugni i muri. Erano state davvero poche le volte in cui lo aveva visto piangere: una delle poche era il giorno del processo, quando lo aveva strappato via dalle braccia desiderose della madre e dal padre, mentre lui entrava di raggiungerli. Le si ripresentò la stessa scena, solo che questa volta nessuno lo aveva allontanato da qualcuno.
"Scusa" ripeté lui, senza guardarla negli occhi "Non sono... riuscito a..."
"Antheo... ma come ti sei ridotto?"
"Non ha voluto..." Antheo sembrava non sentire le sue parole "Non ha voluto farsi aiutare..." stava evidentemente delirando, parlava del giorno in cui Barty era stato condannato, evidentemente non aveva permesso ad Antheo di aiutarlo a liberarlo. Alexandra gli si avvicinò di più sentendolo irrigidirsi al suo abbraccio, come se fosse affetto che lui non meritava.
Si sentiva in colpa, per non aver permesso che Barty le stesse accanto, per averli tenuti separati per il bene della Causa, e quando il suo sguardo cadde su Orion, si sentì anche peggio.
"Non fare così. L'Oscuro Signore ci ha dato ruoli ben precisi e noi dobbiamo rispettarli. Ricordi?"
"Non doveva finire così... non doveva... cazzo avete un bambino!" Antheo distolse lo sguardo coprendosi di nuovo. Colpì il muro con la mano destra già consumata dai colpi precedenti: "Io ero lì a pochi passi, perché non mi ha permesso di aiutarlo?!" si torturava la testa tirando i pochi capelli aggrovigliati tra le dita "Non sono riuscito a mantenere la promessa..."
Alexandra lo guardò desolata: "Quale promessa?"
"Gli avevo detto che... sarete stati insieme dopo... dopo che l'Oscuro Signore fosse tornato... ma non ci sono riuscito"
Di solito era Antheo il forte della situazione: era lui a ridare il sorriso e la gioia quando le cose non andavano per il verso giusto. Quando era stato celebrate il funerale di Regulus, anche se triste era stato Antheo a consolare Barty e Alexandra; lui li distraeva dalla fatica dell'addestramento; lui era stato presente per ogni momento difficile dando loro la forza che mancava. Adesso vederlo in quelle condizioni, Alexandra comprese che era il momento per lei di essere forte e di aiutarlo.
Si accoccolò accanto a lui, facendo appoggiare la testa al suo petto per accarezzarlo. Lo sentiva debole, poteva percepire il suo rifiuto silenzioso alle coccole, come se non dovesse riceverle ma non era così.
"Tutto sei stato bravo Antheo" gli disse "Hai fatto il possibile"
"Non era abbastanza"
"Non puoi pretendere di salvare sempre tutti Antheo"
"Ma lui... dovevo riuscire a salvare lui" Antheo si staccò a forza e si allontanò andando verso Barty. Alexandra lo raggiunse e gli massaggiò la parte che univa il collo alla schiena. Quando era piccolo, quella la chiamava zona grattini e chiedeva sempre alla mamma di essere massaggiatore lì. Era l'unica cosa che lo rilassava.
In quei sette mesi che seguirono, Antheo non lasciava un secondo né Alexandra né Orion né Barty. Quando lei si a se pi va, lui provvedeva a guardare il bambino e a prendersi cura di Barty. Alexandra intanto faceva il possibile per ridare ad Antheo la forza per andare avanti, e più di una volta lo aveva rimproverato per aver sperato di essere al posto dell'amico, come se la sua vita in confronto non valesse niente.
Per Antheo Alexandra era qualcuno che superava ogni ruolo nella vita: era più di una Mangiamorte che operava con lui, era più di un'amica che lo sosteneva e aiutava; era quella persona che in famiglia doveva esserci sempre e che spesso e volentieri non era presente, era come una parte della sua vita fin da quando era nato. Non aveva molti ricordi di quando era molto piccolo, ma ricordava i momenti in cui lo becca va a fare scherzi ai cugini o a nascondersi dopo una marachella. Alexandra era quella presenza che per lui c'erasemorw stata in tutte le forme e che ora lui doveva proteggere e ripagare.
Di notte, non dormendo, restava vigile per impedire che potesse succederle qualcosa e calmava in tempo i pianti del bambino per non svegliarla. Non aveva potuto aiutare il suo amico, ma avrebbe potuto stare accanto a Orion proprio come Barty era stato accanto a lui.
"Sei proprio sicura di volerlo portare al nido? Posso pensarci io" disse un giorno ad Alexandra mentre si preparava per andare al Ministero.
"Apprezzo il tuo pensiero Antheo, ma voglio che tu ora ti riposi" gli disse lei rifiutando cortesemente.
Ad Antheo non piaceva l'idea che Alexandra passasse il suo tempo al Ministero, glielo leggeva vegli occhi, ma doveva continuare la sua copertura. Era comunque preoccupata per il suo amico che stava trascurando il suo dovere di Mangiamorte per stare accanto a lei.
"Non voglio lasciarti sola in quel posto"
"Ma io non sono sola. Ora che l'Oscuro Signore è tornato, ci sono altri alleati al Ministero. Non preoccuparti"
Purtroppo il dovere di Mangiamorte non era l'unica cosa che stava trascurando. Antheo stava anche trascurando Béatrice e il figlioletto Egan, nato all'inizio del suo tirocinio ad Hogwarts; e lei indispettita da questo suo distacco, per quanto capisse i motivi, si era allontanata da lui. Questo contribuì solo a riportarlo nelle stesse condizioni di come Alexandra lo aveva trovato al San Mungo. Dopo i funerali di Barty, che furono un'altra botta per entrambi, Alexandra decise che era arrivato il momento di scuotere Antheo e di riportarlo ai suoi antichi splendori, non poteva nascondersi nel dolore in eterno.
"Sono davvero un vegetale Alex" gli disse un giorno dopo una lite con la ragazza, ottenendo un sonoro ceffone in faccia.
"Non devi trascurare tutto il mondo solo per ripagare Barty, Antheo. Hai già fatto tanto per me e per Orion. Adesso pensa a te stesso"
"E tu? Sei da sola" la guardò incerto, ma lei gli posò una mano sulla spalla: "Io non sono sola, non lo sono mai stata. Tu eri sempre presente ed ora devi pensare a te" gli accarezzò la testa, sentendolo accogliere il gesto con calma. Pian piano era tornato ad aprirsi ai gesti affettivi e stava tornando piano piano il ragazzo che aveva visto suo tetti mentre correva via dai Dissennatori.
Orion era diventato la ragione di vita anche di Antheo, in quei sette mesi lo aveva protetto con tutte le sue forze. Di notte, avendo l'insonnia, slitta va tea Alexandra e il piccolo per assicurarsi che stessero bene. Non aveva salvato Barty ma avrebbe protetto la sua famiglia (che era un po' anche la sua) a costo della sua stessa vita. Quando Orion doveva fare il riposino, je approfittava per raccontargli quello che suo padre e lui facevano in missione, lo dipingeva come un faro nella notte, tessera lodi per il suo spirito che anche se l'ultima missione lo aveva portato alla morte, non si era tirato indietro.
Alexandra era un'amica, una mamma, una zia, una sorella... tutto quello che gli era mancato in quegli anni, era la luce in fondo al tunnel, la soluzione per i problemi, il conforto per il dolore. Lei lo aveva visto debole e lo aveva aiutato, e lui avrebbe reso onore ad ogni sforzo di lei per quel tempo che gli servì a rimettersi del tutto.
Antheo non era riuscito a mantenere solo una delle tante promesse della sua vita, ma aveva ovviato il problema continuando quello che Barty aveva lasciato: Orion e Alexandra erano stati un intervallo che aveva fatto capire al ragazzo che anche se le cose spesso vanno per il verso sbagliato, sei sempre tu a decidere se alzarti o lasciarti calpestare. E lui, adesso non voleva certo farsi calpestare così. Ma ovviamente, le prove difficili della vita si presentano sempre quando pensi che vada tutto bene.
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