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Ho paura di perdermi ancora [2/2]

Si stropicciò gli occhi colto dai raggi del sole infranti sulle lenzuola. La camera sembrava solo allora più grande e fredda, nonostante a colmare l'altra parte del letto sostava la figura dolce e beata di Klara, immersa nel sonno. I capelli ramati solleticavano la schiena nuda di Cole, dandogli brividi.
Raggiunse il bagno scalzo, indossando solo dei lunghi e comodi pantaloni color antrace.
Si sciacquò il viso scarico ma evitò di guardarsi  allo specchio. Cambiò le medicazioni sulle mani, notando le ferite superficiali rimarginarsi piano. Anche allora Klara si era presa cura di lui, prestandogli il primo soccorso al mattino seguente, dopo aver trovato Cole svenuto a terra, vicino l'ingresso.
Non volle sentire ragioni e sostenne il ragazzo in ogni minuto libero dopo il lavoro, insistendo nel dormire a casa sua.

Erano passati un paio di giorni ma Cole non riusciva ancora ad abituarsi, sin dalla prima notte in cui si sentì scomodo e impacciato, mantenendo le distanze e ritrovandosi in bilico sul bordo del letto.

Non si aspettò che Klara invadesse ogni spazio, soffocandolo con la sua folta chioma e cingendo il torso con una gamba, ma talvolta dormisse come un angelo, sul fianco, sospirando delicatamente. Ogni mattina Cole si svegliava mezz'ora prima di lei, scostando con cautela il lenzuolo per non svegliarla.

Deglutì.
Uscì dal bagno e si diresse in sala con sguardo catatonico.

Di tutta la situazione bizzarra che stava vivendo, l'ultima notizia lo scompose totalmente, gli diede il maledetto colpo di grazia.

Stava per diventare padre.

Hayden aveva intenzione di diventare padre? Più domande gli rimbombavano in testa. Che tempismo ingiusto, a sentir la notizia non vi era stato lui e probabilmente mai l'avrebbe colta.

Dove sei... Cazzo, dove sei..? Trattenne un sospiro, serrando i pugni sul tavolo e lasciando penzolare il capo inerme.
Che cazzo devo fare...

Necessitava di risposte e certezze continue per andare avanti, oltrepassare il limbo in cui si annidavano i suoi dubbi. Si chiese quali fossero le volontà di Hayden, se avesse voluto una grande famiglia, che nome avrebbe scelto assieme a Klara, se fosse stato all'altezza anche di quella responsabilità, cosa avrebbe fatto per diventare un padre modello, un susseguirsi di quesiti senza tregua.

Gli venne da piangere, dal non poter trattenere le lacrime per un solo istante. Singhiozzò, facendosi ogni giorno più pena da solo.

«Bongiorn...» Con voce impastata ancora dal sonno, Klara raggiunse il ragazzo, stringendolo dolcemente da dietro e poggiando una tempia sulla schiena.
Sbadigliò appena e canticchiò qualcosa, poco prima di sciogliere l'abbraccio e percorrere delicatamente con le dita dalle spalle a giù, lungo le braccia e i polsi.

«Ti sei svegliato presto, sono appena le 8:00», constatò lei per poi aggiungere «hai avuto incubi stanotte..?»

«... No».

«Menomale... Io sì, invece. Un po' confuso ma era davvero un incubo», commentò vaga, raggiungendo a passo lento il bancone della cucina su cui poggiò gli ingredienti per la colazione prevista. Affettò sottilmente del pane e vi spalmò marmellata di pesche, a detta sua, la preferita di Hayden. Ne aveva una bella scorta, posta accanto riso soffiato e infiniti pacchi di mandorle amare.

Cole fissò ogni suo gesto con sguardo spento, aspettandosi aggiungesse qualche dettaglio al brutto sogno.

«Oh ma nulla di che, se te lo dico ti metti a ridere!» Scherzò su, preparando ora un frullato con latte di cocco e fette di banana. Quel che regnava in cucina tempo prima non era certo una quantità infinitesimale di frutta ma la presenza di Klara spiccava in ogni più futile dettaglio.

«Cosa riguardava..?» Chiese il ragazzo, atono. L'appetito gli venne mano a mano che osservava, avvicinandosi cautamente e aiutando poi Klara, passandole alcuni tovaglioli e guarnizioni.

«Quella figura... Mi fissava, rideva di me e non potevo fare nulla per farla smettere. Era così... Tozza. Un'incredibile falena di due metri davanti a me! Che mi prendeva in giro oltretutto! Orribile... Fortuna che mi sono svegliata, potevo restarci secca».

Cole si interruppe.
Punto i suoi scuri occhi in quelli di lei, trapelando confusione. Solo confusione.

«Tu... Hai paura delle falene?» Azzardò.

«Eccome... Sono inquietanti». Un brivido la attraversò e il viso di Klara perse tutta la credibilità per un istante, facendo sorridere Cole.

Non resistette affatto che rise di fronte a lei, stupendola.

«Cosa?? Duh, lo sapevo, non avrei dovuto dirtelo», raccolse un tovagliolo  sporco dal bancone, lanciandoglielo dritto in faccia.

«Scusami, scusami» Cole si pulì e tornò calmo, quasi distaccato, come suo solito. Quella ragazza riusciva a sorprenderlo sempre.

Fu l'unica volta in cui rise di gusto, l'unica in cui Klara lo vide rilassato e solare più del solito. Le ci volle un po' prima di accendere il frullatore, persa ancora in quel frangente che le mancava da tanto.

«Da quanto non ti sentivo ridere così, Hayden...» Sussurrò flebile.
«Devo parlartene più spesso, probabilmente... No, scusami. Ho solo pensato a voce alta».

Gustando una colazione ricca, come ogni mattina, in casa sembrò regnare serenità, regalando valore anche a quei piccoli momenti. La sala era allora più luminosa, dalle tende che scoprivano le ampie vetrate donando scene quotidiane della città, giù in strada e all'orizzonte. La primavera iniziò a preannunciarsi, rifiorirono man mano gli arbusti, le aiuole, i cespugli, accompagnando delicati profumi su davanzali e interni.

«J, fai partire una playlist casuale», ordinò a voce chiara lei, attivando la spia di quella radiolina strana.

«Subito, signorina Carson», rispose immediatamente l'intelligenza artificiale, lasciando quella volta un sottofondo ritmato, più allegro rispetto allo strazio languido che era solito ascoltare Hayden.
Riusciva a localizzare i differenti gusti solo dalle voci dei suoi padroni che, da quel che comprese Cole, erano sia Hayden che Klara.
Sul display minimal una lista corposa di canzoni era stata avviata, segnando a destra il genere musicale, comprendendo anche sottogeneri.
Si denotava molto distacco da questa all'ultima.
Se prima lo inquietava, ora quell'arnese scaturiva una certa curiosità in Cole.

Anche l'amico di Hayden, Marcus, ne possedeva uno ma dava l'impressione di essere più innovativo per com'era strutturato diversamente, più sottile, leggero e dal surriscaldamento appena accennato.

«Tra poco dovrò andare a lavoro, ti andrebbe di farmi compagnia oggi? Non c'è molto da fare e poi ti farebbe bene cambiare aria. Sarebbe anche bello condividere più tempo possibile, prima che tu torni a lavoro, intendo», propose Klara quasi tutto d'un fiato, regalandogli un altro radioso sorriso.

Un campanello d'allarme suonò nella sua testa, chiedendosi quale lavoro facessero entrambi, specie per potersi permettere tali lussi. D'un tratto l'idillio creatosi scomparve, come un alone tenebroso che circondò nuovamente Cole al tocco di Klara sulla maniglia all'ingresso.
Capì come Hayden potesse sentirsi in sua compagnia.
Lui si sentiva bene, davvero bene.
Per un frangente ignorò anche la sua intrusione, coccolandosi con l'amore di Klara anche attraverso un semplice sguardo.

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