Voodoo Child (parte 1)
«Anche per oggi è tutto! Sintonizzatevi di nuovo con noi domani, e non dimenticatevi di lodare il Signore! E, come forse qualcuno dirà un giorno, buona Apocalisse a tutti!».
La luce rossa che si accese sotto al suo microfono annunciò a Padre McClintock che il suo programma non era più in onda. Ripose nelle loro custodie, rapidamente e metodicamente, i CD con i canti gospel che aveva trasmesso auspicabilmente in tutta America, aprì la porta e uscì dal piccolo capanno che aveva adibito a stazione radio.
«Ah, oggi è giorno di Guerra» sospirò, senza nascondere una certa soddisfazione. Il Cavaliere coperto di sangue, come ogni mercoledì, volteggiava in sella al suo cavallo sauro e macilento nel cielo reso verde dalla Pestilenza del giorno prima.
William McClintock adorava le giornate con un po' di brio.
Un uomo alto e allampanato, vestito con un anacronistico completo nero e una bombetta, lo stava aspettando a qualche metro di distanza e giocherellava a disegnare con un piede delle forme casuali nel terreno arido.
«McClintock» gracchiò l'uomo «hai cantato la tua messa?».
«A cosa devo il piacere?» rispose il prete, continuando a camminare. Sapeva che il suo singolare amico lo avrebbe seguito.
«È mercoledì» disse l'altro, estraendo un vecchio metro da sarta dalla tasca della giacca.
«Lo vedo» replicò McClintock, indicando distrattamente verso l'alto. «Dimmi qualcosa che non so, Locus».
«Misuri un metro e settantanove centimetri».
«Anche di questo sono a conoscenza».
«Questo vuol dire che la bara che ti ho preparato ti va ancora bene» concluse Locus, seguendolo con le mani in tasca.
«La mia gioia nell'apprendere tale notizia è indescrivibile, caro mio, ma ti dirò una cosa che ti sconforterà: lo sapevo».
«Suvvia, con l'età si cala sempre un po' di altezza. Oppure è Vostro Signore» (Locus, nonostante tutto, era ateo) «che, date le circostanze, ha deciso di concedere l'onniscienza a tutti i preti?».
Padre McClintock roteò gli occhi e li rivolse di nuovo al cielo. Quando Locus faceva tutti quei giri di parole, aveva intenzione di portarlo in avventure che non gli andavano esattamente a genio.
«Hai intenzione di continuare per molto o mi vuoi dire come hai deciso di ripopolare il camposanto, questa volta?» .
«Il mio informatore ha una notizia che potrebbe interessare anche te. A quanto pare qualcuno vuole fermare l'Apocalisse».
McClintock trasalì.
«L'ha di nuovo letto nei fondi di caffè o ci possiamo fidare?» replicò bruscamente. Non gli piaceva l'informatore di Locus, i suoi metodi contrastavano con la dottrina cristiana.
«Entrambi» ribatté il becchino.
Il prete portò la mano alla croce di legno che aveva al collo, e ne tirò verso il basso la base. Pochi istanti dopo, il corpo di un fucile a canne mozze bloccò a mezza via la sua daga, con un fragore metallico. Locus ghignò e si sistemò vistosamente i pince-nez con il dito medio.
«Riflessi ancora buoni. Non sei ubriaco» constatò McClintock.
«Oppure sono così spesso ubriaco che non sai come sono da sobrio».
«Dovresti smetterla di combattere con quella roba. È lenta e prima o poi le munizioni finiranno» tagliò corto il prete, e rinfoderò la spada nel suo nascondiglio.
Fu allora lo sguardo di Locus a dirigersi verso il cielo: il fungo atomico che aveva dato inizio all'Apocalisse era ancora lì, assieme alle altre nuvole, come se qualcuno lo avesse dipinto. Presto sarebbe scoppiata un'altra bomba, e poi un'altra ancora, la guerra senza fine sarebbe continuata fino a quando il mondo, soffocato dai detriti radioattivi, avrebbe esalato l'ultimo respiro.
«Prendiamo il tuo furgone?» domandò poi a McClintock, cercando di scacciare i sempre presenti pensieri sulla fine imminente.
«Perché prendiamo sempre il mio furgone?» rispose piccato il prete «Chi ti ha portato qui?».
«Ho fatto una passeggiata».
McClintock lo guardò di sbieco e sospirò. Odiava andare in giro con il furgone. Aveva appena fatto rifare la fiancata dopo che Locus glielo aveva riportato crivellato di colpi, a seguito di quello che lui aveva definito "un inseguimento".
Senza alcun preavviso, il suo amico saltò sul mezzo e avviò il motore, assieme alla radio. La sintonizzava sempre su quell'insopportabile frequenza che trasmetteva disco music o, nella migliore delle ipotesi, hair metal.
«Locus!» gridò, cercando di sovrastare il rumore infernale della musica. «Dove diamine stai andando con il mio furgone?».
Oh-a oh
I met your children
Oh-a oh
What did you tell them?
«Vivi un giorno e campalo bene, padre!» gli rispose il becchino, premendo il piede sull'acceleratore. I pneumatici fischiarono sul poco asfalto rimasto e la musica uscì dagli altoparlanti a volume ancora più alto.
«Torna qui!».
«Pictures came and broke your heart» cantava Locus all'unisono con i Buggles, facendo ondeggiare le spalle «oh-a-a-a oh!».
McClintock cominciò ad inseguire il furgone a piedi, ostacolato dalla tonaca, ma presto fu costretto a desistere e il suo unico mezzo di trasporto sparì all'orizzonte. Era tutta colpa sua, non avrebbe dovuto lasciare le chiavi sul cruscotto.
E, dopotutto, sapeva dove avrebbe trovato Locus.
L'Hellbent era un locale ricavato da una catapecchia di legno marcio sulla strada. Il proprietario, nonché informatore di Locus, che da solo mandava avanti tutta la baracca, era quello che si suol dire un tipo poco ortodosso. Lo si poteva intuire già dalla campanella intagliata che incombeva sopra la porta, agghindata con teschi e piume di ogni tipo.
Padre McClintock, che aveva percorso quasi di corsa i chilometri che separavano il bar dalla sua stazione radio, entrò con poca grazia.
«Locus!» sbottò, vedendolo al bancone con un bicchiere di gin tonic in mano. Aveva tolto la bombetta e il cappotto, ma era ancora perfettamente riconoscibile a causa dei lunghi capelli, castano chiaro con qualche striatura d'argento, raccolti alla bell'e meglio con una pinza a molla sulla nuca.
Il proprietario, un uomo africano che indossava caratteristici abiti rituali, stava facendo quello che tutti gli osti fanno quando si entra nella loro locanda: lucidava con un panno non immacolato un boccale da birra.
«Buongiorno, Whitey» lo salutò, senza distogliere lo sguardo dalla sua opera.
Anche se McClintock non gli aveva mai dato confidenza, gli era stato affibbiato quello stupido nomignolo, a causa evidentemente del colorito cadaverico che si ritrovava.
«Cosa prendi da bere?».
Il prete lo ignorò completamente e strattonò Locus per una spalla.
«Cosa ne hai fatto del mio furgone?» sbottò.
«Ehi, calmo» rispose l'altro, mettendo le mani avanti «l'ho solo parcheggiato sul retro».
McClintock deglutì vistosamente e si costrinse a non replicare. Quell'uomo avrebbe fatto perdere la pazienza anche ai santi.
«Piuttosto» riprese Locus, «ora che siamo tutti qui, perché non ci spieghi cosa avevi da dirci, Ade?».
Il proprietario del locale, sentendosi chiamato in causa, smise di sfregare il bicchiere e li guardò, inarcando le sopracciglia in modo vistoso.
«Io?».
Padre McClintock esplose di nuovo.
«Sì, tu!» gridò, sporgendosi sul bancone. I pochi avventori del bar si voltarono a guardarlo, ma ripresero a bere quando notarono che l'uomo che aveva urlato era un prete, seppur abbastanza giovane e ben piazzato, e videro sfumata la possibilità di una rissa. «Quando quest'individuo mi ha sottratto il furgone, stava blaterando qualcosa su di un'informazione che tu gli avresti rifilato».
«Ah!» esclamò Ade, facendo finta di ricordare in quel momento. Improvvisamente, abbassò la voce. «Qualcuno vuole fermare la tua preziosa Apocalisse, padre».
Nel locale calò il silenzio, anche se era improbabile che tutti avessero sentito quelle parole. Locus sogghignò, mentre McClintock assunse lo stesso tono cospiratorio di Ade.
«E tu come faresti a saperlo?» domandò, in evidente agitazione.
«Durante l'ultimo rito sono stato posseduto dall'anima di una mia parente» spiegò l'uomo, «che mi ha parlato dell'avvento di un sedicente profeta che vuole fermare la fine del mondo».
«Non farmi perdere tempo con le tue storie sui morti che predicono il futuro» lo interruppe McClintock, passandosi una mano sui baffi.
«Sapevo che non mi avresti creduto» ribatté Ade, sorridendo e tirando fuori un mazzo di carte dal taschino della camicia a righe verticali. Cominciò a mescolarle con cura, poi le porse al prete.
«Pescane tre» lo invitò.
Padre McClintock, riluttante, obbedì.
«So già cosa prenderai: la prima è la papessa, posizione diritta. Indica una donna leale e sincera».
La carta girata sul bancone corrispondeva esattamente alla sua descrizione.
«Comincio ad averne abbastanza dei tuoi giochetti di prestigio, Ade».
«Non ho mai usato carte truccate» ribatté lo stregone, in tono offeso, «non avrebbe senso. La seconda è la torre, la girerai rovesciata e significa forti inimicizie e sventure».
Ancora una volta, la previsione si rivelò corretta.
«Torre capovolta» mugugnò il prete, contrariato dal dovergli dare ragione.
«L'ultima c'è bisogno che te la spieghi?».
McClintock voltò lentamente l'arcano e lo osservò per qualche secondo.
«No» concluse.
«Quindi, Whitey?» domandò Ade dopo qualche istante, giungendo le mani e sorridendo. I suoi denti apparivano bianchissimi per il confronto con la carnagione.
«Quindi cosa?» sbottò il prete, gli occhi ancora fissi sui tarocchi.
«Che ne pensi della mia proposta?».
Lo sguardo di McClintock corse al bancone, cercando disperatamente Locus e non trovandolo. Probabilmente si era annoiato ed era andato a fumare.
«Non mi hai fatto alcuna proposta» rispose poi.
«Credevo fosse abbastanza chiara: dato che abbiamo un interesse in comune, io vi fornisco le informazioni per salvare la vostra cara Apocalisse e voi mi aiutate ad uccidere il supercattivo».
Padre McClintock aggrottò le sopracciglia. Si fidava sempre di meno di quell'uomo. Quasi non lo conosceva, e gli proponeva di lavorare assieme?
Lo squadrò da capo a piedi. Fisico asciutto, sicuramente più robusto di quello di Locus (non che, dopotutto, ci volesse molto) ma nulla di eccezionale. Non sembrava il tipo che eccelle nel corpo a corpo. Armi a distanza? Non gli serviva un altro patito delle bocche da fuoco che rischiava di far saltare in aria tutti.
Mentre i pensieri si affollavano nella mente del sacerdote, Ade rimaneva lì, in placida attesa, quasi come se non ci fosse alcuna fretta.
«Cosa mi dice che non ti unirai a questo tuo misterioso profeta, piuttosto che farlo fuori? Pensavo che alla gente della tua risma non piacesse particolarmente la fine del mondo».
McClintock non aveva idea di cosa vedesse quel miscredente nel cielo, ma sapeva che sicuramente non era un buon presagio per un peccatore come lui. Certamente non attendeva con giubilo il giorno in cui sarebbero stati tutti giudicati.
«Non particolarmente, è vero» rispose Ade, «ma sia i morti sia le carte mi dicono che il profeta va fermato».
Come se tutti trovassero normale il fatto di affidare la propria vita a dei tarocchi plastificati.
«Ognuno ha qualcosa in cui credere, suppongo» replicò il prete, a metà fra il serio e il sarcastico.
«Inoltre, credo sia impossibile fare il doppio gioco con Locus senza che lui se ne accorga» continuò lo stregone. «E non sono così pazzo da volerlo vedere arrabbiato».
McClintock sorrise immaginando la scena.
«Posso anche aggiungere una tanica di benzina all'offerta» disse Ade, pensando che l'altro si stesse prendendo del tempo per decidere.
«D'accordo» accettò il prete, abbassando ulteriormente la voce. «Ci vediamo domani mattina alle nove. Tu porta le tue informazioni, e noi ti facciamo salire sul furgone».
Detto questo, voltò la schiena ad Ade, non senza avergli dato un'ultima occhiata. Aveva ricominciato a lucidare sempre lo stesso boccale, ma questa volta con un sorriso sornione sulle labbra. Era un folle, pensò padre McClintock, aveva un piano geniale o era uno stolto che voleva giocare a fare l'eroe.
Sarà il primo a morire, si disse, e si richiuse la porta alle spalle.
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