Rock You Like a Hurricane (parte 2)
L'unica cosa positiva di quell'inseguimento improvviso era stato il fatto che li aveva portati ormai al confine tra l'Oklahoma e il Texas: erano in vista del grande ponte sul fiume rosso (i texani sostenevano, con la loro parlata masticata, che fosse di quel colore anche prima dell'Apocalisse) che si snodava fra una vegetazione ancora quasi rigogliosa.
Oltrepassarono indisturbati il ponte, senza trovare alcun veicolo sulla strada, a parte un camion che viaggiava nella direzione opposta alla loro.
«Padre» cominciò a dire Locus, mentre estraeva l'audiocassetta dall'autoradio, «ci conviene fermarci, sta facendo buio».
McClintock spostò lo sguardo su di lui, constatando che finalmente aveva detto la prima cosa sensata da quando erano partiti. Delle bestie li avevano già attaccati, e solitamente di notte le strade erano molto più affollate.
Aprì la bocca ma, prima che potesse fiatare, la radio deliziò tutti con un jingle che sembrava quello di una pubblicità di gomme da masticare.
"Vuoi diventare forte come Capitan America?" diceva un'impostata voce femminile. "Vuoi stendere con un solo sguardo i tuoi nemici, e anche la donna dei tuoi sogni?"
«Chi è questo Capitan America?» intervenne Marianne, protendendosi verso la radio. Locus, con una sigaretta spenta tra le labbra, la zittì con un cenno della mano.
"...Nuova Clanamina 500, il medicinale che vuoi, ogni volta che vuoi!".
«Clanamina?» domandò Ade, mentre il jingle veniva sparato a volume ancora più alto.
"In vendita presso ogni centro Maya del Texas! Malattie e debolezza non sono più un problema per l'uomo del futuro!". La pubblicità finì, e la voce della ragazza venne sostituita da quella del solito annunciatore.
"Ed ora The Tramps, con il brano Disco Inferno!"
«Maya?» ripeté Locus, accendendo la sigaretta. «Non è il nome dei bastardi che siamo venuti ad uccidere?».
«Qualcuno di voi sa qualcosa di medicina?» lo interruppe Ade. «Esiste davvero un farmaco chiamato Clanamina?».
Nessuno dei tre seppe rispondergli.
«Da quello che ha detto Marianne» intervenne McClintock «la Maya Korps è un'azienda stabilita qui in Texas».
«La loro sede risulta a Dallas» spiegò il fantasma. «Ma, secondo le anime di questa regione, pare che abbiano riutilizzato un vecchio posto da cui lanciavano dei... come hanno detto che si chiamavano? Ah sì, missili».
«Un silo missilistico» commentò Locus.
«Grazie, esperto di balistica» sbottò McClintock, visibilmente infastidito dall'odore di fumo.
«Ade» continuò il becchino, senza degnarlo di una risposta. «I tuoi amici nell'aldilà possono dirci con più esattezza dove si trova questo silo?».
«Sì» rispose subito lo stregone, «ma non qui. Ho bisogno di uno spazio dove concentrarmi».
Gli sguardi di tutti si concentrarono sul cercare, al bordo della strada, un luogo per passare la notte: il paesaggio era piuttosto desolato, non c'era molto di diverso da arbusti, rifiuti e ruderi. Dopo qualche minuto, riuscirono ad intravedere, proprio a fianco alla strada principale, una struttura artificiale che ancora si reggeva in piedi. Era un capannone bianco, semidistrutto e ormai ricoperto dall'edera. Era apparentemente deserto ma sembrava in grado di ospitare qualcuno, anche se non con il massimo del comfort.
«Gira a destra, Whitey» suggerì Ade.
Locus fu il primo a notare la gigantesca insegna a fianco del capannone.
«DW's Adult Video» lesse ad alta voce, con naturalezza.
Padre McClintock sussultò.
«Cosa?» gridò con voce acuta. Era davvero quello l'unico luogo in cui potevano passare la notte?
«È il posto dove stiamo andando. Guarda, è scritto lì».
«Che cosa intendono con "video per adulti"?» domandò Marianne.
Il prete diventò paonazzo, mentre gli altri due cominciavano a ridacchiare.
«Marianne, potresti per favore andare a vedere se c'è già qualcuno dentro a quel capannone?» provò a dire, per troncare la conversazione.
Il fantasma sbuffò e uscì dal furgone, mentre McClintock spegneva i fari e accostava sul ciglio della strada. Tornò dopo qualche minuto con buone notizie.
«Non c'è nessuno lì dentro, solo degli scatoloni» annunciò. «Una parte del tetto è crollata, però il resto sembra stare su ancora bene. Ma mi spiegate cosa vuol dire "per ogni vostra fantasia?"».
«Sta facendo buio, andiamo» replicò McClintock, scendendo dal furgone con tre torce a batteria.
«In che anno sei morta?» chiese Locus, aggrottando le sopracciglia.
«Millenovecentoundici».
«Capisco» rispose lui. «Vedi, in posti come questo...».
«Andiamo, per favore!».
Locus entrò con il fucile tra le braccia, ma l'interno del capannone era come l'aveva descritto Marianne: completamente vuoto, buio e freddo. Alcune casse contenenti riviste e videocassette erano state divelte per rubarne il contenuto, che si trovava anche sparpagliato a terra assieme a qualche siringa.
Ade e McClintock scaricarono sacchi a pelo e coperte per un intero reggimento mentre Locus, finita la perlustrazione del capannone, fumava con aria annoiata guardando le stelle attraverso un buco sul soffitto.
«Padre» disse, appena lo vide rientrare, «ti conviene stare in quell'angolo là in fondo. Ho controllato, in quelle casse c'è solo della lingerie».
McClintock lo guardò di sbieco, incerto se ringraziarlo o mandarlo al diavolo. Optò per la prima, dato che probabilmente il diavolo lo avrebbe visto presto di persona all'Inferno.
«Grazie» grugnì a fatica.
«Di nulla» replicò il becchino, sfogliando con aria annoiata, alla luce delle torce, una rivista che aveva trovato nei dintorni. Presto perse l'interesse e la richiuse, giusto in tempo per vedere Ade e Marianne che arrivavano confabulando.
«Marianne dice che lei non ha bisogno di dormire» annunciò lo stregone. «Quindi si è offerta volontaria per farci da sentinella».
La donna assentì, poi aggiunse:
«Sentite, stare per ore qui senza nulla da fare è noioso. Siete sicuri che tra tutte quelle videocassette non ce ne sia una che io possa... guardare tranquillamente?».
«Se vuoi puoi provare a cercarla,» rispose Ade, imbarazzato «ma purtroppo non credo...».
«Mah, lascia perdere» replicò Marianne, rassegnata. «Anche se la trovassi, senza l'aiuto di uno di voi non potrei prenderla. Questo è uno dei lati negativi dell'essere un fantasma, immagino».
Così, padre McClintock, Ade e Locus si preparavano a passare la notte, rannicchiati in tre angoli opposti del capannone. Uno recitava il rosario, uno pregava gli spiriti degli antenati e l'ultimo guardava il cielo, ma tutti e tre in realtà avevano un unico pensiero. Un'idea che, fastidiosa e crudele, continuava a tornare nella loro mente e a perseguitarli come un testardo predatore, nonostante loro cercassero di chiudere gli occhi e arrendersi alla stanchezza.
Questa potrebbe essere l'ultima notte della mia vita, e la sto passando in un sexy shop in rovina.
Quando padre McClintock venne destato dai primi raggi del sole del mattino e dai meno delicati versi di Ade, che evocava demoni in una lingua sconosciuta, uscì immediatamente dal capannone del peccato e trovò Locus che armeggiava con il suo furgone, senza avergliene chiesto il permesso.
«Buongiorno» disse, dopo essersi schiarito la voce rumorosamente. Locus voltò malvolentieri gli occhi verdi verso di lui.
«Sto togliendo i pezzi del finestrino che hai rotto ieri» gli spiegò, gettando un frammento di vetro per terra. Non sembrava avere molta voglia di parlare.
«Avresti potuto aspettarmi» lo rimbeccò McClintock, osservandosi la fasciatura sulla mano e ricordando l'inseguimento del giorno prima.
Il becchino, stranamente, non rispose e continuò a liberarsi delle schegge. Di solito non aspettava altro che un'occasione per battibeccare.
«Locus, è successo qualcosa?» chiese il prete, sinceramente preoccupato. Cosa poteva essere accaduto quella notte? Si erano tutti ritirati nel loro angolino e avevano cercato di dormire in silenzio, senza disturbarsi in alcun modo. Non c'erano state intrusioni nel capanno. Eppure, Locus sembrava tormentato, disturbato da qualcosa che non avrebbe dovuto essere nella sua mente.
«Fatti i cazzi tuoi, padre» ringhiò, poi prese una sigaretta dal pacchetto e si allontanò dal furgone.
«Mi fa piacere che tu ti sia svegliato bene» replicò McClintock, e si avvicinò al finestrino per terminare il lavoro che Locus aveva lasciato a metà, mentre qualcun altro usciva dal capannone.
«Dyess Air Force Base» esordì Ade con il suo solito tono allegro, incespicando verso il prete con il viso completamente coperto da una enorme mappa che sembrava stampata sul cuoio. L'aveva trapassata con alcuni spilli, gli stessi che utilizzava per le bambole.
«Qualcuno sa come arrivarci?» domandò, gettando con poca grazia la mappa che gli occludeva la visuale sul cofano del furgone. Padre McClintock inorridì, ma cercò di mostrare un'espressione neutra.
«Non ne ho idea, non sono del posto» replicò, cercando di non pensare alle punte di spillo che graffiavano la vernice della sua preziosa vettura.
«Dov'è Locus?» domandò lo stregone, aggrottando le sopracciglia. «Mi sembrava di averlo visto uscire».
«È lì che fuma» rispose il prete. «Stai attento, non ha una buona giornata».
Incurante dell'avvertimento, Ade andò lo stesso verso l'amico. Padre McClintock rimosse l'ultimo pezzo del finestrino giusto in tempo per vedere un bianco sulla quarantina che puntava, con una mano sola, un canne mozze in mezzo agli occhi di un malcapitato stregone africano. Sospirando sonoramente, accese il motore e si diresse a passo d'uomo verso i suoi improbabili compagni.
«Il treno sta per partire» disse col tono di chi insegna catechismo ai bambini. Senza nemmeno una smorfia, il becchino abbassò l'arma e lasciò salire Ade sul furgone.
Partirono, e nessuno accese la radio o disse una parola che non fosse un'indicazione sulla strada da percorrere, fino a quando non furono in vista di un posto di blocco. Una jeep e, all'apparenza, due uomini, sorvegliavano l'entrata della Dyess Air Force Base.
«Accosta» mugugnò Locus con voce roca, stringendo una sigaretta spenta tra le labbra.
«Cosa?» domandò il prete.
«Sei sordo? Ti ho detto di accostare».
«Perché dovrei?».
Il primo, anche se demoniaco, sorriso della giornata si dipinse sulle labbra di Locus.
«Come pensavi di passare la frontiera?» domandò. «Mostrando i tuoi veri documenti?».
«Sì» ammise McClintock, «sono un prete, mi faranno passare».
«E te ne vai in giro con due individui armati e altamente sospetti e un carico non meglio identificato. Ho dei documenti falsi nella borsa, per me e per il furgone».
Padre McClintock, fermando il veicolo in un'area da cui la frontiera non era visibile, ammise a se stesso di non aver pensato all'evenienza di un posto di blocco: fidarsi di Locus gli sembrava come sempre una pessima idea, ma non aveva alternative.
«Io, Ade e Marianne possiamo nasconderci nel cassone e possiamo saldarci dentro, in modo che non aprano».
Già a metà della frase, a giudicare anche dallo sguardo di Ade, gli sembrò un piano orribile, ma Locus gli rivolse il secondo sorriso della giornata, questa volta più bonario.
«Questa è già un'idea migliore» confermò.
«Ma sì, chiudiamoci dentro un furgone e saldiamo l'unica uscita che abbiamo, nella speranza che non ci controllino!» intervenne Ade. «Che bella idea. Non vedo cosa potrebbe andare storto».
«Hai un piano migliore, barman?» domandò il becchino, inclinando lievemente di lato la testa. Lo stregone grugnì e gli fece cenno con la mano di continuare.
«Non rovinare il furgone» intimò McClintock, lasciando a Locus il volante per andare a chiudersi nel cassone, assieme ai suoi compagni, le provviste e numerosi paramenti sacerdotali. «E ti prego di non usare la violenza».
«Oh, certo che no, padre» rispose Locus, spalancando le braccia come se stesse recitando un sermone. «La violenza non è mai la giusta risposta... fino a quando non è l'unica».
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