All for One stringeva tra le sue braccia il corpo incosciente del figlio che come una litania continuava a chiamare il nome del compagno.

Il villain se non avesse perso la sua capacità di provare emozioni, si sarebbe intenerito a quella vista, ma erano anni che non provava più affetto o altre emozioni positive verso qualcuno.

Quella notte nel vicolo quando aveva incontrato quella bellissima ragazza dai capelli verdi pensava di aver trovato il modo per tornare ad amare, ma quando quel bambino le si era avvicinato chiamandola mamma, quel bel sentimento che gli si stava diffondendo nel petto era sparito, sostituito dall'odio, l'unico sentimento che ancora adesso è l'unico che lo smuove.

Non era stata colpa del bambino, ma pensare che quella donna non sarebbe stata sua lo aveva mosso contro di lei e il figlio, il terrore aveva riempito quel che restava della vita del più piccolo e la donna.

Pensava che avrebbe provato piacere nel possederla e per un istante era stato così, ma era durato troppo poco, quello che aveva commesso lo aveva disgustato come mai prima di allora.

Aveva commesso omicidi, furti e varie forme di torture, ma quel singolo gesto lo aveva "cambiato".

Non che avesse smesso di trovare il modo per conquistare il mondo, ma il sapere che da quella notte era nato un figlio, quello lo aveva destabilizzato, perché poco alla volta in lui vide la sua possibilità per ritrovare quei sentimenti che aveva perso.

Pensava che avendo Izuku al suo fianco lo avrebbe portato ad amare di nuovo, perché è questo che i figli fanno ai genitori, li istigano ad amarli.

E adesso che lo ha tra le braccia, lo sente. Uno strano calore si sta propagando nel suo petto nel vedere il dolce viso del figlio che dorme tranquillo.

«Katsuki?» chiama ancora il verdino muovendosi tra le braccia del padre.

«No. Sono tuo padre.» risponde All For One spostandogli dalla fronte una ciocca di capelli sudati.

Izuku nel sentire quelle parole si ridesta completamente da quel sonno agitato in cui aveva sognato che Katsuki lo stesse salvando.

«No!» urla dimenandosi con tutte le forze che ha, «Io non ho un padre e non lo voglio avere.» continua quando il villain molla la presa e lo fa mettere in piedi.

Alla vista del maggiore il più piccolo sbianca e mille immagini di quello che è successo alla madre ai tempi dell'omicidio del suo fratellone, gli affollano la mente facendolo piangere con forza.

«Tu non sei mio padre.» geme Izuku indietreggiando e cercando una qualunque via di fuga da quel posto, ma le vecchie ferite lasciategli dal suo vecchio bullo lo colpiscono alla gamba, facendolo cadere a terra con un grido di dolore che non è riuscito a trattenere.

Il villain sapeva che non l'avrebbe presa benissimo all'inizio, conosceva meglio di altri l'animo umano, quindi con passo lento gli si mise di fronte e piegando un ginocchio fino a terra gli si avvicinò per poi posargli una mano sulla gamba che sapeva essere ferita.

Un dolce calore invase le membra del più piccolo che sospirò estasiato quando il dolore che si portava dietro da un anno sparì sotto la carezza del villain.

«Cos...?» provò a domandare quando il maggiore si rialzò porgendogli la mano per aiutarlo a rialzarsi.

«Ti ho sistemato la gamba.» rispose All For One semplicemente.

Izuku non afferrò la mano che gli era stata offerta, si rialzò da solo muovendo la gamba come a testare che il dolore fosse sparito del tutto.

«Grazie.» disse alla fine, con ancora l'odio per quel mostro ancora nel cuore.

Il villain ritirò la mano e si mosse verso una porta celata nell'ombra del vicolo senza uscite in cui si trovavano.

«Vieni dentro.» ordinò cercando di non usare un tono troppo aggressivo e senza aspettarlo varcò la soglia sapendo perfettamente che Izuku avrebbe dovuto seguirlo.

Il verdino guardò per un'ultima volta il cielo plumbeo sopra di sé e pregò con tutto il cuore che Katsuki lo trovasse al più presto.