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Capitolo 24


Un uomo avvolto nell'ombra fece inginocchiare davanti a sé un altro uomo che con aria tremante chinò il capo in sua presenza.

Lo strano figuro rise nel vedere l'altro così docile, ma non si fece distrarre da quell'ennesima manifestazione di sottomissione infondo ne era abituato.

«Tuo figlio mi doveva riportare Izuku sano e salvo, invece cos'ha fatto?» chiese nonostante conoscesse già la risposta, «Lo ha picchiato e sfigurato con il suo quirk acido?»

L'uomo a terra tremò per l'intensità di quella voce, di certo non si aspettava che suo figlio fosse così sconsiderato da commettere tali atti, di sicuro non contro una persona di così alto rango.

«Io ti avevo promesso che ti avrei ridato la tua carriera e che le malefatte di tuo figlio non avrebbero più influito su di te e il tuo lavoro, ma la semplice richiesta che ti avevo fatto, la sola condizione affinché il tuo sogno potesse di nuovo avverarsi, non solo è stata infranta, ma tuo figlio ha persino pensato di mutilare il mio.» la rabbia si percepiva chiaramente nonostante il suo tono di voce fosse incredibilmente calmo, «E immagino che tu sappia quello che questo comporterà.» e nel dirlo si alzò dalla sua poltrona per immergersi in un fascio di luce che stava illuminando l'uomo a terra, che non era altri ché il vecchio preside di Izuku.

Stava tremando, sapeva benissimo quello che gli avrebbe fatto e abbassando la testa timoroso di vedere di nuovo il volto di quell'uomo così malvagio, lasciò che gli sfiorasse il capo con la mano.

Mille lame si propagarono dalla pelle del villain dentro il corpo dello sfortunato che morì ancora prima che il suo corpo toccasse terra.


Izuku nel giro di pochi giorni venne dimesso dall'ospedale e in neanche due settimane tornò a camminare, non che riuscisse a farlo per lunghe distanze, ma almeno riusciva a camminare per casa senza che nessuno gli dovesse sempre essere accanto.

Katsuki lo aiutava come poteva, o almeno quando il ragazzo glielo permetteva.

Il verdino non gli aveva raccontato della sua esperienza con l'angelo che gli assomigliava, ma non credeva che ce ne fosse bisogno, come non gli sembrava opportuno tirare fuori il discorso sul fatto che il biondo lo aveva già salvato una volta dai bulli quando era piccolo, forse aveva paura che diventasse iperprotettivo, ma forse non gli dispiaceva come idea o forse sì?

Non era più sicuro di nulla in quell'ultimo periodo.

Non sapeva se tornare a scuola, il timore che altri potessero prenderlo di mira lo terrorizzava, però abbandonare quelli con cui era riuscito a legare nell'ultimo periodo lo rendeva triste.

Non era neanche più sicuro di volere/poter iscriversi alla scuola di polizia, lo sentiva perfettamente che le gambe non sarebbero mai più potute tornare come prima.

Non sapeva cosa ne fosse stato di Tsukasa e forse era meglio che non lo sapesse, emozioni contrastanti affollavano il suo animo quando pensava a cosa gli avesse fatto.

Non sapeva neanche più cosa provare tutti i giorni, doveva essere felice di essere ancora vivo? Doveva essere triste per quello che gli era accaduto o forse doveva essere arrabbiato?

L'unica sua certezza era Katsuki che era sempre con lui quando ne aveva bisogno.

Era con lui quando trovò il coraggio di uscire di casa per la prima volta dopo l'incidente.

Ed era con lui quando era riuscito a camminare per più di due passi senza cadere a terra quando aveva abbandonato le stampelle, ma comunque era sempre con lui anche quando cadeva e lo aiutava a rialzarsi.

Katsuki era il suo eroe, lo era sempre stato, ma dopo che lo aveva salvato aveva preso nella sua mente una forma quasi divina.

C'erano delle volte in cui si sentiva speciale per essere al suo fianco, ma altre in cui non credeva di essere alla sua altezza.

In quei momenti la soluzione era prendere il cellulare e scrivergli o chiamarlo se non era al lavoro, la sua voce o i suoi messaggi lo tiravano su di morale rendendolo più tranquillo e sicuro di sé.

Alla fine dopo un mese si convinse ad uscire di casa da solo senza che nessuno lo accompagnasse.

Voleva dirigersi verso l'agenzia dal biondo e condividere con lui il bento che aveva preparato (ovviamente sotto stretta sorveglianza della madre).

Si era portato dietro la stampella su cui appoggiarsi nel caso si fosse affaticato troppo, su questo era stato previdente, ma non aveva pensato che di solito il percorso che faceva fuori di casa era quello intorno a casa sua dove poche persone passavano e molte le conosceva.

Quando si ritrovò nella via principale e quindi molto più trafficata un sentore di paura prese ad annidarsi nel suo petto.

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