La solitudine non sempre è una vittoria.
"La solitudine non sempre è una vittoria" ed è vero. Molto spesso diciamo che prima di apprezzare gli altri, dobbiamo apprezzare noi stessi. E per farlo occorre la solitudine.
Ma se per tanto tempo vi siete sforzati di apprezzarvi arrivando davvero a non avere più nessuno?
Nessuno che ti cerca per piacere di farlo, nessuno che ti chiama per sentire la tua voce.
Improvvisamente sei nessuno. E puoi sforzarti tanto per recuperare rapporti, legami e affetti, non servirà a niente.
Tu sei nessuno, sei nulla. Sei il niente di cui tutti si dimenticano.
Quando vivi in questo profondo stato di solitudine così a lungo, ti ritrovi a pensare se non sia proprio tu il problema.
La gente si allontana perché è meglio per te, o perché conviene a loro?
E ti fai mille domande, che forse non bastano neanche a colmare l'intero vuoto che provi dentro.
Vedi tante storie e foto di gente in giro a divertirsi, e tu a casa, da solo.
A piangere, a fissare il vuoto.
Non trovi neanche la forza di seguire le tue ambizioni perché forse è anche a causa di questo che ti sei allontano.
Il vedere che nessuno si interessa ti fa capire che forse per davvero l'errore è tuo.
Il tuo castello mentale, che con tanta cura avevi tirato su, va pian piano sgretolandosi. Perdi pezzi fondamentali della tua vita. Pilastri importanti della tua crescita.
Perdi parti di te che ti aiuta ad essere te stessa.
Chi ti cerca, è realmente interessato a come stai? No. Però a volte accetti che questo comportamento avvenga nei tuoi confronti perché forse hai bisogno di questo finto interesse.
Nessuno è solitudine. Tu sei nessuno.
Tu sei solo. E questo è ciò che pensi ogni giorno.
Il problema sarà la sera, quando questa mancanza e questa solitudine diventeranno più presenti e pressanti. Ti sentirai schiacciare dalla tristezza e ti verrà da piangere.
E probabilmente piangerai, perché devi sfogare. Perché vorresti che ci sia qualcuno lì a dirti: va bene, ora mi dice cos'hai? Davvero.
È brutto pensare in maniera così negativa, ma forse aiuta a sfogarsi.
E sfogarsi mi permette di scrivere nuovamente.
Chi sono io? Ancora non lo so.
Cosa vorrei essere da grande? Una domanda a cui ho troppe risposte e forse nessuna che mi corrisponda.
Forse per raggiungere i miei obiettivi devo semplicemente ricordarmi com'ero felice prima.
Perché è così: ora non sono felice, per niente. Neanche un pochino.
In questi mesi ho appreso solo che la persona che ero è svanita.
Molto lentamente forse, molto velocemente probabilmente. Sono mesi che vedo la solitudine.
E vi chiederete "ma non puoi chiedere aiuto o parlarne con qualcuno?"
Vi rispondo "e a chi? Nessuno è in grado di ascoltarmi".
Io sono quella "troppo seria", "troppo ambiziosa", "troppo impulsiva".
E le persone così vengono allontanate, perché la serietà e l'impulsività son spesso confuse con pessimo carattere, mentre l'ambizione con l'egoismo.
So cosa sia l'egoismo, ma come può una persona così tanto egoista essere super solidale è disponibile?
Questa sono io. Niente.
Un niente pari a un nulla.
E queste parole le dico ora mentre piango, perché se non stessi piangendo, ho i miei dubbi starei anche scrivendo.
La tristezza porta spesso ispirazione, ma non sempre l'ispirazione è fonte di gioia.
In conclusione: la solitudine è una brutta malattia e spesso porta ben più seri problemi.
Dite sempre ciò che pensate, la gente vi apprezzerà di più.
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