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Capitolo 4

Fra tutti forse era proprio lei a preoccuparsi maggiormente per la loro situazione familiare.

Ma questo lo sapeva unicamente l'aspirante attrice. Non lo sapevano i suoi genitori così come non lo sapeva la sua migliore amica. Sheyla era stata la prima fra tutte a cercare di stringere amicizia con la ragazza malata di cuore, senza badare a null'altro che non fosse il suo carattere nascosto ma desideroso comunque di mostrarsi.

Una volta rifugiatasi nella sua camera dai toni chiari, Erika, non avendo nessun compito da svolgere per i giorni a seguire, decise di rilassarsi a modo suo.

Ovvero scrivendo poesie.

Tutti gli anni passati a leggere libri di grandi autori del passato, in fondo, erano serviti a qualcosa.

A non servire a nulla fu invece l'orologio, dato che spesso e volentieri la ragazza col neo sotto l'occhio sinistro perdeva la concezione del tempo.

I ticchettii continui dell'orologio appeso alla parete si ammutolivano non appena le dita sottili e delicate della diciassettenne impugnavano la penna e i polpastrelli si posavano sulla carta priva di pieghe, perfettamente liscia, bianca e pulita.

Ma a riportare Erika alla realtà in cui viveva furono le voci dei suoi genitori provenienti dal piano di sotto. La giovane malata di cuore smise all'istante di muoversi. Socchiuse gli occhi e inspirò profondamente, ma solo dopo una manciata di secondi trovò la volontà di alzarsi dalla scrivania e dirigersi verso la porta.

Una volta uscita dalla stanza si avvicinò silenziosamente alle scale, ma rimase comunque nascosta per evitare di farsi vedere.

Decise che per il momento sarebbe stato più prudente limitarsi ad udire.

"Ma com'è possibile che tu sia sempre così attaccato al denaro?! Stai già quasi tutto il giorno nell'edificio della vostra organizzazione e quando sei a casa con noi te ne stai sempre chiuso nel tuo studio!! Non ti basta avere più a che fare coi soldi che con la tua famiglia?!" esclamò sua madre Header alzando la voce e non di poco.
"Non è colpa mia se faccio un lavoro serio ma che mi permette comunque di guadagnare parecchio!! Sai benissimo che anche Erika ha bisogno in continuazione di visite e medicine e, nel caso tu non lo sappia, le cure mediche mica ce le regalano!! Costano!! E poi parla quella che è sempre in giro con il suo gruppo di amici attori...!" le rispose in maniera alquanto brusca Kakuzu stringendo sempre di più i pugni.
"Prima o poi anche i soldi si esauriscono!! E poi quella che deve sempre fare il possibile per ottenere i ruoli da protagonista, e quindi per avere più paga, sono io e non tu!! Imparati tu a memoria in appena qualche settimana un copione da venti pagine e passa contenente solo le tue battute!! Avanti, fallo...!" ribattè la donna con un irritato tono di sfida.

L'unghia del pollice sinistro di Erika venne all'istante afferrata dai denti bianchi come perle di quest'ultima. Le sue spalle erano piantate contro la parete e il suo sguardo rivolto in alto.

Doveva farli smettere al più presto o la situazione sarebbe degenerata in meno di un minuto.

Fu allora che un'idea le balenò nella testa. La ragazza dai lunghi capelli castani si fiondò in camera sua e si diresse verso l'enorme libreria al suo interno. Si inginocchiò a terra per poter raggiungere più facilmente lo scaffale più basso e un istante dopo si ritrovò con un album di fotografie stretto al petto.

E una volta ritrovatasi all'inizio delle scale, l'appassionata di maschere lo fece cadere per terra, provocando un boato sulle scale di legno e ferro e un breve spavento a suoi.

"Scusate...non volevo spaventarvi, ma il fatto è che mi è scivolato di mano e..." cominciò a dire Erika mettendo in gioco le sue enormi capacità recitative.
"No tesoro, tranquilla. È tutto a posto, davvero." la bloccò dolcemente Header sorridendole con amore. Anche se un'attimo prima sembrava inviperita come non mai.
"Ecco chi aveva quell'album, allora. Sai, lo abbiamo cercato per parecchio, qualche giorno fa..." disse Kakuzu afferrando in contenitore di foto con una mano e porgendolo alla figlia che tanto adorava.

Sul viso di Erika nacque un sorriso.

"Incredibile, era da così tanto che non le vedevo...sarebbe un vero peccato perdere dei ricordi così, non trovate anche voi?" domandò poi rivolgendosi ai suoi genitori.

Ma mentre finiva di parlare lasciò cadere a terra una delle tante fotografie.

Un'azione compiuta di proposito...forse in grado di impedire, almeno per un po' di tempo, a marito e moglie di continuare a scannarsi con le parole.

Suo padre, essendo quello più vicino a lei, si abbassò e prese la foto fra le dita. E vedendo che il marito non smetteva di guardare sorridendo quel pezzo di carta plastificata allora Header, rosa dalla curiosità, decise di avvicinarsi a lui e di dare un'occhiata alla fotografia.

E anche sul suo viso liscio e delicato si formò un dolce sorriso di nostalgia.

Si trattava di una foto risalente a sette anni prima ed era stata scattata durante una calda e soleggiata estate. Raffigurava Header, col suo costume intero rosso scarlatto con finiture d'oro, in mare con l'acqua che le arrivava fino al ginocchio.
Accanto a lei c'era Kakuzu in costume da bagno grigio scuro e nero con in braccio una piccola Erika di appena dieci anni, pronta col suo costumino color violetto a imparare a nuotare sotto l'occhio vigile e attento del padre.

Anche se era già malata dei suoi vari problemi cardiaci, qualche piccola bracciata a mollo nell'acqua limpida e salata del mare le era ancora permessa.

Tutti e tre sorridevano...erano felici...sembravano una vera e propria famiglia.

Ma nessuno di loro avrebbe mai potuto anche solo lontanamente immaginare ciò che sarebbe successo quello stesso anno.

Ovvero l'inizio di tutte le loro sofferenze.

Erika desiderava poter tornare a quei giorni felici e sereni della sua infanzia più di qualunque altra cosa al mondo...ma era più che cosciente che non avrebbe potuto farlo.

Ma almeno in quel momento i suoi genitori si erano finalmente calmati.

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