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Capitolo 1

Quelli non erano suoni.

Erano rumori.

La sirena dell'ambulanza, lo scroscio della pioggia, lo stridere delle gomme sulla strada bagnata, il suono dei macchinari, le voci preoccupate...e poi il battito del suo cuore.

In fondo era proprio quest'ultimo l'unico degno di essere definito suono.

Ma forse nessuno l'avrebbe mai più sentito...

Pareva che ormai quel povero cuore fosse sul punto di cedere. Era pronto a spegnarsi come una lampadina consumatasi col passare del tempo...mettendo così fine ad una vita. La sua.

Non avrebbe mai pensato che sarebbe finita così...o meglio, aveva ipotizzato da tempo una sua possibile fine, ma non di quel genere.

Non così...

Non per quei motivi.

Ma non poteva fare molto. Non poteva ribellarsi.
In quel momento la sua vita era nelle mani dei medici.
E il suo cuore malato non pareva deciso a battere ancora per molto.

Spesso Erika si chiedeva il perché di tutto questo. Non solo di certi momenti che era costretta a passare praticamente ogni singolo giorno, ma della sua vita in generale.

Avevano ragione...avevano sempre avuto ragione tutti quelli che le ripetevano sempre che "sono le persone buone e che meritano di vivere quelle che devono superare più ostacoli nella loro vita".

D'altro canto, la vita di tutti è una continua lotta. Anche una delle più insignificanti piccolezze può essere causa di una guerra incontrastata nell'animo di una persona.
Gli esseri umani, per quanto esseri capaci di farsi anche definire orribili, sono capaci di fare due cose: combattere e sopravvivere il più possibile.

Ma c'è anche chi nella vita combatte più degli altri.

Per Erika era una lotta continua. Una resistenza fissa che ormai continuava da anni e anni. Ma la paura di mostrare le sue emozioni era più forte di lei. Potente a tal punto di permetterle di crearsi maschere in continuazione.

Se era triste, nascondeva le sue lacrime dietro un sorriso forzato.
Se era felice, impediva di malavoglia al suo entusiasmo di venire a galla.
Ma se era abbastanza seria e poco espressiva con le persone che la circondavano, allora voleva dire che le sue maschere facciali stavano funzionando.

Ma non era sempre stata così.

Fino a dieci anni d'età non si era mai fatta troppi problemi con le sue emozioni. Ma già da piccolissima aveva cominciato a porsi delle domande. Domande rivolte ai suoi genitori per cercare di capire il perché dello stile di vita degli altri bambini che vedeva praticamente ogni giorno, fuori dalla finestra di casa sua e nei luoghi pubblici.

Domande che le uscivano spontaneamente dalla bocca.

"Mamma, perché loro possono correre e giocare in quel modo...e io no?"
"Papà, perché loro possono uscire e mangiare quello che vogliono...e io no?"

Ma c'era sempre lei...quella domanda che le ronzava sempre nella testa, alla quale nessuno era mai riuscito a dare una risposta che soddisfacesse la curiosità di Erika.

"Perché loro hanno un cuore normale e sano...e io no...?".

E a quella domanda i suoi genitori non sapevano cosa risponderle. Non era colpa loro...ma nemmeno colpa sua. Erika non aveva mai fatto nulla di così terribile da meritarlo, eppure era nata con il cuore malconcio.

Erano loro il suo supplizio più grande...i suoi problemi cardiaci.

Il giorno della sua nascita nacquero anche altri bambini ed evidentemente il destino aveva deciso che uno di loro sarebbe nato con il cuore malato. Un destino infame e crudele che avrebbe trasformato la vita della nuova nascita in una specie di gioco di sopravvivenza.

E quella bambina fu proprio Erika.

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