CAPITOLO 12
Esco da quella maledetta casa.
Mi fermo un'attimo, devo sistemare le informazioni che o appena ricevuto da quel psicopatico.
Quale scuola potrebbe essere andata Endla?
Non saprei non ci sono mai andata a scuola.
Quello che so me lo ha insegnato sempre mia madre.
Preferiva non mandarmici, perché sapeva come ragionavano le persone adulte figuriamoci i poveri bambini ancora ignoranti.
Mi guardo in torno, ormai il sole e sorto e in strada c'è gente intenta a fare ciò che deve fare per sopravvivere.
Perché in questo mondo non si vive più ormai.
Quando noto una panchina sotto a un'albero mi avvicino e mi siedo.
Ricordandomi i tempi della mia adorata collina con l'albero di pesco e Endla.
Devo assolutamente pensare dove possa essere in questo momento Endla.
Metto in chiaro la situazione: cosa gli piace fare?
Cosa si è potuta permettersi di fare ?
Per quello che so è fissata con la mitologia, quali potrebbero essere le scuole a basso prezzo?
Che stupida che sono come faccio a pormi questa domanda se non so minimamente il nome di una scuola e non so minimamente quanto è cambiata la sua vita.
L'unica soluzione e chiedere in giro.
Osservo le persone che mi passano davanti.
Ma non trovo il momento giusto per fermane una.
Tutti presi a correre per racimolare qualche soldo.
Sono frustata, non ho dormito per niente stanotte.
E mi chiedo anche il perché ?
Al mio pensiero mi scappa una piccola smorfia.
Mi volto a contemplare l'orizzonte quando vedo comparire una sagoma familiare: alta, snella, con indosso un vestito lungo fino ai piedi di un verde smeraldo con ricamato dei fiori qua e la, rossi.
Con dei capelli rossi rubino lunghi fino alle spalle che gli svolazzavano al tocco lieve del vento.
In mano reggeva una serie di libri intenta ad leggerne uno.
I mie occhi si illuminano al sol vedere quella persona.
Una fitta al cuore pervade il mio corpo, mi alzo di scatto e corro, corro sempre più forte verso di lei.
Con un balzo gli salto addosso urlando il suo nome.
i libri che ha in mano gli cadono a terra, una lacrima dopo l'altra, ormai sto piangendo come una bambina.
Lei mi scansa di colpo impaurita, ma non ci mette nemmeno un secondo per capire chi sitrova davanti a lei, mi guarda da cima a fondo regalandomi un sorriso che mi riscalda il cuore.
"Kagea!!" Urla con una voce stridula e piena d'affetto.
"Quanto mi sei mancata" le sue lacrime si unisco alle mie.
"Mi sei mancata anche tu... Scusami."
Dico abbracciandola di nuovo, le mie lacrime non smettono di scendere.
"Scusa?, Perché ti scusi?"
Esclama accarezzandomi I capelli.
Con la voce rotta mi stacco e la fisso dritta negli occhi.
"Per non essere venuta neanche una volta a trovarti, so di non essere una grande amica"
Lei mi guarda con area severa come solo lei e mia madre sanno fare.
"Ma sei stupida? Lo so che hai dovuto occuparti di tuo padre"
Mi spunta un enorme sorriso, perché credevo che si fosse dimenticata di me dopo tutto questo tempo.
Ma adesso so che non è così.
Subito dopo il mio sorriso scompare al suon sentir nominare mio padre, Endla se ne rende conto, mi guarda attentamente il viso e esclama.
"Cosa è successo, cosa è successo a tuo padre?"
Rimango immobile con lei non serve parlare molto, lei capisce tutto semplicemente da uno sguardo.
Ecco perché la considero come una sorella, una sorella che purtroppo mamma non è riuscita a darmi, ma in compenso l'universo si.
"Lo hanno portato via"
Sento gli occhi bruciare, sto per iniziare a piangere e sono anche stufa di ciò.
"Vieni andiamo a casa, mi spieghi tutto lì"
Aggiunge mettendomi il braccio attorno alle spalle.
"E adesso asciugati quelle lacrime".
Annuisco e con il dorso della mano le asciugo.
Casa?
Quale casa?
Spero non questa topaia.
Camminiamo per un breve tragitto e nel mentre lei mi racconta ciò che gli è è successo in questi anni che non ci siamo viste e ne sentite.
Scoprendo che nel mentre è diventata un'insegnante di letteratura.
Sono molto orgogliosa di lei a fatto ciò che gli piace diventare il suo mestiere.
Ed io cosa ho fatto nel frattempo?
Mi sento così priva di contenuto.
"Ti dico la verità, mi sono fidanzata e con lui mi trovo bene, mi tratta come una principessa."
"Gli conviene"
Penso
Schiamazza con occhi sognanti.
"Te lo meriti, perché tu SEI una principessa"
Gli dico, notando che sulle sue guance compare un colorino rosato.
"E come si chiama questo sfortunato?"
Aggiungo scherzosamente tirandogli un pugnetto sulla spalla.
"Erlon"
dice battendo le mani, quel gesto mi sfiora il cuore portandomi nel lontano tempo di quando eravamo piccoli .
Gli regalo un sorriso.
"Avrà un cognome questo poveretto?."
Esclamò corrugando la fronte.
"Vuoi tutti i suoi reparti clinici poi ?"
Mi dice scoppiando in una grossa risata.
La guardo e mi unisco a lei.
"Ah! Si, Daimons, ma adesso che siamo arrivate tocca te a raccontare cosa è successo".
Il mondo mi cade addosso per due semplici motivi.
Il primo è quello che con Endla il tempo passa in un'attimo e l'altro è perché so che non c'è la faccio, non c'è la faccio diamine , a spiegare cosa è successo senza scoppiare a piangere.
Alzo uno sguardo e davanti a me compare una piccola casa di un bianco intenso con finestre e porte a legno.
Attorno alla casa sorge un piccolo giardino ben curato con tulipani, girasoli e rose bianche qua e là.
Circondato da una staccionata in legno bianco.
Rimango sbalordita da quello che vedo, sono molto contenta per lei, contenta perché almeno una di noi c'è l'ha fatta.
Endla apre il cancellino, entriamo nel suo vialetto quando mi ferma e mi guarda nuovamente dritta negli occhi
" Se mi hai cercato vuol dire che quello che è successo non sai come spiegartelo giusto?"
L'ho già detto che l'adoro?
giusto per questo motivo non serve che dico nulla e lei ha già capito tutto.
Senza proferire parola annuisco.
Mi prende la mano e me la stringe con tutte le sue forze, come segno che per me lei c'è.
Apre la porta e un'odore di biscotti mi pervade le narici.
Osservo la stanza che si pone davanti a me: le pareti sono dipinte di un bianco meno inteso dell'esterno con appeso di quadri di artisti che non conosco.
Superiamo il corridoio e entriamo in un piccolo soggiorno abbellito da un "vero" divano di colore rosa seppia, con davanti un tavolino in legno con appoggiati su vari libri che sembrano libri di mitologia.
"Cavolo che intelligenza innata che ho".
Penso facendo scappare un sorrisetto.
Osservo il muro che anch'esso e agghindato da piccoli quadri che ritraggono la natura fredda circostante e infine delle finestrelle con delle tende cadenti di un colore azzurro cielo.
Che permettono di far penetrare la luce esterna rendendo tutto più bello.
"Ho visto che ti sei appassionata all'arte".
Dico guardandomi ancora intorno.
" Si è da poco, ma adesso smettiamola di parlare di me, siediti e raccontami".
Dice battendo le mani sulla superfice dei cuscini del divano.
Non me lo faccio ripetere due volte anche perché i mie piedi non c'è la fanno più, stanchi per la camminata che ho dovuto fare.
Mi avvicino al divano e mi siedo lasciando che un sospiro fuoriesca dalla mia bocca.
Come se quel respiro bastasse per buttare fuori tutto lo stress, dolore che ho accumulato in questi due giorni.
"Dai su raccontami cosa ti è capitato"
"Allora..."
Passo una buona ora a raccontargli in minimi dettagli assurdi irrealistici della storia.
Perché per me , penso chi io sia finita dentro a una favola.
"Aspetta un momento ricapitoliamo un'ombra ha rapito tuo padre? E quali sono questi indovinelli? Te li ricordi ?"
Disse massaggiandosi la tempia.
"Si è quello che è successo!"
"Pensi anche che ti abbia parlato nel sogno tua madre?"
Mi viene una vampata di calore, penso proprio che sono diventata bordò
"Per favore non pensare che io sia pazza o che stia inventando tutto"
Gli dico Inchinando il capo verso il basso e delle ciocche di capelli mi coprono il viso.
Endla mi prende la mano costringendomi a guardala, sul suo viso compare un lieve sorriso.
"Come potrei solo pensare che tu sia pazza o bugiarda, è assurdo tu non mi mentiresti mai"
Queste parole sono state abbastanza per far si che sul mio viso comparse un sorriso.
"Grazie".
È l'unica cosa che riesco a formulare adesso.
Penso, scavo nella mia memoria per ricordare quei maledetti indovinelli.
"Non hai ascoltato il tuo cuore per questo ti porterò via il tuo più grande amore" mormoro più a me stessa che a lei.
Endla si immobilizza guardando un punto fisso della stanza.
"Non hai ascoltato il tuo cuore per questo ti porterò via il tuo più grande amore".
Ripete senza staccare gli occhi dal punto in cui stava guardando.
Rimaniamo in silenzio per qualche minuto senza che nessuno delle due lo interrompa.
Di scatto si gira verso di me dicendo.
" Questa filastrocca te lo ha detto l'ombra?"
"Si" dico grattandomi la nuca.
" Me la potresti descrivere?"
Spalanco la bocca per quella domanda sciocca facendo così che Endla scoppiasse a ridere.
"Ti ho detto che è un'ombra come faccio a descriverla?"
"Ricorda Kagea, come era, alta? A statura media? Bassa? Vedevi gli occhi o no ? I dettagli Kagea i dettagli".
Mi calzò
Torno indietro con la memoria e davanti a me mi appare l'immagine di quel giorno lui e mio padre all'inizio della foresta, mi si blocca il respiro rivedendo mio padre inerme senza alcuna espressione.
Ma adesso mi devo concentrare Su quell'essere.
Mio padre non è così alto ma nemmeno basso e quella figura lo superava di pochi centimetri.
"Penso che sia di corporatura media.
Endla allunga il braccio verso il tavolino davanti a noi, prendendo in mano un quaderno appuntando l'informazione.
Si volta verso di me con aria enigmatica per incentivarmi a continuare
Faccio mente locale della figura che si manifesta davanti a me.
Mi giro verso Endla pronta a parlare ma lei mi anticipa.
"Dimmi che non ha gli occhi per favore"
La guardo perplessa e scuoto la testa.
"Per mille Dei, non può essere"
La mia perplessità non scompare, lasciandomi ancora con più domande di prima.
"Cosa succede, perché imprechi?"
"Partiamo dal presupposto che tu hai fatto arrabbiare persone o meglio esseri che non dovevi far arrabbiare! "
Sgrano gli occhi, penso,
penso a chi potrebbe essere ma non mi viene in mente nessuno.
Come se mi avesse letto nella mente Endla mi risponde
"Pensa in più grande. non pensare a persone che esistono in questo mondo".
Spalanco gli occhi.
Altro mondo?
Ho rubato molte cose ma non credo proprio che qualcuno mi abbia visto.
"Specifica meglio Endla"
Dico confusa.
"Se quell'essere non aveva gli occhi ti potevi reputare fortunata. di solito è un emissario di qualcuno, che ti manda un avvertimento, ma invece mia hai detto che li possiede."
Si ammutolisce e mi guarda dritto negli occhi posso volerle un mondo di bene ma detesto quando fa così.
Muovo le mani in un mondo frenetico. Per incentivarla a continuare. "
di solito le ombre che posseggono occhi. Sono esseri con sembianze umane che possono diventare ombre "
Troppi dubbi danzano nella mia mente.
"E cosa, perché mi devo preoccupare? "
"L'ombra che hai visto tu di solito sono re o regina di un loro regno delle tenebre ed è raro che si scomodano per venire a compiere o fare il gesto che ha fatto"
"Regno delle tenebre?
Re,regine?
Mi domanda di che cosa stia blaterando ?
"Come fai ad avere tutte queste informazioni di un mondo che a malapena crediamo che esista?"
Dico alzando un sopracciglio.
"Sto facendo studiare ai miei alunni la mitologia e siamo proprio a questo capitolo il regno delle ombre, tieniti fortunata".
I miei occhi luccicano al suo pensiero che Endla sta facendo ciò che più ama.
Mi guarda come per capire se sono interessata a saperne di più e senza aspettare che proferisca una parola inizia a raccontare.
"Si narra che questo posto sorge dietro alla parte della luna che non viene mai baciata dal sole in quel posto come per magia è sempre primavera. E si dice in giro che appena metti piede sulla superficie di quel posto rimani incantata e non riesce più a capire chi sei. e più stai lì più il tuo corpo svanisce diventando anch'esso un'ombra più precisamente di fumo."
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro