Montagne Verdi
Espinosa, Sabato 24 Giugno 1899, ore 08:08
- Che succede in questo posto?
- Quel pazzo figlio di puttana ci uccide tutti, ecco cosa succede.
Nel villaggio di Espinosa, Giordano D'Arancio e Rustico Morganorre avevano accordato un matrimonio tra i loro figli, Scarpetta e Bassillo, per fondare una grande compagnia vinicola.
Fu un evento importante, giacché i Morganorre erano grandi affaristi e i D'Arancio avevano da anni trovato fortuna nella coltivazione di viti.
Tutto partì da Giordano, che sollevò la propria famiglia dalla fame alla fama grazie a un'anomalia: aveva sei dita ai piedi.
Da bambino se ne vergognava a tal punto da nasconderli con degli stracci. Guardava i piedi degli altri e non riusciva a capire perché lui fosse così diverso.
Un mattino cercò di tagliare le dita in eccesso con un'accetta. Si graffiò a malapena, e quando suo padre cercò di togliere gli stracci per scrutare il danno, si rifiutò di mostrargli la ferita. A quel punto, solo le bastonate riuscirono a fargli cambiare idea.
Il piccolo Giordano si liberò i piedi dagli stracci, mostrando le dita in eccesso: sembravano dei vermi avvinghiati alla sua pelle annerita.
Scoppiò a piangere, temendo che suo padre lo avrebbe venduto a un'altra famiglia o, peggio ancora, abbandonato, perché nessuno avrebbe voluto un bambino con sei dita ai piedi. Si ricredette quando lo vide sorridere.
Lo portò nella sua baracca di legno, lo fece entrare in un grande secchio pieno d'uva e gli disse di schiacciarla. In vista di altre bastonate, Giordano obbedì.
All'inizio era infastidito dalla sensazione che provava sotto ai piedi. Quando gli acini scoppiavano, la polpa si attaccava alle dita e questo gli faceva pensare a tutte le volte in cui, usando la latrina al buio, calpestava gli scarafaggi e la merda. Tuttavia, continuò fino a tarda notte perché era contento di vedere il padre piangere di gioia.
Questi aveva intenzione di abbandonare la viticoltura, giacché per l'età non riusciva più a pigiare l'uva come una volta, si era indebitato e non aveva i soldi per pagare dei braccianti. Ma alla vista del figlio saltellante si riempì d'orgoglio: la sua impresa sarebbe arrivata in alto.
Le prime damigiane finirono sulle tavole dei creditori, che apprezzarono il vino a tal punto da estinguere i debiti del padre di Giordano con un tacito contraccambio. Ben presto, però, le voci sul vino gustoso cominciarono a circolare e i D'Arancio dovettero far fronte a tantissime richieste. L'aiuto di Giordano era fondamentale, ma non bastava: furono assunti dei braccianti per la vendemmia e la pigiatura. Nel giro di poco, suo padre arrivò a vincere la concorrenza comprandone i terreni e investendo sugli strumenti da lavoro.
Chiunque a Espinosa beveva il vino dei D'Arancio, il cui nome era ormai diventato una garanzia. C'era chi lo allungava con il miele, chi lo preferiva liscio e chi vi ci inzuppava le percoche all'interno.
Ancor prima di compiere dieci anni, Giordano aveva schiacciato tanta di quell'uva che smise di coprirsi i piedi, e anzi, sebbene potesse permettersi le contigie più pregiate, prese l'abitudine di camminare scalzo per i vicoli del villaggio: preferiva sfoggiare le cicatrici al posto del denaro.
Gli anni passarono, e adesso Giordano era felice di consegnare il testimone a sua figlia Scarpetta.
Grazie alle conoscenze dei Morganorre, poteva formare delle carovane ed esportare il proprio vino nel paese di Largofiore e nel lontanissimo villaggio di Malritrove. La loro impresa avrebbe garantito potere e denaro alle generazioni avvenire.
Il mattino dopo i festeggiamenti, le consuocere si recarono presso la tenuta degli sposi per esporre le lenzuola dal balcone: erano la dimostrazione dell'integrità di Scarpetta.
Il sole batteva sui volti abbrunati dei braccianti che si riunirono nel cortile per assistere all'annuncio. Giordano arrivò in un secondo momento, accompagnato dal cadetto Folco e dalla piccola Rita. Camminava fiero, con le mani in tasca, le spalle sollevate e i piedi nudi, mentre pregustava il vino che avrebbe tracannato in giornata e gli affari che avrebbe concluso negli anni avvenire.
Quando il padrone sopraggiunse, i braccianti non lo accolsero con i soliti ossequi. Una mancanza di rispetto come questa, Giordano l'avrebbe punita con la fame e con le fruste, ma quello era il giorno di sua figlia: avrebbe aspettato l'indomani per provvedere. Tuttavia, capì ben presto le ragioni del silenzio.
Da lontano, scrutò il balcone della camera matrimoniale, dove le lenzuola degli sposi sfarfallavano più bianche che mai. Credendo di aver avuto una svista a causa del vento, strizzò i suoi occhi neri affinché trovasse una macchia di sangue. Non ci riuscì: le lenzuola erano immacolate.
Si asciugò il sudore dalla fronte con un panno di lino. Non poteva credere che Scarpetta avesse infangato il nome dei D'Arancio. Ormai la sua famiglia, la sua impresa e i suoi piani erano compromessi. Ma chi era stato? Chi aveva avuto il coraggio di portare via il candore della sua primogenita? E quando lo aveva fatto? Gli interrogativi non trovarono risposte.
Giordano voleva entrare nel casolare per confrontarsi con Scarpetta, quando il portone d'ingresso in legno fu sfondato. I braccianti, terrorizzati ma incuriositi, si divisero ai lati della tenuta per dare spazio a Bassillo, che incedette verso Giordano impugnando uno stiletto.
Malgrado la giovane età, Bassillo era alto, piazzato e spaventoso. Da bambino non parlava molto e si divertiva a stritolare le galline del padre. Avrebbe dato filo da torcere a Giordano anche solo con le mani, ma la sicurezza di sé non era mai stata il suo forte e preferì affidarsi a una lama.
I suoi occhi, comunque, parlavano chiaro: l'onore dei Morganorre andava riscattato.
Giordano pensò a tutto quello che avrebbe potuto fare. Difendersi dal genero, chiedere aiuto ai suoi braccianti, fuggire a gambe levate. Ma più guardava Bassillo correre verso di lui come un toro, e più non trovava la forza di muoversi. I suoi piedi erano inchiodati al terreno.
Intanto, Folco si era fermato sul vialetto alberato della tenuta, dove i cipressi gli permettevano di osservare la scena senza farsi vedere.
In dodici anni di vita, non aveva mai visto il padre alle strette. Ai suoi occhi appariva come un eroe stimato per la sua risolutezza e temuto per la sua autorità. Veniva dal nulla, e dal nulla era riuscito a costruire un impero. Se le cose camminavano in un certo modo, era perché lo aveva deciso suo padre.
Adesso, però, Giordano non aveva il coltello dalla parte del manico. Folco lo sapeva e avrebbe voluto intervenire, sebbene fosse terrorizzato da Bassillo e pesasse quanto la sua gamba. Ma come avrebbe fatto senza suo padre? Chi si sarebbe preso cura di lui, di Rita e della mamma? Chi avrebbe mandato avanti l'impresa di famiglia? Era abbastanza sveglio da capire che nessuno meglio di Giordano sarebbe riuscito a mantenere la strada giusta. Prese coraggio per intromettersi, ma ci ripensò quando la piccola Rita si aggrappò alla sua mano.
- Che succede in questo posto? - i suoi occhioni scuri si riempirono di sgomento.
- Quel pazzo figlio di puttana ci uccide tutti - la strinse a sé, incapace di abbassare lo sguardo verso di lei, - ecco cosa succede.
Nel frattempo, Bassillo sferrò i primi fendenti a vuoto. Era lento, impacciato e tentennante.
Questo ravvivò Giordano, che si rese conto di combattere contro un nemico indegno. Smarrì ogni paura e prese il controllo: il dolore era un ricordo lontano.
Nella sua testa si fece strada l'idea di uscire vincitore da quello scontro. Tutti, nel villaggio, avrebbero saputo del suo trionfo, e lui avrebbe attribuito i meriti al vino rosso dei D'Arancio, liscio, denso e vigoroso.
Giordano sembrava leggere le mani del genero, in attesa del momento giusto per rispondere. Pensò a come la buonanima di suo padre avrebbe affrontato quella situazione, sicuro del fatto che ne sarebbe uscito vincitore.
Il clamore dei braccianti, riuniti attorno, cresceva e si placava a seconda dello sviluppo dello scontro. Per Giordano, quella era la sua orchestra e lui la dirigeva con la fierezza di un grande maestro.
Quando Bassillo si sbilanciò con l'ennesimo fendente, questi gli rispose con un pugno in faccia. Lo prese in pieno sulla mascella, e la sua mano non diede segni di dolore, come se avesse colpito l'aria.
Tutto andò come aveva immaginato: la vittoria era vicina.
Bassillo arretrò scoraggiato, ma si ricompose appena squadrò il suocero. A quel punto, fatte le dovute riflessioni, lasciò cadere lo stiletto dalle mani: la lama era insanguinata.
Calò il silenzio.
Giordano non riusciva a decifrare lo sguardo di Bassillo, a metà strada tra la soddisfazione e la rassegnazione. Quando, poi, si accorse che tutti gli occhi erano posati su di lui, cominciò a sudare freddo.
Perché il combattimento si era fermato? Bassillo aveva deciso di arrendersi? Lo aveva ferito?
Si asciugò il sudore dalla fronte con la mano tremante, quando vide che ora il panno di lino era tinto di rosso.
Il suo battito cominciò a calare. Capì che quello era il suo sangue, ma continuava a non sentire dolore. Sotto gli sguardi increduli di tutti, ripiegò il panno di lino con orgogliosa compostezza e lo ripose nel taschino della sua giacca ocra. A quel punto, si scrutò le mani e le spalle alla ricerca di ferite, quando gli si annebbiò la vista.
In un solo istante, Giordano avvertì tutto il dolore da cui credeva di essersi salvato. Cascò sulle ginocchia, accasciandosi in una pozza di sangue, e si sentì libero quando capì che quelli erano gli ultimi momenti della sua vita.
Il suo potere, il suo cognome e il suo abito elegante non contavano più nulla. Adesso non era altro che una foglia accartocciata.
Mentre affondava le unghie nel terreno, fu alleviato dal ricordo di Scarpetta. Aveva grandi piani per lei. Si sarebbe presa cura dei suoi futuri nipoti affinché elevassero il prestigio della loro impresa; ma si rassegnò al pensiero che non sarebbe arrivato a vedere neanche quella sera.
Ripensò alla calda notte in cui la concepì, a quando per la prima volta le vide aprire gli occhi, neri e penetranti come i suoi, e a quando le insegnò a contare per assicurarsi che nessuno gli rubasse le damigiane dalla cantina.
Ora che le sue mani non avevano più la forza di aggrapparsi al terreno, si schiusero con lentezza. Il volto impallidì e gli occhioni si gelarono in uno sguardo rincuorato.
Qualche bracciante abbassò il capo, facendosi il segno della croce, mentre Bassillo, che non aveva mai creduto nel suo nome, lasciò la tenuta col petto gonfio e il capo sollevato. Sarebbe andato a riferire tutto al padre, Rustico, che in quel momento era troppo impegnato a togliere il pane a qualche povera famiglia. Bassillo gli avrebbe parlato della notte di nozze, dello scontro con Giordano e, con i dovuti ritocchi, della sua meritatissima vittoria. Attraverso le giuste conoscenze e i giusti favori, Rustico avrebbe estirpato i D'Arancio dal villaggio e si sarebbe impossessato dell'impresa vitivincola.
Intanto, Folco, nascosto dietro a un cipresso, restò a guardare impotente.
Avrebbe voluto rincorrere Bassillo e colpirlo fino a togliergli quell'espressione piena di sé dalla faccia, ma più lo guardava e più era terrorizzato dalle sue spalle larghe.
Non sarebbe riuscito a buttarlo giù.
Scoppiò a piangere e stracciò un pugno di foglie dal cipresso. La sua sorellina, con pura spontaneatezza, raccolse le gazzozzole da terra e cercò di riattaccarle ai rami.
- Folco – le sue braccia erano troppo piccole, perciò si aiutava stando in punta di piedi, - perché papà ha trovato sonno?
Un nodo alla gola gli impedì di rispondere. Si inginocchiò davanti a Rita e la strinse a sé.
Nel frattempo, tra la folla spuntò una matrona vestita di nero: era Eva, la moglie di Giordano, che si fiondò verso il corpo senza vita del marito.
Fino ad ora era rimasta nel salotto della tenuta a supplicare il perdono di Dio. Pregava in ginocchio, al cospetto di un altarino della Vergine Maria, mentre tra le sue dita raggrinzite scorrevano i grani di una corona del rosario. La portava sempre con sé affinché Dio proteggesse lei e la sua famiglia.
Ora stringeva Giordano in un mare di lacrime, tra il terreno e i ciottoli, e cercava di asciugargli le ferite con le chiome dei suoi capelli dorati. Gli affondò le labbra sulla fronte, ancora calda, prima di chiudergli gli occhi e salutarlo per l'ultima volta.
Sentendo il pianto disperato della madre, Folco si sentì morire dentro.
Alzò lo sguardo oltre la tenuta, verso i sentieri che finivano nel querceto. Qui Bassillo si avvicinava fino a sparire sulla linea d'orizzonte, tra le vacche e i campi verdi.
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