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🅲'🅴🆁🅰 🆄🅽🅰 🆅🅾🅻🆃🅰


Myers non risponde e si avvicina ancora di più, faccia a faccia. I loro occhi si studiano... Melissa nota che la sua maschera bianca è sporca del sangue dei suoi amici, e lei non vuole fare assolutamente la loro stessa fine ma, Myers alza in alto il braccio sinistro che tiene un grosso coltello.

Ogni tessuto e nervo del suo corpo è attraversato da un'orrida paura di morire ma, ancora di più, di soffrire.

«Aspetta!» grida mentre la lama del coltello scintilla colpita dalla flebile luce della luna che penetra dall'unica finestra presente. «Se vuoi giocare... devo conoscere le regole...»

«Tranquilla, in questo gioco, ci sono poche regole, io ti affetto e tu muori.» Myers scende a tutta velocità con il coltello verso Melissa.

La ragazza chiude gli occhi e grida terrorizzata ma presto, si rende conto che non l'ha colpita anzi, ha tagliato il nastro che le teneva le mani legate.

«Grazie...» bisbiglia tremante Melissa.

«Non ringraziarmi, è che così non c'era divertimento.»

«Allora liberami anche i piedi.»

«Come vuoi.»

Myers alza nuovamente in aria il coltello e si fionda a tutta velocità sui piedi di Melissa: fa un taglio netto, appena al disopra della caviglia e il sangue di Melissa schizza sul pavimento e sui loro vestiti.

Melissa vedendo i suoi piedi amputati perde i sensi.

....

«Avanti, apri gli occhi! Non volevi sentire la mia storia?»

Melissa apre gli occhi e, in ginocchio davanti a lei c'è Myers o meglio, si è tolto la maschera.

È una ragazza.

«Perché mi stai facendo questo! Cosa ti ho fatto!» Melissa piange.

«Davvero non sai chi sono?»

«No!» Melissa non ha più forze, sta perdendo troppo sangue. I suoi occhi si ribaltano all'indietro lasciandoli completamente bianchi.

«Ora voglio che rimani sveglia e che mi ascolti molto attentamente. Anche se stai provando dolore devi rimanere concentrata» si avvicina al viso di Melissa è, ora che non ha la maschera e puo vederla da vicino, nota che ha un'espressione davvero terrificante. La sua faccia è piena di incisioni e sulla gola ha un'enorme cicatrice. «Tu non sei l'unica della famiglia Rossi, ci sono pure io e, non mi meraviglia il fatto che i nostri genitori non ti abbiano mai parlato di me! Comunque ora lo sai.»

«Io non ne sapevo niente! E quindi perché mi stai facendo questo se siamo parenti?»

«Io e te, non siamo solo semplici parenti...» quell'inquietante ragazza le accarezza i capelli «Io e te, anche se dall'aspetto non sembra, siamo sorelle gemelle, o meglio siamo gemelle siamesi!»

«Perché allora mi stai facendo questo?! Ho bisogno di andare all'ospedale... per favore!»

«No, ora hai bisogno di ascoltare. Devi conoscere la mia storia! I nostri genitori avrebbero dovuto raccontartela già da tempo ma non hanno mai avuto il coraggio... Dato che erano dei vermi infami!!»

«Erano?» chiede Melissa con le lacrime agli occhi.

«Sì.»

«Che cosa gli hai fatto?»

«Quello che tra poco farò anche a te.»

Melissa grida e si sdraia a pancia in su sul freddo pavimento, gelido come il suo corpo morente ormai privo di sangue. Anche se non è mai stata credente, ed è andata in Chiesa solo quando i suoi l'hanno obbligata, in quel momento, inizia a pregare.

«Ti ho già detto che pregare non serve, ormai il tuo destino è segnato!»

Detto questo, quella mostruosa ragazza, alza in aria il coltello e amputa la mani di Melissa cinte in preghiera. Quest'ultima emette un grido lancinante.

«Vedi Melissa, i nostri genitori erano sempre così concentrati sull'apparire piuttosto che sull'essere che, come hanno visto una figlia deforme, invece che crescerla amandola, l'hanno allontanata, tenendo solo la loro figlia perfetta, o almeno apparentemente... Non ti sei mai chiesta il motivo di quella lunga cicatrice che hai sul fianco sinistro? Che tra l'altro quest'anno hai coperto con un bellissimo tatuaggio? Ecco lì è dove c'ero attaccata io! Ma per mia sfortuna, a differenza tua, mi mancava il braccio destro e, quando ci hanno separate, ho perso pure la stessa gamba!» Quell'orripilante ragazza solleva la tuta blu di Myers e fa vedere a Melissa le sue protesi. «Ecco, ora che conosci la mia triste storia, posso finalmente ucciderti.»

«Ma cosa c'entro io? Neanche sapevo tutto questo!»

«E se lo sapevi, cosa avresti fatto?»

Melissa rimane per un attimo in silenzio poi balbetta: «Non lo so... cioè... io... cioè...»

«Sei cresciuta proprio a specchio di nostra madre! Tale e quale! Vedi? Non hai nemmeno una risposta!»

«Non è vero! È che sto soffrendo! E poi tutta questa situazione è così assurda! Insomma, mettiti nei miei panni!»

«Ah l'ho fatto! Eccome se l'ho fatto! E nonostante tu, a differenza mia, hai avuto tutto dalla vita, l'hai sprecata! Perciò ti meriti tutto questo!»

Melissa urla disperata e l'inquietante gemella finisce di affettarla pezzo per pezzo, facendola soffrire il più possibile.

«Comunque io mi chiamo Eva.»

Tagliato l'ultimo pezzo, Eva prende tutti i resti del corpo di Melissa e li sparpaglia per la casa, appoggiandoli accuratamente in dei posti ben precisi: dopo aver lasciato quel romantico quadretto in taverna con i resti di Fabio e Valery, porta la testa di Melissa in camera e la posiziona sopra al letto rivolta verso il corpo appeso di Matteo. La testa di Davide la mette sul tavolo in cucina, di fianco alla ciotola con il punch. Con le mani giunte in preghiera di Melissa, mescola e poi le usa per berlo.

Eva si guarda intorno soddisfatta mentre sorseggia quel buonissimo punch alla vodka e sangue.

Ora per Eva, tutti i nodi sono venuti al pettine, o meglio, ora tutti i pezzi sono al loro posto. Ma questa è un'altra storia... come ho detto all'inizio... c'era una volta Melissa.

Ora non c'è più.


Grazie se siete arrivati fino a qui e se siete curiosi di conoscere la storia di Eva, quello che ha passato e del massacro che ha fatto nell'hospital a Praga dove era ricoverata, uccidendo anche i suoi genitori, fatemelo sapere e sarò lieta di raccontarvela 😈

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