12) Allerta
Dedico il capitolo al mitico Psiche98AT che mi supporta sempre e a backtowherewebelong che dal Canada legge la mia storia con passione!! Un abbraccio a tutti e due e grazie del vostro supporto!!
David rimase a bocca aperta. Non ne aveva mai sentito parlare, ma Michael era completamente paralizzato. Il gigante si chinò un poco, raggiungendo l'altezza dei suoi compagni e fece un lieve inchino porgendo le sue più sentite scuse. L'omino gli mise una mano sulla testa e lo accarezzò, poi invitò la compagnia a tornare dentro. David fermò Michael che lo stava seguendo.
"Che diavolo fai Michael? Quel mostriciattolo potrebbe mentirci!"
Il gigante scosse la testa.
"Gli zhyklt sono delle entità che incarnano la natura e ciò che la popola. Niente e nessuno può prendere le loro sembianze, perché nessuno sa la loro vera forma!" E chiuse lì il discorso. David sbuffò. Il corridoio gli sembrava più stretto di prima e l'aria gli pareva soffocante. Aveva una morsa allo stomaco. Era chiaro che le informazioni sul mondo esterno Vorath aveva minuziosamente evitato che entrassero nella capitale. Sbuffò arrabbiato. Michael ed Elis sapevano un sacco di cose di cui lui non aveva nemmeno sentito parlare e quindi lo trattavano come un bambino che deve ancora imparare la parola mamma. Si voltò in direzione opposta a quella del suo amico e andò verso l'ingresso della capanna per chiamare Darcey.
Salito al piano superiore non la trovò. La stanzetta piccola e buia era deserta e l'aria era riempita dai rumori del vento e niente di più. La porta era socchiusa e un piccolo raggio di luna venuto dal firmamento spuntava sul pavimento disegnando una lunga lama d'argento. David uscì dalla casa lentamente, aprendo la porta che cigolò per colpa della ruggine. L'aria fredda entrò nella casetta innondando David dei profumi del bosco. Darcey era seduta su un ceppo al bordo della radura. Si voltò di scatto quando sentì la porta aprirsi, ma vedendo che usciva David tranquillo, non si allarmò e tornò a guardare le stelle.
David le arrivò accanto e le mise una mano sulle spalle. Lei non la tolse. Aveva bisogno di un contatto in quel momento, non voleva stare da sola e quindi non lo respingeva. Nonostante la sua prima figuraccia nella tenuta di Guaso lei lo aveva preso in simpatia. Era rimasta con lui mentre stava male e se n'era presa cura. David la fissò per un istante. La luce della luna scivolava sul viso della giovane argoniana disegnando ombre sinuose. Gli occhi verdi di lei erano colmi di lacrime e una le scese pigramente per una guancia. David con un dito l'asciugò e Darcey abbassò il capo e sorrise.
"Grazie David di avermi portata via." Lui fu un'attimo stupito nel sentire quelle parole. Pensava che lei volesse tornare da Guaso, pensava che la sua vecchia vita le mancasse e che se avesse potuto scegliere sarebbe tornata indietro. David le sorrise.
"Sono felice di averti portato con me!" E le accarezzò la schiena e fece per alzarsi, ma lei gli afferrò la mano e lo tenne avanti a se. Ora lo guardava negli occhi e lui vide la perfezione del suo viso: il naso minuto, le labbra dall'aspetto così soffice. Gli occhi di lei brillavano e il suo viso sembrava più sereno.
"David..." cominciò lei e si avvicinò lentamente a lui.
"Si Darcey?" Rispose il ragazzo, rimanendo fermo. Darcey si avvicinò e lui riuscì a sentire il suo fiato sul viso. Era caldo e contrastava la brezza pungente della notte. Lei gli strinse la mano.
"David, Darcey. Eccovi!" Elis era uscita dalla casetta e attraversava la radura velocemente. Darcey scattò indietro e si alzò.
"David era venuto a chiamarmi. Stavamo per scendere."
Lui era ancora accovacciato, rimasto nella posizione in cui Darcey lo aveva lasciato. Le due ragazze si avviarono verso la piccola casa nella radura e allora David si alzò sbuffando per seguirle.
Erano tutti seduti al tavolo, mentre l'omino saltellava da una parte all'altra della stanza per preparare dei letti per farli dormire. Intanto i quattro ragazzi discutevano sul dafarsi.
"Abbiamo lasciato tutta la nostra roba da Guaso. Dovremmo tornare a prenderla." Commentò Michael.
"Non puoi andare fin là con la spalla che ti ritrovi" sottolineò Elis. Tu rimani qui, e poche storie." Chiuse il discorso la ragazza.
David prese parola: "Posso andare io." Elis lo fulminó con lo sguardo. Aveva una vena di paura negli occhi. Aveva rischiato di perdere il fratello e aveva paura di poter perdere qualcun'altro. "Da solo non se ne parla!" Si affrettò a rispondere. Ma David si alzò in piedi. "Potrei andare con Darcey, mentre tu ti occupi di Michael. Anche perché lei avrà da prendersi delle cose no?" Si rivolse all'argoniana che aveva la testa bassa. Darcey l'alzò, aveva l'aria confusa, ma aveva sentito il discorso. "Certo, almeno mi potrò togliere la divisa da cameriera." E si indicò i vestiti con le mani. Elis incrociò le braccia. Sembrava sul punto di alzarsi in piedi e riempire di schiaffi David. Lui si sedette lentamente.
"E se vi attaccano?" Domandò Michael. David si ricordò che in effetti lui non sapeva combattere. Michael aveva provato a spiegargli come tirare di spada, ma lui non era un bravo insegnante e poi non era partito spiegando le basi, quindi lui era abbastanza imbranato. Rimase in silenzio. Darcey prese parola lasciando di stucco i tre ragazzi.
"Io la ci devo tornare a prendere la mia roba. Chi mi accompagna è indifferente. E poi, non mi sembra che Michael stia così male da avere uno che gli sta dietro, non è un bambinone." Il suo tono era cambiato, non sembrava più la giovane timida che avevano conosciuto, sembrava più risoluta e sfacciata.
Michael annuì: "Ha ragione, andate voi tre, io non vi servo e voi non mi servite, me la cavo." Elis non pareva d'accordo. "Michael, ho promesso alla mamma che saremmo tornati tutti interi. Solo perché ora non ti fa male non significa che non possa fare più infezione. E oltretutto hai la pallottola ancora nella spalla." Parlava veloce, come se avesse poco fiato per dire tutto e allora dovesse fare in fretta. David aprì la bocca per replicare, ma poi la richiuse e pensò prima a cosa dire.
Serviva qualcuno che sapesse combattere, e lui era di sicuro il meno indicato. Probabilmente pure Darcey era più brava. Beh, in effetti lui aveva ucciso un guardiano nero, ma quella era stata tutta fortuna. Ricordò Michael nel bosco, il guardiano che sferrava colpi rapidi, forti e sicuri. Michael che non faceva altro che bloccare i fendenti e gli affondi, che non riusciva a colpire e che indietreggiava. Si ricordò del rumore del ferro, del fetido odore di morte che il guardiano emanava, di quando Elis aveva tolto l'elmo al soldato con una freccia. Pensò allo stupore che aveva provato quando aveva scoperto che i guardiani non erano umani, ma solo fumo, al brivido che gli aveva percorso la schiena. E poi gli venne in mente un'immagine. La vista di quel cuore marcio pulsante, a Primo, nella casa di Guaso, che lo mostrava con orgoglio. Ma come poteva una creatura come un guardiano, fatto solo di fumo e morte, ad avere un cuore? I suoi pensieri stavano spaziando e non si accorse che qualcuno lo stava chiamando. Lo zhyklt gli dava piccoli colpi sulla spalla per attirare la sua attenzione. David si voltò di scatto verso di lui, come se qualcuno lo avesse strappato da un sogno.
"Dimmi..." Farfugliò e l'omino parve spaventato da quella risposta. Era rimasto in silenzio. David si chiese il perché della reazione e si accorse di aver urlato. Stringeva le mani sui pantaloni e aveva della rabbia dentro di sé, la sentiva che bruciava. Sentiva un fuoco dentro di lui. Era un fuoco che si era acceso da quando aveva pensato a come Primo si era preso gioco di lui. Sentì il fuoco che gli entrava nelle vene e gli bruciava il sangue. Un forte calore gli pervase il viso e si sentì avvampare. Il dolore gli crebbe nelle ossa e David si sentì alzarsi dal suolo e lanciare in aria, per poi essere scaraventato a terra. Eppure era fermo. Due ceffoni dello zhyklt lo fecero tornare in se e lui sentì come un vetro infrangersi.
"Sei ancora molto emotivo" osservò l'omino che ancora lo osservava da dentro il cappuccio. Prendi questo per ora, e tienilo fino a quando non saprai controllarlo" e con un rapido movimento della mano gli tirò un pugno sul petto dove rimase incisa una runa scura, un insieme intricato di cerchi e curve che formavano un sole. Quelle linee scomparvero poi nelle pieghe dei vestiti. David guardò il punto dove il simbolo era scomparso.
"È una runa di blocco..." rispose lo zhyklt, come se gli avesse letto la domanda nella mente. Ti servirà per controllarlo. Domani andate a cercare i vostri oggetti, al gigante ci penso io". I ragazzi annuirono all'unisono.
"E ora tutti a dormire." Concluse l'omino agitando le mani in aria.
La mattina arrivò in fretta, nessun sogno aveva turbato il sonno di David che si svegliò riposato ed energico.
La colazione a base di brodo di menta e salvia non era il massimo con cui iniziare una giornata, ma la fame era tanta e quindi David si fece andare bene il pasto.
Michael dormiva ancora quando i tre ragazzi furono pronti per partire.
"Tornate per pranzo eh..." gli ammonì l'omino e i tre ragazzi assicurarono la loro presenza per quell'ora.
"Se non ci vedi tornare..." aveva aggiunto Elis. "Vienici a cercare."
Uscirono dalla casetta e l'aria frizzante del mattino gli svegliò per bene, intrufolandosi nei colletti delle maglie e giocando con i loro capelli. L'erba nella radura era bagnata dalla rugiada e gli uccellini cantavano allegri note di buon giorno al sole.
"Prendiamo almeno dei bastoni." Pensò Elis ad alta voce, "ce ne sbarazzeremo quando avremo ritrovato le armi."
David e Darcey annuirono e andarono a cercarsi dei bastoni che fossero saldi e maneggevoli, utili per camminare, ma anche robusti per lottare in caso di bisogno.
Trovare la strada per tornare sul sentiero non fu facile. Il bosco era un dedalo di sentieri che non portavano da nessuna parte. Trovata la strada i tre ragazzi si incamminarono verso la casa di Guaso. Darcey inciampava nelle gonne e David la aiutava a non cadere. Elis invece li staccava e procedeva a passo svelto. Non disse una parola per tutto il viaggio. David allora si avvicinò a lei.
"Tutto bene Elis?" Le chiese lui.
Lei non rispose, si limitò ad annuire, ma era chiaro che c'era qualcosa che la ragazza non intendeva dire. Così lui le rimase affianco mentre la ragazza procedeva a passi svelti.
Camminavano da un po' e David era dinuovo indietro con Darcey, per quanto volesse la compagnia di Elis, lei continuava a staccarli a grosse falcate e lui aveva male alle gambe.
Finalmente le vigne di Guaso si stagliano all'orizzonte e David ebbe quasi la voglia di mettersi a correre per raggiungerle più in fretta.
Arrivarono davanti ai cancelli che erano spalancati. Non c'era anima viva.
"Fate silenzio" sussurrò Elis e i tre giovani cominciarono a camminare lungo le distese di alberi da uva. L'enorme casolare bianco si stagliava dall'altra parte delle colture, come un gigante addormentato. Nessuno lavorava le vigne quella mattina. Non c'era nessuna traccia di vita, o di morte. Le vigne sembravano abbandonate da giorni. Gli uccellini non stavano cantando e solo il vento leggero riempiva l'aria di un lieve sussurro.
Arrivati sull'uscio dell'enorme casa bianca Elis si fermò.
"Dividiamoci, ma non allontaniamoci troppo gli uni dagli altri. Se uno di noi è in pericolo un'altro deve subito poter venire in aiuto!"
"Ma a questo punto..." osservò Darcey, "Non è meglio andare tutti insieme?"
Elis la fulminò con lo sguardo. "Ci mettiamo meno tempo se ci dividiamo." E chiuse la frase con un punto non detto, una durezza che fece capire che non si poteva replicare. David oramai aveva imparato che non si deve mai contraddire Elis, o sarebbe capace di infilzarti con una freccia prima che tu possa accorgertene.
L'argoniana annuì e i tre si divisero.
David rimase un'attimo fermo nel salone d'ingresso, mentre le due ragazze cominciavano la ricerca. Ripensò alle sensazioni che aveva avuto la prima volta che era entrato qui. Ripensò a come si era scioccamente fidato di Guaso e a come questo li aveva traditi.
Lentamente cominciò a salire le scale, che scricchiolarono sotto il suo peso. A metà della rampa gli gelò il sangue. Un'urlo aveva pervaso l'aria ferma e satura della casa.
Darcey era in pericolo.
Angolo autore:
Rieccomi lettori!
Vi sono mancato?
Spero di si, perché questo vorrebbe dire che la mia storia vi ha preso e che forse non sono una schiappa nello scrivere come penso di essere!
Mi raccomando, fatemi sapere che vi colpisce del capitolo è cosa invece vi sembra banale, mal descritto o contraddittorio.
Fatemi notare gli errori di battitura cosicché il libro possa essere corretto almeno su quel punto di vista.
Scusate ancora la mia assenza, colgo l'occasione per augurarvi buone feste e un buon anno ^^
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