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Suoni, voci, odori, colori.
E' tutto confuso, non riesco a respirare, ne' tantomeno a parlare.
Sono così stanca che non riesco nemmeno a divincolarmi da qualla presa d'acciaio, decisa ma dolce allo stesso tempo. Sento che qualcuno mi sta trascinando via, e solo quando sento l'odore acre del fumo entrarmi nelle narici ho la certezza di essere in bagno. Vengo adagiata delicatamente sul pavimento gelido, per un attimo il calore benigno e rilassante di quelle braccia poderose mi abbandona, e mi sento persa.
Poi un sapore amarognolo risveglia i miei sensi, mentre la pastiglia di antidolorifico inizia a sciogliersi in bocca e a farmi effetto. Riapro gli occhi a fatica. La luce bianca che filtra dalla finestra è abbagliante, il fumo che pervade il luogo mi stordisce.
- E così mi hai scoperto. Che mocciosa rompiscatole. - fa una voce in tono di rimprovero.
Trasalisco dal momento che è vicinissima a me. Sollevo di poco la testa e intravedo nella luce una figura maschile, inginocchiata davanti a me. Due occhi castani e intelligenti mi scrutano e cercano di carpire ogni mio singolo pensiero.
L'uomo ha un'espressione accigliata, ma anche divertita, oserei dire. Mi guarda come un bambino che ha appena ricevuto un nuovo giocattolo, o un guerriero che soppesa la propria arma.
-Mmmh.. - mugolo, cercando di rialzarmi. Il pavimento è gelido e bagnato, non voglio morire assiderata!
Il tizio mi tende una mano che afferro con un po' di esitazione, dal momento che mi trovo in bagno con un perfetto sconosciuto. Aspetta, non è il mio professore?! Io ho il compito di matematica! Se è lui è qui, i miei compagni staranno aspettando! Hey, una ttimo. E se..volesse..insomma, avesse cattive intenzioni verso di me..?
Allontano la mano, sdegnata.
- Chi sei?- chiedo con diffidenza. Okay, se è uno stupratore non voglio averci niente a che fare. Ne' con lui ne' con la matematica.
La risposta che mi viene data mi fa rimanere spaesata per un po'.
- Un genio..Miliardario, playboy, filantropo. -
Lo guardo senza sapere cosa dire, finchè non riesco a pronunciare l'unica cosa sensata che mi venga in mente. - Lo..lo sapevo!- esclamo puntandogli il dito contro. -Sei Tony Stark!-
Il mal di testa sparisce improvvisamente, così come mi era arriavto.
- Anthony Edward "Tony" Stark, ora anche professore di matematica- mi corregge lui, continuando a tendermi la mano, come se niente fosse.
Decido di rialzarmi giusto per rallentare i processi di ipotermia che altrimenti mi avrebbero già freddato.
Le domande che mi rimbalzano da una parte all'altra del cervello sono tante, troppe.
Tony Stark..?
Senza dire una parola, il mio prof esce, sempre con la famosa valigetta, e sembra dirigersi verso la classe. Lo seguo, quasi irritata. - HEY! - urlo - Mi aspetti! Deve togliermi un paio di curiosità..! Ad esmpio, perchè un tipo come lei mi ha trascinato in bagno? Per un attimo, ho pensato che-
Improvvisamente fa dietrofront e si ferma a due dita di distanza da me.
- Non nego che sarebbe stata un intrattenimento interessante, signorina Stone. Ma siamo in una scuola e non posso lasciarmi andare; se proprio è interessata mi lasci il suo numero. Ora, se non le dispiace, deve affrontare una prova di matematica, o mi sbaglio?-
Lo guardo con gli ochi fuori dalle orbite, scioccata. Guarda un po' a cosa è arrivato a pensare quel maniaco!
Vorrei mollargli un calcio nello stinco, ma il buonsenso mi riporta sulla retta via.
Lui sorride appena, malizioso, cosa che non fa che farmi innervosire ulteriormente.
- E bada a non dire a nessuno quello che è appena accaduto, bimba. Fai la brava, ok?-
Dopodichè mi scompiglia i capelli e se ne va con la sua solita flemma.
Rimango dieci secondi a fissare il vuoto. Nessuna emozione, nessun pensiero. Solo tanta, tanta confusione e una sola domanda: cosa diavolo è appena successo?!
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Il compito che mi è stato assegnato è una delle cose più atroci e terrificanti che abbia mai visto.
Equazioni, disequazioni, calcoli e radici quadrate si aggiungono al mio già precario stato d'animo, voglio piangere.
Dopo due ore di strenui combattimenti e una lunga agonia decido di consegnare quel misero pezzo di carta, convinta del mio conseguente fallimento.
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Visto il mio umore da orco decido di andare a trascorrere il pomeriggio a casa di Halley.
- Allora, com'è andata? - mi chiede, solare come al solito.
Nei miei pensieri il compito si è dissolto come il ghiaccio in un bicchier d'acqua: sono tornata a pensare a quelle braccia forti, e quella voce.. E poi, quegli occhi castani meravigliosi, così teneri che..
- Angelica? - ripete la mia migliore amica, scuotendomi.
- Oh..? Emh, sì.. credo sia andato male.. - dico, senza darci troppo peso.
- Mi dispiace..!- fa Halley, la quale sembra molto più interessata alla questione di me.
Sento il cellulare vibrarmi in tasca. Un messaggio?
"Ho dato uno sguardo al tuo compito. Sei proprio un disastro, eh?! ;) Credo proprio che avrai bisogno di ripetizioni, bimba. "
Rileggo il testo più volte, e impallidisco.
No, non è possibile.
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