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18

- Pepper.. - mugola, le sue labbra sulle mie. Mi ritraggo immediatamente, avvertendo l'ennessima, dolorosissima fitta al cuore. Tony cerca disperatamente di avvinghiarsi a me, cerca di baciarmi di nuovo, e io non so cosa fare.
Lo desidero con tutta me stessa, ma non posso..lui desidera un'altra donna.. non posso approfittare di lui in questo modo.
E' vero, non ricorderebbe nulla di tutto questo. Però non me la sento di rubargli un bacio. - Non sono come te, Stark.. - mormoro tra le lacrime - Mi dispiace, non sono Pep. - E lo abbraccio nel tentativo di calmarlo, cosa che riesco a fare con successo, dato che si abbandona al sonno tra le mie braccia.
Sembra esausto, sfinito, distrutto. Chissà quanto lo sta sfiancando questa situazione.
Guardando questo Tony così afflitto, prendo la mia sofferta decisione: lo aiuterò a ritrovare la felicità, anche se significa sacrificare me stessa, anche se significa soffrire.
D'altro canto, il sacrificio non è un atto d'amore?
Lascio che appoggi la testa sulle mie ginocchia e dorma così, mentre gli accarezzo goffamente i capelli e piango in silenzio. - Ti amo, Tony.. ma tu no. Tu ami ancora Pepper, non è vero? - sospiro - beh, ti prometto che riuscirò a risolvere questa brutta situazione. E quando tu sarai felice, lo sarò anche io. - sussurro, sapendo bene di star mentendo soprattutto a me stessa. Dopo aver contemplato ancora per un po' il mio adorato professore, complice l'alcool, mi addormento anche io, stanca e delusa. ----------------------------------------------------------
E come quasi tutte le notti ecco che il solito vecchio sogno si fa strada nella mia mente: sono io a circa quattro, forse cinque anni. Sono stesa a pancia in giù sul pavimento della mia cameretta, molto concentrata a colorare un disegno con dei pastelli a cera. La porta di legno dipinta di bianco si apre con un vivace scricchiolio, e papà fa il suo ingresso trionfale. - La mia principessa! - esclama con il suo adorabile e perfetto sorriso. - Papà! - urlo io con la mia vocetta infantile e buffa, e gli corro incontro, felicissima. Lui mi prende in braccio e mi fa volare lanciandomi in aria per prendermi subito dopo. Lo abbraccio fortissimo e gli do un bacio sulla guancia. - Papà, come sta la mamma? - Non c'è bisogno che risponda, perché mamma ci raggiunge in camera e mi accarezza dolcemente i capelli. Poi si passa una mano sulla pancia ed esordisce - Sto bene, tesoro. Il dottore ha detto che avrai un fratellino! Non è bellissimo?!-
Storco un po' il naso, delusa. - Ma io volevo una sorellina.. -
Papà, invece, è contentissimo, e ignora il mio commento. - Un bambino! Potrò insegnargli a giocare a baseball e..- Mamma ridacchia divertita. - Calma, voi due! Prima troviamo un nome! Io avevo pensato ad Aiden, voi cosa dite? -
Annuisco, soddisfatta. Non sarà una sorellina, ma Aiden è un nome fantastico.
- D'accordo! - I miei genitori continuano a parlare, scherzare e sorridere. Sembrano tanto felici.
Poi l'immagine piano piano svanisce, si fa meno limpida, fino a quando mi rendo conto di essermi svegliata.
La prima cosa che noto è il braccio di Tony sulla mia spalla, la seconda è la sua voce calda e rassicurante.
- Perché stai piangendo? -
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Sono le 5 del mattino di un nuvoloso venerdì d'aprile, e Tony, appena svegliato, si sta scolando un bicchiere di scotch.
Tutto normale, direi.
- Allora, non rispondi? -
Sospiro, incerta.
E' una questione molto delicata. Mia madre ormai è convinta che questa storia me la sia inventata, quindi ho rinunciato a parlarle. Il fatto è che io sono convinta di avere un fratello, ma mamma sostiene che non sia vero.
E' un ricordo vivido, il nome l'ha scelto lei! Però poi.. tutto si annebbia, come nel sogno. Di Aiden non c'è nessuna traccia nella nostra vita.
E' come un'amnesia, non posso spingermi più indietro con i miei ricordi di infanzia, o mi assale un mal di testa tremendo, nel peggiore dei casi perdo i sensi. Mi rendo conto che è una storia assurda, ma devo confidarmi con qualcuno, e mi fido di Tony, così finisco per raccontargli tutto. Termino il mio racconto con la voce che trema, emozionata, aspetto una sua reazione, ma lui non sembra scomporsi minimamente. - In effetti, è strano. - borbotta - E mi dispiace per te, anche io ho subito una perdita molto traumatica da ragazzo. -
- I tuoi genitori, lo so. - gli dico, guardandolo negli occhi.
Un silenzio imbarazzante interrompe il nostro dialogo, fino a quando il campanello non suona ed egli si allontana dalla camera da letto per andare a rispondere.
- Ho fatto qualcosa di sconveniente ieri sera, da ubriaco? - mi chiede poi, dall'altra stanza.
- No, tranquillo. - rispondo meccanicamente.
Quanto sono stupida.
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Il nostro misterioso ospite mattutino è Jared, il ragazzo emo che Tony ha 'amorevolmente' adottato.
E' silenzioso, gracile e smilzo, proprio come lo ricordavo.
- Alla festa, ieri, non c'erano solo agenti dell'H.Y.D.R.A. Sembra che non solo Pepper lo voglia morto, signor Stark. - sentenzia. Non ho potuto rilevare alcuna emozione nella sua voce. Un attimo. Festa? Ieri? Pepper?
- C'eri anche tu a quella..cosa, ieri?! - chiedo a Jared con la voce strozzata.
- Sono l'assistente del signor Stark, lui ha voluto che spiassi quei criminali.- risponde in maniera perfettamente atona.
Ma quello non era il mio compito?
Perché Tony mi ci ha portato, allora?
Sono sempre più confusa.
- Ho captato delle fonti ad elevato contenuto energetico, che non sono presenti normalmente sulla Terra. -
- Allora chi è stavolta, Thor? Mister Fulmini-e-saette? - domanda Tony spazientito.
- No, non provengono da Asgard. Sono più affini ai gelidi e potenti attacchi degli Jotun, signore. -
Tony stringe i denti, contrariato. - Il rockettaro molto arrendevole. Loki, quel bastardo. -

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