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Sono passate circa tre settimane da quando io e Tony abbiamo stipulato quell'accordo. Tre settimane di compiti e studio inframezzate dalle mie repentine e clandestine visite a casa sua velate solo dalla misera scusa di ripetizioni di matematica. Halley e io siamo sempre più distanti, cosa che mi rende sempre più ansiosa. E' l'unica amica che abbia mai avuto, non può lasciarmi sola! Non adesso! Sono costretta a mantenere segreti su segreti, non so se la mia coscenza reggerà, avrei proprio bisogno di un sostegno morale..e lei non lo comprende. Con mamma non posso parlarne, Tony è stato chiaro.

I giorni in cui mi preoccupavo solo per la scuola e i compiti sembrano così lontani..

Tony..beh, mi sembra strano anche chiamarlo per nome. E' un mio professore, dopotutto. Mi mette in soggezione, non so cosa pensi, non so perchè abbia chiesto aiuto a me. Se esiste una sola persona al mondo incapace di dare una mano al prossimo senza incasinare tutto, quella sono proprio io. Lui è un genio, io solo una ragazzina. Forse è anche per questo che mi sento così a disagio accanto a lui. E' perfetto, è ilare, ironico, poco incline all'arrendersi. E' dotato di una forza di volontà non indifferente, un carisma particolare, è capace di camminare a testa alta senza mai darsi per vinto.

E poi c'è quel ragazzino, quello che ho visto esattamente tre giovedì fa, piccolo, snello, vestito di scuro. I suoi occhi  di ghiaccio irradiavano potere, erano spettacolari. Ho ancora quell'immagine impressa nella mente e sono giorni che non riesco a pensare ad altro.

Stringo il cuscino al petto e sospiro.

Riuscirò a uscirne fuori in qualche modo?

La mia domanda non riceve risposta, come sempre.

La tranquillità e la pace della mia stanzetta conciliano il sonno, difatti dopo qualche minuto chiudo gli occhi e cerco di dar riposo alla mia mente sottoposta agli stressanti interrogativi.

La quiete, però, non dura a lungo. Un rumore sordo mi fa sobbalzare. Dopo un po' riesco a localizzarne la fonte: si tratta di sassolini lanciati contro il vetro della mia finestra.

Quasi spaventata vado ad affacciarmi, ma credo di sapere già chi ci sia dietro a tutto questo. E infatti..

-Tony.- biascico. -Non è nemmeno giovedì, cosa ci fai qui?- borbotto a voce bassissima. Non posso fare rumore, o rischierei di svegliare mia madre che sta dormendo nella stanza accanto.

-Vieni giù, devo farti vedere una cosa!- E come al solito, le mie sono parole al vento.

-Ma io..- Vedo che ha alzato gli occhi al cielo e mi viene da sorridere, quasi volessi accontentarlo. -Anche volendolo non potrei. Come faccio a scendere?-

-Beh, buttati giù, ti prendo io.-

-Oh, Tony..- So già che me ne pentirò. Apro le imposte della finestra con certo nervosismo, e dopo averlo guardato con incertezza, mi lascio cadere sperando che le sue braccia siano lì ad aspettarmi.

Avevo dimenticato quanto fossero forti e rassicuranti i suoi abbracci.

-Ora puoi anche staccarti, sei a terra da cinque minuti passati, mocciosetta- mi dice con un sorrisetto divertito.

Sono troppo occupata ad ammirare quei trentadue luminosissimi denti per badare all'ironia delle sue parole.

-Vieni, dai, ho parcheggiato qui dietro!- Lo seguo senza esitazioni, solo con un leggero senso di colpa dal retrogusto amaro. Non sto facendo nulla di male..vero?

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In macchina non dico nemmeno una parola; mi sto già pentendo delle mie azioni. Chissà che non abbia una carriera da malvivente alle porte?

-Perchè questo arrivo così brusco?- chiedo per spezzare il silenzio che ci avvolge.

Tony non risponde subito ma mi rivolge un secondo sorriso ben più benigno e gentile del primo. -Devo mostrarti una cosa, è urgente.-

-Ok..- borbotto, prima di far piombare nuovamente la conversazione nell'oblio.

Dopo poco decido di accendere la radio per rallegrare l'atmosfera, ma non sono l'unica ad aver avuto questa idea: la mia mano e quella di Tony si incontrano improvvisamente, solo per un attimo.

Il mio cuore fa un balzo di almeno 12  metri prima di tornare al suo posto, in tranquillità.

Passo il tempo restante a sperare che le nostre dita si sfiorino di nuovo, arrossendo al solo pensiero.

Sono un disastro, lo so.

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Giunti a casa di Tony non mi sembra di notare particolari differenze fino a quando il mio professore non inizia ad armeggiare con il telecomando del televisore.

-Emh, che..che stai fac- Non riesco nemmeno a finire la frase perchè si apre uno spiraglio tra il muro e la libreria che ci era appoggiata, svelando una scalinata. -Lo so, come ingresso non è proprio il massimo, però..vedi di accontentarti, Stone- afferma Tony con una falsa modestia, perchè so benissimo quanto sia orgoglioso. Mi esorta a fare qualche passo e mi accompagna giù, in quell'antro segreto. -Benvenuta, signorina Stone- Una nota voce metallica mi fa sobbalzare sugli scalini. -Suvvia J.A.R.V.I.S non esagerare con le formalità..lei è solo Stone. O, per meglio dire, la mocciosetta.- esclama Tony ridendo. E' dietro di me e guarda attentamente tutte le sue creazioni.

Sono a dir poco sbalordita. -Questo è un laboratorio..un laboratorio intero! E poi c'è J.A.R.V.I.S..e..ci sono anche delle armature?!-

-Non solo quelle, bellezza.- Mi guardo intorno ammirando l'interno di questo stanzone pieno zeppo di roba elettronica, computer, robot ed esperimenti incompiuti..è fantastico..

-E' fantastico, lo so.- mormora Tony come se mi avesse letto nel pensiero. -Come ci sei riuscito? Ci lavori da solo? Dove hai trovato i soldi per realizzarlo?-

Quando mi emoziono divento logorroica. Sì, da fastidio anche a me.

-Beh..- sento la voce di Tony proprio accanto a me, e non ho il coraggio di girarmi. -Sì, dunque,l'ho realizzato con..-

Non comincia neanche la frase che le luci si spengono tutte all'improvviso, e un rumore sinistro di vetri infranti e metallo scheggiato si propaga in tutta la stanza.

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