Capitolo: 21
Attenzione: tutti i diritti a Inestablementalmente, la mia è solo una traduzione. Se avete domande chiedete.
Mancano ancora 4 capitoli e lo speciale per la fine di questa storia.
I poliziotti erano comparsi con un dossier e un nastro; Levi e Rivaille li osservavano con serietà e un po' di rabbia; le forse dell'ordine avevano chiamato per avvisare che forse avevano un'opportunità di catturare colui che teneva Eren prigioniero. Ciò fece in modo che tutta la casa si rivoluzionasse: Carla era la più alterata di tutti, insieme a Kuchel, la quale aveva aiutato per tutto il tempo i suoi figli da quando era venuta a sapere della sparizione del proprio genero; i bambini stavano di sopra; Grisha e Zeke cercavano di calmare l'ansia generale di sapere chi fosse il bastardo che aveva rapito Eren.
-Abbiamo la confessione del signor Weimar, il quale afferma che suo figlio l'aveva mandato per cercare di sedurre il giovane Jeager (abbiamo due concetti diversi di sedurre, ma ok) o per lo meno toglierlo di mezzo la notte in cui entrambi l'avete picchiato nel bagno del ristorante; ricordate?- disse l'ispettore.
La mandibola di Levi e Rivaille si tese, ed entrambi corrucciarono le sopracciglia e le loro mani diventarono dei pugni -Quel maledetto- ringhiò fra i denti Rivaille.
-Ricordiamo perfettamente quella notte, non averlo mandato in ospedale è stato il nostro errore- sibilò Levi.
-Beh, a quanto pare dopo quell'incidente sua moglie lo abbandonò e suo figlio, Jules, rimase da solo; aggiunge inoltre che suo figlio ha una specie di innamoramento passeggero o non tanto passeggero per voi due- proseguì l'officiale guardando Levi e Rivaille.
Tutti i presenti posarono lo sguardo su loro due che avevano un'espressione molto seria -Ciò significa che la scomparsa di Eren è dovuta a un moccioso ormonale che lo voleva togliere di mezzo- concluse Kuchel.
-Tutto questo è colpa vostra- sbraitò Zeke con furia dirigendosi a Rivaille e Levi; per fortuna i poliziotti presenti lo fermarono e gli ordinarono di sedersi; Grisha si avvicinò a suo figlio dandogli delle pacche sulla schiena.
-Non possiamo essere sicuri che sia per questo, ma abbiamo i nostri sospetti; secondo il signor Weimar, questi possiede un edificio che non è abitato, dove possibilmente tiene il ragazzo- spiegò l'ispettore.
-Dobbiamo andare immediatamente: non sappiamo in che stato si trova Eren e se ha ancora il suo beb...- Carla si interruppe di colpo dandosi conto di ciò che aveva appena detto.
-Eren è incinta?!- urlarono Levi, Rivaille e Kuchel contemporaneamente.
Carla si morse le labbra e i suoi occhi si riempirono di lacrime; annuendo con la testa disse -Sì, il giorno in cui è scomparso l'avevo convinto a dirvi la verità: io mi sarei portata via i bambini mentre lui vi comunicava che aveva già quattro mesi di gravidanza-.
Tutta la sala si sommerse nel silenzio più assoluto: Levi era in stato di shock, una mano a coprirgli il volto; Rivaille si trovava nelle stesse condizioni, non appena si riprese un po' si piantò di fronte ad una delle pareti ed iniziò a colpirla, gridando e piangendo il suo dolore e la sua frustrazione; Kuchel si avvicinò a suo figlio, circondandolo con le sue braccia e sussurrandogli delicate parole all'orecchio, fin quando Rivaille si lasciò cadere a terra; Levi si appoggiò con una mano al divano, sentendosi d'improvviso malato.
-Adesso, con questa nuova informazione, procederemo a far sì che le indagini vadano più veloci: troveremo al giovane Jeager- affermò l'officiale.
-Ackerman- sussurò Levi.
-Scusi?- domandò l'ispettore.
Levi lo guardò con odio -Ackerman-Jeager è il cognome di Eren- disse avvicinandosi pericolosamente al poliziotto, ma i suoi colleghi glielo impedirono.
-Mi scuso, il giovane Ackerman-Jeager- si corresse.
-Papi che succede?- Erevi aveva sceso le scale insieme a suo fratello ed entrami guardavano i presenti con preoccupazione, pensando il peggio.
-Niente, venite qui- rispose Levi soavemente.
Leren ed Erevi si avvicinarono ad uno dei loro padri e videro come Levi apriva le proprie braccia affinché entrambi potessero appoggiarsi ad ogni spalla. Accarezzando la schiena la sua schiena ambe due bambini abbracciarono Levi -Tranquillo papi, mami tornerà con noi, ne sono sicuro- disse il piccolo Leren.
Levi in quel momento crollò, piangendo e abbracciando con forza i propri figli, entrambi lo circondarono con le proprie braccia per consolarlo; Kuchel, senza riuscire a contenere le lacrime, si avvicinò insieme a Rivaille e si abbracciarono tutti insieme; anche Carla crollò, abbracciata a suo marito che cercava di consolarla.
L'ispettore si avvicinò a Zeke -Qualsiasi informazione otterremo ve lo faremo sapere. Tranquilli, lo troveremo- comunicò.
-Grazie- rispose Zeke con un sorriso stanco e tirato.
I poliziotti se ne andarono dalla casa; tutto rimase in silenzio per un bel po' di tempo, fino a quando tutti non si sfogarono: Levi e Rivaille se ne andarono nella loro stanza matrimoniale insieme ai loro figli, presero dei vestiti di Eren e tentarono di dormire; cosa che risultò loro impossibile giacché non appena chiudevano gli occhi erano assaliti da incuibi dove Eren diceva loro addio e cadeva nel vuoto insieme al bambino non nato.
Dormire diventò un inferno per loro.
Il giorno seguente la polizia si diresse all'edificio che era stato indicato loro dal signor Weimar, dove presumeva suo figlio tenesse Eren. Controllarono i dintorni, ma non potevano entrare senza un mandato. Jules si spaventò quando li vide sulla porta non appena scese dall'auto, pensava l'avessero scoperto.
L'ispettore notò la condotta sospetta di Jules, dato che questi guardava in tutte le direzioni; gli mentì dicendo che stavano solo ispezionando la zona cercando i trovare qualche indizio del giovane Ackerman-Jeager, alla menzione di quel nome Jules li guardò con profondo disprezzo ed in seguitò entrò nell'edificio dicendo che stava aspettando a un paio di clienti che sarebbero venuti a vederlo.
L'investigatore non si convinse e aspettò che il ragazzo entrasse per poi chiamare i rinforzi, le unità di soccorso e un'ambulanza, ma tutto ciò con la massima discrezione, senza chiamare l'attenzione: dovevano essere previdenti.
Infine chiamò le famiglie Ackerman e Jeager: se i suoi sospetti erano corretti probabilmente avrebbero trovato il giovane Ackerman-Jeager quello stesso giorno.
I rinforzi non ci misero molto ad arrivare insieme ai soccorsi, ma tutto ciò nella più completa segretezza: non dovevano sollevare sospetti, c'era in gioco la vita del giovane Ackerman-Jeager e un qualche sospetto anche minimo avrebbe fatto sì che Jules prendesse decisioni drastiche totalmente inutili.
***
Stavo dormendo sul pavimento, abbracciandomi il ventre (oddei, nuovo verbo, segnate sul calendario); avevo trovato una posizione comoda per dormire. I piccoli calci del mio bambino mi avevano mantenuto razionale e con voglia di continuare a vivere quei mesi o giorni, ancora non sapevo quanto fosse passato.
Mi sentivo molto stanco, dormivo la maggior parte del tempo. Jules non era venuto né comparso per tutta la giornata e ciò mi aveva tranquillizzato; ma quella tranquillità si vide interrotta dalla porta che fu aperta violentemente -Alzati maledetto!- urlò Jules.
Senza comprendere cosa stesse succedendo cercai di alzarmi, ma ero troppo debole; Jules mi prese con forza dal braccio e mi trascinò fuori dalla cantina. Camminammo per un lungo corridoio fino a un ascensore. Mi sentivo molto male, stanco e senza forze, a malapena riuscivo a mantenere gli occhi aperti e sentivo appena le maledizioni di Jules.
Le porte si aprirono e lui mi spinse contro una delle pareti dell'ascensore; per fortuna avevo battuto la schiena e non la pancia; mi lamentavo per il dolore, ma nonostante ciò continuavo a proteggere il mio ventre con le braccia -Proteggilo tutto ciò che vuoi, nessuno dei due durerà a lungo- sputò Jules con disprezzo.
Lo guardai appena, maledicendo a denti stretti: ero molto debole, altrimenti l'avrei colpito come mi avevano insegnato Levi e Rivaille. Mi appoggiai ad una parete e percepii il movimento ascendente dell'ascensore "Dove siamo?" mi guardai attorno cercando qualsiasi cosa potesse rispondere alla mia domanda, ma c'erano solo pareti metalliche e un pannello con dei bottoni.
Le porte si aprirono rivelando un altro corridoio più corto rispetto al precedente; Jules mi prese di nuovo dal braccio per trascinarmi fuori, continuò a camminare fino a quando non giungemmo a una porta metallica. Jules la calciò e mi spinse fuori; il forte vento mi scompigliava i capelli e l'intensa luce solare mi accecò per un momento prima che mi accorgessi di dove ci trovavamo: sulla terrazza di un edificio; uno abbastanza alto dato che si potevano vedere i tetti degli altri palazzi.
Sentii improvvisamente le vertigini e cercai di afferrarmi al suolo, ma le pietre mi ferivano le mani e le gambe; mi prese dai capelli e mi trascinò più vicino al bordo.
-Qui metteremo fine alla tua stupida vita e a quella del tuo maledetto figlio- disse trascinandomi ancora più vicino al bordo.
Cercai di afferrarmi a qualcosa, ma non c'era niente che potesse salvarmi dal cadere verso la mia morte insieme a mio figlio; Jules continuò a trascinarmi sempre di più, eravamo ogni volta più vicini al bordo; le lacrime iniziarono a cadere dai miei occhi: non volevo morire, non volevo che il mio bambino morisse. Volevo che vivesse, crescesse insieme ai suoi fratelli e ai suoi padri; volevo vedere Rivaille, Levi, mio padre, Zeke, mia madre, i miei due bellissimi figli... Volevo vederli, anche fosse solo una volta ancora.
Sentimmo dei rumori provenire dal basso, così Jules mi mollò per sporgersi a guardare, mentre io mi allontanavo il più possibile -Maledetti figli di puttana, non arriverete in tempo, mi bastano un paio di minuti per buttarti giù- ringhiò puntandomi un coltello addosso -Cammina verso il bordo, adesso!-.
Ero veramente spaventato, non volevo morire, meno per mano di quel pazzo; mi alzai molto lentamente e con la stessa velocità mi diressi dove mi aveva indicato. Sentii un rumore alle mie spalle e provai a girarmi, ma Jules mi riprese i capelli e mi avvicinò a lui posizionando il coltello sulla mia pancia -No- piagnucolai cercando di nascondere il mio ventre il meglio possibile.
Il ragazzo fece ancora più pressione con la punta del coltello -Taci- disse con rabbia.
Si sentirono dei passi e delle voci, la porta si aprì di colpo e comparvero un sacco di poliziotti accompagnati da un ispettore, Rivaille, Levi, mio padre e Zeke, i quali entrarono dietro di loro. Sorrisi alleviato, ma continuavo ad avere paura; Jules iniziò a tremare e il coltello si mosse verso il mio collo; guardando i miei sposi potei notare che si trovavano in condizioni simili alle mie: erano molto più pallidi e le occhiaie violacee erano marcate sotto i loro occhi; mio padre e Zeke mi guardarono con un'espressione che era un misto tra felicità e paura.
-Eren!- gridarono Levi e Rivaille allo stesso tempo.
Provarono ad avvicinarsi, ma Jules fece pressione con il coltello sul mio collo -Fermi lì o sarà l'ultima volta che vedrete questo idiota nella vostra maledetta vita- minacciò camminando indietro -Non mi importa morire se mi porto dietro a questo e quel maledetto bastardo- dicendo questo spostò il coltello sul mio ventre nuovamente.
-Ti abbiamo circondato ragazzo, ti abbiamo catturato, non hai dove andare- affermò l'ispettore.
-Vaffanculo maledetto figlio di puttana. Non mi importa se mi avete catturato, porterò questo maledetto e il suo bastardo all'inferno con me. Se non posso averli- disse segnalando Levi e Rivaille -Non li avrà nessuno. Loro sarebbero dovuti essere miei dal principio- gridò facendo ancora più pressione con il coltello.
Feci un'espressione dolorante e vidi come Rivaille e Levi cambiavano la loro ad una furiosa. Si avvicinarono senza dare importanza a niente; negai con la testa: preferivo morire prima che a loro succedesse qualcosa -Vuoi noi, bene, ma lascia Eren- disse Levi alzando le mani per dimostrare che non avrebbe fatto niente.
-Non lo lascerò, lo butterò da questo maledetto tetto- ringhiò con rabbia Jules.
-Facciamo un patto- provò Rivaille.
-Che tipo di patto?- chiese il ragazzo reticente.
-Noi due per Eren- rispose Rivaille.
-Andremo dove vuoi tu, devi solo lasciare andare Eren- continuò Levi.
-No, resterò con voi una volta che questo maledetto sarà caduto. Saremo felici tutti e cinque insieme, noi tre e i bambini- affermò con tono risoluto.
-No- gridai scostando il coltello dalla mia pancia e spingendo Jules indietro: mi ero fatto un piccolo taglio ma non mi importava; potei vedere come il ragazzo ondeggiava all'indietro, ma prima che fosse arrivato al bordo mi prese per la camicia ed entrambi cademmo all'indietro.
-Eren!- potei sentire le grida di mio padre, Zeke e quelle di Rivaille e Levi.
******
Angolo traduttrice:
Niente, per una volta non sono stata una completa bastarda e non vi ho lasciato sulle spine... o forse potrei farlo...
No, ok, sono già abbastanza cattiva a far uscire un capitolo ogni morte di papa.
Una settimana? Ehm ehm, avete capito male, volevo dire due. In ogni caso rispetto ai tempi normali sono stata abbastanza veloce (ok, no, ma se dobbiamo confrontare con "Se mi ami restarai" allora sono flash).
Vi ricordo se volete di passare a dare un'occhiata a la storia originale di Inestablementalmente per lasciare il vostro sostegno all'autrice.
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento, nel caso contrario LO FATE COMUNQUE, scherzo... forse, io vi ringrazio per aver letto fino a questo punto.
Alla prossima
il vostro Caporale
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