Capitolo: 20
Attenzione: tutti i diritti a Inestablementalmente, la mia è solo una traduzione. Se avete domande chiedete.
Un'altra settimana era trascorsa tranquillamente; avevo vomitato un paio di volte, ma per fortuna non di fronte a Rivaille, Levi o i bambini: era successo durante il tragitto a lavoro o nell'ora di pranzo, dove potevo tranquillizzare i miei colleghi dicendo loro che erano solo i sintomi della gravidanza.
Uscii all'ora di pranzo per andare a mangiare in un ristorante messicano, situato a qualche isolato dal mio luogo di lavoro: mi era venuta voglia di cibo piccante. Mia madre avrebbe portato i bambini al parco quando fossero usciti da scuola, mentre Levi e Rivaille avrebbero avuto una riunione molto importante, per cui sarebbero arrivati tardi a casa, ma volevano che li aspettassi con solo il grembiule addosso; arrossii e negai con la testa: avrei dovuto dire a mia madre di prendersi cura dei bambini.
Arrivò una cameriera con il mio ordine; misi via il telefono ed iniziai a mangiare; il primo boccone mi si sciolse in bocca. Mi divorai in meno di quattro bocconi il burrito; non appena finii il primo, mangiai il secondo e poi il terzo; una volta finito mi sentivo soddisfatto con i miei tre burrito. Mentre bevevo dell'acqua mi arrivò un messaggio da mia madre nel quale mi diceva che non aveva nessun problema a tenere i bambini se io avessi detto la verità a Levi e Rivaille; le risposi: "va bene glielo dirò questa sera".
Non ero ancora pronto, ma dovevo dire loro la verità: avremmo avuto un altro figlio; il quale non sapevo di chi fosse dei due, ma l'avrei amato allo stesso modo. Mi accarezzai il ventre -Sarai una delle migliori notizie che io abbia dato loro; ti ameranno tanto come ti amo io- dissi a bassa voce.
Alzai la mano chiedendo il conto al cameriere, il quale annuendo se ne andò per tornare pochi minuti più tardi, consegnandomi lo scontrino, mentre io cercavo i soldi per pagarlo: gli diedi i soldi giusti e qualche dollaro in più di mancia. Lui mi sorrise, sorriso che ricambiai, e mi augurò una buona giornata, prima che io uscissi dal ristorante.
Una volta oltrepassata la porta mi arrivò un altro messaggio di mia madre "Sono orgogliosa di te figliolo. Adoreranno la notizia, ne sono sicura".
"Spero di sì, ti voglio bene mamma." risposi mentre tornavo verso il mio luogo di lavoro.
Stavo camminando tranquillamente quando d'improvviso sentii un pizzico e il mio corpo iniziò a indebolirsi; mi toccai la testa, stava girando tutto; cercai di chiamare il numero di mia madre, ma il telefono cadde a terra insieme a me; non appena toccai il suolo divenne tutto nero.
***
Mi svegliai, era tutto buoi; avevo paura, avevo gli occhi bendati e non potevo muovere né le mani, né le gambe; sentii una porta aprirsi ed iniziai a spaventarmi -Vedo che sei sveglio- disse una voce, la voce di un ragazzo, non più grande di me.
-Chi sei? Dove sono?- domandai, veramente spaventato.
-Non hai bisogno di saperlo, devo solo lasciarti qui per un po' di tempo- disse.
-No, per favore. Ho dei figli e persone che si preoccupano per me, per favore lasciami andare- supplicai.
Lo sentii ridere -Ah... Come vorrei avere la tua fortuna: avere due mariti e due figli gemelli; non li meriti, loro sono perfetti, non come te, maledetto- grugnì e percepii dei passi avvicinarsi a me, facendomi tremare di paura -Loro dovrebbero essere miei, quei figli che tu hai dovrebbero essere miei. Ma no, tu li hai colpiti per primo.
-Colpiti? Di cosa stai parlando?- domandai senza capire. Percepii come mi tolse la benda dagli occhi, la luce bianca mi accecò per qualche istante, in seguito, quando i miei occhi si adattarono alla luce, osservai dove mi trovavo: era una specie di cantina, dato che non c'erano finestre e c'erano solo cose coperte con dei teli. Diressi il mio sguardo al mio rapitore, restando congelato nel processo -Tu, sei quello della biblioteca, quello che mi continuava a seguire quando andavo all'università.
-Proprio così, sono Jules. Volevo essere tuo amico per poter stare vicino ai miei amori- rispose sospirando.
-Amori? Di chi parli? Lasciami andare, questo è una pazzia- mormorai completamente terrorizato.
Jules mi tirò un calcio in faccia talmente forte che mi fece cadere al suolo -Taci, sei esasperante. Tu hai tutto, Levi, Rivaille e due figli loro. Tu non meriti di averli, loro dovrebbero stare con me- sputò accarezzandosi il corpo.
-Non capisco, perché mi hai sequestrato se il tuo obbiettivo sono Levi e Rivaille- ragionai a bassa voce.
-Perché in poco tempo ti vorranno lontano, dato che ho inviato loro alcune immagini di te con un altro e con una lettera dove dici che sei scappato con lui e che lasci loro i tuoi figli; ho intenzione di aspettare che ci credano e poi ucciderti, non appena saranno addolorati e ti odino entrerò in azione e resterò con i tuoi figli e i tuoi mariti-.
Risi con ironia -Non funzionerà, loro mi conoscono abbastanza come per non credere al tuo stupido piano- dissi nel mentre che lo guardavo schifato.
-Solo aspetta e vedrai. O beh, non lo vedrai- rispose per poi uscire dalla stanza.
Sospirai e guardai il mio ventre -Tranquillo bebè, staremo bene, Levi e Rivaille ci salveranno, staremo bene. PResto saremo di nuovo tutti e sei insieme- sussurrai. Mi guardai intorno, cercando qualcosa che mi aiutasse a uscire da lì, ma non trovando niente che mi aiutasse a liberarmi i miei occhi iniziarono a riempirsi di lacrime. Non avevo il mio cellulare né nient'altro, solo i vestiti che indossavo. Per quanto tempo ero svenuto?
Mi aveva sequestrato un pazzo innamorato di Rivaille e di Levi; ero spaventato, non sapevo che fare e mi spaventava ancora di più il fatto che se mi avesse tolto i vestiti avrebbe notato la mia gravidanza e mi avrebbe ucciso, a me e al mio bebè. Non gli avrei permesso che toccasse il mio bambino, anche se mi avesse ucciso.
Erano passati giorni, o mesi, non ne ero molto certo giacché come non c'erano né finestre né un calendario non sapevo in che data fossimo. Il mio ventre si notava un po' di più. Mi mancavano troppo i miei figli, Rivaille e Levi. Mi domandavo come stavano, preoccupati sicuramente: si erano già dimenticati di me? Mi stavano cercando? Si sono dati per vinti?
Juels mi colpiva in viso tutti i giorni alludendo che nessuno avrebbe riconosciuto il mio volto tumefatto una volta che fossi morto. I miei vestiti erano molto sporchi e pieni di sangue, i miei bisogni li facevo in un secchio; a malapena mi dava da mangiare e mi dava appena un paio di bicchieri d'acqua al giorno: ero sceso molto di peso e avevo paura per il mio bebè, sapevo che si muoveva, potevo sentirlo, ma nonostante ciò avevo molta paura.
Ero seduto con la schiena appoggiata alla fredda parete; stavo congelando dato che i vestiti che indossavo non coprivano ed erano abbastanza rotti e consumati; i miei piedi erano scalzi e sudici, mentre i miei polsi erano imprigionati da catene che Jules aveva murato alla parete. Il mio sguardo era perso al tempo che mi accarezzavo il ventre cantando una canzone per dormire che cantavo spesso a Leren ed Erevi quando erano piccoli.
Le lacrime cadevano dai miei occhi, mi mancavano molto i miei adorati figli; temevo di non rivederli mai più... "Leren prenditi cura di tuo fratello, di Levi, di Rivaille, stai molto attento. Erevi prenditi cura di tuo fratello, proteggilo; prenditi cure delle nonne, del nonno e dello zio Zeke" mi morsi il labbro, volevo urlare che li amavo, ma sapevo che se l'avessi fatto Jules mi avrebbe picchiato di nuovo.
Sentii come la porta era aperta, ma non mi disturbai nemmeno a vedere chi fosse, sapevo fosse Jules -Avrai un altro figlio da loro, no maledetto?- sputò con disprezzo; mi guardò con furia e mi lanciò addosso l'acqua ghiacciata che stava in un secchio lì di lato -Ti odio, tu non meriti neanche essere innamorato di loro- ringhiò.
-Fai tutto questo perché mi sono innamorato dei gemelli Ackerman?- domandai in risposta.
-Non ti sei solo innamorato di loro, ti sei ingravidato con i loro figli e ti sei sposato con loro ed adesso ne avrai un altro- tirò il secchio contro il muro.
Sorrisi con sufficienza e lo guardai -Ti uccideranno, loro verranno e te la faranno pagare- gli feci notare; Jules si avvicinò a me e mi diede uno schiaffo abbastanza forte.
-Loro non verranno, non vali niente per loro. I tuoi figli ti odieranno e mi accetteranno come loro nuova madre ed ucciderò quello che porti in ventre- affermò con cattiveria.
-Buona fortuna con quello, i miei figli non sono idioti: sono Ackerman, te la faranno pagare- ribattei osservando il pavimento.
Mi mancava troppo la mia famiglia, volevo stare con loro e abbracciarli, volevo che si prendessero cura di me e del mio bambino; non ero riuscito a dire a Levi e Rivaille che ero incinta e che il bebè era di uno di loro. (no, guarda, era del vicino)
Jules si voltò e se ne andò di nuovo, lasciandomi nuovamente solo in quella stanza.
Tornai ad osservare il nulla, sperando venissero a riscattarmi e desiderando che potessimo stare tutti e sei insieme; avere il mio bambino; vedere l'espressione di felicità di Levi e Rivaille; vedere il faccino del mio pargolo sorridermi; avercelo fra le mie braccia; avere Erevi e Leren al mio fianco, dormendo tutti e quattro insieme... Tutti quei bellissimi ricordi che non avrei mai potuto creare scorrevano per la mia mente, facendomi sorridere.
In un altro luogo...
-Sono passati tre mesi, credete che sia ancora vivo?- domandò Carla angustiata, abbracciando una fotografia di Eren da piccolo.
-Lo è, Eren è forte- affermò Zeke accarezzando la sua schiena.
Grisha passò una tazza di tè a sua moglie; i suoi nipoti, Erevi e Leren, stavano in silenzio seduti sul divano, guardavano la televisione aspettando qualche notizia di sua madre. Rivaille e Levi stavano dando dei giri in città per trovare il loro marito, il quale loro credevano fosse stato sequestrato e torturato.
Erano tutti riuniti a casa di Eren, attendendo qualche notizia dalla polizia; erano ormai passati tre mesi dalla scomparsa di Eren e l'ultima volta che l'avevano visto si trovava nel ristorante messicano che si trovava a un paio di isolati dal suo luogo di lavoro; dopo quello nessuno l'aveva più visto.
Pochi giorni dopo era arrivata loro una lettera che si presupponeva fosse di Eren, nella quale diceva che fuggiva con un tipo che aveva conosciuto e che amava, lasciando i suoi figli con i loro padri. Nessuno credette a quella lettera poiché nell'immagine si vedeva un suo collega di lavoro che non aveva niente a che vedere: l'avevano interrogato e questi aveva detto che aveva parlato pochissime volte con Eren.
Erano tutti molto più che preoccupati: Levi e Rivaille dormivano appena e passavano tutto il giorno a controllare casa per casa insieme alla polizia; non avevano trovato traccia alcuna di Eren ed erano molto frustrati. La sparizione di Eren li aveva affettati così tanto che non mangiavano, passavano la maggior parte del tempo fuori ed a malapena vedevano i propri figli. Erano andati circa ventimila volta nel luogo dove Eren era sparito: avevano trovato il suo telefono rotto, le chiavi di casa e il portafogli; non avendo alcuna traccia cercavano per cielo e terra insieme alla polizia, che secondo loro non faceva molto; avevano trascurato l'impresa, ma Kenny capiva, d'altronde era il loro marito colui di cui si stava parlando.
Jules era frustrato dato che il suo piano non aveva dato risultati, anzi era diventato meno di niente; lui era un dipendente dell'azienda dove Levi e Rivaille lavoravano: aveva dovuto muovere molti contatti di suo padre per poter entrare senza aver finito l'università.
Si era perdutamente innamorato (coffcoffossessionatocoffcoff) di entrambi un giorno che li aveva visti baciarsi con Eren. Aveva bruciato di gelosia e aveva ideato un piano per diventare amico di Eren per conquistare poco a poco i gemelli Ackerman; ma il suo piano era andato a fanculo quando Eren aveva iniziato ad osservarlo come un insetto strano; fu ancora peggio quando Levi e Rivaille lo affrontarono: non era riuscito neanche a parlare ed era scappato via come un codardo.
Neanche suo padre aveva aiutato molto: era stato imprigionato per colpa di Eren. Sì, l'uomo che aveva insinuato che Eren fosse un prostituto era suo padre e fu ancora peggio, giacché Levi e Rivaille lo avevano visto, mandandolo in prigione con varie ossa rotte e 'qualche' contusione.
Sua madre gli aveva voltato le spalle ed era da solo, l'unica cosa che voleva era stare con i gemelli Ackerman, ma loro lo trattavano come una nullità. Aveva provato ad avvicinarsi dicendo che gli dispiaceva la scomparsa del loro coniuge, ma i due non l'avevano nemmeno guardato e continuavano a parlare solo ed esclusivamente di Eren.
Eren questo, Erne quell'altro. Eren dell'aldilà, Eren, Eren, Eren. Jules si era stufato, per cui aveva deciso che avrebbe fatto ciò che mai si sarebbe aspettato di fare: avrebbe ucciso Eren quella stessa notte, lo avrebbe buttato giù dall'alto dell'edificio, mettendo fine a tutto.
Sì... era ciò che avrebbe fatto ed inseguito avrebbe visto l'espressione d'orrore sui volti di Rivaille e Levi quando quando avessero visto il loro coniuge fatto a pezzettini sul suolo.
Sorrise dentro di sé e si incamminò verso l'uscita. Avrebbe chiuso questa faccenda una volta per tutte.
***
Angolo Traduttrice:
...
Ehilà!
Sì, ok, lo so, sono mesi che non aggiorno e probabilmente voi vorreste linciarmi, ma ricordatevi che se lo fate non avrete un capitolo nemmeno fra cinque mesi eh.
Io non avere nessuna giustificazione per il ritardo se non che: il 2020 è un brutto anno ed io non avevo voglia di fare un cazzo che non fosse il nulla, per cui...
In ogni caso... La scuola è iniziata, le verifiche pure e il greco mi ammazzerà prima del tempo, ma cosa ci possiamo fare? -Non lo so, tipo... CHE NE DICI DI FINIRE DI SCRIVERE TUTTE LE TUE STORIE?!- potrebbe essere un'idea, valuterò se sopravvivo alla verifica dei vocaboli di greco di domani...
pfffff, scherzavo mi conoscete, saprete che accadrà forse al tramonto dei tempi, ma comunque!
Cose a parte so che se non aggiorno in meno di una settimana mi vorrete morta per come finisce il capitolo... cose che capitano? NON UCCIDETEMI PLIZ (o meglio se dovete farlo, fatelo oggi che almeno non devo fare la verifica di greco).
Vi ricordo se volete di passare a dare un'occhiata a la storia originale di Inestablementalmente per lasciare il vostro sostegno all'autrice.
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento, nel caso contrario LO FATE COMUNQUE, scherzo... forse, io vi ringrazio per aver letto fino a questo punto.
Alla prossima
il vostro Caporale
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro