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Capitolo 28

We're a thousand miles from comfort, we have traveled land and sea 
But as long as you are with me, there's no place I'd rather be 
I would wait forever, exulted in the scene 
As long as I am with you, my heart continues to beat

📍Tavullia, Italy
11/07/2019

Entrati nel locale, l'atmosfera magica ed il calore famigliare di questo posto ci invadono subito, regalandoci la miglior accoglienza che potessimo mai desiderare.

Non c'è molta gente seduta ai tavolini, anzi quelli occupati sono solamente due, ma il mio sguardo si ferma immediatamente su una famiglia, composta da madre, padre e figlia. La madre sta sussurrando qualcosa nell'orecchio alla bambina, che ridacchia di fronte alla faccia curiosa del papà, il quale inizia a farle il solletico probabilmente per farsi dire ciò che ha sentito prima dalla madre.

Di fronte a quel quadretto familiare, il mio cuore ha un sussulto e nella mia gola si forma un nodo, che mi fa spuntare un malinconico sorriso sulle labbra e le lacrime negli occhi.

Certo, in passato ho già vagamente pensato di creare una famiglia, ma non ho mai valutato l'opzione seriamente prima d'ora. Ho sempre scartato l'idea perché ero troppo giovane, volevo godermi a pieno i miei anni migliori e farlo senza pensieri né preoccupazioni per il futuro.

Però ora in fondo, perché no. Ho venticinque anni, uno stipendio notevole, l'uomo giusto e la voglia di legarmi a lui in più modi possibili. So che non potrò ottenere nulla finché lui correrà in moto, poiché ne abbiamo già parlato tra di noi e ne ha già parlato lui in varie interviste, ma aspetterò tutto il tempo necessario. Sono ancora giovane, ho tutta una vita davanti.

<<Nico, Fede, che piacere vedervi ragazzi! Era da tanto che non venivate a trovarmi.>>ci accoglie il padrone del locale, Mattia, con un sorriso a trentadue denti che dimostra che è davvero felice di rivederci.

Io e Nico ci avviciniamo a lui, che ci fa immediatamente strada verso un tavolino con tre menù in mano, probabilmente da consegnare alla famiglia nel tavolo vicino al nostro. Nico mi sposta la sedia con un gesto galante, per poi aspettare che mi sieda e spingermi in avanti, con un sorriso cordiale.

Non appena il mio amico si siede, Mattia ci dice:<<È incredibile Fede, sei sempre più bella ogni volta che ti vedo. Invece tu Nico sei sempre il solito patacca.>>

<<Ti ringrazio Tia, tu sei sempre il solito simpaticone.>>ribatte Nico in finto tono arrabbiato, con una punta di ironia nella voce che provoca in me e Mattia una risata contagiosa.

<<Vi porto il solito?>>ci domanda il barista, sorridendoci cordialmente.

Nico scuote semplicemente la testa con un sorriso, per poi rispondergli:<<Stavolta siamo ribelli. Prendiamo due Spritz, per favore.>>

<<Arrivano subito.>>e con queste parole, Mattia si dilegua per recarsi al bancone bar e tornare pochi minuti dopo con i nostri drink in mano. Lo ringraziamo con un sorriso enorme, che lui ricambia con gioia, per poi servire gli altri clienti.

<<Allora Fede, ora che abbiamo gli Spritz ti senti pronta per raccontarmi che succede?>>mi chiede Nico, con un sorriso tranquillizzante.

<<Direi di sì.>>affermo, prendendo la cannuccia tra il pollice e l'indice e avvicinandomela alla bocca per bere un sorso del mio drink.<<Allora, da dove posso iniziare. Ti ricordi che quando eravamo nel paddock lo scorso weekend ho accennato a degli esami?>>

<<Certo che me lo ricordo, e immagino anche che il tuo depression mood dipenda dall'esito, o sbaglio?>>afferma Nico, non smettendo mai di sorridermi.

Prendo un respiro profondo, pronta ad iniziare probabilmente il discorso più difficile della mia vita.<<Non sbagli. Tre giorni fa l'ospedale mi ha chiamata per comunicarmi gli esiti. E mi hanno diagnosticato una malattia autoimmune, di cui non ti dico il nome perché altrimenti sverresti sul colpo.>>

A quelle parole, Nico resta immobile, senza muovere un muscolo, come paralizzato, la mano ancora sul bicchiere. Il suo bellissimo sorriso è scomparso, per lasciare spazio ad un'espressione confusa e preoccupata che, ammetto, mi trasmette un po' di inquietudine.

Si risveglia da quella pseudo-ipnosi solamente quando gli sorrido, e lo fa con queste malinconiche parole:<<Beh, questo non era decisamente ciò che mi aspettavo. Cosa ti posso dire Fede...mi dispiace, mi dispiace tanto. Non ti meriti tutto questo, proprio no. Sei una ragazza solare, gentile, spettacolare, di roccia fuori ma tenera come un orsacchiotto dentro, sempre disposta ad aiutare le persone a cui tieni in ogni modo possibile. Non riesco a capire perché proprio a te.>>

<<Sai che me lo chiedo anch'io.>>rispondo con un sorriso che è tutt'altro che felice.

<<Quando inizi le cure?>>mi chiede dopo un paio di secondi, probabilmente passati ad assimilare la brutta notizia che gli ho appena comunicato. I nostri drink sono ancora intatti davanti a noi, eccetto per un sorso bevuto dal mio, ma per la maggior parte la bevanda è ancora dentro il bicchiere, e non so nemmeno se riusciremo a finirlo. Nico mi sembra abbastanza sotto shock.

<<Domani vado in ospedale e vedremo cosa mi faranno. Vuoi accompagnarmi?>>chiedo, sorridendo al pensiero di vedere Nico al mio fianco in ospedale, che mi sostiene psicologicamente con le sue risposte sempre pronte.

<<Certo, volentieri.>>acconsente, gettando per la prima volta da quando siamo arrivati uno sguardo al suo cellulare, che continua ad illuminarsi senza sosta per segnalare l'arrivo di numerosi messaggi. Lo prende in mano, per poi sbarrare improvvisamente gli occhi come se si fosse appena ricordato di una cosa importantissima che fino ad ora aveva dimenticato.

Con un gesto fulmineo estrae dal suo portafoglio dieci euro, li scaraventa sul tavolo, si alza in tutta fretta, afferra il casco e, salutando Mattia con un semplice "tieni anche il resto, alla prossima", mi prende per un braccio e mi trascina fuori dal locale, lasciandomi giusto il tempo di acciuffare al volo la borsetta e il casco.

<<Ehi! Ma che ti prende? Non abbiamo nemmeno toccato i drink.>>mi ribello una volta fuori dal locale, mentre lo osservo mettersi il casco in tutta fretta.<<Per poco non investivamo pure un bambino.>>aggiungo, guardando indietro e vedendo il bambino che abbiamo evitato per un soffio girarsi verso i genitori ed indicarci con aria euforica.

<<Sbrigati a salire, altrimenti ci riconoscono.>>ribatte semplicemente, salendo sulla moto e girando le chiavi nell'apposita serratura.

<<Non me ne frega nulla, io non mi muovo di qui finché non mi dici perché hai tanta fretta e dove vuoi andare.>>mi impunto, incrociando le braccia al petto e appoggiandomi al grande muro sul quale campeggia imponente lo striscione che da il benvenuto a Tavullia.

<<Fede, ti prego. Fidati di me per una buona volta e sali.>>ripete, questa volta con un tono leggermente meno impaziente rispetto a prima, ma vedendo che scuoto la testa con determinazione, prende un respiro profondo e aggiunge:<<Per favore, Fede. Giuro che non ti porterò in posti che non ti piacciono, voglio solo farti una sorpresa. Se vuoi ti lascio anche firmare un autografo e scattare una foto con quel bambino che sta venendo verso di noi con aria troppo tenera perché tu possa resistergli, ma promettimi che dopo salirai in moto con me.>>

Rifletto un paio di secondi su quella proposta, dopodiché esclamo "Affare fatto", per poi voltarmi e sorridere cordialmente al bambino che mi sta correndo incontro. Arrivato davanti a me, sfodera il più luminoso dei suoi sorrisi, per poi tendere le braccia nella mia direzione, per farsi prendere in braccio. Con estrema gioia, mi chino leggermente per poi sollevare il piccolo e portarmelo tra le braccia, stringendolo forte.

I genitori accorrono subito per scattarci alcune fotografie, sia in posa che non, e, dopo avergli firmato un autografo sul suo quadernetto, poso in terra il bambino, il quale corre subito da Nico e si posiziona al suo fianco, pronto per la foto di rito. Dopo che il mio amico ha firmato a sua volta un autografo sul piccolo taccuino, saluto con la mano il piccolo che mi guarda ammirato, dopodiché indosso il casco, metto la borsa in spalla e salgo sulla moto dietro Nico, il quale parte immediatamente sgommando.

Nel giro di un quarto d'ora, arriviamo a quella che sembra essere la nostra destinazione: una spiaggia, la più isolata di Riccione, popolata da pochissime persone.

<<Scendi, cara. Siamo arrivati.>>mi avvisa Nico, vedendomi lì impalata a godermi la vista. Faccio come mi ha ordinato, e, dopo aver spento la moto, ci avviamo insieme verso il mare.

Ormai il tramonto è vicino, e sulla superficie dell'acqua si iniziano già ad intravedere dei giochi di luce che mettono i brividi solo a guardarli.

Nico, al mio fianco, continua ad osservare il cellulare, senza staccargli mai un attimo gli occhi di dosso, ma poi d'un tratto se lo rimette bruscamente in tasca e si arresta di colpo una volta arrivati ad una quindicina di metri dal mare. Mi fermo a mia volta, guardando il mio amico che mi osserva con un sorriso soddisfatto in volto.

<<Se stai architettando di buttarmi in acqua scordatelo, non potrei in qualsiasi caso.>>lo avviso, mettendolo già in guardia su quello che gli si legge negli occhi che vuole farmi.

<<Sono imprevedibile mia cara, non puoi sapere quali sono i miei programmi.>>ribatte lui, ampliando ancora di più il suo sorrisino insolente.

<<Stai continuando a guardare prima il mare, poi me e infine alle mie spalle, per vedere se ci fosse un luogo dove potrei scappare. I tuoi piani sono evidenti.>>esclamo, come se fosse la cosa più ovvia al mondo.

<<In realtà dovresti cambiare opinione sul perché io stia guardando alla tue spalle. E forse è meglio che anche tu guardi dietro di te.>>mi dice, con finto tono tranquillo che tenta in ogni modo di mascherare. Nonostante questo faccio come dice, e mi volto indietro.

La cosa più bella che potessi mai fare.

Davanti a me, impacciato ed emozionato come non mai, c'è niente meno che il mio migliore amico monegasco, Charles Leclerc, che, non appena nota che l'ho visto, sfodera un sorriso enorme e allarga le braccia, pronto ad accogliermi.

<<Oh mio Dio.>>riesco soltanto a dire, prima di corrergli incontro e saltargli letteralmente in braccio, con le lacrime che scendono copiose dai miei occhi e che ormai non cerco nemmeno più di trattenere.

<<È bellissimo rivederti chérie, mi sei mancata tanto.>>mi saluta, commosso quasi quanto la sottoscritta ma molto più abile a contenere le sue emozioni rispetto a me, che ormai sto versando lacrime a dismisura bagnandogli tutta la maglietta.

<<Mi sei mancato tanto anche tu, sweetie.>>mormoro, sorridendo e piangendo di gioia contemporaneamente, mentre sono ancora appesa al mio migliore amico, il quale mi stringe ancor di più tra le possenti braccia.

Mi era mancata questa bellissima sensazione, sentire la sua pelle contro la mia, abbracciarlo così forte da pensare che non ci staccheremo mai più, sorridere come un'idiota sul suo petto sebbene non possa vedermi. Mi era mancato lui.

<<Se voi due avete finito di dare spettacolo, direi che potremmo anche andarcene, prima che arrivi una folla incallita in cerca di autografi e foto non solo con due piloti di moto, ma anche con uno di macchine. Guardate, vedo già alcune persone che iniziano ad insospettirsi.>>ci interrompe Nico, improvvisamente più vicino, con lo sguardo verso la passeggiata che costeggia la spiaggia.

Annuisco, ancora sul petto di Charles, per poi staccarmi da quest'ultimo e asciugarmi con un fazzoletto le lacrime che sono colate sulle guance insieme al trucco, che fortunatamente riesco a sistemare abbastanza bene grazie allo specchietto che tengo sempre con me.

<<Dove vogliamo andare?>>domanda il monegasco, afferrandomi la mano, per farmi palesemente capire che gli sono mancati questi nostri gesti di conforto.

<<Io sto morendo di fame, andiamo in un ristorante? È quasi ora di cena.>>propongo, guardando i miei migliori amici in attesa di una loro reazione.

<<E lasciamo senza cena i ragazzi? Lo sai che senza di te non sono capaci nemmeno a farsi un piatto di pasta.>>mi rammenta Nico, alzando gli occhi al cielo con uno sbuffo.

<<Se non sanno prepararsi un piatto di pasta imparano, come hanno fatto tutti. Sarebbe anche ora che si svegliassero.>>commento, provocando in Charles un'allegra risata.

<<Bene, allora andiamo.>>annuisce quest'ultimo, estraendo le chiavi della macchina dalla tasca dei suoi pantaloni.

<<Io torno alla base ragazzi. Ho bisogno di riposo: stanotte non ho dormito praticamente nulla. Buon appetito e buona serata, fate i bravi.>>ci avvisa Bulega, prendendo in mano le chiavi della moto.

Salutato Nico, io e il monegasco ci dirigiamo verso la sua bellissima auto, che scopro esser parcheggiata poco distante da noi, e sulla quale salgo come se fosse la mia.

Non appena il pilota Ferrari avvia il motore, chiudo istintivamente gli occhi, godendomi a pieno il rumore più bello che abbia mai sentito, per poi riaprirli lentamente quando sento la vettura muoversi.

<<Ti prego, sweetie, non dirmi che sei venuto da Monaco fino a qui solo per me.>>inizio il discorso, con tono ammonitorio ma immensamente felice.

<<Hai indovinato, chérie. Sì, mi sono fatto cinquecentottanta chilometri solo per vederti. E mi sono pure dovuto fermare più del previsto in autogrill perché un bambino urlava di avermi riconosciuto e di volere un mio autografo.>>ride lui, come se fosse la cosa più normale del mondo andare da Monaco a Riccione in macchina e doversi pure mangiare pranzo in autostrada.

<<Tu non ci stai con la testa.>>commento, gettando uno sguardo fuori dal finestrino e vedendo la città sfilare via dietro di noi.

<<A dire il vero l'idea è stata di Nicolò. Lo sapevamo solo io e lui.>>confessa, facendomi chiaramente intendere di non fargli sapere che lui me l'ha detto.

<<Non ci credo.>>ammetto, utilizzando il francese, visto che con lui parlo sempre e solo italiano, sorridendo con incredulità.

Sinceramente, non credevo Nico capace di organizzarmi una sorpresa del genere tutto da solo, senza l'aiuto di nessuno, e soprattutto di riuscirci così bene. Mai avrei immaginato che la sorpresa consistesse nel farmi rivedere Charles.

<<Credici invece. È stato lui a contattarmi, lui a darmi l'orario e la posizione dell'incontro e lui a tenermi sempre aggiornato. A proposito, sempre lui mi ha scritto che sareste arrivati in ritardo a causa di una conversazione seria riguardante te che non potevate proprio rimandare. È qualcosa di grave?>>domanda, ingenuo, completamente ignaro di tutto.

Istintivamente abbasso il capo, con espressione triste. Fin'ora Charles è stato capace di farmi dimenticare tutti i miei problemi, semplicemente con la sua presenza e le sue dolci parole, ma sapevo bene anche prima che è impossibile sfuggire alla realtà. Niente e nessuno potrà mai farmi fuggire da quella che è la cruda e triste realtà, ed è questa la cosa che davvero mi preoccupa.

Prendo un lungo e profondo respiro, ed inizio a raccontare a Charles ogni cosa, ogni minimo dettaglio della mia malattia e ogni sua sfaccettatura, nella speranza che almeno lui ci provi a portarmi via dalla realtà.

Sembrerò egoista, ma spero davvero lo faccia. In questo momento è l'unico appiglio che ho, e non ho intenzione di lasciarlo andare. Per nessun motivo al mondo.

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