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Capitolo 10

We all need a soul to rely on, a shoulder to cry on
A friend through the highs and the lows
I'm not gotta make it alone

📍Montréal, Canada
08/06/2019

Sto ancora ammirando la camera in cui alloggeremo per due notti, quando la mia migliore amica si dirige verso l'armadio e, dopo aver spalancato le ante, comincia a svuotare la valigia e ad appendere tutti i vestiti agli appendini lasciati in dotazione dall'hotel. 

Lancio sull'enorme letto la borsa e la valigia che avevo in mano, per poi correre sul terrazzo e appoggiarmi al parapetto, ammirando il panorama di cui si può godere da qui. È tutto quanto meraviglioso. Mi serviva proprio una vacanza, ne avevo davvero bisogno. E, sebbene io e la mia migliore amica stiamo qui solo due giorni, a me basta già. Anche perché se dovessi stare per più tempo sento che mi mancherebbe la mia moto, come anche i ragazzi.

<<Allora? Ti piace qui?>> chiede Sofia, affiancandomi e cominciando a guardare il panorama, come me. 

<<Sì, un sacco. Non avrei mai immaginato tutto questo.>>confesso, commossa di fronte a tutta quella meraviglia.

<<Nemmeno io.. Scusa Fede ma non dovevamo preparare la sorpresa per Charles? O meglio, non dovevi prepararla tu?>>mi rammenta lei, distraendomi dal mio momento di ammirazione.

D'improvviso mi ricordo lo scopo del nostro viaggio in Canada ed apro la mia borsa per prendere il cellulare e la chiave della camera, poi mi dirigo verso la porta d'uscita per andare in reception a chiedere il numero della camera di Charles, ma non prima di aver risposto alla mia migliore amica con un frettoloso:<<Hai ragione. Devo chiedere il numero della camera di Charles in reception. Vado e torno.>>

Uscita dalla stanza, mi fiondo davanti all'ascensore e premo ripetutamente il tasto per chiamarlo, per poi incrociare le braccia sotto al seno e iniziare a battere nervosamente il piede in terra, in trepidante attesa. Dopo decisamente troppo tempo passato ad aspettare, stabilisco che la via più veloce per raggiungere il piano terra è quella delle scale. Così, in seguito ad un paio di svolte a destra e sinistra, mi ritrovo a percorrere di corsa la maestosa scalinata che mi condurrà nella hall dell'hotel. Ammetto che ho una paura matta di essere in ritardo per la sorpresa. Ho paura che Charles arrivi prima di quando ho calcolato e, di conseguenza, che la mia sorpresa fallisca. 

Quando arrivo davanti al bancone della reception, ancora con il fiato corto a causa della corsa che ho appena concluso, Dafne mi guarda sconvolta, ma subito dopo sfodera un caloroso sorriso e mi chiede:<<Salve signorina. Mi dica.>>

<<Oh, mi chiami pure Federica e mi dia del tu. A me va benissimo.>>puntualizzo, ricambiando il suo dolce sorriso.

<<Federica? Sei italiana?>>
Percepisco che a pronunciare quest'ultima frase ha fatto davvero fatica, perché, essendo lei abituata a dare del lei a tutti i suoi clienti, è rimasta leggermente spiazzata quando le ho detto di chiamarmi per nome e di darmi del tu, senza usare troppe formalità che io ritengo completamente inutili.

<<Sì. Sono italiana.>>rispondo. Perché mi ha chiesto questo? Attualmente non riesco a  pensare ad una risposta sensata alla mia domanda mentale, ma per fortuna Dafne me ne dà una poco dopo.

<<Io ho una cugina che vive in Italia e che si chiama Federica, come te.>>

<<Ah, wow. Magari la conosco pure.>>
Dafne si lascia sfuggire una risatina che viola un po' le sue regole di comportamento, ma a me sta bene così. Mi piacciono le persone sincere, spontanee. Le adoro.

<<Dafne, io avrei bisogno di un favore.>>comincio, iniziando a temere che il mio desiderio non possa essere soddisfatto.

<<Dimmi tutto.>>

<<Ehm...ecco...>> esito un po' prima di comunicarle il mio intento, perché so già come reagirà. Sicuramente mi dirà che non può dirmelo per questioni di privacy dettate dai manager del pilota e che, non conoscendolo, non ho il diritto di sapere il numero della sua camera. Sempre le stesse storie. <<Io mi chiedevo se...ehm...potessi dirmi il numero della camera di Charles Leclerc.>>

<<Federica, mi chiedi troppo. Non posso proprio. Ordini dai piani alti.>>
Ecco, appunto. Che avevo detto? Penso, mentre sorrido, non riflettendo nemmeno un secondo sull'opzione di arrendermi e rinunciare alla sorpresa. Non è assolutamente nel mio stile.

<<Dafne, so che alloggia qui. Lo conosco e lui conosce me. Siamo amici e vorrei fargli una sorpresa. Ti prego, ti posso assicurare che lo conosco.>>tento di convincerla, usando il tono più persuasivo del mio repertorio.

Dafne continua a scuotere la testa, mentre il sorriso caloroso che prima aveva stampato in volto comincia pian piano ad affievolirsi, fino a spegnersi del tutto non appena pronuncia le seguenti parole:<<Non posso Federica. Mi dispiace. Senza offesa, ma non posso fidarmi di te. Sei solo una cliente tra le tante.>>

<<Dafne, ti prego. Devo fare una sorpresa a Charles. Sono sua amica.>> insisto, anche se so già che riceverò un altro no come risposta. Ma, nonostante tutto, non mollo. Non cedo.

<<Dafne, dalle il numero della camera di Charles per favore. È sua amica, te lo garantisco io.>>dice una voce dietro di me, piombando nella hall dell'hotel e affiancandomi. Solo quando le nostre spalle arrivano quasi a sfiorarsi capisco che chi ha pronunciato quella frase è stato Daniel Ricciardo, vestito ancora con la polo del team, evidentemente di ritorno dal circuito.

Devo muovermi. Se lui è appena tornato non ci vorrà tanto tempo prima che torni anche Charles. È il primo pensiero che mi balena in mente, ma do la priorità a un altro pensiero, decisamente più importante, tant'è che decido istantaneamente di tramutarlo in parole.<<Daniel, scusa, ma tu come fai a conoscermi?>>

<<Mentre passeggiavo nel paddock ho sentito Charles che parlava con suo fratello di una certa Federica che corre in Moto3. Spero che sia tu, altrimenti ho fatto una figuraccia.>>
Scoppio a ridere per la sincerità del pilota australiano, mentre anche a lui sfugge una risata.
<<Tranquillo, sono io. Non hai fatto figuracce.>>lo tranquillizzo, senza mai smettere di ridere. Vista dalla tv la sua risata è sì contagiosa, ma dal vivo è tutto un altro discorso. Dal vivo non si riesce più a smettere di ridere.

<<Grazie a Dio.>> commenta Ricciardo, alternando lo sguardo tra me e la receptionist, per poi dire a Dafne:<<Fidati di me. Dalle il numero della camera di Charles per favore.>>

La receptionist annuisce, visibilmente controvoglia, poi finalmente mi comunica il numero della stanza di Leclerc, ovvero la 329.
<<Ti serve anche la chiave della camera?>> chiede Dafne, ma poi, vedendo il mio sguardo che è un misto tra il perplesso e il confuso, aggiunge:<<Noi ne abbiamo una copia quindi daremo quella originale a Charles quando ritornerà e daremo la copia a te, se la vuoi.>>

Guardo Daniel, che, come sempre, sfodera uno dei suoi magnifici sorrisi a trentadue denti e, non appena si accorge che lo sto guardando, mi consiglia:<<Perché no.>>
Annuisco, per poi rivolgere nuovamente la mia attenzione verso la receptionist, in attesa di una mia risposta.<<Va bene. Prendo anche la chiave.>>

Dafne comincia subito a cercare la chiave nel cassetto della scrivania e, poco dopo, mi porge una tessera uguale a quella della mia stanza. Dopo averla ringraziata, Daniel mi comunica che lui torna nella sua stanza, al terzo piano, e si propone come mio accompagnatore. Come potrei rifiutare? Penso, mentre la mia testa ha già cominciato a fare su e giù come cenno di assenso.

Dirigendoci su per le scale parliamo di come sono andate le qualifiche, dato che, avendo affrontato dodici ore d'aereo ed essendo arrivata da poco qui a Montreal, non ho potuto assistere né alla Q1, né alla Q2, né tanto meno alla Q3. 

Vengo a sapere da Daniel che Vettel si è aggiudicato la pole position, seguito da un Lewis Hamilton beffato all'ultimo secondo, da un Charles Leclerc che ha sbagliato qualcosa all'ultimo tentativo e da uno straordinario Daniel Ricciardo che, come mi ha raccontato proprio lui, si è aggiudicato il quarto posto donando nuove speranze ai suoi tifosi e a quelli della Renault. 

Sono davvero contenta del quarto posto di Daniel, perché anche prima di conoscerlo era già uno dei miei piloti preferiti in Formula Uno. Dopo aver fatto i complimenti all'australiano, ci accorgiamo di essere arrivati al terzo piano, ovvero quello delle stanze in cui dobbiamo dirigerci.

<<Secondo me Charles prenderà un infarto quando ti vedrà nella sua camera. Forse è meglio se lo aspetto fuori con la scusa di chiedergli qualcosa.>> propone Daniel, mentre rallentiamo gradualmente per poi fermarci davanti alla stanza del monegasco.

<<Sì, ma cosa?>> domando, riflettendo su cosa può dire Daniel a Charles per poterlo aspettare davanti alla sua porta senza fare figuracce.

<<A quello ci penso io. Non preoccuparti. Tu pensa ad entrare.>> 

<<Chiaro, ho capito. Ah, a proposito. Non è che potresti andare in camera mia a dire alla mia amica Sofia che sto preparando la sorpresa a Charles? Perché io devo ancora trovare un posto in cui nascondermi.>>

<<Certo. Che stanza hai?>>

<<La 323. Ecco la tessera.>> dico, passandogli la tessera che tenevo al sicuro in tasca.

<<Grazie. Ci vediamo dopo. Mi raccomando, non deludermi.>>mi saluta, dopo avermi fatto l'occhiolino.

<<Questo mai.>>
Inserisco la chiave che Dafne mi ha gentilmente consegnato nella serratura della stanza numero 329 e subito dopo la luce che prima era rossa si colora di verde, permettendomi di abbassare la maniglia ed entrare solo in seguito ad essermi assicurata che non ci sia nessuno in corridoio oltre a me e Daniel.

La camera di Charles è molto simile alla mia in fatto di design, ma se parliamo di oggettistica è tutto un altro discorso. All'interno dell'armadio vedo solo felpe, polo e t-shirt del Cavallino Rampante, al cui fianco ci sono alcuni pantaloncini corti, ideali per recarsi al circuito senza dare troppo nell'occhio. Sul letto ci sono una polo (rigorosamente della Ferrari) e un paio di bermuda color champagne. 

Mi osservo intorno lentamente e cerco un possibile posto dove nascondermi.
Sotto al letto? No, poi mi verrà difficile saltare fuori e urlare "Sorpresa".
Nel bagno? No, troppo lontano dall'ingresso.
Dietro la porta? No, troppo ovvio.
Dentro l'armadio? Mmh, questo potrebbe andare bene. Sì, penso che mi nasconderò lì, ammesso che io ci stia. 

Apro le ante per togliermi il dubbio, però scopro con tristezza che l'unico posto in cui potrei nascondermi, ovvero il ripiano più basso, è occupato dalla valigia del monegasco. Ma subito dopo mi viene in mente una cosa: la valigia si può spostare. Posso metterla da qualche altra parte. Per mia fortuna l'armadio non è troppo alto, perciò salendo sul letto e alzandomi in punta di piedi riesco ad adagiare la valigia rossa di Charles sopra all'armadio. 

Viste le troppe cose sparse a caso sul pavimento, stabilisco che è meglio non buttarsi giù dal letto, anche perché attualmente non riesco a scorgere uno spazio in cui si possa atterrare rimanendo indenni. 

D'improvviso, però, sento la voce di Charles mischiata a quella di Daniel particolarmente vicina alla camera in cui sono e la prima cosa che mi viene istintivo fare è gettarmi giù dal letto e infilarmi velocemente nell'armadio. 

Quando chiudo le ante dell'armadio e mi ci accuccio all'interno, però, mi chiedo perché devo assecondare sempre e comunque il mio istinto. Se non l'avessi fatto, a quest'ora non avrei un dolore atroce al piede a causa dell'impatto avuto poco prima con un mazzo di chiavi buttate sul pavimento. L'ansia per la sorpresa che sto per fare riesce ad avere la supremazia sul dolore solo quando la porta si apre e sento Charles dire:<<Perché la mia valigia è sopra l'armadio? Io l'avevo messa dentro.>> 

Cavolo, non gli sfugge proprio nulla. Devo sbrigarmi ad agire prima che lui apra l'armadio. Stabilisco, mentre appoggio le mani sulle ante per prepararmi a spalancarle e ad uscire da quello spazio decisamente troppo stretto per i miei gusti. Spero solo di non dare una botta a Charles o a Daniel mentre apro le ante.

Dopo un paio di secondi di esitazione, mi decido finalmente a spingere le porte di legno e a saltare fuori. Non appena metto un piede sul pavimento della stanza, Charles si gira nella mia direzione e mi guarda stupito.
<<Sorpresaaa!>> strillo, correndo ad abbracciare il pilota della Ferrari (ancora vestito con la divisa del team), che è visibilmente molto contento di vedermi.

<<Chérie, ciao! Non mi aspettavo di trovarti qui. Che diavolo ci facevi nell'armadio della mia stanza?>> chiede Charles, tenendomi le mani di modo da non interrompere il contatto fisico tra di noi.

<<Un mago non rivela mai i suoi trucchi.>> ribatto, assumendo un'aria tutt'altro che modesta, ma tramutando subito dopo la mia espressione in una grassa risata, alla quale si aggiungono anche il monegasco e l'australiano, rimasto in disparte fino ad ora.

<<Ero convinto che non venissi in Canada ed è per quello non ti ho prenotato nulla. Perdonami.>>si scusa il pilota della Rossa, visibilmente in imbarazzo. Per tranquillizzarlo, sfodero uno dei miei sorrisi più calorosi, mentre stringo ancora di più le sue mani nelle mie. <<Non scusarti, ho pensato a tutto io. Ho dovuto chiedere aiuto a qualcuno dei tuoi colleghi, però ce l'ho fatta.>>

<<E sentiamo, a chi hai chiesto aiuto esattamente?>>mi domanda, con un'aria curiosa.

<<Per l'indirizzo dell'hotel ho chiesto a Lewis, mentre per il numero e la chiave della tua camera ho avuto un piccolo aiuto da Daniel.>>spiego, indicando anche il pilota Renault e rivolgendogli uno sguardo carico di ringraziamento.

<<Ah, wow. Hai proprio scelto i migliori.>>scherza Charles, mentre Daniel fa un passo verso di noi e fulmina il monegasco con lo sguardo. <<Ah, ah, ah. Molto divertente Leclerc. Davvero spiritoso. Cerco di prenderlo come un complimento.>>

Tutti e tre scoppiamo a ridere per l'ironia del pilota Renault, poi, d'improvviso, mi torna in mente la richiesta che mi ha fatto Sofia, così domando a Charles:<<Sweetie, per caso sei libero ora? Perché la mia migliore amica avrebbe qualcosa da chiederti.>>

<<Sì, non dovrei avere impegni. È in camera con te?>>

Annuisco, per poi prendere il monegasco per un braccio e trascinarlo letteralmente fuori dalla sua camera. Prima di andare, però, guardo Ricciardo e gli dico:<<Ah, grazie di tutto Dan. Ci si vede a cena.>>

Lui scuote la mano in segno di saluto ed è l'ultima cosa che vedo della camera di Charles, prima di condurre il pilota della Rossa con modi molto poco fini nella mia stanza.

<<Sofia, eccoti Charles. Non avevi qualcosa da chiedergli?>> Cerco di concentrare l'attenzione della mia migliore amica su di me con una frase e sono felice di scoprire che ha funzionato. 

Sofia guarda prima me, poi Charles, poi di nuovo me, tuttavia si focalizza sul monegasco e gli sorride in modo furbo.<<Mettiti comodo, mio caro Charles. Sarà un discorso molto lungo.>>

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