Epilogo *Boyd*
"Dio, Boyd! L'ansia mi ucciderà, lo so, lo so!" esclamò Blaire per la centesima volta, rivoltandosi nel letto di camera sua, sopra il quale eravamo distesi.
Risi prendendola in giro, ma in un certo senso potevo capirla: di lì a poche ore avremmo disputato la competizione più importante della nostra vita, dalla quale sarebbe dipeso il nostro futuro.
Sapevo quanto per lei fosse importante e avrei fatto il possibile per farla vincere.
Le diedi un bacio sulla fronte e poi le appoggiai il mento sulla testa, lasciando che si sistemasse con il viso sul mio petto.
"Ce la faremo, amore. Te l'ho promesso, ricordi?" la confortai, abbassando il mento per poterla guardare.
"Ma tu riesci a immaginarci? Io e te alla Juilliard!" esclamò, con gli occhi verdi che le brillavano.
Dio, com'era bella...
Le avrei trovato altre mille competizioni a cui partecipare solo per poter vedere quel suo sorriso così sincero.
Quella voglia di vivere che sprizzava dai suoi occhi, quella stessa luce che vibrava solamente quando stava con me.
"Riesco a immaginarmi accanto a te, ti basta?" mormorai, sfiorandole la guancia con due dita.
Lei sorrise in quel suo modo dolce e si morse il labbro inferiore.
"E mi avanza. Cosa ho fatto per meritarti?"
Scossi la testa e le presi il viso tra le mani, baciandole le guance.
"Tu sei pazza. Sei così bella, intelligente e buona e mi chiedi cosa hai fatto tu per meritare me?"
"Parli così solo perché sei innamorato di me!" cantilenò sorridendo ed io non riuscii a non sorridere a mia volta.
"In effetti sono totalmente perso di te, ma le cose che ho detto le penso davvero" dissi poi.
Lei si accoccolò più vicino a me e mi strinse le braccia attorno ai fianchi.
"Ti amo e amo il tuo profumo" mormorò sulla mia pelle.
"Ah, si?" le sussurrai nell'orecchio.
"Si, è un misto di cannella e pulito e... calore, credo. Non so come descriverlo a parole"
Da scherzoso il discorso si era improvvisamente fatto serio ed ora ero ansioso che continuasse.
"Calore?"
Blaire alzò su di me gli occhi dalle iridi color smeraldo ed io pensai che, se anche avessi perso la memoria mille volte, mi sarei innamorato ancora e sempre di lei.
"Si, il tuo profumo mi ricorda il calore, forse perché mi sento così protetta accanto a te... Casa è calore, no? Ecco, dovunque tu sia, per me è casa" mormorò piano.
Le presi il viso tra le mani e la guardai a lungo.
"Pensi davvero ciò che hai detto?"
"Certo" rispose, sorridendo in modo timido.
"Ti amo talmente tanto, cazzo" mormorai, praticamente a contatto con la sua bocca.
Lei sorrise accarezzandomi il viso e le mie palpebre fremettero al suo tocco delicato.
"Ti amo anch'io, amore" sussurrò, prima di baciarmi.
Smettemmo di parlare e restammo solo noi, ad amarci in quella piccola stanza dai muri rosati.
Quella ragazza dai capelli biondi aveva totalmente stravolto il mio mondo dal primo momento in cui vi aveva fatto ingresso.
Con la sua bontà, la sua bellezza, la sua generosità e la sua forza mi aveva cambiato e mi aveva trasformato in una persona migliore.
Aveva ragione lei, entrambi avremmo per sempre avuto i nostri tormenti, non avevamo né avremmo mai avuto delle vite facili, ma andava bene così.
Io avevo lei, lei aveva me, noi avevamo noi.
E non serviva altro.
Non sarebbe mai servito finché saremmo stati insieme.
Sorrisi distendendomi di nuovo sul materasso e l'attirai a me.
Eravamo accaldati e sudati, ma la volevo comunque vicino.
Avevo gli occhi chiusi e mi stavo rilassando, quando partì una sveglia dal mio telefono, ricordandomi l'appuntamento che avevo preso di lì a mezz'ora.
Avevo deciso di contattare alcuni agenti immobiliari per cercare un appartamento per me e Blaire: lei ne era all'oscuro perché sapevo che dicendoglielo si sarebbe spaventata a morte, ma volevo portarmi avanti per quando sarebbe giunto il momento in cui avrei finalmente sentito che era pronta al grande passo della convivenza.
Personalmente sarei andato a convivere con lei il giorno stesso, ma se c'era una cosa che in quei mesi avevo sicuramente imparato, era proprio che con Blaire bisognava procedere senza fretta.
Il mio telefono mi aveva appunto ricordato che l'agente immobiliare con cui avevo preso appuntamento per uno dei primi colloqui, mi aspettava dall'altra parte della città.
"Cazzo..." esclamai, scattando in piedi ed iniziando ad infilarmi i vestiti disseminati sul pavimento.
Blaire si sedette sul letto e mi guardò con aria confusa:
"Dove vai?"
"Devo fare delle commissioni urgenti di cui mi ero dimenticato" mentii, infilandomi la maglietta nera che era finita sotto al letto.
"Ma abbiamo la competizione!" esclamò.
"Lo so, amore. Tornerò in tempo a prenderti e andremo insieme alla Juilliard, d'accordo?"
"No che non sono d'accordo! Volevo stare con te prima della gara più importante della mia vita e invece tu te ne vai!" sbraitò, con un broncio adorabile.
Anche io avrei voluto rimanere con lei, ma sapevo che ciò che mi aspettava era necessario che venisse fatto per il nostro futuro.
Mi chinai sul letto e le presi le guance tra le mani, schioccandole un bacio.
"Ti prometto che tornerò il prima possibile. Me lo fai un sorriso?"
Lei corrucciò ancora di più la bocca in un'espressione arrabbiata:
"No" rispose, incrociando le braccia al petto.
Io allora le presi gli angoli della bocca con i pollici e glieli alzai in un sorriso innaturale, che la fece scoppiare a ridere.
"Così mi piaci. Torno presto, ti amo" le dissi, dandole un altro bacio ed uscendo dalla stanza.
Mentre mi infilavo le scarpe nell'atrio mi sopraggiunse la sua risposta:
"Io no, antipatico fidanzato che non sei altro!"
Sorrisi e, prima di uscire dall'appartamento, esclamai:
"Tanto so che non è vero, piccola!"
Per fortuna il traffico quel pomeriggio era piuttosto scorrevole, cosa abbastanza insolita per le strade di Los Angeles in piena estate, così mi rilassai ed infilai un disco degli AC/DC, tamburellando il ritmo sul volante.
Uscii dal quartiere di Blaire e mi infilai nella strada principale, sostando ad un semaforo.
Mentre aspettavo che la luce diventasse verde, con la coda dell'occhio vidi un movimento alla mia sinistra e mi girai quasi di riflesso.
Quello che successe poco dopo, lo ricordo nei minimi dettagli: un camion che spuntava a tutta velocità da una strada laterale, travolse qualche macchina senza riuscire a fermarsi, visibilmente fuori controllo.
Ebbi appena il tempo di analizzare che mi stava venendo addosso e che la collisione sarebbe avvenuta di lì a pochi istanti, che nella mia mente esplose come una scintilla piena di colori, quello che descriverei come un timelapse della mia vita.
In tanti, troppi, film quel fenomeno veniva descritto in ogni possibile maniera, ma viverlo non aveva nulla a che fare con tutte le ipotesi della cinematografia.
Immagini di mamma e papà, Chloe, la mia bicicletta, quell'insignificante pesciolino rosso che avevo avuto a sei anni, la morte di mamma, Luke, le feste, l'alcolismo di papà, Chloe in lacrime e poi... Blaire.
Blaire in tutte le espressioni facciali possibili: allegra, euforica, in lacrime, arrabbiata, sognante...
Le immagini si susseguivano come iceberg impazziti nella mia mente, ma ripercorrerle non era piacevole come si poteva pensare.
Erano dolorose, creavano una sofferenza prettamente fisica indescrivibile.
Come se ogni ricordo fosse un coltello che mi si conficcava in qualche parte del corpo, ogni volta differente.
E poi d'improvviso capii: Il rumore delle lamiere dell'auto che si piegavano lo sentii appena.
Non erano i ricordi a farmi del male, ma l'auto che mi si chiudeva addosso.
Provai ad urlare, ma dalla gola non mi uscii nulla, se non un fiotto caldo e denso.
La testa sembrava scoppiarmi, attorno a me vedevo solo un buio soffocante.
Io stavo soffocando.
C'era qualcosa nei polmoni che mi impediva di respirare, ma non potevo morire.
Pensai al mio angelo biondo che mi aspettava a casa e il mio cuore quasi si fermò: come potevo lasciarla?
Come avrei potuto non rivedere più il suo viso mentre rideva?
Tentai di restare sveglio, ma quel fiotto caldo e denso avvolgeva tutto il mio corpo, mentre io sembravo galleggiare sempre più lontano.
Non posso morire. Blaire. Devo farcela. Blaire.
Tentai con tutte le forze che mi rimanevano di restare sveglio, ma quando sentii delle sirene in lontananza, il mio corpo decise che ne aveva abbastanza e smise di lottare.
Desiderai di poter soffrire ancora piuttosto che andarmene, ma d'un tratto non riuscii nemmeno più a pensare.
Smise anche il dolore.
Smisi di sentire tutto.
Ed attorno a me si chiuse definitivamente il buio.
***************************************************************************************
AMICI, ECCOCI QUI, GIUNTI ALLA FINE DI QUESTA PRIMA AVVENTURA CHIAMATA MAYBE YOU.
VOGLIO RINGRAZIARE SOPRATTUTTO CHI ERA SEMPRE PRONTO A SOSTENERE LA MIA STORIA CON UN COMMENTO, UN VOTO O SEMPLICEMENTE UNA LETTURA.
IMMEDESIMARMI NEL MONDO DI BLAIRE E BOYD È STATO MAGICO E SPERO VERAMENTE LO SIA STATO ANCHE UN PO' PER VOI.
NON VEDO L'ORA DI FARLO DI NUOVO.
GIÀ, DICO DI NUOVO, PERCHÉ LA STORIA È TUTT ALTRO CHE FINITA ED IL SEGUITO ASPETTA SOLO DI VENIR PUBBLICATO.
QUANDO QUESTA STORIA ARRIVERÀ AD 1K, INFATTI, INIZIERÒ A PUBBLICARE MAYBE YOU 2, CHE AVRÀ ANCORA TALMENTE TANTI COLPI DI SCENA, CHE SONO SICURA NON VI DELUDERÀ.
UN BACIONE, AMICI, CON LA SPERANZA DI POTERCI RISENTIRE PRESTO!
BIANCA
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro