Capitolo ventisettesimo *Boyd*
Mi riversai sul letto al suo fianco, prendendola per la vita e seppellendo il viso nel suo collo. La sentii sospirare prima che mi infilasse le dita tra i capelli in un lento massaggio.
Alzai gli occhi e lei mi sorrise, così ne approfittai per inserirle un dito nella fossetta che le scavava la guancia destra.
"Come ti senti?" le chiesi dolcemente.
"Dopo questo? Alla grande grazie!" esclamò scherzando e indicando i nostri corpi intrecciati.
Risi anche io e le baciai la fronte.
"Sai cosa intendo. Come ti senti dopo avermi detto tutto?"
"In modo totalmente diverso da come mi sarei immaginata: più felice, più serena... così libera!" esclamò, sorridendomi felice.
"È quello che volevo che accadesse. Quello che è successo a me quando ti ho raccontato il mio passato"
Quanto avrei voluto che le mie parole fossero completamente vere, invece io non mi ero affatto liberato dal peso che mi opprimeva il cuore come un macigno.
Era lì.
Mi ricordava ogni giorno quanto schifo facessi.
Mi faceva vivere nel terrore costante di poterla perdere.
Ma, nonostante tutto, non avrei mai potuto confidarglielo o lei mi avrebbe lasciato senza voltarsi indietro.
"Un soldino per i tuoi pensieri. Che succede?" mi chiese Blaire dolcemente, guardandomi.
Non riuscivo a nasconderle nulla, mi leggeva come un libro aperto.
Era quello forse il motivo per cui mi ero innamorato di lei: le altre se ne fregavano di cosa pensavo, di quello che sentivo, ma Blaire no.
Lei mi capiva, lei sapeva chi ero davvero.
"Non riuscirei a sopportare l'idea di perderti. Lo sai, vero?" le chiesi, passandole il pollice sulla guancia.
"Non mi perderai. Io ti amo, Boyd" mi disse, ma non bastava.
Lei non sapeva. Se avesse saputo non l'avrebbe pensata così.
La guardai per un attimo in tutto il suo splendore: quei capelli chiari spettinati, gli occhi verdi luminosi e pieni di gioia, le guance lievemente arrossate, le ciglia lunghe e nere... era bellissima.
Più bella di qualsiasi altra ragazza ed era mia.
Ma mi avrebbe amato ancora se avesse scoperto tutto?
Conoscevo la risposta.
La strinsi a me e chiusi gli occhi, mentre mi godevo la sua vicinanza.
"Me lo prometti?" le chiesi, senza guardarla negli occhi.
Ero un egoista del cazzo, ma non riuscivo a farne a meno.
"Boyd, resterò con te a meno che tu non mi dia ragione di andarmene. Mi stai spaventando, che succede?" mi chiese, alzandomi il viso per far sì che la guardassi.
Sorrisi nel modo più sincero che riuscii, sperando di sviare i suoi dubbi e le dissi:
"Non succede nulla, amore. Stavo solo riflettendo. Hai fame?"
Erano quasi le otto e mezza e io non avevo toccato cibo tutto il giorno, perciò avevo una fame da lupi.
Il suo stomaco emise un brontolio e lei si coprì il viso con le mani:
"Mi sembra che la risposta te l'abbia data chiaramente lui" disse, indicandosi la pancia.
"Alzati,principessa, ti preparo la cena" dissi quindi, alzandomi ed infilandomi i boxer che giacevano per terra.
Lei si alzò dal letto e raccolse la mia maglietta, infilandosela con naturalezza.
Il tessuto della t-shirt le arrivava poco sotto il sedere e io deglutii a vuoto più volte guardandola.
"Possiamo mangiare i pancake?" mi chiese, curvandosi a terra per recuperare una maglietta e metterla sullo schienale della sedia.
Voleva farmi morire, questo era certo.
Oppure non si accorgeva dell'effetto che mi faceva.
La raggiunsi e le misi le mani in vita, attirandola a me.
"Se la smetti di tentarmi, ti cucino anche mille dei tuoi dannatissimi pancake"
Lei si dimenò addosso a me con un sorriso furbo e io chiusi gli occhi per recuperare la calma.
"Io ti tento?" chiese in maniera innocente, ridacchiando sommessamente.
I suoi occhi verdi mi guardavano da sotto le lunghe ciglia scure e d'improvviso lei sembrava fin troppo consapevole del fatto che tutta la mia attenzione fosse focalizzata su di lei.
Mangiare. Doveva mangiare.
Autocontrollo era la parola d'ordine.
Per spezzare quell'atmosfera elettrica, la presi alla sprovvista e me la caricai in spalla.
Lei strillò per la sorpresa e scoppiò a ridere, continuando a dimenarsi fino a quando non arrivammo in cucina.
Selina aveva lasciato un bigliettino sul pianale di cottura e quando la misi a terra, Blaire andò a leggerlo.
"Che dice?" chiesi, mentre prendevo dal frigo gli ingredienti per i pancake.
"Che è uscita con Jeremy, ma che se tu dovessi fare il birichino, mi basta chiamarla perché si precipiti qui con la cavalleria"
Scoppiai a ridere.
"Beh, mi dispiace, perché questa sera ho proprio intenzione di fare il birichino" dissi poi, lanciandole un sorrisetto malizioso.
Lei si sporse oltre il bancone dove era seduta e mi diede un bacio a stampo.
"Ne sono moolto felice. Soprattutto perché sei a petto nudo e stai cucinando per me"
Risi e scossi la testa, mentre lei continuava a guardarmi maliziosa.
Cucinai i pancake con le gocce di cioccolato come piacevano a Blaire e lei, dopo averli assaggiati, mi giurò amore eterno e un plotone di figli maschi.
Ridemmo e sporcammo dappertutto sia noi stessi che la cucina, ma poco ce ne importava perché eravamo chiusi nella nostra bolla e nulla poteva turbarci.
Ripulii il pianale in un batter d'occhio e poi andai verso di lei e le tolsi le macchie di cioccolato e zucchero a suon di baci.
"Ti va di guardare un film?" domandai alla fine, mentre lei mi teneva ancora abbracciato all'altezza dei fianchi.
"Certo che sì, basta che non ci siano squali"
"Hai paura dei film sugli squali?" le chiesi, senza riuscire del tutto a trattenere una risatina.
"Ho paura degli squali in generale! Dio mio, chi potrebbe non averne paura? Mi vengono i brividi solo a pensarci!" esclamò.
"Allora vieni qui e aiutami a scegliere un film che non contenga i terribili squali" le dissi, dirigendomi verso il divano.
Lei mi corse incontro e mi saltò sulla schiena, pensando di cogliermi impreparato. Io invece l'afferrai per le cosce e la portai fino al divano in spalla, sentendola ridere sommessamente.
"Sei così forte, mi trasporti sempre come fossi una piuma" esclamò seduta sul divano, scorrendo verso di me.
Le misi un braccio attorno alle spalle e la feci appoggiare al mio petto, afferrando il telecomando.
"Sei una piuma" le risposi sorridendo.
"Ceeerto!"rise lei, alzandosi la maglietta e battendo sul ventre piatto.
Mi abbassai su di lei e le morsi la pelle vicino all'ombelico, facendola dimenare. Continuai a farla ridere e a tormentarla fino a quando non esclamò tra i singulti:
"Pietà! Pietà! Mi arrendo! Odio il solletico!"
Risi anche io e mi staccai da lei:
"Pronta per scegliere il film?"
Lei sorrise e annuì, venendo di nuovo ad accoccolarsi su di me.
"Più che pronta"
Alla fine ci accordammo per una commedia romantica e divertente, ma non avrei saputo dire quale esattamente fosse la trama del film, perché passai il tempo a guardarla mentre rideva o si commuoveva per le scene che passavano sullo schermo.
Verso la metà del film, cominciò a sbadigliare e i suoi occhi si fecero stanchi, nonostante lottasse per restare sveglia a guardare il film.
I suoi sforzi si rivelarono vani, perché pochi minuti dopo, stava già dormendo profondamente.
Sorrisi e chiusi la tv, poi la presi in braccio e la portai in camera, distendendola sul letto e coprendola con il piumone.
"Che succede?" farfugliò, ancora mezza addormentata.
"Niente, piccola. È quasi mezzanotte, dormi pure"
Mi distesi a letto con lei e Blaire mi abbracciò.
La guardai mentre mi stringeva ad occhi chiusi e un'improvvisa tranquillità mi avvolse come una coperta.
Quella ragazza era il mio mondo, avrei fatto di tutto per lei.
Non c'era cosa che mi spaventava più dell'idea di poterla un giorno perdere.
"Non sarò mai abbastanza grata a Claire per averci fatto incontrare"mormorò, prima di scivolare di nuovo nel sonno appoggiata a me.
Cazzo, Claire!
Dovevo assolutamente mandarle un messaggio e porre fino a ciò che non mi faceva dormire. Al segreto che minacciava di allontanarmi per sempre dall'angelo biondo che mi dormiva affianco.
Non l'avrei permesso.
Non avrei permesso a niente e a nessuno di lanciarmi giù dal paradiso.
Afferrai il telefono dalla tasca dei miei jeans e andai subito alla schermata dei messaggi, abbassando la luminosità per far sì che Blaire non si svegliasse.
<Dobbiamo parlare>
Dopo qualche minuto mi arrivò la sua risposta:
<Me lo aspettavo. A domani>
Tutto si sarebbe sistemato. Non avrebbe mai scoperto nulla e io ci avrei salvati.
Ero andato vicinissimo al rovinarci, ma avrei risolto quella dannata faccenda una volta per tutte ed io e Blaire avremmo avuto il nostro lieto fine.
Perché lo meritavamo entrambi, dopo tutto ciò che avevamo passato.
Con quell'ultimo pensiero, chiusi gli occhi, sforzandomi di non pensare troppo a ciò che mi attendeva l'indomani.
*
Venni svegliato poche ore dopo da una fastidiosa canzoncina spacca timpani, che mi strappò crudelmente dal sonno che mi ero così duramente conquistato.
You can't always get what you waant!
Con un gemito Blaire si allungò su di me per arrivare alla sveglia e la spense borbottando.
"Oddio,non può già essere ora di alzarsi!" mugolò, rigettandosi sul cuscino.
"Accetterei di sentire il tuo alito mattutino per sempre se questo significasse svegliarmi accanto a te ogni mattina" le dissi scherzando.
Lei arrossì violentemente e scattò in piedi diretta verso il bagno, con una mano a coprirle la bocca.
La fermai appena in tempo, scoppiando a ridere e prendendola per i fianchi, poi la feci stendere di nuovo su di me, baciandola sul naso.
"Sto scherzando. Buongiorno, principessa"
Si rilassò subito ma mi tirò un pugno su una spalla, talmente lieve che a malapena lo sentii.
"Sei proprio stupido, però buongiorno anche a te"
Ci baciammo finché non sentimmo qualcuno canticchiare in cucina: Blaire si staccò da me e alzò un pugno al cielo con aria vittoriosa.
"Che c'è?" le chiesi divertito.
"Oggi tocca a Sel il turno della colazione!" esclamò felice.
Si alzò e si diresse verso l'armadio, con addosso solamente la biancheria.
Si abbassò per prendere una maglietta dall'armadio e io mi misi le braccia dietro la nuca per godermi meglio la scenetta.
"C'è una bella vista da qui" esclamai sorridendo.
Lei dimenò scherzosamente il sedere nella mia direzione e poi mi lanciò la maglietta che aveva in mano.
"Alzati e vestiti, scansafatiche! La giornata ci aspetta!"
Scattai in piedi ed andai a cingerle la vita da dietro, lasciandole un bacio sul collo.
"Gara a chi fa prima?" le sussurrai nell'orecchio, sentendola sorridere.
Un quarto d'ora dopo eravamo pronti e ci avviavamo mano nella mano in cucina, dove Selina stava apparecchiando il pianale con la colazione.
"Buongiorno" esclamai, attirando l'attenzione di Selina.
"Oh, buongiorno, piccioncini!" cantilenò lei allegramente.
Blaire le andò vicino e le diede un bacio sulla guancia, mentre Selina faceva a me l'occhiolino.
Ero contento che Blaire avesse Selina: con il passare del tempo mi ero reso conto che poteva sembrare una ragazza dura, ma in realtà si vedeva lontano un miglio il bene che le voleva.
Soprattutto dopo quello che Blaire mi aveva raccontato, la mia stima per quella ragazza era aumentata a dismisura.
Selina ci diede due tazze di caffè fumante e tutti sorseggiammo in silenzio.
Blaire non era mai di molte parole la mattina presto e a quanto pareva nemmeno la sua migliore amica.
"Accidenti! Dobbiamo uscire o arriveremo in ritardo colossale!" strillò d'un tratto, scattando in piedi.
Corse in bagno a lavarsi i denti e io feci lo stesso, poi corse di nuovo all'ingresso ed entrambi ci infilammo le scarpe.
"Noi andiamo, Sel! Buona giornata" urlò prima di uscire e dal bagno ci raggiunse un saluto.
Durante il tragitto in auto Blaire era un fascio di nervi, alternava in continuazione lo sguardo tra l'orologio e la strada, tamburellando nel frattempo con le dita.
Io ridacchiavo del suo comportamento, ma lei sbuffava e mi lanciava delle occhiate di fuoco.
Era dannatamente carina.
Quando parcheggiammo in perfetto orario davanti all'accademia, non riuscii a fare a meno di rinfacciarglielo:
"Tanta ansia per niente, te l'avevo detto!"
"Senza la mia ansia non saremmo mai arrivati da nessuna parte in orario!" cantilenò lei, facendomi la linguaccia.
Scendemmo dalla macchina e la presi per mano mentre entravamo a scuola.
"Cos'hai alla prima ora?" chiesi.
"Esercizi alla sbarra"
Fece il segno di spararsi alla tempia alzando gli occhi al cielo ed io sorrisi, abbassandomi per baciarla.
Doveva essere un bacetto innocente, ma come sempre quando si trattava di Blaire, non conoscevo mezze misure, così in pochi istanti ci ritrovammo ad essere totalmente assorbiti uno dall'altra.
"Siamo in un luogo pubblico, ragazzi!" urlò una voce femminile dal fondo del corridoio e vedemmo Gemma venire verso di noi.
Blaire si staccò con le guance rosse d'imbarazzo e ridacchiò verso la sua amica dai capelli blu.
"Vado con lei, tesoro. A dopo" mi disse.
Salutai entrambe e poi la guardai ancora un attimo prima di incamminarmi verso la mia aula di letteratura.
Arrivai all'ultimo minuto, così l'unico posto vuoto rimasto, era vicino al bastardo in camicia perfettamente stirata, quello che sbavava dietro a Blaire.
Come si chiamava? Carl? Charles?
Mi sedetti senza degnarlo di uno sguardo.
Avevo promesso a Blaire di tollerarlo, ma era lungi da me l'idea di fare l'amicone.
Se lo poteva scordare, cazzo.
"Si può sapere perché ti sto tanto sulle palle?" esclamò lui ad un certo punto, girandosi verso di me.
Merda, ora dovevo anche gestire quel figlio di papà.
Decisi di andare subito dritto al punto, per evitare di dover stare a discutere con lui più di quanto fosse strettamente necessario:
"Forse, se non cercassi di infilarti nelle mutande della mia ragazza, mi staresti più simpatico. Non credi, bel faccino?"
Nella mia mente si affacciò un'immagine di Blaire che mi guardava storto, ma non era stata totalmente colpa mia: aveva deciso lui di rivolgermi la parola.
"Blaire è la mia migliore amica" sibilò lui in tono saccente.
Trattieniti per lei. Solo per lei.
"Ottimo, allora fai in modo che lo rimanga e siamo d'accordo" gli dissi, con una calma che sorprese anche me.
"In ogni caso dovresti lasciare a lei la scelta, non credi?" rincarò lui, giusto per provocarmi.
Sapevo che voleva solamente farmi incazzare, quindi tentai di calmarmi, ma non c'era verso: all'ennesimo respiro profondo, desideravo ancora tirargli un pugno in faccia.
"Io penso che la sua scelta l'abbia già fatta, bel faccino" mormorai, guardandolo negli occhi.
"Per adesso. Ma quando tu sbaglierai, io entrerò in azione. Perché tu farai un passo falso. Quelli come te lo fanno sempre" sussurrò quel figlio di puttana, guardandomi con un sorrisetto.
Avrei tanto voluto che Blaire fosse lì ad ascoltare quello stronzo, così mi avrebbe creduto una volta per tutte sul suo conto.
Quelli come me... ma chi cazzo si credeva di essere?
In quel momento il telefono mi vibrò nei pantaloni, segnalandomi un messaggio.
Era di Claire e mi avvertiva che mi aspettava nel suo ufficio.
Raccolsi immediatamente tutte le mie cose e sibilai al bastardo:
"O forse non sbaglierò e me la terrò stretta"
Uscii dall'aula senza dargli tempo di replicare, perché ero impaziente di concludere quella situazione una volta per tutte.
La mia vita al fianco di Blaire mi aspettava, dovevo solo eliminare quell'ultimo ostacolo che ci divideva.
"Ciao, Boyd" mi salutò Claire, non appena varcai la soglia della presidenza.
Era seduta dietro alla grande scrivania in mogano e al suo fianco stava un uomo sulla cinquantina, con i radi capelli grigi pettinati all'indietro e degli occhiali neri squadrati.
"Ti presento il dottor Black, lo psicologo che ti ha riferito le mosse che era opportuno fare con Blaire in questi mesi" disse ancora lei ed io strinsi la mano del dottore.
"Ha fatto un ottimo lavoro, signor Newmann. Complimenti" disse lui, ricambiando la stretta e tornando a sedersi.
Claire mi fece segno di accomodarmi sulla sedia di fronte a loro e poi disse:
"Allora, vuoi ultimare il tuo incarico?"
Rimasi stupito: mi sarei aspettato di dover litigare a lungo per arrivare al nocciolo della questione, ma a quanto pareva lei aveva già capito tutto.
"Si, non è un problema per te?"
"Boyd, quello che ha detto il dottor Black è vero: hai fatto un lavoro encomiabile. Blaire non ha mai voluto frequentare seriamente uno psicologo, ma io sapevo che ne aveva bisogno dopo tutto ciò che ha dovuto affrontare nella sua vita. Era così... fragile e vuota prima di incontrarti, così svuotata e depressa che non la riconoscevo più.Quando mi ha comunicato che non voleva seguire alcuna terapia, mi si è spezzato il cuore. Non avevo mezzi per aiutarla e lei non voleva farsi aiutare. Non avevo altra scelta, capisci? Dovevo fare tutto ciò che era in mio potere per lei. Per questi mesi tu hai fatto esattamente ciò che il dottore ti consigliava di fare, riferendoci tramite dei rapporti dettagliati tutto ciò che lei ti diceva o quello che facevate insieme ed in questo modo lei ha frequentato uno psicoterapeuta senza nemmeno rendersene conto. L'hai guarita e io ti sono grata, Boyd. Davvero grata. Ora ho di nuovo la mia Blaire, che ride ed è felice. Il lavoro che ti ho affidato non era affatto semplice, ma tu l'hai portato a compimento in modo perfetto. Quindi grazie. Questi sono i soldi che avevamo pattuito"
Riprese fiato e si asciugò una lacrima solitaria, poi mi porse una busta bianca.
Rifiutai di prenderla, come se fosse infetta.
Attraverso le sue parole mi ero fatto ancora più schifo di quello che già non mi facevo.
Avevo tradito la ragazza di cui ero innamorato, tutto per una manciata di dollari.
Claire e il dottor Black mi sorridevano da dietro la scrivania, mentre io avrei solo voluto che si rimangiassero tutto ciò che avevano appena detto.
Volevo tornare indietro nel tempo, volevo che Claire non mi avesse mai chiesto di prendere parte a quel folle incarico, volevo non aver mai accettato.
Mi facevo schifo.
L'unica cosa che mi consolava era il fatto che stavo per mettere fine a tutto.
Blaire avrebbe continuato ad amarmi. Avrebbe continuato a guarirmi.
"Non voglio i soldi. Non ho fatto bene il mio compito come dite voi: mi sono innamorato di lei. Non è un fallimento questo? Non riuscirei a starle lontano nemmeno ora che l'incarico è finito" spiegai.
Claire sorrise e si asciugò un'altra lacrima.
Voleva davvero bene a Blaire, era innegabile a vederla.
"In realtà è proprio quello che speravo, Boyd. Tendi sempre a sminuirti, ma sei davvero un bravo ragazzo. Il migliore che avrei potuto desiderare al fianco di Blaire. Elizabeth sarebbe molto orgogliosa di te, lo sai?"
Sentir nominare mia madre mi creò un nodo in gola, ma strinsi i denti.
Non sarebbe stata orgogliosa di me, avrebbe odiato il mio comportamento da traditore.
Avevo combinato un gran casino: mi ero innamorato dell'unica ragazza dalla quale avrei dovuto stare alla larga.
La ragazza che avevo ingannato per mesi, rigirando tutto ciò che lei mi diceva tramite rapporti scritti ad uno psicologo.
Scattai in piedi sulla sedia e mi avviai a grandi passi verso la porta, deciso ad andarmene da quella stanza e da quella situazione per sempre.
Non volevo i loro soldi, né i loro complimenti.
Non volevo nulla che mi ricordasse ciò che avevo fatto.
L'avrei trovata, avremmo continuato la nostra vita insieme e Blaire mi avrebbe fatto dimenticare tutto.
"Lei non lo dovrà mai sapere, ricorda" dissi a Claire, prima di uscire.
D'improvviso, però, la porta si spalancò prima che io la raggiungessi e dall'altra parte della soglia apparve un viso rigato di lacrime.
Il mio cuore ebbe un sobbalzo e poi si fermò per un tempo che mi parve interminabile quando mi accorsi che, a guardarci tra i singhiozzi e i pugni stretti lungo i fianchi, era proprio la mia Blaire.
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